In cammino nella memoria sulle vie della pace

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 12-13  Luglio Asiago

12 luglio 2003, da Padova in pullman per Asiago

Ritrovo davanti a una tavola imbandita e comunicazioni utili: presentazione del campo e di noi. In fretta e furia, tutti insieme, con tempera e fantasia, abbiamo preparato un fantastico striscione che servirà per ricordarci di tutte le persone che ci accompagneranno nel cammino. E così, nonostante una tappa forzata (controllo stradale…), arriviamo ad Asiago.

Serata: finalmente ci viene svelato il segreto di questo campo e consegnato il programma!  Conosciamo le famiglie che ci ospiteranno.

13 luglio 2003, Asiago

Mattina: primo incontro con la comunità di Asiago a Messa e bancarella davanti alla Chiesa.

Pomeriggio: eccoci all’Ossario di Asiago dove si mantiene vivo  il ricordo dei caduti nelle guerre sull’altopiano. Ad aiutarci nel nostro cammino nella memoria Sergio, professore di storia, e Patrizio, naturalista.

“…nella natura come nell’uomo ci sono scontri, contraddizioni e guerre di sopravvivenza…”     “…il giorno di Pasqua, durante la prima guerra mondiale, escono dalle trincee austriaci e italiani per celebrare insieme e, anche se solo per poco tempo, non sono più nemici ma sono in comunione tra loro e con Dio.”

Serata: animazione per le vie di Asiago. Ennesima provocazione: Gianni e Sonia ci raccontano la loro storia tra gli indios in Brasile.

Per questa tappa dobbiamo ringraziare in modo particolare Don Nicola.

14 Luglio Pedescala

14 luglio 2003, Asiago-Pedescala

Mattina: in cammino verso Pedescala con Gianni di Asiago che ci guida attraverso i sentieri dei boschi e della memoria mostrandoci i luoghi della guerra. Facciamo una tappa per la catechesi.

Pomeriggio: ci accampiamo nel patronato, e subito il paese ci comunica il suo passato di dolore. Insieme a Don Pietro, che ringraziamo, visitiamo il cimitero e il paese.

Sera: dopo una cena ospiti della comunità, si riunisce con noi il comitato delle famiglie delle vittime dell’eccidio. Una testimonianza forte, piena di ricordi dolorosi, lotta e ricerca della verità, ma senza desiderio di vendetta.  

“… la verità fa male ma non offende, quello che offende è la menzogna…”

Momento fortissimo di condivisione: iniziamo a diventare comunità!

 

15 Luglio Cogollo del Cengio

15 luglio 2003, Pedescala-Cogollo del Cengio

Mattina: partenza, ci salutano e ci ringraziano gli abitanti.

Arriviamo a Cogollo dove ci accolgono Diego e la sua famiglia (grazie di tutto!).

Nel pomeriggio saliamo alla Chiesetta del paese per un momento di preghiera e per ascoltare la testimonianza di Liliana, sopravvissuta al campo di concentramento di Mathausen. Ci ha raccontato di quest’esperienza vissuta da adolescente, ingenua e coraggiosa, pronta a sacrificare la sua vita e quella della sua famiglia per aiutare giovani perseguitati, militari renitenti, ebrei ed oppositori politici.

Abbiamo dormito dalle famiglie a Cogollo e alcuni di noi anche nella vicina comunità di Caltrano (grazie a Lucia e ad Alberto).

Sera: ci ha fatto riflettere il cartone animato “KiriKù e la strega Karabà”.

Kirikù n’est pas grand, mais il est valiant

Kirikù est petit, mais il est mon amis…                   

 

16 -17 Luglio  Thiene

Mercoledì 16 luglio (Cogollo del Cengio – Thiene)

E’ stata una mattina particolare quella di mercoledì: abbiamo recitato le lodi insieme ad alcune famiglie che ci avevano ospitato e al nostro pellegrinaggio si sono aggiunti altri quattro ragazzi: Rambod, Charles, Ali e [non mi ricordo il nome]. Quattro immigrati rifugiati in Italia in cerca di asilo politico, ora accolti dal PNA di Schio. Durante il cammino abbiamo parlato con loro e ascoltato le loro storie.

