14 Dicembre:

 Giornata di digiuno per la  Pace e il Dialogo 

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"[...] Sappiamo che la preghiera acquista forza se è accompagnata dal digiuno e dall’elemosina. Così insegna già l’Antico Testamento ed i cristiani, fin dai primi secoli, hanno accolto questa lezione e l’hanno applicata, particolarmente nei tempi di Avvento e di Quaresima. Da parte loro, i fedeli dell’Islam hanno appena iniziato il Ramadan, mese consacrato al digiuno e alla preghiera. Noi cristiani ci avvieremo tra poco nell’Avvento per prepararci, nella preghiera, alla celebrazione del Natale, giorno della nascita del "Principe della pace". 

In questo tempo opportuno chiedo ai cattolici che il prossimo 14 dicembre sia vissuto come giorno di digiuno, durante il quale pregare con fervore Dio perché conceda al mondo una pace stabile, fondata sulla giustizia, e faccia sì che si possano trovare adeguate soluzioni ai molti conflitti che travagliano il mondo. "  

Queste sono state le parole che Giovanni Paolo II  ha pronunciato nell'Angelus di domenica 18 novembre. 

Tutti noi raccogliamo l'invito a vivere il 14 dicembre come giorno di digiuno di preghiera e di elemosina; un giorno di digiuno fatto insieme ai fratelli mussulmani che in questo mese stanno celebrando il Ramadan.

In queste pagine vorremmo inserire alcuni testi per conoscere e approfondire la religione islamica per diventare capaci di un dialogo con tutte le donne e gli uomini che hanno questa fede.

Vorrebbe, inoltre,  essere un modo per preparare tutti noi al 24 gennaio 2002 giorno in cui il Papa ha invitato ad Assisi tutti i rappresentanti delle religioni del mondo

Testi di approfondimento sull'Islam: 

- Intervista a Tom Michel sul Mondo mussulmano. [Michel è un sacerdote gesuita statunitense,  l’assistente per il dialogo interreligioso prima per il Vaticano poi per la Compagnia di Gesù]

- Islam, fondamentalismo e politica, trascrizione della relazione di Stefano Allievi su Islam. [Stefano Allievi è docente di Sociologia a Padova; l’incontro si è tenuto nella stessa città, il 28 Novembre 2001.]

- Suggerimenti per le relazioni tra le due sponde di mons. Henri Teissier [Mons. Teissier è arcivescovo di Algeri, questo articolo è tratto da Missione Oggi]

- Ecco come nasce il fanatismo religioso: il caso Algeria di mons. Teissier

 

Altri collegamenti:

Vi segnaliamo inoltre lo speciale "Prepara la Pace" e  il percorso ipertestuale nonviolento della catechesi dei GIM del mese di Ottobre

Notizie tratte dalla rassegna stampa autogestita

 


 

Le parole di Giovanni Paolo II  per la PACE e il DIALOGO

 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. La scena internazionale continua ad essere turbata da preoccupanti tensioni. Non possiamo non ricordare le pesanti sofferenze che hanno afflitto e che ancora affliggono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo: migliaia di vittime innocenti nei gravissimi attentati dell’11 settembre scorso; innumerevoli persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni per affrontare l’ignoto e talvolta la morte cruenta; donne, vecchi e bambini esposti al rischio di morire di freddo e di fame.

In una situazione resa drammatica dalla sempre incombente minaccia del terrorismo sentiamo l’esigenza di elevare il nostro grido a Dio. Quanto più insormontabili sembrano le difficoltà e oscure le prospettive, tanto più insistente deve farsi la nostra preghiera per implorare da Dio il dono della comprensione reciproca, della concordia e della pace.

2. Sappiamo che la preghiera acquista forza se è accompagnata dal digiuno e dall’elemosina. Così insegna già l’Antico Testamento ed i cristiani, fin dai primi secoli, hanno accolto questa lezione e l’hanno applicata, particolarmente nei tempi di Avvento e di Quaresima. Da parte loro, i fedeli dell’Islam hanno appena iniziato il Ramadan, mese consacrato al digiuno e alla preghiera. Noi cristiani ci avvieremo tra poco nell’Avvento per prepararci, nella preghiera, alla celebrazione del Natale, giorno della nascita del "Principe della pace".

