Disarmare la morte

Liberare la Vita

Catechesi 1 GIM Padova - Gennaio '03

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“Creare Primavera di Pace”, dicevamo…  Sapete come si traduce in inglese? “Desert Spring”!

E’ il nome della futura azione militare in Iraq: primavera nel deserto, un paradosso, come paradossale è questa guerra.

Una guerra il cui unico obiettivo tutti conoscono ma che i potenti sfacciatamente aggirano; una guerra che la stragrande maggioranza degli italiani rifiuta ma che il Parlamento rischia di approvare; una guerra che vuole bloccare il terrorismo ma che già lo sta aumentando. No, personalmente non capisco più nulla. Ho bisogno di un riferimento forte, riprendo in mano Apocalisse.

 Abbiamo fatto un bel percorso, finora, al GIM: abbiamo conosciuto le comunità dell’Asia minore e  la provocazione forte a Laodicea (“non sei né calda né fredda…”). Abbiamo scoperto gli idoli che sono ostacolo alla pace, raffigurati dal dragone, dalla bestia che combatte contro l’Agnello. A Thiene abbiamo incontrato dei punti di riferimento forti per continuare la nostra r…esistenza per la pace.

Facciamo un altro passo avanti, ora: cerchiamo di leggere la storia con gli occhi di Apocalisse, per capirci qualcosa, senza mai più smettere di credere nella vita!

Disarmare la morte, Liberare la Vita

 

Non spaventatevi: la storia è difficile da leggere, proviamo ad entrare piano piano nel testo:

 Vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 

Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: “Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?”. Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo.

 

Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. Uno dei vegliardi mi disse: “Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli”.

Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato.

E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono.   

                  (Ap 5,1-7)

 Con il rotolo, è la storia che si svela. Nemmeno un angelo forte riesce a dischiuderla e interpretarla. E finchè la storia resta chiusa, e incomprensibile, l’unica cosa che ci spetta è il pianto, un pianto senza speranze e alternative. Ma ecco, appare un leone… no, lo vedo meglio, è un Agnello.

 Gesù, vittima tra le vittime, è lui che può leggere la storia per noi; aspettavamo un Dio potente (il Leone) che ci spiegasse per filo e per segno la storia e la prendesse lui tra le sue mani: finalmente al sicuro!

Chi è Dio per te? Cerchi più un Leone o un Agnello?

In che modo un leone vince i drammi della storia? E un agnello?

Invece no, ecco che a leggere la storia insieme a noi è un Agnello, che non è padrone del futuro ma percorre il tempo al nostro passo, anzi, al passo delle vittime. Finalmente non più soli! Vediamo cosa si dischiude del libro della storia: 

Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: «Vieni». Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.

Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: «Vieni». Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada.

 

Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: «Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati».

 

Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.    (Ap 6,1-8)

 

 

Basta, basta! Fermiamoci qui, anzi, era meglio lasciarlo chiuso, questo rotolo.

A cosa serve rivelare la storia, togliere il velo che non ce la fa comprendere, se poi ci vengono descritte di nuovo solo tragedie?! arco, vittoria spada, potere, sgozzarsi, morte, inferno, fame, peste… questo libro ci vomita addosso tutto!

 

Cerchiamo di capire. Sono i famosi quattro cavalieri dell’Apocalisse: Giovanni vuole descriverci i frutti maturi del sistema dell’impero romano, la potenza dell’epoca.

 

-                 Il cavallo bianco rappresenta il conflitto militare internazionale (l’arco era lo strumento di guerra dei Parti, il principale nemico dei Romani). Oggi si dovrebbe scrivere “150mila militari, 4 portaerei a propulsione nucleare, fanteria meccanizzata, carristi, cacciabombardieri F-18 SuperHornet, bombardieri B1, B2 e B52, velivoli d’assalto, uomini di intelligence e amministrazione”  (è il sistema militare dei grandi petrolieri del mondo, in agguato sui pozzi iracheni).

 

-                 Il cavallo rosso è la violenza interna all’impero (“si sgozzavano a vicenda”). Oggi possiamo pensare ai ragazzi di strada, sterminati in azioni di ‘purificazione’ delle nostre città, ma anche alle azioni con mezzi violenti delle nostre polizie o di chi si ribella al sistema.

 

 

-                 Il cavallo verdastro è la morte inflitta dall’uomo sull’uomo. Non è più, la morte, spazio naturale di incontro con quello che sta oltre noi stessi. Non è più spazio di incontro con Dio. La morte che anche oggi ha potere sulla terra si chiama spada, fame, peste, ferocia.

 

 

MA QUESTA MORTE POSSIAMO DISARMARLA!

 

 

Non piangere, non spaventarti: ecco che la storia è stata rivelata, possiamo disarmare la morte dell’impero. Come?

 

Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare vivere coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E gridarono a gran voce:

 

«Fino a quando, Sovrano,
tu che sei santo e verace,
non farai giustizia
e non vendicherai il nostro sangue
sopra gli abitanti della terra?».

 

Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro.   (Ap 6,9-11)

 

Il quinto sigillo è il nostro, se ne abbiamo il coraggio. E’ il sigillo dei testimoni, che in greco si chiamano martiri. Loro non sono morti, continuano a vivere e a gridare.

Ciò che li fa sopravvivere alla morte è la Parola di Dio alla quale hanno dedicato la vita.

Ciò che li fa ancora gridare è la sete di giustizia per tutti: il loro sangue l’hanno versato per tutti gli abitanti della terra e sono inquieti finchè anche il loro sacrificio non genererà liberazione.

 

“Fino a quando?”

 

Ha diritto di chiedere giustizia, quasi fino a tormentare Dio finchè non la concede, solo chi ha donato tutta la sua vita per gli abitanti della terra.

 

 

E tu, fin dove arrivi? Dove ti fermi?

Ti accontenti di vivere con coerenza, in fedeltà alla Parola di Dio? Oppure, come i “testimoni”, vai sempre oltre, preoccupandoti perché ci sia vita per tutti?

Ti sei ormai assuefatto alla situazione

o il grido e la ricerca di alternative ancora ti tengono vivo?

 

 

Sono questi gli uomini e le donne che Dio veste di bianco, persone che brillano agli occhi di Dio e dell’umanità. La veste che Dio offre è segno della dignità umana piena: quando perderete la vostra vita, allora l’avrete incontrata!

 

E così anche Apocalisse ci lascia il suo paradosso: chi vuole fuggire dalla morte, cercando la sicurezza del nostro mondo protetto o pensando solo alla sua piccola vita, in realtà muore, travolto dai nostri cavalieri.

Chi non teme la morte e vuole disarmarla, offrendo la sua vita tutta intera, come l’Agnello, in realtà ha vissuto in pieno e non morirà più.

 

 

Chiudiamo dunque in musica: Samarcanda è una corsa folle dalla parte sbagliata. Il soldato della canzone corre incontro alla morte, probabilmente ha scelto i cavalli dell’impero che Apocalisse vuole smontare.

 

Apocalisse ci suggerisce di usare cavalli di un altro tipo; lo vedremo meglio continuando il cammino GIM, per ora accenniamo ai motivi della nostra speranza:

 

-    piccole comunità di resistenza: si aiutano a vicenda per non entrare nemmeno un po’ nella logica

     dell’impero, e aiutano anche la chiesa ad andare oltre, quando se ne mostra succube

-    preghiera e celebrazione della vita: rendono solida e visibile la speranza

-    studio e conoscenza della Bibbia: è un itinerario di liberazione

 

Quali cavalli scegli? Quali credi che ti possano portare più lontano?

Quali sono per te i cavalli che portano alla vita piena?