Giustizia e Pace si baciano

Fragheto (PU), 10-22 agosto 2003 - Campo di lavoro

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Fragheto, un piccolo paese sulle colline di Pesaro ricco di una storia dolorosa fatta di molti lutti, amarezze, ingiustizie e violenze subite. E’ li infatti che nel 1944 i partigiani attaccano un’ infermeria tedesca uccidendo tutti i soldati nemici ricoveratisi e a cui segue la reazione del comando militare nazi-fascista che manda alcuni reparti a eseguire terribili rappresaglie di cui diventano vittime gli innocenti abitanti di Fragheto e del vicino paese di Calanco. A Fragheto muoiono più di trenta persone e uno degli abitanti perde dieci suoi cari mentre a Calanco ne vengono sterminate altre sessanta. Le perdite subite sono dolorosissime per gli abitanti di questi luoghi e le ferite inflitte al loro cuore restano inguaribili per sempre. Ma le persone di Fragheto, e questo l’abbiamo capito quando ci hanno raccontato la loro storia, hanno saputo accompagnare al loro grande dolore tanta voglia di amare Dio e gli altri e la volontà di vivere e essere felici.

Con queste premesse penso che difficilmente si sarebbe potuto trovare un posto migliore per vivere un campo dal titolo “Giustizia e Pace si Baciano”.

Oggi è molto importante che si parli di giustizia e di pace perché viviamo in una realtà nella quale non si pone rimedio neppure alle ingiustizie più gravi, come il fatto che poche nazioni ricche dispongano di circa l’ottanta per cento delle risorse economiche mondiali complessive e molti Stati poveri possano usufruirne solo del venti per cento, la triste realtà che centomila bambini al giorno muoiono di fame e malattia e l’indifferenza delle società opulente che potrebbero risolvere questo grave problema investendo negli aiuti economici ai popoli bisognosi pochissime delle risorse disponibili ma“preferendo” sprecarle in eccessi di lusso e agiatezza o per la costruzione di armi convenzionali e di sterminio, e che oggi si stanno svolgendo oltre settanta conflitti armati che vedono le popolazioni indifese di questi luoghi subire la barbarie e la prevaricazione di uomini senza scrupoli, bramosi di potere, gloria e ricchezza e privi d’amore.

I religiosi che ci hanno accompagnato in questo cammino di riflessione, Padre Manuel e Fratel Claudio, ci hanno dato molte idee a cui meditare parlandoci dell’insegnamento del profeta Amos che lancia precise accuse contro la violenza, l’odio inteso come “non amore” e comprendente l’indifferenza al prossimo, le ingiustizie. Egli sottolinea gli scandali nei confronti di Dio quali i massacri, le deportazioni, il lusso sfrenato di alcuni ricchi, gli atteggiamenti lussuriosi e perversi di alcune persone, le ingiustizie che possono essere perpetrate nei tribunali, i soprusi che i deboli sono costretti a subire da chiunque possa esercitare un potere coercitivo su di essi, gli abusi che possono ricevere i lavoratori quando trattano il salario e i poveri ogni volta che sono nel bisogno del minimo necessario per continuare a vivere, le ingiustizie nel commercio quando vengono richiesti prezzi iniqui per le merci e i beni, le iniquità verso Dio, il Dio d’amore, ogni volta che invece di farci illuminare dal suo amore preferiamo rifugiarci in altre cose che comunque non ci appagano,ci fanno star male e ci allontanano da lui.

Molto importante è stata l’ora di deserto quotidiana, per riflettere su come dovrebbe essere il nostro rapporto con Dio e con i fratelli, per fare alcuni bilanci sulla propria vita, sul mondo attuale e su come lo si potrebbe migliorare. Per tutti i partecipanti è stata appagante anche l’ora di condivisione durante la quale in gruppi di tre o quattro persone abbiamo condiviso non solo i pensieri meditati durante l’ora di deserto, ma anche i dubbi, le incertezze, le angosce, i dolori della vita e gli interrogativi riguardo a Dio che spesso ci opprimono e ci impediscono di vivere nella pienezza del suo amore.

