un contadino contro Hitler

Franz Jägerstätter

 

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Provocazioni di p.Alex

 

 

A colloquio con Giampiero Girardi, curatore dell’edizione italiana del volume di Elena Putz su Franz Jägerstätter, pubblicato dall’Editrice Berti

tratto da Mosaico di pace

 

Quale motivo di attualità può assumere la presentazione della vita di un obiettore contro il nazismo, morto quasi 60 anni fa?

Credo non sia possibile avvicinarsi alla figura di Franz Jägerstätter senza sentirne tutta la forza, la profondità, la vitalità. Conoscere questa storia vuol dire essere coinvolti in una esperienza ricca di umanità, di coraggio, di dignità, pur nel dolore, nella sofferenza e nella morte.

Questo incontro vivo e vitale significa per noi,oggi, toccare con mano la capacità di dare senso e valore alla coscienza, al credere in qualcosa, alla responsabilità di fronte a se stessi e, se credenti, di fronte a Dio. Così è stato per Franz e così deve essere per ogni uomo che voglia vivere con dignità nella giustizia e nella verità.

Anestetizzati dal benessere, noi rischiamo di cercare sempre le strada comoda e facile, abbiamo disimparato la ricerca e l’impegno, facciamo fatica a distinguere il vero dal falso e la giustizia dall’ingiustizia.

Franz ci insegna ad essere uomini, a partire dal primato della coscienza, sapendo distinguere il nero dal bianco e sapendo dire di “no” quando è necessario (anche se tutti fanno finta di non vedere…).

 

·I protagonisti della vicenda di Jägerstätter sono in realtà due, Franz e sua moglie Franziska.

Franziska- ancora vivente alla bella età di 88 anni- è, in un certo senso, la vera “protagonista” del libro (a lei è dedicata la traduzione italiana). C’è lei “dietro”le scelte del marito, con cui ha avuto nel breve tempo del loro matrimonio (solo 7 anni) un rapporto intensissimo di comunione, sintonia, crescita spirituale e umana.

Non fu certo, Franziska, ispiratrice o istigatrice, anzi! Ma il solo fatto di non dire mai “no” al marito, fa di lei una altrettanto coraggiosa e intelligente “obiettrice” al nazismo, oltre che una cristiana dalla fede profonda.

Oltre al dolore immenso della perdita di Franz, l’ostracismo rancoroso che dovette subire per quasi 30 anni popola guerra (sola con 3 figlie piccole) l’ha resa partecipe del martirio del marito.

 

·Alla base della scelta di obiettare c’è stata una fede profonda, “nonostante” il rapporto con la comunità ecclesiale e le istituzioni ecclesiastiche austriache.

La vicenda di Franz si legge ben al di là della dimensione istituzionale della Chiesa, in Austria pesantemente compressa con il regime nazista. Direi che essa va anche oltre una dimensione “umana” della religione, perché, nonostante le prove, le incertezze, i dubbi (che rendono più vicino a noi il protagonista) parla di una fede specchiata, radicata e radicale.

Non si deve dimenticare, ad ogni modo, che appare comunque documentato un certo humus resistenziale tra molti sacerdoti del decanato dove Franz viveva.

 

·Nelle riflessioni dal carcere oltre all’eco di Bonhoffer non trovi che ci sia il tema dominante che ritroveremo ne “L’obbedienza non è più una virtù”?

Qualche parallelo tra Franz Jägerstätter e don Lorenzo Milani può certamente essere tracciato. Entrambi provengono da un contesto religioso “tradizionale”, non sono pacifisti né tantomeno “rivoluzionari”. Sono due autentici cristiani, che hanno capito come ciò non possa essere disgiunto dall’essere pienamente “umani”: dalla fede, dunque, nasce il non voler combattere il nazismo, così come la dichiarazione che il cristiano non può imbracciare il fucile. Per entrambi il percorso verso la pace si fa con la corona del rosario sempre in mano.

 

Alcuni testi di / su Franz Jägerstätter

 

 

Chi è Franz Jägerstätter

 

 

Franziska Schwaninger, moglie di Franz Jägerstätter. Sì, anche sua moglie è un’eroina

 

il verbale del processo contro Jägerstätter

 

 

frammenti tratti dal libro “Franz Jägerstätter. Un contadino contro Hitler”

 

 

il film “Franz Jägerstätter. Un contadino contro Hitler”

 

   

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