12-13
Luglio Asiago |
12
luglio 2003, da Padova in pullman per Asiago
Ritrovo
davanti a una tavola imbandita e comunicazioni utili: presentazione
del campo e di noi. In fretta e furia, tutti insieme, con tempera e
fantasia, abbiamo preparato un fantastico striscione che servirà
per ricordarci di tutte le persone che ci accompagneranno nel
cammino. E così, nonostante una tappa forzata (controllo
stradale…), arriviamo ad Asiago.
Serata:
finalmente ci viene svelato il segreto di questo campo e consegnato
il programma! Conosciamo
le famiglie che ci ospiteranno.
13
luglio 2003, Asiago
Mattina:
primo incontro con la comunità di Asiago a Messa e bancarella
davanti alla Chiesa.
Pomeriggio:
eccoci all’Ossario di Asiago dove si mantiene vivo
il ricordo dei caduti nelle guerre sull’altopiano. Ad
aiutarci nel nostro cammino nella memoria Sergio, professore di
storia, e Patrizio, naturalista.
“…nella
natura come nell’uomo ci sono scontri, contraddizioni e guerre di
sopravvivenza…”
“…il giorno di Pasqua, durante la prima guerra mondiale,
escono dalle trincee austriaci e italiani per celebrare insieme e,
anche se solo per poco tempo, non sono più nemici ma sono in
comunione tra loro e con Dio.”
Serata:
animazione per le vie di Asiago. Ennesima provocazione: Gianni e
Sonia ci raccontano la loro storia tra gli indios in Brasile.
Per
questa tappa dobbiamo ringraziare in modo particolare Don Nicola. |
14 Luglio
Pedescala |
14
luglio 2003, Asiago-Pedescala
Mattina:
in cammino verso Pedescala con Gianni di Asiago che ci guida
attraverso i sentieri dei boschi e della memoria mostrandoci i
luoghi della guerra. Facciamo una tappa per la catechesi.
Pomeriggio:
ci accampiamo nel patronato, e subito il paese ci comunica il suo
passato di dolore. Insieme a Don Pietro, che ringraziamo, visitiamo
il cimitero e il paese.
Sera:
dopo una cena ospiti della comunità, si riunisce con noi il
comitato delle famiglie delle vittime dell’eccidio. Una
testimonianza forte, piena di ricordi dolorosi, lotta e ricerca
della verità, ma senza desiderio di vendetta.
“…
la verità fa male ma non offende, quello che offende è la
menzogna…”
Momento
fortissimo di condivisione: iniziamo a diventare comunità!
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15 Luglio Cogollo
del Cengio |
15
luglio 2003, Pedescala-Cogollo del Cengio
Mattina:
partenza, ci salutano e ci ringraziano gli abitanti.
Arriviamo
a Cogollo dove ci accolgono Diego e la sua famiglia (grazie di
tutto!).
Nel
pomeriggio saliamo alla Chiesetta del paese per un momento di
preghiera e per ascoltare la testimonianza di Liliana, sopravvissuta
al campo di concentramento di Mathausen. Ci ha raccontato di
quest’esperienza vissuta da adolescente, ingenua e coraggiosa,
pronta a sacrificare la sua vita e quella della sua famiglia per
aiutare giovani perseguitati, militari renitenti, ebrei ed
oppositori politici.
Abbiamo
dormito dalle famiglie a Cogollo e alcuni di noi anche nella vicina
comunità di Caltrano (grazie a Lucia e ad Alberto).
Sera:
ci ha fatto riflettere il cartone animato “KiriKù e la strega
Karabà”.
Kirikù
n’est pas grand, mais il est valiant
Kirikù
est petit, mais il est mon amis…
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16 -17 Luglio Thiene |
Mercoledì
16 luglio (Cogollo del Cengio – Thiene)
E’
stata una mattina particolare quella di mercoledì: abbiamo recitato
le lodi insieme ad alcune famiglie che ci avevano ospitato e al
nostro pellegrinaggio si sono aggiunti altri quattro ragazzi: Rambod,
Charles, Ali e [non mi ricordo il nome]. Quattro immigrati rifugiati
in Italia in cerca di asilo politico, ora accolti dal PNA di Schio.
Durante il cammino abbiamo parlato con loro e ascoltato le loro
storie.
Verso
mezzogiorno siamo arrivati all’oratorio di S.Sebastiano di Thiene.
