Immigrazione:
Risorsa, non pericolo
Dopo
le recenti polemiche, proposte e prese di posizione, un intervento della Caritas
sul tema immigrazione
1.490.000
immigrati regolari nel 1999, con un'incidenza di circa il 2% sulla popolazione
residente, percentuale tra le più basse dell'Unione Europea.
L'88%
dei permessi di soggiorno sono dovuti a motivi di lavoro e a ricongiungimenti
familiari.
Circa
100.000 iscrizioni di studenti immigrati per l'anno scolastico 1999-2000.
"Questi
dati - dice don Elvio Damoli direttore della Caritas italiana - dimostrano che
è in corso un processo di integrazione e che gli immigrati stanno divenendo
parte del nostro tessuto sociale, nonostante allarmismi ingiustificati" .
Pur
se perfettibile, l'attuale legge sull'immigrazione rappresenta dunque un
tentativo di regolamentare in modo organico il fenomeno immigratorio, per sua
natura complesso e articolato.
Non
dimentichiamo poi che questa legge, costruita con l'apporto degli organismi e
delle associazioni che si occupano del fenomeno, è stata anche frutto di
confronto dialettico tra le diverse forze parlamentari.
Quanto
ai clandestini, sbarcare sulle coste di un Paese straniero in cerca di lavoro e
di vita migliore non può essere considerato un crimine e comunque tra chi
arriva in modo clandestino ci sono molte persone che hanno diritto all'asilo, o
al ricongiungimento familiare.
Oltre
agli arrivi via mare nel Sud Italia, ci sono anche arrivi via terra nel Nord del
Paese: questo dimostra che esistono "vie europee" per l'immigrazione
clandestina, che quindi ha complessi risvolti internazionali e non può essere
affrontata con semplicistiche e inattuabili proposte di blindatura delle coste.
Senza contare che spesso l'illegalità è favorita da datori di lavoro senza
scrupoli ai quali fa comodo manodopera in nero.
"La
clandestinità - prosegue Damoli - è un fatto costante nella storia delle
migrazioni, ma può essere arginata se le amministrazioni locali, per le quali
sono previsti specifici fondi dalla legge Turco-Napolitano, si fanno carico di
applicare la legge stessa nei loro territori. Ciò significa che accanto ad
un'azione di repressione, vanno fatti conoscere i requisiti e i meccanismi di
accesso legale al nostro Paese, anche con Centri di prima informazione. Inoltre
- vanno promossi e attuati percorsi e processi di integrazione nelle diverse
realtà territoriali, che facciano assumere stabilità all'immigrazione
regolare". Un buon inserimento è un ottimo antidoto a percorsi di devianza
e criminalità, sicuramente più efficace di qualsiasi misura repressiva.
"Aiutamoli
nei loro Paesi" è una proposta senz'altro valida, ma che prevede tempi
lunghi. La cooperazione internazionale può ridurre, a lungo termine, i flussi
verso i nostri paesi, ma nel breve e medio termine più che slogan, occorrono
politiche serie che sappiano abbinare sicurezza e accoglienza, in un'ottica non
di chiusura egoistica, ma di solidarietà e di giustizia sociale.
"All'immigrazione
oggi - conclude Damoli - va dato diritto di cittadinanza, piuttosto che
demonizzarla e combatterla a priori, con sospetti e paure diffusi nell'opinione
pubblica".
Roma,
30 marzo 2000