Alcune proposte da discutere al Tavolo di
Concertazione
La complessità dei problemi
che interessano il litorale Domitio in particolare la fascia
costiera che va da Pozzuoli a Mondragone, pone la necessità di
elaborare un progetto di sviluppo che prenda in considerazione i
vari aspetti della vita sociale. Noi non vogliamo entrare nel
merito e cercare di dare una risposta a tutti questi problemi, ci
focalizziamo sul tema immigrazione e territorio. La realtà
dell’immigrazione non può essere slegata dal contesto sociale. I
vari aspetti del progetto di sviluppo toccano vari settori:
§
La gestione delle infrastrutture per
i servizi ai cittadini nel futuro.
§
La ricostruzione edilizia (nuovo
porto S. Bartolomeo).
§
La possibilità di accedere
all’istruzione superiore.
§
La gestione della nettezza urbana.
§
I trasporti per via mare e per
terra.
§
La gestione delle acque, la
bonifica dei Regi Lagni.
§
Il rapporto tra sviluppo turistico
alberghiero del litorale e entroterra agricolo e zootecnico.
L’estrema povertà e carenza di infrastrutture della realtà attuale
apre grandi possibilità a coloro che in futuro gestiranno questi
settori. Dall’altra parte tutta l’area rivela alcuni
problemi:
1.
La mancanza di un’ identità geografica. Il comune di Castel
Volturno in particolare è formato da numerosi agglomerati urbani e
periferici senza una identità e una coesione geografica: vedi ad
esempio la distanza tra i vari agglomerati e la distanza tra
centro storico e la Domitiana che si estende per 27 Km lungo il
litorale.
2. La mancanza di una
identità culturale tra i vari agglomerati esistono notevoli
differenze culturali vedi ad esempio Mazzafarro ed Ischitella ,
Centro Storico Castel Volturo e Pineta Mare. La mancanza di un
progetto di istruzione superiore.
3. La mancanza di un
progetto di sviluppo che prenda in considerazione i vari aspetti
della realtà. Il progetto attuale di sviluppo proposto prevede
solo ampliamenti di strutture e nuova cementificazione che
anticipa un nuovo abuso edilizio. Non si è mai pensato ad un
progetto di sviluppo culturale che faccia degli abitanti di Castel
Volturno dei cittadini. Il progetto del futuro è solo cemento.
queste brevi note fanno intravedere la complessità dei problemi e
come Castel Volturno sia un grande scacchiere dove diverse forze e
lobby cercano di gestire il futuro sviluppo.
Un progetto di
sviluppo del territorio di Castel Volturno, che con serietà
intenda affrontare il degrado e l’emarginazione, non può non
prevedere politiche ed azioni finalizzate a ricostruire il tessuto
sociale e culturale favorendo la partecipazione democratica di
tutti alla vita locale.
Immigrazione
e territorio
A Castel Volturno,
come in molte altre aree della Provincia di Caserta e d’Italia, la
presenza stabile di immigrati è un fenomeno ormai consolidato. La
composizione della comunità locale, in questi anni, ha subito
importanti cambiamenti orientandosi verso una realtà multietnica,
ma di questo le Istituzioni locali sembrano non accorgersene,
continuando a guardare all’immigrazione come un problema: da
limitare, da combattere, da reprimere. Tale atteggiamento sta
producendo sul territorio l’acuirsi di conflitti e di tensioni
sociali che poi trovano come unica risposta operazioni di polizia
come “Alto impatto”. La legge Bossi-Fini sta trasformando
l’immigrato senza documenti in un criminale: quando viene
arrestato riceve un ordine di uscire dal paese entro 5 giorni.