In questo tempo opportuno chiedo ai cattolici che il prossimo 14 dicembre sia vissuto come giorno di digiuno, durante il quale pregare con fervore Dio perché conceda al mondo una pace stabile, fondata sulla giustizia, e faccia sì che si possano trovare adeguate soluzioni ai molti conflitti che travagliano il mondo.

Ciò di cui ci si priva nel digiuno potrà essere messo a disposizione dei poveri, in particolare di chi soffre in questo momento le conseguenze del terrorismo e della guerra.

Vorrei inoltre annunciare che è mia intenzione invitare i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi il 24 gennaio 2002 a pregare per il superamento delle contrapposizioni e per la promozione dell’autentica pace.

Ci si vuol trovare insieme, in particolare, cristiani e musulmani, per proclamare davanti al mondo che la religione non deve mai diventare motivo di conflitto, di odio e di violenza. Chi veramente accoglie in sé la parola di Dio, buono e misericordioso, non può non escludere dal cuore ogni forma di astio e di inimicizia. In questo momento storico, l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza. Come dissi quindici anni fa, annunciando l’incontro di preghiera per la pace che si sarebbe tenuto ad Assisi nell’ottobre successivo: "E’ urgente che un’invocazione corale salga con insistenza dalla terra verso il Cielo, per implorare dall’Onnipotente, nelle cui mani stanno i destini del mondo, il grande dono della pace, presupposto necessario per ogni serio impegno a servizio del vero progresso dell’umanità".

3. Affido fin d’ora queste iniziative alla materna intercessione di Maria Santissima, chiedendoLe di voler sostenere i nostri sforzi e quelli dell’umanità intera sulla via della pace.

A Te, Regina della pace, chiediamo di aiutarci a rispondere con la forza della verità e dell’amore alle nuove e sconvolgenti sfide del momento presente. Aiutaci a superare anche questo momento difficile, che turba la serenità di tante persone, e ad impegnarci senza indugi nel costruire ogni giorno e in ogni ambiente una autentica cultura della pace.

 

 ANGELUS

 Domenica, 18 novembre 2001

 

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Assisi, october 27, 1986
H.H. JOHN PAUL II
Concluding Address
in the Lower Square of St. Francis

My Brothers and Sisters,
Heads and Representatives of the Christian Churches and Ecclesial Communities and of the World Religions,
Dear Friends,

In concluding this World Day of Prayer for Peace, to which you have come from many parts of the world, kindly accepting my invitation, I would like now to express my feelings, as a brother and friend, but also as a believer in Jesus Christ, and, in the Catholic Church, the first witness of faith in him.

In relation to the last prayer, the Christian one, in the series we have all heard, I profess here anew my conviction, shared by all Christians, that in Jesus Christ, as Savior of all, true peace is to be found, “peace to those who are far off and peace to those who are near” (cf. Eph 2:17). His birth was greeted by the angels’ song: “Glory to God in the highest and peace among men with whom he is pleased” (Lk 2:14). He preached love among all, even among foes, proclaimed blessed those who work for peace (cf. Mt 5:9) and through his Death and Resurrection he brought about reconciliation between heaven and earth (cf. Col 1:20). To use an expression of Paul the Apostle: “He is our peace” (Eph 2:14).

It is, in fact, my faith conviction, which has made me turn to you, representatives of the Christian Churches and Ecclesial Communities and World Religions, in deep love and respect.

With the other Christians we share many conviction and, particularly, in what concerns peace.

With the World religions we share a common respect of and obedience to conscience, which teaches all of us to seek the truth, to love and serve all individuals and peoples, and therefore to make peace among individuals and among nations.

Yes, we all hold conscience and obedience to the voice of conscience to be an essential element in the road towards a better and peaceful world.

Could it be otherwise, since all men and women in this world have a common nature, a common origin and a common destiny?

If there are many and important differences among us, there is also a common ground, whence to operate together in the solution of this dramatic challenge of our age: true peace or catastrophic war.

Yes, there is the dimension of prayer, which in the very real diversity of religions trise to express communication with a Power above all our human forces.

Peace depends basically on this Power, which we call God, and as Christians, believe has revealed himself in Christ.