Ad attenderci alcuni giovani del GIM e il gruppo di animatori e di
ragazzi delle Attività estive. Con loro abbiamo pranzato e giocato
insieme.
A
metà pomeriggio ci siamo recati in un parco poco distante dal
patronato. Lì Carlo e Antonio ci hanno fatto catechesi. Era la
prima volta per loro, ma se la sono cavati benissimo! Dieci e lode!
Abbiamo
ascoltato la Parola (Es 3, 7-12), Carlo ed Antonio l’ hanno spiegata
e abbiamo fatto una mezz’oretta di deserto, al termine della quale
ci siamo riuniti a gruppi di tre per condividere le nostre
impressioni sul testo dell’Esodo.
In
nostro onore alcuni ragazzi del GIM hanno messo in piedi un concerto
serale. Cantavano e suonavano per noi e per la comunità di Thiene i
gruppi Unico Spirito e Nuova Civiltà. E’ stata una serata di
festa e di grande divertimento e non sono mancati i momenti di
riflessione: infatti i testi cantati dai gruppi hanno lanciato a noi
tutti forti messaggi di pace e di fraternità. Abbiamo cantato e
ballato tutta sera, riuscendo a coinvolgere molti ragazzi del posto.
In quell’occasione siamo anche riusciti a fare un po' di
volantinaggio GIM e abbiamo allestito la mostra “Tutti giù per
terra”.
Giovedì
17 luglio
In
mattinata il gruppo dei dodici si è diviso: metà è andato a fare
animazione al Grest di Fara, mentre gli altri sono andati a Schio,
in una comunità che accoglie rifugiati di guerra in attesa di asilo
politico. È da questa comunità che vengono Rambod, Charles, Ali e
……….. ?
Attraverso
il PNA (Programma Nazionale Asilo) i rifugiati di guerra vengono
accolti e sostenuti durante tutto l’iter burocratico necessario
per ottenere asilo politico nel nostro Paese. Il PNA dà loro un
tetto sotto il quale vivere, ed una volta ottenuto l’asilo li
aiuta a trovare casa e lavoro.
Per
pranzo il gruppo si è riunito a Fara, dove ha pranzato con i
ragazzi e gli animatori dell’oratorio.
Più
tardi ci siamo recati a Breganze, nella comunità di Padre Ireneo.
Essa accoglie soprattutto ex tossico dipendenti. Il programma
giornaliero della comunità è sempre molto intenso, anche a livello
spirituale. Attraverso alcune tecniche orientali e col supporto
della filosofia cattolico-francescana la comunità di Padre Ireneo,
coadiuvata da un buon numero di volontari, psicologi e dottori, è
divenuta il concreto tentativo di ridonare pace e speranza ai cuori
di giovani che hanno perso per un periodo della loro vita il senso
della propria esistenza. Con loro abbiamo con-celebrato l’eucarestia.
Più
tardi, un po' frettolosamente, siamo ritornati a Thiene, dove
abbiamo cenato presso le famiglie che ci ospitavano.
Alle
20.30 ci aspettava la Veglia di preghiera dal titolo “Anche Dio ha
un sogno”, organizzata dai giovani della parrocchia di S.
Sebastiano. Durante la serata si son fatti molti nomi di persone
che nel loro “piccolo” sono riuscite a tessere relazioni di
pace, quali appunto Daniele
Comboni, Don Tonino Bello, Madre
Teresa,
ed altri ancora. La veglia si è conclusa con un intenso momento di
condivisione comunitaria, al termine della quale ciascuno è andato
ad imprimere l’impronta colorata della sua mano su un telone che
riportava la scritta “Anch’io mi impegno (?)”., per dire e per
dirsi che si è sempre responsabili e corresponsabili nell’impegno
alla pace.
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18-19 Luglio Vicenza |
Venerdì
18 luglio (Thiene – Vicenza)
Dopo
una lunga camminata nella campagna vicentina, sotto il sole cocente,
siamo giunti nella ridente città di Vicenza con ben un’ora e
mezza di ritardo sul piano di marcia. Ad accoglierci c’erano Don
Antonio, Don Matteo, Elianna, postulante comboniana, che da quel
giorno si è aggregata al nostro gruppo, e la comunità della
Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria.
Siamo
stati subito accolti dalle famiglie, presso le quali abbiamo
pranzato e, dopo una salutare “pennichella”, ci siamo ritrovati
in patronato.
