Fare causa comune con la gente
Ricordo un bellissimo esempio
del vescovo comboniano Mons.Rino Carlesi, mio predecessore
nella diocesi di Balsas-Brasile. Ci trovavamo insieme a
Città di Messico per partecipare ad un Congresso
Missionario. Lui, molto devoto della Madonna di Guadalupe,
decise un giorno di fare da solo un pellegrinaggio al
Santuario della Madonna. Procedeva a piedi lungo il grande
viale che conduce alla Basilica, quando vide un indio che
lentamente percorreva in ginocchio lo stesso cammino. Era
accompagnato della moglie e portava in braccio il figliolino
ammalato. Certamente "pagava una promessa" per ottenere la
salute del suo bambino.
Mons. Rino rimase commosso e, senza pensarci due volte, si
avvicinò a quell’uomo stanco e sofferente, si mise in
ginocchio accanto a lui e lo accompagnò fin dentro la
Basilica. Quando rientrò in casa, ci accorgemmo che aveva le
ginocchia insanguinate. Questo esempio riassume molto bene
il significato della presenza di Daniele Comboni, attraverso
i suoi figli e figlie, in
America Latina: camminare coi poveri, mantenere il loro
passo per incontrare insieme il Signore, fonte di salvezza e
di liberazione. Fare causa comune con la gente, direbbe
Comboni.
Reciproco
arrichimento
I
Comboniani sono presenti in America Latina dal 1938.
Sono in Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El
Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua e Perù. Attraverso
il loro inserimento nella Chiesa latino-americana il carisma
comboniano ha potuto inculturarsi.
Allo stesso modo, esso, dono per le comunità cristiane di
questo continente, offre loro nuovi stimoli e dinamismi
missionari. Comboni non solo si sentiva chiamato ad
annunciare il Vangelo di Gesù, ma anche a lavorare per il
progresso umano e per l’eliminazione della schiavitù:
evangelizzazione e liberazione. Possiamo dire che il suo
amore a Cristo Redentore e la sua predilezione verso i
poveri neri, si fondevano in una "cristofania"
nell’oppresso. Da essa, come dall’esperienza dell’Esodo,
sorgeva la chiamata ad essere strumento di liberazione del
popolo di Dio identificato da lui nella "infelice Nigrizia",
"primo amore della sua giovenezza". Questa visione di
Comboni incontra terreno fertile in America Latina ove la
contemplazione dell’umanità di Gesù e delle sue scelte di
Buon Pastore si lega alla scelta preferenziale per i poveri,
luogo teologico in cui Dio si rivela e ci chiama ad un
impegno di liberazione (cfr.Puebla 1148-1152).
Apertura universale
Ma, allo stesso tempo, i
Comboniani sentono il dovere di presentare alle Chiese
latino-americane un esempio e un invito insistente
all’apertura oltre ogni frontiera. Nel continente
latino-americano, ove vive la metà dei cattolici del mondo,
la Chiesa deve accogliere con forza il mandato di Gesù di
annunciare il Vangelo a tutti i popoli. Essa non può
chiudersi nei suoi problemi interni o pensare alla missione
"ad gentes" solo dentro i suoi confini. Deve sentire
l’appello alla missione universale. Alla categoria del
povero nel suo significato sociologico, si deve aggiungere
la categoria di chi è doppiamente povero, di chi, oltre che
per l’indigenza materiale, soffre perché non ha ancora
incontrato Cristo, fonte di vita in abbondanza. Comboni
aveva tentato in tutti i modi di orientare l’impulso
umanitario dell’Europa verso l’Africa.
Alla Chiesa della sua epoca, minacciata da errori interni e
persecuzioni esterne, e tentata di chiudersi in difesa,
aveva lanciato l’invito ad incontrare nuovo respiro
nell’apertura ai popoli oppressi dell’Africa Centrale (Postulatum
pro negris Africae Centralis). Comboni invita oggi le Chiese
dell’America Latina a "dare della loro povertà", secondo la
famosa affermazione di Puebla (n.368). Questa affermazione
convoca la Chiesa a offrire qualcosa di originale: il senso
della salvezza e liberazione, la ricchezza della religiosità
popolare, l’esperienza delle comunità ecclesiali di base, il
fiorire dei ministeri, la speranza e l’allegria della
fede...
