Fragheto,
un piccolo paese sulle colline di Pesaro ricco di una storia
dolorosa fatta di molti lutti, amarezze, ingiustizie e
violenze subite. E’ li infatti che nel 1944 i partigiani
attaccano un’ infermeria tedesca uccidendo tutti i soldati
nemici ricoveratisi e a cui segue la reazione del comando
militare nazi-fascista che manda alcuni reparti a eseguire
terribili rappresaglie di cui diventano vittime gli
innocenti abitanti di Fragheto e del vicino paese di
Calanco. A Fragheto muoiono più di trenta persone e uno
degli abitanti perde dieci suoi cari mentre a Calanco ne
vengono sterminate altre sessanta. Le perdite subite sono
dolorosissime per gli abitanti di questi luoghi e le ferite
inflitte al loro cuore restano inguaribili per sempre. Ma le
persone di Fragheto, e questo l’abbiamo capito quando ci
hanno raccontato la loro storia, hanno saputo accompagnare
al loro grande dolore tanta voglia di amare Dio e gli altri
e la volontà di vivere e essere felici.
Con
queste premesse penso che difficilmente si sarebbe potuto
trovare un posto migliore per vivere un campo dal titolo
“Giustizia e Pace si Baciano”.
Oggi
è molto importante che si parli di giustizia e di pace
perché viviamo in una realtà nella quale non si pone
rimedio neppure alle ingiustizie più gravi, come il fatto
che poche
nazioni ricche dispongano di circa l’ottanta per cento
delle risorse economiche mondiali complessive e molti Stati
poveri possano usufruirne solo del venti per cento, la
triste realtà che centomila bambini al giorno muoiono di
fame e malattia e l’indifferenza delle società opulente
che potrebbero risolvere questo grave problema investendo
negli aiuti economici ai popoli bisognosi pochissime delle
risorse disponibili ma“preferendo” sprecarle in eccessi
di lusso e agiatezza o per la costruzione di armi
convenzionali e di sterminio, e che oggi si stanno svolgendo
oltre settanta conflitti armati che vedono le popolazioni
indifese di questi luoghi subire la barbarie e la
prevaricazione di uomini senza scrupoli, bramosi di potere,
gloria e ricchezza e privi d’amore.
I
religiosi che ci hanno accompagnato in questo cammino di
riflessione, Padre Manuel e Fratel Claudio, ci hanno dato
molte idee a cui meditare parlandoci dell’insegnamento del
profeta Amos che lancia precise accuse contro la violenza,
l’odio inteso come “non amore” e comprendente
l’indifferenza al prossimo, le ingiustizie. Egli
sottolinea gli scandali nei confronti di Dio quali i
massacri, le deportazioni, il lusso sfrenato di alcuni
ricchi, gli atteggiamenti lussuriosi e perversi di alcune persone,
le ingiustizie che possono essere perpetrate nei tribunali,
i soprusi
che i deboli sono costretti a subire da chiunque possa
esercitare un potere coercitivo su di essi, gli abusi che
possono ricevere i lavoratori quando trattano il salario e i
poveri ogni volta che sono nel bisogno del minimo necessario
per continuare a vivere, le ingiustizie nel commercio quando
vengono richiesti prezzi iniqui per le merci e i beni, le
iniquità verso Dio, il Dio d’amore, ogni volta che invece
di farci illuminare dal suo amore preferiamo rifugiarci in
altre cose che comunque non ci appagano,ci fanno star male e
ci allontanano da lui.
Molto
importante è stata l’ora di deserto quotidiana, per
riflettere su come dovrebbe essere il nostro rapporto con
Dio e con i fratelli, per fare alcuni bilanci sulla propria
vita, sul mondo attuale e su come lo si potrebbe migliorare.
Per tutti i partecipanti è stata appagante anche l’ora di
condivisione durante la quale in gruppi di tre o quattro
persone abbiamo condiviso non solo i pensieri meditati
durante l’ora di deserto, ma anche i dubbi, le incertezze,
le angosce, i dolori della vita e gli interrogativi riguardo
a Dio che spesso ci opprimono e ci impediscono di vivere
nella pienezza del suo amore.