This is the meaning of this World Day of Prayer.

For the first time in history, we have come together from everywhere, Christian Churches and Ecclesial Communities, and World Religions, in this sacred place dedicated to Saint Francis, to witness before the world, each according to his own conviction, about the transcendent quality of peace.

The form and content of our prayers are very different, as we have seen, and there can be no question of reducing them to a kind of common denominator.

Yet, in this very difference we have perhaps discovered anew that, regarding the problem of peace and its relation to religious commitment, there is something, which binds us together.

The challenge of peace, as it is presently posed to every human conscience, is the problem of a reasonable quality of life for all, the problem of life and death.

In the face of such a problem, two things seem to have supreme importance and both of them are common to us all.

The first is the inner imperative of the moral conscience, which enjoins us to respect, protect and promote human life, from the womb to the deathbed, for individuals and peoples, but especially for the weak, the destitute, the derelict: the imperative to overcome selfishness, greed and the spirit of vengeance.

The second common thing is the conviction that peace goes much beyond human efforts, particularly in the present plight of the world, and therefore that its source and realization is to be sought in that Reality beyond all of us.

This is why each of us prays for peace. Even if we think, as we do, that the relation between that Reality and the gift of peace is a different one, according to our respective religious convictions, we all affirm that such a relation exists.

This is what we express by praying for it.

I humbly repeat her my own conviction: peace bears the name of Jesus Christ.

But, at the same time and in the same breath, I am ready to acknowledge that Catholics have not always been faithful to this affirmation of faith. We have not been always “peacemakers”.

For ourselves, therefore, but also perhaps, in a sense, for all, this encounter at Assisi is an act of penance. We have prayed, each in his own way, we have fasted, we have walked together.

In this way we have tried to open our hearts to the divine reality beyond us and to our fellow men and women.

Yes, while we have fasted, we have kept in mind the sufferings which senseless wars have brought about, and are still bringing about, on humanity. Thereby we have tried to be spiritually close to the millions who are victims of hunger throughout the world.

While we have walked in silence, we have reflected on the path our human family treads: either in hostility, if we fail to accept one another in love; or as a common journey to our lofty destiny, if we realize that other people are our brothers and sisters. The very fact that we have come to Assisi from various quarters of the world is in itself a sign of this common path which humanity is called to tread. Either we learn to walk together in peace and harmony, or we drift apart and ruin ourselves and others. We hope that this pilgrimage to Assisi has taught us anew to be aware of the common origin and common destiny of humanity. Let us see in it an anticipation of what God would like the developing history of humanity to be: a fraternal journey in which we accompany one another towards the transcendent goal which he sets for us.

Prayer, fasting, pilgrimage.

This Day at Assisi has helped us become more aware of our religious commitments. But it has also made the world, looking at us through the media, more aware of the responsibility of each religion regarding problems of war and peace.

More perhaps than ever before in history, the intrinsic link between an authentic religious attitude and the great good of peace has become evident to all.

What a tremendous weight for human shoulders to carry! But at the same time what a marvelous, exhilarating call to follow.

Although prayer is in itself action, this does not excuse us from working for peace. Here we are acting as the heralds of the moral awareness of humanity as such, humanity that wants peace, needs peace.

There is not peace without a passionate love for peace. There is not peace without a relentless determination to achieve peace.

Peace awaits its prophets. Together we have filled our eyes with visions of peace: they release energies for a new language of peace, for new gestures of peace, gestures which will shatter the fatal chains of divisions inherited from history or spawned by modern ideologies.

Peace awaits its builders. Let us stretch our hands towards our brothers and sisters , to encourage them to build peace upon the four pillars of truth, justice, love and freedom.

Peace is a workshop, open to all and not just to specialists, savants and strategists. Peace is a universal responsibility: it comes about through a thousand little acts in daily life. By their daily way of living with others, people choose for or against peace. We entrust the cause especially to the young. May young people help to free history from the wrong paths along which humanity strays.

Peace is in the hands not only of individuals but of nations. It is the nations that have the honor of basing their peacemaking activity upon the conviction of the sacredness of human dignity and the recognition of the unquestionable equality of people with one another. We earnestly invite the leaders of the nations and of the international organizations to be untiring in bringing in structures of dialogue wherever peace is under threat or already compromised. We offer our support to their often exhausting efforts to maintain or restore peace. We renew our encouragement to the United Nations, that it may respond fully to the breadth and height of its universal mission of peace.