Caratteristiche della
missione in America latina
Le caratteristiche della
missione in America latina sono state sviluppate, oltre che
dai documenti delle Conferenze dell’Episcopato, dai
Congressi missionari latino-americani (Comla) e nazionali.
Una di esse è la povertà. La missione deve essere da povero
a povero, con lo stile della sobrietà, con la gioia di
condividere con semplicità il proprio cammino di fede e il
poco che si ha, con la fiducia nella forza di Dio e della
sua
Parola più che nei mezzi umani. In questo senso
il missionario non è il grande organizzatore, il
predicatore di successo, il realizzatore di grandi opere. È
piuttosto colui che, contemplando i sentimenti di Cristo
Buon Pastore dal Cuore trafitto, assume su di sé il dolore
dei più poveri e abbandonati per essere strumento dell’unica
liberazione che viene da Cristo. Egli è chiamato a vivere la
missione nella fedeltà a Cristo e al povero fino al
martirio. Il martirio è senz’altro un aspetto importante
della missione in America latina. I missionari Comboniani P.
Luigi Corsini in Messico, P. Marco Vedovato e P. Ezechiele
Ramin in Brasile, hanno assaporato l’amaro calice del
martirio, come espressione radicale di amore missionario.
La missione, come si esprime nel continente
latino-americano, ha una seconda caratteristica: il
rispetto, il dialogo, l’attenzione all’inculturazione (Santo
Domingo, 230). L’esempio più bello ci viene dalla Madonna di
Guadalupe che nel 1531, in un clima di conquista e di
disprezzo della cultura indigena, si è rivelata all’indio
Juan Diego. Essa aveva le fisionomia di una donna indigena,
era vestita come una regina "maia" e parlava la lingua del
popolo. Espresse il desiderio di vivere in mezzo alla gente
come una madre delicata per accompagnare da vicino le
sofferenze del popolo. In questa visione, il missionario non
si preoccupa solo di dare e di portare, ma piuttosto di
scambiare, di condividere cammini diversi e complementari di
fede e di cultura.
Un’ultima caratteristica che desidero ricordare nella
missione a partire dell’America latina è il fatto di essere
espressione di ecclesialità. La Chiesa locale
è soggetto delle missione. Ogni iniziativa di cooperazione
missionaria deve nascere e svilupparsi a partire dalla
Chiesa particolare. È con questo spirito che sono nati in
Brasile ed in altri paesi il progetto "Chiese sorelle" con
il loro flusso di mutuo aiuto tra differenti diocesi del
paese, il progetto "Chiese solidali" basato sull’intercambio
con diocesi o regioni dell’Africa, gli incontri di diocesi
di frontiera...
Ruolo degli Istituti
Missionari
Gli Istituti missionari
scoprono in questo cammino il loro ruolo di essere - come
direbbe Comboni – "le braccia della Chiesa". Se la Chiesa é
come una casa, essi stanno sulla porta, facendo di tutto
perché essa rimanga sempre aperta per accogliere e per
uscire all’incontro dell’altro, promuovendo il reciproco
arricchimento.
Essi animano i cristiani e le comunità perché la vita
battesimale, nei differenti carismi e servizi, sia orientata
verso una generosa sensibilità nei confronti della missione
universale. In questo terreno ecclesiale è stata posta la
pianticella del carisma comboniano, che, con la forza della
incarnazione e dell’inculturazione sta producendo frutti
abbondanti di evangelizzazione e liberazione.
Comboni, che diceva che bisogna "salvare l’Africa con
l’Africa", interceda perché l’America
Latina, il continente della speranza, possa sviluppare
sempre più e sempre meglio la missione "ad gentes", a
partire dalle caratteristiche del suo cammino di fede.
Mons. Gianfranco Masserdotti – MCCJ
Vescovo di
Balsas (Brasile)
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