Difficilmente nella sua situazione economica è in grado di pagarsi
il viaggio di ritorno per cui rimane in Italia e, se viene
arrestato una seconda volta (e questo succede spesso) viene
considerato un criminale da mettere in carcere per un periodo da
sei a dodici mesi e poi è rimpatriato forzatamente. E’
indispensabile stravolgere completamente questa logica, assumendo
come presupposto di qualunque intervento alcuni principi
fondamentali:
-i cittadini
immigrati che vivono a Castel Volturno sono parte integrante del
territorio, fanno cioè parte a pieno titolo della comunità locale
con le proprie specificità e peculiarità culturali, religiose,
sociali;
-bisogna favorire e
sostenere forme di aggregazione, socializzazione e rappresentanza
degli immigrati promuovendo la capacità di auto organizzazione in
associazioni che si facciano portavoce delle istanze e dei bisogni
delle comunità presenti sul territorio;
-le istituzioni
locali devono riconoscere gli immigrati e le loro associazioni
come nuovi interlocutori nelle politiche di sviluppo e crescita
del territorio. Devono nella programmazione delle politiche locali
prevedere interventi a favore di tali fasce della popolazione.
Si tratta di
affermare in pieno il diritto ad un cittadinanza locale degli
immigrati. Perché ciò nei fatti possa realizzarsi è necessario
combattere la precarietà di cui oggi si caratterizza la vita degli
immigrati. Il sostegno all’inserimento lavorativo, alla ricerca di
una abitazione, al ricongiungimento familiare, la promozione delle
culture dei paesi di origine, sono alcuni dei momenti principali
attraverso i quali si concretizza la lotta all’emarginazione.
Creare e garantire l’accesso al sistema di protezione sociale
(servizi sociali, sanitari, istruzione, formazione, ecc.) ed in
generale al sistema di servizi offerti dalla pubblica
amministrazione è condizione necessaria per favorire l’inserimento
nel contesto locale. Gli immigrati
sono nuovi cittadini e non forza lavoro usa e getta. Sono persone
che hanno riposto tutte le loro speranze per un futuro migliore
nell’emigrazione. Gli immigrati sono la nuova ricchezza della
nostra società, la nuova sfida sociale culturale che ci proietta
verso una nuova civiltà basata sulla persona e sul rispetto della
diversità basata non più sullo jus sanguinis ma sul diritto di
tutti a partecipare democraticamente alla vita locale.
Alcune
proposte concrete
L’attuale quadro
normativo per gli stranieri, purtroppo, si muove in direzioni
diametralmente opposte a quanto fin qui affermato. La legge Bossi
Fini rafforza e crea le condizioni perché l’immigrato sia relegato
ai margini della società. L’immigrato come “macchina da lavoro” e
non come persona titolare di diritti che ogni paese civile
dovrebbe riconoscere e far rispettare. Una moderna schiavitù
funzionale alle economie. Pur riconoscendo e sostenendo la
battaglia a livello nazionale di rivedere l’impianto normativo per
gli stranieri alcuni iniziative sul piano locale possono essere
intraprese nell’immediato. E’ necessario superare la logica
assistenziale nella gestione delle politiche spesso rivolte a
sostenere più le organizzazioni ed enti che a mettere in campo
azioni efficaci rispetto ai bisogni manifestati dagli immigrati.
Decentramento
territoriale degli uffici per gli stranieri:
farsi carico, in collaborazione con la Prefettura e la Questura,
dell’apertura di uffici periferici dello Sportello Unico per
L’immigrazione almeno nelle due aree della Provincia (litorale
domitio e agro aversano) maggiormente interessate dalla presenza
di cittadini stranieri. I centri direttamente gestiti dalla
Regione devono assicurare la reale fruibilità da parte degli
immigrati allo Sportello Unico garantendo il diritto
all’informazione, alla trasparenza ed al rispetto dei tempi
previsti per lo svolgimento delle pratiche. I servizi offerti
dovranno prevedere oltre al personale delle Amministrazioni
coinvolte anche figure professionali specifiche come mediatori
culturali. Infine i centri di servizio potranno essere un
importante punto di riferimento anche per le associazioni di
volontariato operanti sul territorio.
Centri d’ascolto e
di orientamento per immigrati: il
trauma dell’allontanamento dagli affetti familiari, dal contesto
di origine, insieme alla estrema precarietà e marginalità delle
condizioni di vita degli immigrati genera una permanente
condizione di disagio psicologico e sociale. Guardare allo
straniero come persona significa prima di tutto maturare una
capacità di ascolto ed una capacità di orientamento verso i
servizi socio sanitari esistenti.