Esprimo grande apprezzamento per tutti i testimoni che con il loro esempio di vita ci hanno parlato di Dio e del prossimo e del loro manifestarsi a noi. In particolare ringrazio suor Debora e suor Nancy che ci hanno invitato a guarire le ferite interiori perché ci impediscono di vedere il mondo che ci circonda con tranquillità, serenità e gioia e, a priori di ciò che accade, e di manifestare tutto il bene che possiamo fare. Ringrazio di cuore anche le ragazze del Puntogiovane di Riccione Simoma, Maruska e Francesca che nella settimana di ferragosto con molti altri giovani hanno tentato, con ottimi risultati, di evangelizzare per le strade, le spiagge, le discoteche e tutti gli altri luoghi di divertimento e turismo della riviera adriatica invitando le persone giovani e meno giovani a pregare e a sentire che Dio è vicino a loro ottenendo risultati incredibili, per fare qualche esempio, persone che da molti anni non credevano più in Dio lo hanno pregato in strada, altre sono andate a confessarsi in chiesa dopo l’uscita dalla discoteca alle tre, quattro di notte, altre hanno lodato il Signore in spiaggia, e questo significa che Dio è sempre presente dentro tutti noi ma troppe volte le sofferenze e le debolezze ci portano a soffocarlo e a crogiolarci nelle cose negative da cui cerchiamo di fuggire con i divertimenti e subiamo il patire di non poter vivere una vita gioiosa fatta di amore e speranza e tante piccole cose giuste che ci appaghino in ogni momento della giornata e che ci facciano sentire in comunione con Dio e i fratelli.

Ringrazio molto anche per il lavoro quotidiano e per i turni di servizio in cucina perché mi hanno fatto riscoprire una nuova logica fatta di gioia nel condividere la fatica quotidiana, nel servire il prossimo e averne cura e nell’interessarsi completamente a lui.

Ringrazio Padre Manuel e Fratel Claudio per le numerose piste che ci hanno dato per proseguire il campo nella nostra vita quali il cercare di vivere la parola di Dio nella preghiera, nella riflessione, nella quotidianità con tutto il nostro essere, a seguire la missione di evangelizzazione e l’impegno di pace, a portare aiuto a tutti i poveri, nel corpo e nello spirito, con cui possiamo entrare in contatto, all’impegno nelle attività delle nostre parrocchie, alla partecipazione a testimonianze e incontri formativi su temi di pace e giustizia, a ricordare Fragheto e la sua storia, il campo e i fratelli che vi hanno partecipato e a portarli sempre dentro di noi, a cercare la nostra pista personale derivante dalla nostra storia , dalla nostra vita e dalla nostra umanità.

Per me una pista interessante potrebbe essere “cercare di uscire dalle proprie maschere”, cioè superare quei meccanismi di auto-protezione dalle ferite e dal dolore che inneschiamo per evitare il male che potremmo ricevere dagli altri o dagli eventi della vita e che alla fine ci impediscono di vivere serenamente e in pienezza ogni giorno della vita.

In questi dodici giorni ho avuto la possibilità di riflettere non solo riguardo all’insegnamento del profeta Amos ma anche su tanti racconti del vangelo e in particolare  mi ha colpito la parabola delle “nozze regali” del vangelo di Matteo(Mt 22,1-14) e in particolare i versetti dal tre al nove nei quali viene descritto come i servi del re mandati ad invitare i suoi amici al banchetto nuziale del figlio vengono respinti e uccisi perché gli invitati preferiscono curarsi del proprio campo, dei propri affari e di non servire il re in questo momento di gioia. Il re si indigna di fronte a questo comportamento, manda le sue truppe a uccidere quella gente iniqua e i servi a cercare i più poveri, buoni e cattivi, e invitarli al banchetto di nozze.

Mi sono chiesto chi possono essere gli amici che respingono l’invito del Signore e forse essi sono coloro che si mostrano come le persone migliori di questo mondo, quelle che possono vantarsi di godere di posizioni di potere e che possono coercizzare il proprio prossimo ai loro desideri,che possono commettere ingiustizie e torti senza il rischio di essere puniti, che possono disinteressarsi dei fratelli vicini e lontani perché tanto loro stanno bene comunque e, in generale, tutti coloro che possono permettersi di prendere i propri peccati e scagliarli sul loro prossimo, con tanti motivi,più o meno opinabili, o forse solo per il gusto di farlo.

E allora penso che forse l’amore di Dio può essere compreso solo da chi sta ai crocicchi delle strade, dai poveri, dagli emarginati, dai bisognosi e da chiunque nella propria vita abbia toccato il fondo del baratro della sofferenza e abbia iniziato a risalire.