In answer to the appeal I made from Lyons in France, on the day which we Catholics celebrate as the feast of Saint Francis, we hope that arms have fallen silent, that attacks have ceased. This would be a first significant result of the spiritual efficacy of prayer. In fact, this appeal has been shared by many hearts and lips everywhere in the world, especially where people suffer from war and its consequences.

It is vital to choose peace and the means to obtain it. Peace, so frail in health, demands constant and intensive care. Along this path, we shall advance with sure and redoubled steps, for there is no doubt that people have, and never had, so many means for building true peace as today. Humanity has entered an era of increased solidarity and hunger for social justice. This is our chance. It is also our task, which prayer helps us to face.

What we have done today at Assisi, praying and witnessing to our commitment to peace, we must continue to do every day of our life. For what we have done today is vital for the world. Is the world is going to continue, and men and women are to survive in it, the world cannot do without prayer.

This is the permanent lesson of Assisi: it is the lesson of Saint Francis who embodied an attractive ideal for us; it is the lesson of Saint Clare, his first follower. It is an ideal composed of meekness, humility, a deep sense of God and a commitment to serve all. Saint Francis was a man of peace. We recall that he abandoned the military career he had followed for a while in his youth, and discovered the value of poverty, the value of ea simple and austere life, in imitation of Jesus Christ whom he intended to serve. Saint Clare was the woman par excellence, of prayer. Her union with God in prayer sustained Francis and his followers, as it sustains us today. Francis and Clare are examples of peace: with God, with oneself, with all men and women in this world. May this holy man and this holy woman inspire all people today to have the same strength of character and love of God and neighbor to continue on the path we must walk together.

Moved by the example of Saint Francis and Saint Clare, true disciples of Christ, and newly convinced by the experience of this Day we have lived through together, we commit ourselves to re-examine our consciences, to hear its voice more faithfully, to purify our spirits from prejudice, anger, enmity, jealousy and envy. We will seek to be peacemakers in thought and deed, with mind and heart fixed on the unity of the human family. And we call on all our brothers and sisters who hear us to do the same.

We do this with a sense of our own human limitations and with an awareness of the fact that by ourselves alone we will fail. We therefore reaffirm and acknowledge that our future life and peace depend always on God’s gift to us.

In that spirit, we invite the leaders of the world to know that we humbly implore God for peace. But we also ask them to recognize their responsibilities and recommit themselves to the task of peace, to put into action the strategies of peace with courage and vision.
Let me now turn to each of you, representatives of Christian Churches and Ecclesial Communities and World Religions, who have come to Assisi for this Day of prayer, fasting and pilgrimage.

I thank you again for having accepted my invitation to come here for this act of witness before the world.

I also extend my thanks to all those who have made possible our presence here, particularly our brothers and sisters in Assisi.
And above all I Thank God, the God and Father of Jesus Christ, for this Day of grace for the world, for each of you, and for myself. I do this in the words attributed to Saint Francis:

Lord, make me an instrument of your peace
where there is hatred, let me sow love;
where there is injury, pardon;
where there is doubt, faith;
where there is despair, hope;
where there is darkness, light;
and where there is sadness, joy.

O Divine Master, grant that I may not so much seek to be consoled as to console; to be understood as to understand; to be loved as to love; for it is in giving that we receive, it is in pardoning that we are pardoned, and it is in dying that we are born to eternal life.

 

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La Preghiera: Religioni e credenti a confronto

Seraphim
Arcivescovo ortodosso del Patriarcato di Alessandria, Sud Africa

   


Con la preghiera abbiamo la possibilità di penetrare completamente alla presenza di Dio, come in una visione, e ritornare al mondo per servire Dio ed il suo popolo. Senza la preghiera la qualità del nostro servizio si deteriora. Senza preghiera dimentichiamo il mondo; con la preghiera lo ricordiamo. La preghiera è la forza dinamica del coinvolgimento.

 

Ma dopo tutto che cosa e’ la preghiera?

