"Se voi avete il diritto di dividere il mondo
in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere
il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e
oppressori dall´altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i
miei stranieri". (Don
Lorenzo Milani)
E’ iniziata
mercoledì 4 giugno l’azione di protesta di padre Giorgio Poletti,
62 anni e del suo confratello Francesco Nascimbene, 50 anni,
rispettivamente missionari in Mozambico ed in Equador presso la
questura di Caserta. I due sacerdoti si sono incatenati alla
finestra del palazzo per denunciare un’azione indiscriminata della
polizia (nominata “Alto Impatto”) verso gli immigrati africani
lungo il litorale Domitio, una zona difficile di
Castel Volturno, a poche di decine di chilometri a nord di
Napoli. L’operazione della polizia ha comportato una vera
“pulizia” della città, trattenendo ed arrestando anche persone con
regolare permesso di soggiorno. Questo rivela l’adozione della
logica ingiusta dell’aggressione nei confronti del fenomeno
dell’immigrazione, verso il quale i due missionari hanno
chiesto:
1) che sia rivista la metodologia dell'intervento
delle forze dell'ordine per evitare che siano colpite persone
innocenti come sta accadendo in questi giorni;
2) che si costituisca un Tavolo composto dalle
istituzioni locali, regionali, nazionali, dai rappresentanti delle
associazioni impegnati nelle tematiche della solidarietà e
dell'integrazione sociale, dai rappresentanti degli immigrati e
dalla società civile per affrontare insieme in una maniera
democratica e costruttiva i problemi del territorio relativi
all'immigrazione;
3) che la legge Bossi-Fini sia rivista perchè
lesiva dei diritti fondamentali della persona.
Tra i primi ad accorrere sul posto è stato il
vescovo di Caserta,
monsignor Raffaele Nogaro, “L'azione dei due missionari a
difesa della vita umana, ha qualcosa di evangelico". Ed ha
aggiunto: "In questo momento vorrei mettermi al fianco del padre
comboniano Giorgio Poletti e del suo confratello Francesco
Nascimbene. I due religiosi mi avevano informato della loro idea e
avevano concordato con me quanto avrebbero fatto. Mi dicevano che
non c'era altra soluzione per richiamare l'attenzione sulla
situazione in cui versa questa gente, la più povera tra i poveri.
Le forze dell'ordine - ha spiegato Nogaro - hanno fatto irruzione
in alcuni palazzi ed hanno compiuto rastrellamenti
indiscriminati". Anche
don Luigi Ciotti, del gruppo Abele e
padre Alex Zanotelli hanno espresso il loro sostegno ai due
missionari. Sabato 7 giugno, dopo aver trascorso quattro giorni
incatenati ma sostenuti dalla solidarietà di religiosi e laici,
sono intervenuti i vigili del fuoco, una ventina di agenti di
polizia, sei membri della Digos, alcuni poliziotti della squadra
mobile in borghese per intimare ai due religiosi di abbandonare il
luogo senza opporre resistenza. Padre Poletti ed il confratello
hanno obbedito agli agenti, e si sono trasferiti nella piazza
Vanvitelli che si affaccia al palazzo della questura, dove si sono
nuovamente incatenati. “Se il questore guarda dalla finestra può
continuare a vederci” dice alla
Misna, padre
Nascimbene. "Quel che sta accadendo qui è davvero terribile - dice
padre Nascimbene - non possiamo più tacere. Si è scatenata una
vera e propria caccia agli immigrati, specie verso gli africani, i
più riconoscibili ed anche i più esposti. Questa è gente che vuole
solo rifarsi una vita, che cerca un lavoro onesto. E' gente che
viene sistematicamente sfruttata e malpagata. In sette anni ho
visto cose davvero indicibili''. ''I problemi ci sono - continua
padre Giorgio - . ma a nostro giudizio vanno affrontati
diversamente, non certo con la forza. Le autorità parlano di
bonifica del territorio. Per noi, invece, si tratta di vera e
propria repressione. A patirne sono anche molti rifugiati, che
vengono trascinati in questura senza alcun motivo''. "Noi non
vogliamo fare la rivoluzione - afferma ancora padre Giorgio che è
anche il padre superiore della piccola comunità di comboniani di
Castel Volturno - ho già vissuto queste esperienze. Ho conosciuto
dittature e rivoluzioni, in Spagna, in Portogallo, in Mozambico.
Noi vogliamo solo denunciare una situazione insostenibile,
vogliamo che la gente, i casertani soprattutto le autorità,
prendano coscienza del problema e cambino atteggiamento. Noi
chiediamo la fine della repressione verso gli immigrati nel
territorio di Castel Volturno, lungo il litorale Domitio.
Chiediamo che finiscano immediatamente i rastrellamenti degli
immigrati, giustificati dalla lotta alla droga e alla
prostituzione. Questi metodi polizieschi finiscono per colpire
solo i più deboli, le persone innocenti''. Sempre nella mattinata
di sabato 7 giugno, i due padri hanno celebrato la santa messa
senza abbandonare il loro posto, assistiti da altri religiosi e
cittadini solidali alla loro iniziativa. Venerdì 13 giugno,
padre Giorgio Poletti e padre Franco Nascimbene, hanno deciso di
liberarsi dalle catene e di togliere il presidio nei giardini
pubblici di piazza Vanvitelli in seguito alla proposta
dell’assessore alle politiche sociali della regione Campania,
Adriana Beffardi, di garantire un tavolo di concertazione in cui
le autorità competenti “si impegneranno a garantire un piano di
convivenza pacifica sul litorale Domitio tra la popolazione locale
e le diverse etnie di immigrati presenti”. Per i missionari comboniani
si conclude in questo modo solo la prima fase dell’iniziativa di
protesta. Ora insieme alle altre congregazioni religiose che hanno
mostrato solidarietà, intendono sviluppare altre iniziative a
sostegno dell’impegno assunto dalle autorità locali.
Venerdì
27 giugno, giorno della Festa del Sacro Cuore, è stata indetta una
preghiera di fronte alle prefetture di molte città italiane.
Si invitano le comunità religiose e i gruppi
ecclesiali a presentarsi davanti alla prefettura della propria
città con una croce, una catena e un cartellone riportante la
seguente frase: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in
italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e
oppressori dall´altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i
miei stranieri". (Don Lorenzo Milani). Vuole essere un momento di
preghiera silenziosa per richiamare l´attenzione di tutta la
società sulla deplorevole situazione che molti immigrati vivono
perché questa disumanità non può lasciarci indifferenti.
"Celebrare il Sacro Cuore - afferma p.Mosè Mora segretario della
commissione Giustizia e Pace degli Istituti Missionari Comboniani
- significa anche assumere con la compassione di Dio la situazione
delle persone trafitte e inchiodate. Oggi, in Italia, la piaga
della non accoglienza che si trasforma in atteggiamenti di rifiuto
e in nuove strategie di sicurezza che richiamano a rastrellamenti
di pulizia etnica, in coscienza non può essere accettata e
tantomeno sostenuta. O la legge è al servizio dell´uomo, o non è
legge".
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