"Stare con i poveri e capire che il superfluo non è nostro"

intervista a Mons. Nervo

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TESTIMONI DELLA CARITA'

PROVOCAZIONI DI P.ALEX 

 

Che cosa vuol dire “caritas”? 

Come andare incontro ai poveri, oggi? 

Quali prospettive per il volontariato?

 

Monsignor Nervo: «Stare con i poveri e capire che il superfluo non è nostro»

Monsignor Giovanni Nervo, fondatore e per anni presidente della Caritas italiana, ne ha parlato a Padova con i giornalisti dei settimanali cattolici del Triveneto.

Carità nella Chiesa - Caritas, carità, non vuol dire elemosina. C’è il rischio di un grave equivoco, perché anche all’interno della Chiesa è diffusa questa interpretazione. «Invece caritas vuol dire altro, bisogna tornare al suo vero significato che è amore: è questo il termine squisitamente cristiano pur se ormai esposto a equivoci». Fare “caritas” vuol dire esprimere nei fatti l’amore. Occorre tenerlo presente anche nelle comunità parrocchiali, perché la Caritas non appaia come un “gruppo caritativo”. Sui termini, occorre capirsi e fare attenzione. Solidarietà, per esempio, non sempre significa altruismo. Monsignor Nervo ha citato il programma elettorale di Berlusconi nel 1994, imperniato su cinque principi fondamentali uno dei quali era proprio la solidarietà. «Ma una solidarietà affidata ai meccanismi di concorrenza del mercato! Ben diverso», ha sottolineato Nervo, «Giovanni Paolo II nella “Sollicitudo Rei Socialis”, dove la solidarietà è la determinazione a impegnarsi per il bene di tutti perché siamo tutti responsabili del bene di ciascuno». Nella Chiesa, carità e giustizia andrebbero sempre collegate. Un insegnamento che non è scontato, ha detto monsignor Nervo, anche se Paolo VI fu chiaro: non è da dare come carità ciò che è dovuto per giustizia (Quadragesimo Anno). «La carità senza la giustizia è falsa», diceva don Milani. «Qui affiora il problema del superfluo e dello stile di vita», ha puntualizzato Nervo, «superfluo non è quello che ci avanza: bisogna ribaltare la prospettiva e mettersi dalla parte di chi non ha, per capire che il superfluo non è nostro e che ciò che ci è utile va condiviso. Tra noi c’è coscienza diffusa dell’elemosina, ma non della condivisione». Quale solidarietà, dunque. La prima forma doverosa non è il volontariato, ha provocato Nervo, ma fare bene il proprio lavoro. La seconda è pagare le tasse e gestire bene la cosa pubblica, la terza è sapersi mettere a disposizione per gestire la cosa pubblica se si hanno le capacità. «Attenti alle mistificazioni, all’eccesso di “valorizzazione” del volontariato: volontario è aggettivo, da accostare a persona e lavoro. Il volontariato ha valore prima di tutto in quanto è lavoro umano, non perché è gratuito: quello è un valore aggiunto, ciò che vale è il lavoro umano».

Carità politica - “Educare alla legalità”, documento del 1991 precursore di Giustizia e pace, ci orienta. La società civile deve riappropriarsi della sua funzione politica, troppo spesso delegata ai professionisti. Si fa politica anche al di fuori dei partiti, con l’assunzione di responsabilità, il controllo, lo stimolo, la lotta per la rimozione delle strutture sociali ingiuste. Ci vuole una solidarietà “lunga”, ha detto Nervo, fatta di leggi, di strutture. Si va sempre più verso la cooperazione sociale, il non profit: un male? «Credo di no, è una via per ringiovanire la solidarietà sociale, il non profit crea anche lavoro e interessa i giovani. Però mi chiedo: su cosa si regge? Qual è il movente? Attenzione: se non c’è anche volontariato, solidarietà sociale, amore, molto rapidamente il non profit scivolerà nel profit, nel profitto per qualcuno».

“Fabbriche di poveri” - Monsignor Nervo ha messo in guardia dalle fabbriche culturali della povertà, «come la visione che indica il mercato e l’impresa come luogo dove meglio si esprime la moralità del lavoro. La gente dovrebbe essere aiutata a riflettere: se impresa e mercato sono la sorgente dei valori, da qui non può scaturire solidarietà. Sono fabbrica di emarginazione, basti vedere la legge Fini-Bossi. Ascoltiamo, invece, le osservazioni del cardinal Martini: si riduce il tempo per la famiglia, nel lavoro c’è troppa fatica e troppa incertezza». Il terrorismo? «La fabbrica non è forse e principalmente negli arsenali di Saddam o in Bin Laden, ma piuttosto nella miseria in cui vivono due terzi degli abitanti della terra. Bisogna andare alla radice: l’ha detto il Papa, qualche volta Kofi Annan, timidamente l’ex ministro Renato Ruggiero. La Chiesa non ha richiamato bene l’indicazione del Papa. Eppure, il presidente della Banca Mondiale ha affermato che la migliore assicurazione contro il terrorismo è l’aiuto ai Paesi poveri! Dobbiamo dirlo», ha esortato Nervo, «dirlo almeno alla gente che viene in chiesa. L’Abbe Pierre disse che a distruggere il mondo non sarà né il terrorismo né il “blocco comunista”, ma la rabbia dei poveri».

La scelta dei poveri - Scegliere di stare dalla parte dei poveri. E’ la scelta evangelica, del Signore, è «il marchio di fabbrica di un impegno autentico», ha detto Nervo. Ma è anche dovere costituzionale per tutti gli italiani: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale... E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana...» (articolo 3). Attenzione, però, che la “scelta preferenziale dei poveri” non sia solo retorica. Ecco alcuni indicatori per verificarlo, in ogni realtà ecclesiale.

_ Quale spazio occupano i problemi dei poveri nell’ordine del giorno del Consiglio pastorale?

_ I poveri compaiono fra le priorità del bilancio parrocchiale?

_ Come accogliamo i poveri in chiesa, nella canonica e nelle opere parrocchiali?

_ Rivolto anche ai sacerdoti: a chi si dà priorità nella destinazione del nostro tempo e delle nostre attività? Quanto spazio c’è, oggi, per la “cura d’anime”? («Dovremmo andare controcorrente!», ha esclamato monsignor Nervo).

_ Quale spazio hanno i poveri nelle nostre preghiere?

_ Quale spazio viene dedicato alla promozione della Caritas non come “gruppo caritativo” ma come luogo di stimolo per tutta la comunità e per la pastorale?

_ Quali iniziative di formazione dei cristiani all’impegno sociale e civile?

Su tutto, una puntualizzazione: «non parliamo soltanto di poveri in denaro, ma anche della famiglia che ha un figlio tossicodipendente, della coppia di genitori che si divide con un figlio da sistemare...».

 

 

 

Questa intervista è tratta da http://www.amicodelpopolo.it/

 

 

Noi Mons. Nervo lo abbiamo incontrato ed ascoltato 

durante la Convivenza di 

fine 2003 a Pesaro. 

Leggi lo speciale!!! 

 

Nel nostro sito puoi leggere anche un Intervento della Caritas sull'immigrazione (Caritas Italiana) e un documento della Caritas Ambrosiana su Carcere e Giustizia.

 

 

 

Una pista Concrete di Azione: Metti in pratica e diffondi il  Il Decalogo con gli Immigrati riscritto dai giovani del GIM

I grandi temi della Pace, della Giustizia, della Carità li puoi ritrovare a approfondire sulla strada delle: 

Carovana Pace 2003, Carovana della Pace 2002, Giubileo Oppressi 2000.