Verso mezzogiorno siamo arrivati all’oratorio di S.Sebastiano di Thiene. Ad attenderci alcuni giovani del GIM e il gruppo di animatori e di ragazzi delle Attività estive. Con loro abbiamo pranzato e giocato insieme.

A metà pomeriggio ci siamo recati in un parco poco distante dal patronato. Lì Carlo e Antonio ci hanno fatto catechesi. Era la prima volta per loro, ma se la sono cavati benissimo! Dieci e lode!

Abbiamo ascoltato la Parola (Es 3, 7-12), Carlo ed Antonio l’ hanno spiegata e abbiamo fatto una mezz’oretta di deserto, al termine della quale ci siamo riuniti a gruppi di tre per condividere le nostre impressioni sul testo dell’Esodo.

In nostro onore alcuni ragazzi del GIM hanno messo in piedi un concerto serale. Cantavano e suonavano per noi e per la comunità di Thiene i gruppi Unico Spirito e Nuova Civiltà. E’ stata una serata di festa e di grande divertimento e non sono mancati i momenti di riflessione: infatti i testi cantati dai gruppi hanno lanciato a noi tutti forti messaggi di pace e di fraternità. Abbiamo cantato e ballato tutta sera, riuscendo a coinvolgere molti ragazzi del posto. In quell’occasione siamo anche riusciti a fare un po' di volantinaggio GIM e abbiamo allestito la mostra “Tutti giù per terra”.

Giovedì 17 luglio

In mattinata il gruppo dei dodici si è diviso: metà è andato a fare animazione al Grest di Fara, mentre gli altri sono andati a Schio, in una comunità che accoglie rifugiati di guerra in attesa di asilo politico. È da questa comunità che vengono Rambod, Charles, Ali e ……….. ?

Attraverso il PNA (Programma Nazionale Asilo) i rifugiati di guerra vengono accolti e sostenuti durante tutto l’iter burocratico necessario per ottenere asilo politico nel nostro Paese. Il PNA dà loro un tetto sotto il quale vivere, ed una volta ottenuto l’asilo li aiuta a trovare casa e lavoro.  

Per pranzo il gruppo si è riunito a Fara, dove ha pranzato con i ragazzi e gli animatori dell’oratorio.

Più tardi ci siamo recati a Breganze, nella comunità di Padre Ireneo. Essa accoglie soprattutto ex tossico dipendenti. Il programma giornaliero della comunità è sempre molto intenso, anche a livello spirituale. Attraverso alcune tecniche orientali e col supporto della filosofia cattolico-francescana la comunità di Padre Ireneo, coadiuvata da un buon numero di volontari, psicologi e dottori, è divenuta il concreto tentativo di ridonare pace e speranza ai cuori di giovani che hanno perso per un periodo della loro vita il senso della propria esistenza. Con loro abbiamo con-celebrato l’eucarestia.

Più tardi, un po' frettolosamente, siamo ritornati a Thiene, dove abbiamo cenato presso le famiglie che ci ospitavano. 

Alle 20.30 ci aspettava la Veglia di preghiera dal titolo “Anche Dio ha un sogno”, organizzata dai giovani della parrocchia di S. Sebastiano. Durante la serata si son fatti molti nomi di persone che nel loro “piccolo” sono riuscite a tessere relazioni di pace, quali appunto Daniele Comboni, Don Tonino Bello, Madre Teresa, ed altri ancora. La veglia si è conclusa con un intenso momento di condivisione comunitaria, al termine della quale ciascuno è andato ad imprimere l’impronta colorata della sua mano su un telone che riportava la scritta “Anch’io mi impegno (?)”., per dire e per dirsi che si è sempre responsabili e corresponsabili nell’impegno alla pace.

 

18-19 Luglio  Vicenza

Venerdì 18 luglio (Thiene – Vicenza)

Dopo una lunga camminata nella campagna vicentina, sotto il sole cocente, siamo giunti nella ridente città di Vicenza con ben un’ora e mezza di ritardo sul piano di marcia. Ad accoglierci c’erano Don Antonio, Don Matteo, Elianna, postulante comboniana, che da quel giorno si è aggregata al nostro gruppo, e la comunità della Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria.

Siamo stati subito accolti dalle famiglie, presso le quali abbiamo pranzato e, dopo una salutare “pennichella”, ci siamo ritrovati in patronato.