 

Pregare significa aprire il cuore di fronte a Dio e stare così alla sua presenza incessantemente giorno e notte, fino alla fine della vita (Theophan). La preghiera è la prova di ogni cosa…la sorgente di ogni cosa…la forza motrice di ogni cosa…ciò che dirige ogni cosa (Theophan).

La preghiera è l’innalzamento della mente e del cuore a Dio per elogiarlo e ringraziarlo e supplicarlo per le cose buone di cui abbiamo bisogno, sia spirituali sia materiali (Theophan).

La preghiera è stare davanti a Dio con la mente, fissarlo mentalmente in modo costante e conversare con lui con timore reverente e speranza (S. Dimitri di Rostov).

La preghiera…eleva e unisce gli esseri umani a Dio (S. Gregory Palamas).

La preghiera è il nostro personale sistema di comunicazione con la nostra casa base.

La preghiera è il cavo trasmettitore dalle nostre esistenze vuote alla potenza sempre affidabile di Dio che non cessa mai di ricominciare.

La preghiera è la risposta dell’anima all’amore di Dio.

Pregare è affidare le nostre preoccupazioni a Dio, sapendo che ci aiuterà a sopportarle e ci darà forza per la giornata.

La preghiera è il preludio alla pace, il prologo alla forza, l’introduzione allo scopo e la via per la perfezione (W.A.Ward).

Pregare è ascoltare Dio.

Pregare è aprire la porta del cuore per ricevere lo Spirito Santo.

La preghiera è un dono che Dio fa a noi.

La preghiera è il tesoro nascosto.

La preghiera è essere in sintonia con il Dio eterno in cambio dell’amore.

La preghiera è il paradiso nel cuore…il regno di Dio in noi.

Pregare è creare un’apertura quando Dio dona se stesso a noi.

La preghiera è la scala di Giacobbe tramite la quale noi ascendiamo a Dio e Dio discende in noi.

La preghiera è mettere la condizione umana, per quanto confusa possa essere, nelle mani di Dio, alla sua attenzione, fiduciosi del fatto che Egli sa risolvere al meglio le complicazioni e riportare la calma.

La preghiera è sentire bene nel cuore quando ho una tale fiducia in Dio da portarlo nella profondità della mia vita, nelle ferite personali più profonde della mia vita.

La preghiera non significa negoziare con Dio cercando di convincerlo a cambiare. E’ piuttosto la nostra richiesta perché Lui ci faccia cambiare per vedere più chiaramente le sue vie e i suoi disegni.

La preghiera è il momento in cui il nostro cuore si lava nella bellezza dell’amore di Dio e si purifica nella sua cura per noi.

Pregare è vagliare le opportunità della vita e scegliere le migliori con l’aiuto ed il consiglio di Dio.

La preghiera è sostenere tutti nel nostro cuore grazie all’amore (P. John di Kronstadt).

La preghiera è la discesa del paradiso nell’anima (P. John di Kronstadt).

La preghiera è il permanere della Santa Trinità nell’anima secondo le parole di Gesù, “Noi verremo a Lui e porremo in Lui la nostra dimora” (Gv. 14,23).

La preghiera è essere con Dio (Origene).

La preghiera è l’ascensione dello spirito a Dio (Evagrios Ponticus).

La preghiera è la relazione continua dello spirito con Dio (Evagrios Ponticus).

L’anima è venuta da Dio e a Lui ascende sempre attraverso la preghiera (F. John di Kronstadt).

Pregare è ricordarsi di chiamare casa perché siamo figli di Dio.

La forza della preghiera è la lode. Il cuore della preghiera è la gratitudine. La voce della preghiera è l’obbedienza. L’arma della preghiera è il servizio (W.A.Ward) .

Pregare è una questione di amore. Più si ama più si prega. Pregare è ricordarsi perché si serve. Se ci dimentichiamo di pregare per lasciare più tempo al servizio presto ci dimenticheremo il senso del servizio.

La preghiera è la debolezza nella quale Gesù ci chiede di entrare e superare (O.Hallesby).

Pregare è donare a Dio le mie preoccupazioni e riceverne in cambio la pace (Filippesi 1, 6-7). Questo sì che è uno scambio!

La preghiera è imparare ad amare gli altri in modo disinteressato come Cristo mi ama, e questo significa assumersi i loro problemi e pregare per loro in modo costante e con fervore come se pregassi per me stesso.