Ad
aspettarci c’era Umberto (formatore alla non-violenza), il quale
ha guidato il nostro gruppo in un training non-violento. Alcune
dinamiche di gruppo e un momento di riflessione per capire che il
conflitto talvolta è inevitabile; ma l’importante è come
affrontarlo. Non fermarsi a schemi prefissati, ma far sempre
riferimento a categorie terze… non eludere o evitare il conflitto,
ma affrontarlo in modo sano ed intelligente. Ma attenzione: oltre un
certo limite il conflitto diventa quasi irrisolvibile!
Alla
sera ci siamo rincontrati in oratorio. Con noi e con le persone
della parrocchia P. Carmine Curci, direttore di Nigrizia, che ci ha
dato un quadro generale della situazione dell’Africa e delle sue
tante guerre. Ha ricordato anche i conflitti mediorientali,
soprattutto ci ha parlato dell’attuale situazione irakena. E’
stata una forte testimonianza quella di P. Carmine: ha aperto i
nostri orizzonti, regalandoci un soffio di mondialità.
La
sera siamo ritornati nelle famiglie.
Sabato
19 luglio (Vicenza)
Alle
9.30, dopo aver fatto colazione in famiglia, don Matteo ha tenuto un
momento di catechesi al nostro gruppo sul tema: “Dialogo o
R..esistenza?”, riprendendo alcuni capitoli dell’Esodo. Ancora
una volta Mosè il protagonista, l’emblema di un uomo in continuo
“sconvolgimento” dal Signore. Il sogno di Dio è nelle sue mani.
È un uomo che ha paura di annunciare il Salvatore, si sente un
inetto e tenta di resistere alle sfide di un Dio apparentemente
“scomodo”.
Come
assumiamo noi il sogno di Dio nel nostro quotidiano? Perché ci
fermiamo nell’annunciare la buona novella? Ci sentiamo profeti di
Cristo? Resistiamo al Male e non a Dio … oppure facciamo il
contrario? Ecco alcune provocazioni suscitateci da Don Matteo.
In
seguito ad un momento di condivisione in piccoli gruppi, abbiamo
pranzato con la gente della parrocchia del C.I.M.
Nel
pomeriggio ci siamo diretti verso la Cooperativa Insieme. Qui
abbiamo conosciuto Fabio, Silvana, Paola e Francesco. La cooperativa
è formata da tre gruppi: la Rete (un’associazione per
l’accoglienza), TANGRAM (comunità di tipo famigliare che accoglie
giovani ragazze che si trovano in situazioni di abbandono e di
disagio) e la Cooperativa Insieme (che permette il sussistere di
tutto il sistema cooperativo, attraverso l’attività di sgombero e
riciclaggio). Più tardi ci siamo recati a vedere le strutture vere
e proprie della cooperativa: la casa-famiglia, la ricicleria di
Vicenza, e il magazzino dove si possono acquistare mobili, libri,
capi d’abbigliamento ecc. precedentemente scartati da alcuni
cittadini, ma ancora utilizzabili.
Alla
sera, su proposta di Patrizia, una delle signore che ha ospitato ben
quattro ragazzi/e, con macchine e pulmino (questa volta non a piedi
…) siamo andati nella parte alta di Vicenza: al bastione. Qui
abbiamo mangiato un gelato ed osservato i paesi del vicentino
illuminati. E’ stata una serata molto informale: passata a ridere,
a scherzare e a scattare qualche foto ricordo! Siamo ritornati a
casa presto, perché la mattina seguente ci saremmo dovuti svegliare
di buon ora…
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20 Luglio
Montegaldella |
Tappa
Vicenza-Montegaldella
Domenica
20 luglio 2003
La messa incomincia con un gesto inusuale ed
importante.
Padre Dario mostra alcuni pugni di terra che,
dice, abbiamo raccolto lungo il cammino. Questa è terra
sconsacrata. Sconsacrata dalla follia dell’uomo. La terra proviene
dalla base militare statunitense di Longare, davanti ai suoi
cancelli abbiamo pregato in una pausa del nostro cammino. La
celebrazione diventa passo passo coinvolgente. Lo so, forse non è
la parola adatta ma rende l’idea. Charles canta un ritornello
imparato prima di fuggire dalla Liberia. Anche oggi lui e Rambol
hanno camminato con noi, chissà ma ci sembra che questi passi
assieme siano più importanti di mille discorsi, forse. La gente di
Montegaldella ci accoglie festosa. Erano ancora quattro o cinque i
chilometri da percorrere quando i primi ci sono venuti incontro in
bicicletta ed hanno incominciato a camminare assieme a noi. Più ci
avviciniamo alla meta e più persone ci raggiungevano, anche il
parroco e il sindaco ci sono venuti ad accogliere raggiungendoci,
come molti, in bicicletta. E’ stato un passo continuo appena
arrivati ritrovarci in Chiesa ancora sudati fradici per celebrare
insieme il nostro arrivoe la fraterna accoglienza. Un applauso
finale ha suggellato un benvenuti che difficilmente avremmo
immaginato così caloroso.