Ad aspettarci c’era Umberto (formatore alla non-violenza), il quale ha guidato il nostro gruppo in un training non-violento. Alcune dinamiche di gruppo e un momento di riflessione per capire che il conflitto talvolta è inevitabile; ma l’importante è come affrontarlo. Non fermarsi a schemi prefissati, ma far sempre riferimento a categorie terze… non eludere o evitare il conflitto, ma affrontarlo in modo sano ed intelligente. Ma attenzione: oltre un certo limite il conflitto diventa quasi irrisolvibile!

Alla sera ci siamo rincontrati in oratorio. Con noi e con le persone della parrocchia P. Carmine Curci, direttore di Nigrizia, che ci ha dato un quadro generale della situazione dell’Africa e delle sue tante guerre. Ha ricordato anche i conflitti mediorientali, soprattutto ci ha parlato dell’attuale situazione irakena. E’ stata una forte testimonianza quella di P. Carmine: ha aperto i nostri orizzonti, regalandoci un soffio di mondialità.

La sera siamo ritornati nelle famiglie.

Sabato 19 luglio (Vicenza)

Alle 9.30, dopo aver fatto colazione in famiglia, don Matteo ha tenuto un momento di catechesi al nostro gruppo sul tema: “Dialogo o R..esistenza?”, riprendendo alcuni capitoli dell’Esodo. Ancora una volta Mosè il protagonista, l’emblema di un uomo in continuo “sconvolgimento” dal Signore. Il sogno di Dio è nelle sue mani. È un uomo che ha paura di annunciare il Salvatore, si sente un inetto e tenta di resistere alle sfide di un Dio apparentemente “scomodo”.

Come assumiamo noi il sogno di Dio nel nostro quotidiano? Perché ci fermiamo nell’annunciare la buona novella? Ci sentiamo profeti di Cristo? Resistiamo al Male e non a Dio … oppure facciamo il contrario? Ecco alcune provocazioni suscitateci da Don Matteo.

In seguito ad un momento di condivisione in piccoli gruppi, abbiamo pranzato con la gente della parrocchia del C.I.M.

Nel pomeriggio ci siamo diretti verso la Cooperativa Insieme. Qui abbiamo conosciuto Fabio, Silvana, Paola e Francesco. La cooperativa è formata da tre gruppi: la Rete (un’associazione per l’accoglienza), TANGRAM (comunità di tipo famigliare che accoglie giovani ragazze che si trovano in situazioni di abbandono e di disagio) e la Cooperativa Insieme (che permette il sussistere di tutto il sistema cooperativo, attraverso l’attività di sgombero e riciclaggio). Più tardi ci siamo recati a vedere le strutture vere e proprie della cooperativa: la casa-famiglia, la ricicleria di Vicenza, e il magazzino dove si possono acquistare mobili, libri, capi d’abbigliamento ecc. precedentemente scartati da alcuni cittadini, ma ancora utilizzabili.

Alla sera, su proposta di Patrizia, una delle signore che ha ospitato ben quattro ragazzi/e, con macchine e pulmino (questa volta non a piedi …) siamo andati nella parte alta di Vicenza: al bastione. Qui abbiamo mangiato un gelato ed osservato i paesi del vicentino illuminati. E’ stata una serata molto informale: passata a ridere, a scherzare e a scattare qualche foto ricordo! Siamo ritornati a casa presto, perché la mattina seguente ci saremmo dovuti svegliare di buon ora…

 

20 Luglio  Montegaldella

Tappa Vicenza-Montegaldella

Domenica 20 luglio 2003

 

La messa incomincia con un gesto inusuale ed importante.

Padre Dario mostra alcuni pugni di terra che, dice, abbiamo raccolto lungo il cammino. Questa è terra sconsacrata. Sconsacrata dalla follia dell’uomo. La terra proviene dalla base militare statunitense di Longare, davanti ai suoi cancelli abbiamo pregato in una pausa del nostro cammino. La celebrazione diventa passo passo coinvolgente. Lo so, forse non è la parola adatta ma rende l’idea. Charles canta un ritornello imparato prima di fuggire dalla Liberia. Anche oggi lui e Rambol hanno camminato con noi, chissà ma ci sembra che questi passi assieme siano più importanti di mille discorsi, forse. La gente di Montegaldella ci accoglie festosa. Erano ancora quattro o cinque i chilometri da percorrere quando i primi ci sono venuti incontro in bicicletta ed hanno incominciato a camminare assieme a noi. Più ci avviciniamo alla meta e più persone ci raggiungevano, anche il parroco e il sindaco ci sono venuti ad accogliere raggiungendoci, come molti, in bicicletta. E’ stato un passo continuo appena arrivati ritrovarci in Chiesa ancora sudati fradici per celebrare insieme il nostro arrivoe la fraterna accoglienza. Un applauso finale ha suggellato un benvenuti che difficilmente avremmo immaginato così caloroso.

