film: "Franz Jägerstätter.

Un contadino contro Hitler"

 

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L’idea del film su Franz Jägerstätter nasce dalla riflessione dell’associazione a Lui dedicata. E’ un po’ una scommessa: per il mondo della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza è quasi una novità l’uso di questo strumento.

Lo stimolo viene offerto da un giovane autista trentino, Fulvio De Martin Pinter, titolare di una avviata agenzia televisiva free-lance. La disponibilità della sua professionalità e della strumentazione necessaria spinge l’associazione ad avviare il lavoro di ricostruzione e progettazione del filmato.

La costruzione

 Bisogna prima di tutto cercare tutta la documentazione. Purtroppo non c’è quasi niente tradotto in italiano, se si esclude il volume di Gordon Zahn intitolato Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jägerstätter, edito dalla casa editrice Gribaudi nel lontano 1968 ed ampiamente esaurito.

Ci viene in aiuto la dott.ssa Erna Putz, teologa e sociologa, che a ragione può essere definita la biografa ufficiale di Franz Jägerstätter. Vive a Ostermieting, a pochi chilometri dal paese natale di Franz, e conserva una ricchissima documentazione, oltre a poter godere dell’amicizia e delle confidenze di Franziska, la moglie ultraottantenne di Franz. Erna ci fornisce spiegazioni, ci mette a disposizione documenti, ci dà utili suggerimenti. Tutto è in tedesco: le nostre traduttrici, Lucia Togni e Enrica Dalmeri, hanno un bel daffare.

Alcune trasferte in terra austriaca (St. Radegund, frazione di Ostermieting, nell’Austria superiore, circa 50 km a nord di Salisburgo) ci mettono a contatto con i luoghi dove Franz è vissuto. Lì giriamo le immagini esterne che si vedono nel film.

Un gruppo di lavoro si pone alacremente alla costruzione della scenografia, supportato dalla supervisione piena di esperienza del Sig. Giulio Briani.

Si individuano i locali per gli interni, ci si procurano i costumi e si arriva finalmente al primo ciak. Gli attori si lasciano appassionare dalla storia che devono interpretare e restano ammaliati dalla figura di Franz. Sono tutti della compagnia “San Genesio” di Volano(Tn), ad eccezione dei protagonisti, Bruno Vanzo e di Franziska (M. Grazia Bridi), che fanno parte del GAD sperimentale Città di Trento.

Molto tempo è richiesto dalle riprese: la professionalità del regista è messa a dure prova.

Tante persone collaborano, si industriano, danno una mano.

La Caritas diocesana di Trento e il Coordinamento trentino degli obiettori alle spese militari offrono un prezioso (ma non sufficiente) contributo finanziario.

E il lavoro non finisce lì. C’è la scelta delle musiche, il montaggio, il doppiaggio, il reperimento delle immagini d’epoca (per le quali viene in aiuto il Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano).

Finalmente il film è pronto. Quanta fatica per 30 minuti di nastro plastificato!

Il giorno della presentazione è reso solenne dalla presenza, per la prima volta in Italia, della vedova di Franz, signora Franziska.

La trama

 La ricostruzione scenica non poteva ovviamente riprendere tutta la vita del protagonista. Si è così individuato il processo davanti al militare come momento culminante della vicenda di Franz  e si è incentrato su quello l’azione del filmato.

L’accusa apre dunque la scena, che si sposta poi, nel ricordo di Franz, sui prati e le case del suo paese, di cui rivive le semplici sensazioni contadine. Le immagini sono state girate a St. Radegund.

E’ sempre il ricordo che lo porta a quella sera, nella cucina della sua casa, quando discusse per l’ennesima volta con sua moglie Franziska la sua contrarietà al nazismo. Alla fine si convince ma non cede del tutto: “E va bene. Va bene. Andrò a votare. Ma non voterò a favore. E, d’ora in avanti, non voglio avere né dare nulla al nazionalsocialismo”.