Il
pomeriggio lo abbiamo trascorso a casa di
Carla. Sappiamo che qui la saluteremo visto che non riuscirà più a
raggiungerci in qualche tappa causa la partenza per il viaggio a Korogocho. Le chiediamo di portarci con lei e pensare che quel
viaggio lontano altro non sia se non una prosecuzione di questo
viaggio vicino. Fra saluti , abbracci e condivisione
dell’accoglienza splendida ricevuta da ciascuno nelle famiglie il
giardino comincia ad animarsi. Non solo noi, non solo i
montegaldellesi (?) ma anche ragazzi da Padova e Thiene, gente vista
nelle tappe precedenti, amici di vari mesi di cammino gim. Non
ultimo Padre Giorgio che ci guida nella catechesi sull’Esodo. Per
prima cosa ci fa bendare, noi pellegrini, e poi ci consegna mano
nella mano a mani senza nomee ci fa guidare, ciechi, in spazi a noi
stranieri. Nella lettura, il popolo è guidato da qualcuno che non
conosce. Che bello quando togli la benda accorgerti che le mani che
ti hanno guidato sono proprio quelle che immaginavi. La catechesi e
la condivisione sfumano in racconti amichevoli, quattro chiacchiere
fra amici per riassumere gli otto giorni trascorsi assieme e per
dirli a chi non era sempre con noi.
Ci aspettano all’asilo per una cena assieme
ma la piscina sul retro è troppo attraente ed, appena possibile, ci
buttiamo dentro.
La
serata si conclude con cocomero fresco a
nche questo offerto. Ci voleva proprio dopo la cena in comunità con
molti cittadini, i canti ed i balli con i ragazzi. Ci voleva. Adesso
tutti a nanna che domani si riparte con tanta nostalgia per un
piccolo paese che in poche ore ci ha fatto sentire a casa.
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21 Luglio Vò
Vecchio |
Tappa
Montegaldella – Vo’ Vecchio
Lunedì
21 luglio 2003
Silvia
Bianchetto
L’appuntamento
era per le 7.30 davanti alla Chiesa di Montegaldella, ma già alle
7.00 cominciarono a comparire le prime coraggiose donzelle che,
dovendo aspettare ancora mezz’ora decisero di continuare il sonno
interrotto. E così sdraiate sugli zaini le trovò il sindaco di
Montegaldella, audace baldo scalatore di vette innevate che aveva
deciso di camminare con il gruppo per dimostrare visibilmente, anche
se simbolicamente, il suo impegno per la pace.
A
poco
a poco iniziarono ad arrivare tutti i marciatori più o meno svegli
(per lo più meno!) accampagnati dalle rispettive famiglie
ospitanti. Completato il numero dei dodici (in realtà già
rimpinguato dalla presenza di Charles e Rambod), la giornata
poté iniziare con un intenso momento di preghiera recitata e
cantata. E dopo gli ultimi saluti. La nostra piccola comunità i
mise in cammino. Erano le 8.00 circa della mattina. Il primo tratto
del cammino non fu particolarmente faticoso e non si resero
necessarie soste: l’asfalto scorreva lento sotto sandali e scarpe
da ginnastica tra discussioni sulla “vaccanza” i “cre-denti”
e sugli schemi del Milan di Sacchi (per ulteriori informazioni
rivolgersi a Fr. Claudio), piccole confidenze, grandi dilemmi o
semplice sostegno psicofisico reciproco. Finalmente, verso le
10, arrivammo allo spazio antistante un cimitero e vi potemmo
riposare (non in eterno per fortuna!) un attimo piedi e spirito.