Esprimo
grande apprezzamento per tutti i testimoni
che con il loro esempio di vita ci hanno parlato di Dio e
del prossimo e del loro manifestarsi a noi. In particolare
ringrazio suor Debora e suor Nancy che ci hanno invitato a
guarire le ferite interiori perché ci impediscono di vedere
il mondo che ci circonda con tranquillità, serenità e
gioia e, a priori di ciò che accade, e di manifestare tutto
il bene che possiamo fare. Ringrazio di cuore anche le
ragazze del Puntogiovane
di Riccione Simoma, Maruska e Francesca che nella settimana
di ferragosto con molti altri giovani hanno tentato, con
ottimi risultati, di evangelizzare per le strade, le
spiagge, le discoteche e tutti gli altri luoghi di
divertimento e turismo della riviera adriatica invitando le
persone giovani e meno giovani a pregare e a sentire che Dio
è vicino a loro ottenendo risultati incredibili, per fare
qualche esempio, persone che da molti anni non credevano più
in Dio lo hanno pregato in strada, altre sono andate a
confessarsi in chiesa dopo l’uscita dalla discoteca alle
tre, quattro di notte, altre hanno lodato il Signore in
spiaggia, e questo significa che Dio è sempre presente
dentro tutti noi ma troppe volte le sofferenze e le
debolezze ci portano a soffocarlo e a crogiolarci nelle cose
negative da cui cerchiamo di fuggire con i divertimenti e
subiamo il patire di non poter vivere una vita gioiosa fatta
di amore e speranza e tante piccole cose giuste che ci
appaghino in ogni momento della giornata e che ci facciano
sentire in comunione con Dio e i fratelli.
Ringrazio
molto anche per il lavoro quotidiano e per i turni di
servizio in cucina perché mi hanno fatto riscoprire una
nuova logica fatta di gioia nel condividere la fatica
quotidiana, nel servire il prossimo e averne cura e
nell’interessarsi completamente a lui.
Ringrazio
Padre Manuel e Fratel Claudio per le numerose piste che ci
hanno dato per proseguire
il campo nella nostra vita quali il cercare di vivere la
parola di Dio nella preghiera, nella riflessione, nella
quotidianità con tutto il nostro essere, a seguire la
missione di evangelizzazione e l’impegno di pace, a
portare aiuto a tutti i poveri, nel corpo e nello spirito,
con cui possiamo entrare in contatto, all’impegno nelle
attività delle nostre parrocchie, alla partecipazione a
testimonianze e incontri formativi su temi di pace e
giustizia, a ricordare Fragheto e la sua storia, il campo e
i fratelli che vi hanno partecipato e a portarli sempre
dentro di noi, a cercare la nostra pista personale derivante
dalla nostra storia , dalla nostra vita e dalla nostra
umanità.
Per
me una pista interessante potrebbe essere “cercare di
uscire dalle proprie maschere”, cioè superare quei
meccanismi di auto-protezione dalle ferite e dal dolore che
inneschiamo per evitare il male che potremmo ricevere dagli
altri o dagli eventi della vita e che alla fine ci
impediscono di vivere serenamente e in pienezza ogni giorno
della vita.
In
questi dodici giorni ho avuto la possibilità di riflettere
non solo riguardo all’insegnamento del profeta Amos ma
anche su tanti racconti del vangelo e in particolare
mi ha colpito la parabola delle “nozze regali”
del vangelo di Matteo(Mt 22,1-14) e in particolare i
versetti dal tre al nove nei quali viene descritto come i
servi del re mandati ad invitare i suoi amici al banchetto
nuziale del figlio vengono respinti e uccisi perché gli
invitati preferiscono curarsi del proprio campo, dei propri
affari e di non servire il re in questo momento di gioia. Il
re si indigna di fronte a questo comportamento, manda le sue
truppe a uccidere quella gente iniqua e i servi a cercare i
più poveri, buoni e cattivi, e invitarli al banchetto di
nozze.
Mi
sono chiesto chi possono essere gli amici che respingono
l’invito del Signore e forse essi sono coloro che si
mostrano come le persone migliori di questo mondo, quelle
che possono vantarsi di godere di posizioni di potere e che
possono coercizzare il proprio prossimo ai loro desideri,che
possono commettere ingiustizie e torti senza il rischio di
essere puniti, che possono disinteressarsi dei fratelli
vicini e lontani perché tanto loro stanno bene comunque e,
in generale, tutti coloro che possono permettersi di
prendere i propri peccati e scagliarli sul loro prossimo,
con tanti motivi,più o meno opinabili, o forse solo per il
gusto di farlo.
E
allora penso che forse l’amore di Dio può essere compreso
solo da chi sta ai crocicchi delle
strade, dai poveri, dagli emarginati, dai bisognosi e
da chiunque nella propria vita abbia toccato il fondo del
baratro della sofferenza e abbia iniziato a risalire.
Questo
mi ha fatto pensare a come bisognerebbe seguire gli
insegnamenti di Gesù e mi sono venute in mente tre frasi
del vangelo:
-
“non
fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a
te”- senza dilungarmi tanto, penso che tutti vorremmo
per noi stessi il massimo bene e il minimo male.