Uno stacco di documentazione (sulla base di immagini d’epoca dell’ingresso di Hitler a Vienna) presenta la situazione dell’Austria nel 1938. Franz ricorda: “Ho sognato un bel treno, che girava attorno a un colle. Non solo gli adulti, ma anche un gran numero di giovani accorrevano per salire, ed era quasi impossibile impedirglielo. Ad un tratto, una voce mi disse che quel treno partiva per l’inferno. Quel treno era il Nazionalsocialismo”.

Ma ormai gli eventi sono precipitati. L’immagine ritorna nella sala del tribunale. E’ il momento dell’interrogatorio. Franz deve spiegare perché si comporta in quel modo e soprattutto deve giustificarsi come cattolico, davanti a tanti preti e vescovi (oltre a tutti i cattolici laici) che combattono al fronte. Le sue parole restano scolpite nella mente di chi ascolta.

L’udienza finisce. Franz è solo in cella e scrive alla moglie e alle tre figlie piccole: “Carissimi, il vostro ricordo e la nostalgia del vostro amore mi seguono minuto per minuto. Oggi è cominciato i processo ed io prevedo già come andrà a finire. Sono angustiato dal timore che abbiate a soffrire per colpa mia. Perdonatemi se attiro su di voi l’ingiustizia, ma voi sapete bene che bisogna amare Dio più della famiglia. E’ meglio perdere tutto ciò che ci è tanto caro quaggiù, piuttosto che commettere la più piccola offesa contro Dio”.

E la mente corre di nuovo a casa, in quella cucina, al giorno in cui venne il parroco del paese per mettere in guardia Franz e avvertirlo dei rischi cui si esponeva. Anche il vescovo lo aveva chiamato per parlargli e farlo desistere dal suo intendimento. Franz va avanti per la sua strada.

Le immagini di guerra riportano al 1943, quando Franz viene infine arruolato. Le fortune della guerra cominciano a voltare le spalle all’esercito nazista.

La scena dell’incontro nel carcere di Berlino tra Franz e Franziska è certo la più struggente ed è commovente la benedizione che il condannato deve quasi strappare al prete in nome della retta coscienza. Franziska, accompagnata dal parroco, aveva viaggiato 22 ore in treno per vedere il marito per l’ultima volta. Il colloquio dura 20 minuti. E’  lunedì 13 luglio 1943.

L’epilogo è vicino, tutto è consumato. Il tribunale emette l’inevitabile condanna, Franz viene condotto alla ghigliottina. I suoi passi si mescolano al testamento, scritto con le mani legati nella cella della morte: “Il regno dei cieli è preso a forza e i generosi se ne impossessano. Cercate di entrare dalla porta stretta. Quando larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione e come sono molti coloro che vi entrano! Quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita e come sono pochi quelli che la trovano! A noi non resta che questa alternativa: o progredire sempre nel bene, oppure affondare sempre più nel male; impossibile rimanere stazionari a lungo. Amiamo i nostri nemici, benediciamo coloro che ci maledicono, preghiamo per coloro che ci perseguitano. L’amore vincerà e vivrà per l’eternità. Fortunati coloro che hanno vissuto nella carità divina e muoiono in essa”.

Le ultime immagini sono quelle della tomba dell’eroe, di cui viene chiesta la canonizzazione, appoggiata alla chiesa di St. Radegund, nella notte del 50° anniversario della nascita al cielo.

 

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"Franz Jägerstätter.Un contadino contro Hitler"

Video a colori della durata di 27 minuti

A cura di Giampiero Girardi

Regia Fulvio De Martin Pinter

 Da richiedere a:

Associazione “Franz Jägerstätter”

c/o Caritas diocesana

Via Endrici, 27

I – 38100 Trento

Tel. 0461 261166; fax 0461 266176

email: tncarita@tin.it

 

Alcuni testi di / su Franz Jägerstätter

 

 

 

Chi è Franz Jägerstätter

 

 

Franziska Schwaninger, moglie di Franz Jägerstätter. Sì, anche sua moglie è un’eroina

 

 

frammenti tratti dal libro “Franz Jägerstätter. Un contadino contro Hitler”

 

 

il verbale del processo contro Jägerstätter

 

 

l'intervista a Giampiero Girardi, curatore del libro su Franz

 

 

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