Promuovere
la conoscenza linguistica: l’alfabetizzazione
rappresenta una pre condizione per affermare i principi di
cittadinanza attiva. Senza comunicazione, capacità di comprensione
viene meno la possibilità di relazionarsi con il territorio, di
costruire legami interpersonali, di accedere ai servizi della p.a.
Informazione sulla
normativa e sulle procedure burocratiche:
favorire la piena conoscenza del sistema di diritti e di doveri
definiti dalla norma, delle procedure burocratiche e degli
strumenti di semplificazione nel rapporto con la p.a. La
complessità della normativa la continua proliferazione di leggi,
circolari spesso poco chiare e di difficile applicazione da parte
della stessa p.a. o come in molti casi la scarsa conoscenza da
parte stessa della p.a. sono il primo passo per promuovere la
legalità ed il rispetto dei diritti.
Osservatorio
Provinciale: è impensabile ritenere di
avviare e programmare politiche a favore dell’inserimento degli
immigrati senza una reale conoscenza degli aspetti quantitativi e
qualitativi della presenza degli stranieri. Il rischio in parte
già in atto è che si continui a compiere interventi e progetti in
modo schizofrenico senza una coerenza complessiva. E’ necessario
costruire un sistema di monitoraggio e di lettura dei bisogni sul
quale basare e valutare l’efficacia degli interventi e delle
iniziative promosse.
Progetti
lavorativi: il cambio di prospettiva
nel confronto degli immigrati deve prevedere meno investimenti
nella repressione e più investimenti nella creazione di occasioni
di lavoro tenendo in considerazione le capacità professionali
degli immigrati, autentica risorsa per il paese.
Controllo
Regionale: La Regione Campania
verifichi periodicamente la reale utilizzazione dei fondi
stanziati al servizio del mondo dell’immigrazione.
I Richiedenti
Asilo: La presenza sul territorio
provinciale ed in particolare sul litorale domitio di alcune
centinaia di richiedenti asilo si configura come una vera e
propria emergenza umanitaria. Basti pensare che queste persone in
fuga dai paesi di origine, prive di qualunque bene personale, dopo
essere giunte in Italia ed aver trascorso, nel gran parte dei
casi, un periodo nei Centri di Permanenza Temporanea vengono
rimesse in libertà ed in attesa che la richiesta venga esaminata
dalla apposita Commissione Territoriale (inesistente a Caserta)
non possono ne lavorare, ne affittare una casa trovandosi in una
situazione di limbo sotto il profilo giuridico che quasi ne nega
la presenza sul territorio. E nell’attesa dove dormono, cosa
mangiano, dove vanno queste persone in assenza di adeguate misure
di assistenza ed accoglienza.
Centri di
aggregazione e partecipazione alla vita sociale:
La necessità di spazi sociali e culturali dove gli immigrati
possano incontrarsi, stabilire relazioni sociali, sperimentare
forme di auto organizzazione e di rappresentanza è il primo passo
per affermare il diritto di cittadinanza e di partecipazione alla
vita locale. Tali luoghi oltre a promuovere e tutelare l’identità
culturale degli stranieri rappresentano una importante opportunità
di conoscenza e di promozione delle culture di origine per tutta
la comunità locale. La vera ricchezza di una società multietnica è
nella diversità. Perché le considerazioni sin qui svolte e le
proposte presentate assumano da subito una validità concreta e
fattiva per il territorio di Castel Volturno chiediamo alla
Regione ed alle altre Istituzioni presenti a questo incontro di
convocare un tavolo tecnico in grado di sviluppare, in breve
tempo, le linee d’azione necessarie ad avviare quel processo di
risanamento sociale e culturale dell’intero territorio che
finalmente riconosca tutti gli abitanti di Castel Volturno,
italiani e stranieri, come cittadini liberi e protagonisti del
proprio futuro.
Il Tavolo di
Concertazione deve proporsi delle scadenze programmatiche nella
realizzazione dei progetti e verificarne la sua attuazione.
Missionari
Comboniani, Suore Orsoline, Padri Sacramentini, Centro Sociale Ex
Canapificio
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