Il pomeriggio lo abbiamo trascorso a casa di Carla. Sappiamo che qui la saluteremo visto che non riuscirà più a raggiungerci in qualche tappa causa la partenza per il viaggio a Korogocho. Le chiediamo di portarci con lei e pensare che quel viaggio lontano altro non sia se non una prosecuzione di questo viaggio vicino. Fra saluti , abbracci e condivisione dell’accoglienza splendida ricevuta da ciascuno nelle famiglie il giardino comincia ad animarsi. Non solo noi, non solo i montegaldellesi (?) ma anche ragazzi da Padova e Thiene, gente vista nelle tappe precedenti, amici di vari mesi di cammino gim. Non ultimo Padre Giorgio che ci guida nella catechesi sull’Esodo. Per prima cosa ci fa bendare, noi pellegrini, e poi ci consegna mano nella mano a mani senza nomee ci fa guidare, ciechi, in spazi a noi stranieri. Nella lettura, il popolo è guidato da qualcuno che non conosce. Che bello quando togli la benda accorgerti che le mani che ti hanno guidato sono proprio quelle che immaginavi. La catechesi e la condivisione sfumano in racconti amichevoli, quattro chiacchiere fra amici per riassumere gli otto giorni trascorsi assieme e per dirli a chi non era sempre con noi.

Ci aspettano all’asilo per una cena assieme ma la piscina sul retro è troppo attraente ed, appena possibile, ci buttiamo dentro.

La serata si conclude con cocomero fresco a nche questo offerto. Ci voleva proprio dopo la cena in comunità con molti cittadini, i canti ed i balli con i ragazzi. Ci voleva. Adesso tutti a nanna che domani si riparte con tanta nostalgia per un piccolo paese che in poche ore ci ha fatto sentire a casa. 

 

21 Luglio  Vò Vecchio

Tappa Montegaldella – Vo’ Vecchio

Lunedì 21 luglio 2003

Silvia Bianchetto

 

L’appuntamento era per le 7.30 davanti alla Chiesa di Montegaldella, ma già alle 7.00 cominciarono a comparire le prime coraggiose donzelle che, dovendo aspettare ancora mezz’ora decisero di continuare il sonno interrotto. E così sdraiate sugli zaini le trovò il sindaco di Montegaldella, audace baldo scalatore di vette innevate che aveva deciso di camminare con il gruppo per dimostrare visibilmente, anche se simbolicamente, il suo impegno per la pace.