Questo mi ha fatto pensare a come bisognerebbe seguire gli insegnamenti di Gesù e mi sono venute in mente tre frasi del vangelo:

  • “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”- senza dilungarmi tanto, penso che tutti vorremmo per noi stessi il massimo bene e il minimo male.

  • “Ama il prossimo tuo come te stesso” è un passo grande perché comprende la ricerca dell’altro, la sua conoscenza puntigliosa anche nei suoi aspetti più intimi, capacità di comprensione dei suoi problemi e delle sue aspettative, dei suoi bisogni e delle sue debolezze, e cosa più importante il sacrificio personale per la sua felicità. Uno scrittore ha sintetizzato questo comandamento con la frase ”dare la vita per i propri amici”.

  • “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” è un passo assoluto, dobbiamo amare gli altri con tutto il nostro essere, anche se loro ci odiano e ci fanno soffrire e dobbiamo comunque essere capaci di sacrificarci per loro, un’esperienza che probabilmente è realizzabile solo in situazioni molto particolari.

Detto questo vorrei condividere con voi una preghiera:

Ti chiedo perdono Signore

per ogni volta che non sono stato responsabile

e per tutto il male che ho causato

a me stesso e agli altri.

Ti chiedo perdono

per ogni volta che potevo aver cura di qualcuno e non l'ho fatto,

per ogni volta che potevo dare fiducia agli altri

e non l'ho fatto o ho fatto il contrario,

per ogni volta che potevo dare comprensione

e invece mi sono chiuso in me stesso,

per ogni volta che potevo accettare chi mi era vicino

e non l'ho fatto,

per ogni volta che potevo rispettare gli altri

e accrescere la loro autostima e non l'ho fatto,

per ogni volta che potevo dare considerazione agli altri

e non l'ho fatto,

per ogni volta che potevo stimare le opere altrui

e non l'ho fatto,

per ogni volta che potevo rassicurare qualcuno

e non l'ho fatto,

e, in generale, per ogni volta che ho incontrato un povero

e non ho saputo farmi ultimo.

Ti prego Signore di perdonare

e di darmi sempre la forza di perdonare

chi nella vita mi ha fatto del male,

perché capisco che, se l'hanno fatto,

è stato a causa dei loro limiti e delle loro sofferenze.

Ti prego ancora, Signore,

di liberarmi da tutto ciò che mi allontana da te

e di perdonarmi per tutto il male che ho fatto

ogni volta che con il mio agire

ho soffocato il mio spirito.

 

Credo di aver detto tante cose che sono più facili da dire che da fare ma penso che la vita sia una crescita giornaliera e che si possa sempre migliorare e approfondire la conoscenza di Dio, degli altri e del mondo in cui viviamo.

Ricorderò sempre con gioia Angelo e Gianni, membri della Piccola Fraternità di Fragheto dove siamo stati ospitati , per la loro l’allegria , la spontaneità, la semplicità e la fiducia con cui ci hanno accolti e hanno vissuto con noi.

Vorrò sempre tanto bene a Gabriella, una donna rumena, e a suo figlio Alex, che arrivati alla fraternità alcuni giorni dopo l’inizio del campo ci hanno subito dato tanto affetto manifestato con le parole, i gesti e il servizio comunitario.

Non potrò mai dimenticare le persone che ho incontrato in questa bella avventura, i compagni di Viaggio, gli abitanti di Fragheto, le persone della fraternità, i tanti e cari testimoni della fede, Padre Manuel e Fratel Claudio,che ringrazio anche per la disponibilità avuta al confronto personale con tutti noi.

A voi tutti, carissimi amici, auguro una felice vita in Dio e nei fratelli e spero di cuore che potremo restare uniti anche se non saremo insieme e che potremo vivere altri momenti di fraternità. Vi ringrazio per tutto ciò che avete voluto condividere con me e per tutto l’amore che mi avete dato.

Ringrazio te, Signore Dio, per avermi dato la possibilità di vivere questi dodici giorni intensi,  ricchi di emozioni, di esperienze, di comunione e servizio, di lavoro, di vita semplice e povera,  di riflessione e condivisione, e di crescita  personale e fiducia reciproca, ma soprattutto di gioia per te Dio, per l’amore e per la vita.

Grazie di tutto, fratelli miei, che la giustizia e la pace del Signore possano essere sempre con noi e che il Signore vi conceda una vita in pienezza e letizia, vi ricorderò sempre nella mia vita.

A tutti voi, buon cammino.

Stefano Raza

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