Comparvero acqua e Bibbie e dopo averci dissetato con la prima la
gola, ci accingemmo ad attingere ben altra acqua dalla seconda. Era
il momento del nostro incontro quotidiano con Mosè e il popolo
degli Israeliti che si accingeva ad attraversare il Mar Rosso
inseguito dal faraone e dal suo esercito. Ma quel giorno il nostro
camino non incrociò solo Mosè, ma anche la marcia di Ilaria, casco
bianco in Honduras. La
sua lettera, letta da Valentina, parlava di un camminare molto meno
simbolico e più necessario del nostro, del cammino di chi parte per
incontrare la gente e aiutarla a prendere coscienza dei loro
diritti, di chi avanza a testa alta sotto la pioggia e il sole e non
si piega sotto il peso di delusioni o tradimenti.mentre Valentina
scorreva la lettera, molte immagini mi affollavano nella mente mia e
penso anche in quella dei miei compagni: volti stanchi e scuriti dal
sole, piedi impolverati, fatica e sudore. Con queste immagini negli
occhi e nel cuore siamo ripartiti verso Vo’ Vecchio in silenzio.
Assorti nelle nostre riflessioni, abbiamo percorso strade assolate e
screpolate dalla siccità, calpestato un suolo aro e ferito, finché
abbiamo trovato ristoro sotto un albero. Mentre cercavamo di
riprendere fiato una signora dall’altro lato della strada, mollato
il proprio lavoro, chiese se volevamo passare da lei per una fetta
di anguria e noi, stupiti, accettammo, pensando che la Provvidenza
da farsi piccola in piccole persone. Saccheggiata la casa piena di
angurie fresche e succosi meloni, riprendemmo il nostro cammino
senza particolari ostacoli o accadimenti, arrivando finalmente a
Vo’ Vecchio dove venimmo accolti nella Fraternità di Betlemme da Nevio
e Angelo che vivono lì e dal nostro infaticabile Toni Stupiggia
(solo noi, solo noi, Toni Stupiggia l’abbiamo noi!). Seguirono
pranzo e piccolo riposino disturbato solamente dal dolce Emilio che
si rigirava con la grazia di un elefante e da P. Bossi che
condivideva con noi le sue telefonate istituzionali.
Dopo
l’ennesima rinfrescante fetta di anguria ci siamo spostati nella
sala da pranzo dove, raccolti attorno al tavolo, abbiamo ascoltato
Nevio e Angelo raccontarci la loro storia che si intreccia con
quella di Don Marco e delle due fraternità da lui fondate a Vo’
Vecchio (PD) e a Fragheto (PU). le parole uscivano a fatica,
intercalate da silenzi che facevano immaginare la difficoltà di
raccontare una vita non sempre facile o felice, ma anche la forza e
la volontà di continuare ad andare a vanti. I nostri due
interlocutori ci raccontavano di loro e di come fossero approdati
alla fraternità, trovando in Don Marco un amico e una famiglia.
Certo non hanno nascosto le difficoltà che comporta il vivere
insieme e l’aver fiducia in chi qualsiasi fiducia l’ha tradita.
Dalle loro parole si intuiva forte come sia possibile
costruire pace nel quotidiano e nel proprio ambiente, ma anche la
necessità di saper alzarsi
dopo piccole o grandi cadute e ricominciare forse daccapo. Dopo
qualche domanda, ecco l’ora d’aria: chi si lava, chi gioca a
calcio, chi si diverte con i quattro cagnoni ospiti della fraternità.
Quindi, mentre Nevio e Angelo preparavano per una grigliata, ci
radunammo nel prato per un momento di riflessione e revisione della
giornata. Riletto il brano dell’Esodo che ci aveva accompagnato,
si lasciò lo spazio per una delle più intense condivisioni
di tutto il campo… e ho sentito davvero forte la comunione, il
poter far parte gli altri delle consapevolezze e dei dubbi maturati
nel cuore e nella mente.
Poi,
dopo un padre nostro, accogliemmo Francesca e Andrea da Thiene che
si sono uniti a noi, nell’attesa che arrivi il signor Antonio un
testimone della storia della villa che si affaccia sulla piazza del
paese. L’attesa durò poco e in un batter d’occhio ci
sedemmo nuovamente ad ascoltare di persone vissute 50 anni fa, di
poche che sono sopravvissute e di molte che non tornarono dai luoghi
dove la ferocia degli esseri umani fu sistematicamente e
scientificamente rivolta verso altri esseri umani. Mi angoscia
rivivere attraverso le parole del signor Antonio quei momenti: i
giorni chiusi nella villa sorvegliati 24 ore su 24, vincolati
nei movimenti, liberi di uscire, ma con il cuore stretto dalla paura
che i propri cari possano pagare un eventuale tentativo di
guadagnare la libertà. E l’angoscia di una madre che cerca di
salvare la figlia quindicenne, facendola nascondere dai paesani.