A poco a poco iniziarono ad arrivare tutti i marciatori più o meno svegli (per lo più meno!) accampagnati dalle rispettive famiglie ospitanti. Completato il numero dei dodici (in realtà già rimpinguato  dalla presenza di Charles e Rambod), la giornata poté iniziare con un intenso momento di preghiera recitata e cantata. E dopo gli ultimi saluti. La nostra piccola comunità i mise in cammino. Erano le 8.00 circa della mattina. Il primo tratto del cammino non fu  particolarmente faticoso e non si resero necessarie soste: l’asfalto scorreva lento sotto sandali e scarpe da ginnastica tra discussioni sulla “vaccanza” i “cre-denti” e sugli schemi del Milan di Sacchi (per ulteriori informazioni rivolgersi a Fr. Claudio), piccole confidenze, grandi dilemmi o semplice sostegno psicofisico  reciproco. Finalmente, verso le 10, arrivammo allo spazio antistante un cimitero e vi potemmo riposare (non in eterno per fortuna!) un attimo piedi e spirito. Comparvero acqua e Bibbie e dopo averci dissetato con la prima la gola, ci accingemmo ad attingere ben altra acqua dalla seconda. Era il momento del nostro incontro quotidiano con Mosè e il popolo degli Israeliti che si accingeva ad attraversare il Mar Rosso inseguito dal faraone e dal suo esercito. Ma quel giorno il nostro camino non incrociò solo Mosè, ma anche la marcia di Ilaria, casco bianco in Honduras. La sua lettera, letta da Valentina, parlava di un camminare molto meno simbolico e più necessario del nostro, del cammino di chi parte per incontrare la gente e aiutarla a prendere coscienza dei loro diritti, di chi avanza a testa alta sotto la pioggia e il sole e non si piega sotto il peso di delusioni o tradimenti.mentre Valentina scorreva la lettera, molte immagini mi affollavano nella mente mia e penso anche in quella dei miei compagni: volti stanchi e scuriti dal sole, piedi impolverati, fatica e sudore. Con queste immagini negli occhi e nel cuore siamo ripartiti verso Vo’ Vecchio in silenzio. Assorti nelle nostre riflessioni, abbiamo percorso strade assolate e screpolate dalla siccità, calpestato un suolo aro e ferito, finché abbiamo trovato ristoro sotto un albero. Mentre cercavamo di riprendere fiato una signora dall’altro lato della strada, mollato il proprio lavoro, chiese se volevamo passare da lei per una fetta di anguria e noi, stupiti, accettammo, pensando che la Provvidenza da farsi piccola in piccole persone. Saccheggiata la casa piena di angurie fresche e succosi meloni, riprendemmo il nostro cammino senza particolari ostacoli o accadimenti, arrivando finalmente a Vo’ Vecchio dove venimmo accolti nella Fraternità di Betlemme da Nevio e Angelo che vivono lì e dal nostro infaticabile Toni Stupiggia (solo noi, solo noi, Toni Stupiggia l’abbiamo noi!). Seguirono pranzo e piccolo riposino disturbato solamente dal dolce Emilio che si rigirava con la grazia di un elefante e da P. Bossi che condivideva con noi le sue telefonate istituzionali.

Dopo l’ennesima rinfrescante fetta di anguria ci siamo spostati nella sala da pranzo dove, raccolti attorno al tavolo, abbiamo ascoltato Nevio e Angelo raccontarci la loro storia che si intreccia con quella di Don Marco e delle due fraternità da lui fondate a Vo’ Vecchio (PD) e a Fragheto (PU). le parole uscivano a fatica, intercalate da silenzi che facevano immaginare la difficoltà di raccontare una vita non sempre facile o felice, ma anche la forza e la volontà di continuare ad andare a vanti. I nostri due interlocutori ci raccontavano di loro e di come fossero approdati alla fraternità, trovando in Don Marco un amico e una famiglia. Certo non hanno nascosto le difficoltà che comporta il vivere insieme e l’aver fiducia in chi qualsiasi fiducia l’ha tradita. Dalle loro parole si intuiva forte come sia  possibile costruire pace nel quotidiano e nel proprio ambiente, ma anche la necessità di saper alzarsi dopo piccole o grandi cadute e ricominciare forse daccapo. Dopo qualche domanda, ecco l’ora d’aria: chi si lava, chi gioca a calcio, chi si diverte con i quattro cagnoni ospiti della fraternità. Quindi, mentre Nevio e Angelo preparavano per una grigliata, ci radunammo nel prato per un momento di riflessione e revisione della giornata. Riletto il brano dell’Esodo che ci aveva accompagnato, si lasciò lo spazio per una delle più intense condivisioni  di tutto il campo… e ho sentito davvero forte la comunione, il poter far parte gli altri delle consapevolezze e dei dubbi maturati nel cuore e nella mente.

Poi, dopo un padre nostro, accogliemmo Francesca e Andrea da Thiene che si sono uniti a noi, nell’attesa che arrivi il signor Antonio un testimone della storia della villa che si affaccia sulla piazza del paese. L’attesa durò poco  e in un batter d’occhio ci sedemmo nuovamente ad ascoltare di persone vissute 50 anni fa, di poche che sono sopravvissute e di molte che non tornarono dai luoghi dove la ferocia degli esseri umani fu sistematicamente e scientificamente rivolta verso altri esseri umani. Mi angoscia rivivere attraverso le parole del signor Antonio quei momenti: i giorni chiusi nella villa sorvegliati  24 ore su 24, vincolati nei movimenti, liberi di uscire, ma con il cuore stretto dalla paura che i propri cari possano pagare un eventuale tentativo di guadagnare la libertà. E l’angoscia di una madre che cerca di salvare la figlia quindicenne, facendola nascondere dai paesani. L’impotenza e la rabbia, forse, quando il tentativo viene scoperto e si viene costretti a consegnare una ragazzina che, quasi sicuramente, non si rivedrà più. Come può essere accaduto tutto ciò? L’uomo può essere così crudele? Come si può dimenticare tanti orrori che purtroppo accadono un po’ più lontano da noi. Ricorda… ricorda… ricordare… non scordare… non odiare…