-
“Ama
il prossimo tuo come te stesso” è un passo grande
perché comprende la ricerca dell’altro, la sua
conoscenza puntigliosa anche nei suoi aspetti più
intimi, capacità di comprensione dei suoi problemi e
delle sue aspettative, dei suoi bisogni e delle sue
debolezze, e cosa più importante il sacrificio
personale per la sua felicità. Uno scrittore ha
sintetizzato questo comandamento con la frase ”dare la
vita per i propri amici”.
-
“Amatevi
gli uni gli altri come io vi ho amato” è un passo
assoluto, dobbiamo amare gli altri con tutto il nostro
essere, anche se loro ci odiano e ci fanno soffrire e
dobbiamo comunque essere capaci di sacrificarci per
loro, un’esperienza che probabilmente è realizzabile
solo in situazioni molto particolari.
Detto
questo vorrei condividere con voi una preghiera:
Ti
chiedo perdono Signore
per
ogni volta che non sono stato responsabile
e
per tutto il male che ho causato
a
me stesso e agli altri.
Ti
chiedo perdono
per
ogni volta che potevo aver cura di qualcuno e non l'ho
fatto,
per
ogni volta che potevo dare fiducia agli altri
e
non l'ho fatto o ho fatto il contrario,
per
ogni volta che potevo dare comprensione
e
invece mi sono chiuso in me stesso,
per
ogni volta che potevo accettare chi mi era vicino
e
non l'ho fatto,
per
ogni volta che potevo rispettare gli altri
e
accrescere la loro autostima e non l'ho fatto,
per
ogni volta che potevo dare considerazione agli altri
e
non l'ho fatto,
per
ogni volta che potevo stimare le opere altrui
e
non l'ho fatto,
per
ogni volta che potevo rassicurare qualcuno
e
non l'ho fatto,
e,
in generale, per ogni volta che ho incontrato un povero
e
non ho saputo farmi ultimo.
Ti
prego Signore di perdonare
e
di darmi sempre la forza di perdonare
chi
nella vita mi ha fatto del male,
perché
capisco che, se l'hanno fatto,
è
stato a causa dei loro limiti e delle loro sofferenze.
Ti
prego ancora, Signore,
di
liberarmi da tutto ciò che mi allontana da te
e
di perdonarmi per tutto il male che ho fatto
ogni
volta che con il mio agire
ho
soffocato il mio spirito.
Credo
di aver detto tante cose che sono più facili da dire che da
fare ma penso che la vita sia una crescita giornaliera e che
si possa sempre migliorare e approfondire la conoscenza di
Dio, degli altri e del mondo in cui viviamo.
Ricorderò
sempre con gioia Angelo e Gianni, membri della Piccola
Fraternità di Fragheto dove siamo stati ospitati , per la
loro l’allegria , la spontaneità, la semplicità e la
fiducia con cui ci hanno accolti e hanno vissuto con noi.
Vorrò
sempre tanto bene a Gabriella, una donna rumena, e a suo
figlio Alex, che arrivati alla fraternità alcuni giorni
dopo l’inizio del campo ci hanno subito dato tanto affetto
manifestato con le parole, i gesti e il servizio
comunitario.
Non
potrò mai dimenticare le persone che ho incontrato in
questa bella avventura, i compagni di Viaggio, gli abitanti
di Fragheto, le persone della fraternità, i tanti e cari
testimoni della fede, Padre Manuel e Fratel Claudio,che
ringrazio anche per la disponibilità avuta al confronto
personale con tutti noi.
A
voi tutti, carissimi amici, auguro una felice vita in Dio e
nei fratelli e spero di cuore che potremo restare uniti
anche se non saremo insieme e che potremo vivere altri
momenti di fraternità. Vi ringrazio per tutto ciò che
avete voluto condividere con me e per tutto l’amore che mi
avete dato.
Ringrazio
te, Signore Dio, per avermi dato la possibilità di vivere
questi dodici giorni intensi,
ricchi di emozioni, di esperienze, di comunione e
servizio, di lavoro, di vita semplice e povera,
di riflessione e condivisione, e di crescita
personale e fiducia reciproca, ma soprattutto di
gioia per te Dio, per l’amore e per la vita.
Grazie
di tutto, fratelli miei, che la giustizia e la pace del
Signore possano essere sempre con noi e che il Signore vi
conceda una vita in pienezza e letizia, vi ricorderò sempre
nella mia vita.
A
tutti voi, buon cammino.
Stefano
Raza
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