L’impotenza e la rabbia, forse, quando il tentativo viene scoperto
e si viene costretti a consegnare una ragazzina che, quasi
sicuramente, non si rivedrà più. Come può essere accaduto tutto
ciò? L’uomo può essere così crudele? Come si può dimenticare
tanti orrori che purtroppo accadono un po’ più lontano da noi.
Ricorda… ricorda… ricordare… non scordare… non odiare…
Poi
il signor… deve scappare e le immagini sorte dalle sue parole
scompaiono dagli occhi… forse non dal cuore. Pian piano si torna
alla realtà e ci si avvia alla conclusione di questa intensa
giornata: cena e preparazione della serata di preghiera e festa con
gli abitanti di Vo’ Vecchio. Un po’ alla volta arriva la gente
e, dopo averla fatta accomodare sulle sedie si parte con le
presentazioni. Inizia quindi la preghiera: salmo, canto e Padre
nostro. Le persone sembrano un po’ smarrite, perplesse, ma a poco
a poco si rilassano e sulle note di “Axè” si lascino andare ad
una strepitosa coreografia, dirette dalla nostra Elianna. La serata
prosegue con i nostri pezzi forti (una sardina-due sardine, cimi
cimi, Capitan Uncino) e mentre i più giovani, o giovanili, si
uniscono a noi, c’è chi riposa sulle sedie o consegna sogni,
speranze, desideri a Hermano Claudio. Ma l’ombra del tappone
dolomitico dell’indomani incombe su di noi: i canti si spensero e
dopo qualche nota tecnica ci si avviò ognuno al proprio giaciglio,
chi in stanza, chi sotto una coperta di stelle.
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22-23 luglio Padova |
22
luglio
2003
Tappa:
Vò vecchio – Padova (circa 35 km)
Partenza:
ore 6.00
Arrivo
Caselle: ore 12.30
Questa
è la tappa più lunga. Ci prepariamo il mattino presto a partire
con un po’ di panico vista la lunghezza del percorso. Ci
incamminiamo. L’entusiasmo non manca; infatti l’andatura è
sostenuta. Il gruppo è pressoché compatto.
Arrivano
le prime salite e l’attesa del “mitico furgone” ovvero del
“mitico Tony” diventa insostenibile.
Finalmente,
dopo il primo cucuzzolo (Teolo) e la prima discesa vediamo in
lontananza lo spiraglio di salvezza per poter continuare.
Il
comune di Teolo non finiva più e la comunità della S.M.A sembrava
irraggiungibile. Arrivammo con un’oretta di ritardo.
L’accoglienza tra bevande, cocomeri e piatto rotante fu
sufficiente a rifocillarci.
L’affascinante
mondo della S.M.A. (Società Missioni Africane) ci è stato
introdotto e spiegato in maniera esauriente. Molto bello è stato il
momento di preghiera nella multi-simbolica cappellina con
riflessione della parola. Ripartimmo.
La
strada era ancora lunga. I semafori furono molti. Arrivammo con una
speranza di una betoniera di pasta fredda, a Caselle.
Dopo
il riposo comunitario dei guerrieri, verso le 16.30 ripartimmo con
destinazione cimitero monumentale di Padova. Il momento di preghiera
sulla tomba di P. Ezechiele Ramin è stato breve ma intenso.
Ciascuno di noi si è preso un impegno da realizzare.
Nelle
vicinanze della meta fummo assaliti da una truppa del Tg3 con la sorpresa
delle vecchiette e dei passanti. Qualcuno di noi fu intervistato.
Arrivo
alla casa: ore 19.30
Abbuffata
comunitaria
La
serata è terminata con la visione del film “Train de Vie”
23
luglio 2003
Revisione
e catechesi con il tema “la Pasqua ebraica”. Riflessione della
parola e condivisione a gruppi di tre.
Si
pranza e si parte per la parrocchia di Terranegra con la
presentazione da parte del parroco. Flash del monumento in memoria
dell’Internato Ignoto e del museo dedicato alla Shoah. Particolare
importante motivo di conclusione di questo nostro cammino è stata
la celebrazione eucaristica comunitaria
Ore
21: cena insieme e saluto.
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