Poi il signor… deve scappare e le immagini sorte dalle sue parole scompaiono dagli occhi… forse non dal cuore. Pian piano si torna alla realtà e ci si avvia alla conclusione di questa intensa giornata: cena e preparazione della serata di preghiera e festa con gli abitanti di Vo’ Vecchio. Un po’ alla volta arriva la gente e, dopo averla fatta accomodare sulle sedie si parte con le presentazioni. Inizia quindi la preghiera: salmo, canto e Padre nostro. Le persone sembrano un po’ smarrite, perplesse, ma a poco a poco si rilassano e sulle note di “Axè” si lascino andare ad una strepitosa coreografia, dirette dalla nostra Elianna. La serata prosegue con i nostri pezzi forti (una sardina-due sardine, cimi cimi, Capitan Uncino) e mentre i più giovani, o giovanili, si uniscono a noi, c’è chi riposa sulle sedie o consegna sogni, speranze, desideri a Hermano Claudio. Ma l’ombra del tappone dolomitico dell’indomani incombe su di noi: i canti si spensero e dopo qualche nota tecnica ci si avviò ognuno al proprio giaciglio, chi in stanza, chi sotto una coperta di stelle.

 

22-23 luglio Padova

22 luglio 2003

Tappa: Vò vecchio – Padova (circa 35 km)

 

Partenza: ore 6.00

 

Arrivo Caselle: ore 12.30

 

Questa è la tappa più lunga. Ci prepariamo il mattino presto a partire con un po’ di panico vista la lunghezza del percorso. Ci incamminiamo. L’entusiasmo non manca; infatti l’andatura è sostenuta. Il gruppo è pressoché compatto.

 Arrivano le prime salite e l’attesa del “mitico furgone” ovvero del “mitico Tony” diventa insostenibile.

Finalmente, dopo il primo cucuzzolo (Teolo) e la prima discesa vediamo in lontananza lo spiraglio di salvezza per poter continuare.

Il comune di Teolo non finiva più e la comunità della S.M.A sembrava irraggiungibile. Arrivammo con un’oretta di ritardo. L’accoglienza tra bevande, cocomeri e piatto rotante fu sufficiente a rifocillarci.

L’affascinante mondo della S.M.A. (Società Missioni Africane) ci è stato introdotto e spiegato in maniera esauriente. Molto bello è stato il momento di preghiera nella multi-simbolica cappellina con riflessione della parola. Ripartimmo.

La strada era ancora lunga. I semafori furono molti. Arrivammo con una speranza di una betoniera di pasta fredda, a Caselle.

Dopo il riposo comunitario dei guerrieri, verso le 16.30 ripartimmo con destinazione cimitero monumentale di Padova. Il momento di preghiera sulla tomba di P. Ezechiele Ramin è  stato breve ma intenso. Ciascuno di noi si è preso un impegno da realizzare.

Nelle vicinanze della meta fummo assaliti da una truppa del Tg3 con la sorpresa delle vecchiette e dei passanti. Qualcuno di noi fu intervistato.

 

Arrivo alla casa: ore 19.30

Abbuffata comunitaria

La serata è terminata con la visione del film “Train de Vie”

 

23 luglio 2003

 

Revisione e catechesi con il tema “la Pasqua ebraica”. Riflessione della parola e condivisione a gruppi di tre.

Si pranza e si parte per la parrocchia di Terranegra con la presentazione da parte del parroco. Flash del monumento in memoria dell’Internato Ignoto e del museo dedicato alla Shoah. Particolare importante motivo di conclusione di questo nostro cammino è stata la celebrazione eucaristica comunitaria

 

Ore 21: cena insieme e saluto.

 

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