La preghiera è arrivare a conoscere Dio e aprire me stesso a Lui.

La preghiera è stare con attenzione alla presenza di Dio.

La preghiera è il dialogo tra due persone che si amano vicendevolmente.

La preghiera è parlare a cuore aperto a Gesù.

La preghiera è il respiro dello spirito.

La preghiera è stare alla presenza di Dio.

L’uomo che ha imparato a pregare non sarà da solo a lungo nell’universo, vivrà nella casa del Padre.

La preghiera è uno stato di grazia, un sacramento.

La preghiera è la “linea rovente” tra Dio e noi – una linea sempre aperta alla comunicazione.

La preghiera è luce nelle tenebre e speranza nella disperazione. Un vecchio americano P.O.W. dal Nord Vietnam diceva “A parte la preghiera non c’era nulla-assolutamente nulla. Questo mi dava speranza. Senza il mio contatto con Dio attraverso la preghiera tutto era buio.”

La preghiera è uno stato di continua gratitudine (F.John di Kronstadt).

La preghiera è un nervo sottile che muove la mano potente di Dio.

La preghiera cambia gli altri, cambia la nostra condizione poiché ci cambia.

“L’essenza della preghiera è semplicemente “essere qui”, sentire la presenza di un altro individuo, Cristo, e quindi la persona nella quale Cristo mi cambia…La preghiera perfetta cerca la presenza di Cristo e lo riconosce in ogni essere umano” (Evdokimov).

Pregare è innalzare gli occhi a Dio per paura di iniziare a pensare di essere il punto più alto dell’universo.

La preghiera è una conversazione amichevole con Dio con i pensieri, i sentimenti, i bisogni e la stima. Facendo richieste sincere a Dio per sé e per gli altri.

Pregare è trascorrere ogni giorno con Dio, così facendo è più probabile arrivare a risolvere le situazioni.

Pregare significa ciò che Abramo disse “Posso sperare di parlare con il Signore, polvere e cenere quale sono?”(Genesi, 18-27) Sì. Lo puoi!

La preghiera è la tela bianca davanti al pittore (Dr. Alexis Carrel).

La preghiera è la coppa vuota di fronte a Dio che chiede di essere riempita.

La preghiera è l’azione di Dio in noi attraverso lo Spirito Santo.

La preghiera al suo meglio è un grandioso inizio di giornata, un bellissimo modo di illuminare la giornata e un modo per chiuderla pieno di gioia.

Pregare non è dire a Dio: “Ti prego fa ciò che voglio.”, ma “Ti prego fa di me ciò che vuoi.”

Pregare è portare la luce della presenza divina tra noi, rimuovere gli ostacoli del peccato così che la grazia del battesimo possa riempire completamente i nostri cuori. In tal modo pregare è diventare ciò che già siamo, ottenere ciò che già possediamo e venire faccia a faccia con Colui che già dimora nei nostri più profondi recessi. Ci sono quattro risposte alla preghiera: “No”, “Sì”, “Aspetta”, “Non avrei mai pensato che l’avresti chiesto”.

La preghiera è chiedere di poter ricevere. Anche il regale e divino Figlio di Dio ha dovuto chiedere in preghiera. Una volta una persona disse a un politico: “Ho votato per te anche se non me l’avevi chiesto”. Il politico replicò: “Ma tu sei un così caro amico che non avevo pensato di dovertelo chiedere.” Al che l’elettore rispose: “Sì, ma è bello sentirselo chiedere.” “Chiedete e vi sarà dato” ha detto Gesù.

Molte industrie moderne programmano pause caffè al mattino e al pomeriggio affinchè un lavoratore possa fermarsi un momento e riposarsi. Gli esperti dell’efficienza hanno calcolato che una persona è ancora più produttiva se gli viene concessa un’interruzione dal proprio lavoro.

La nostra vita spirituale in molti modi è simile a ciò. Abbiamo bisogno di “pause preghiera” durante la giornata e di momenti programmati da trascorrere con Dio in preghiera. Tali “pause preghiera” diventano per noi in realtà “pause energia” perché ci rendono cristiani più produttivi e pronti nel mondo.

 

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