La Pace nelle nostre mani

 

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della carovana per 

Osare un tempo nuovo

 

Carovana della Pace 2003 

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In questa pagina riportiamo i comunicati stampa divulgati tappa per tappa turante il viaggio della carovana:

4 settembre

5-7 settembre 

8-11 settembre 12 settembre 13 settembre 14 settembre 15 settembre

Assisi

Napoli

Roma Montesole Marzabotto Barbiana Quarrata Brescia Limone s/G

 

4 settembre - Assisi

Diario

 

4 settembre 2003 inizia la Carovana della Pace 2003 - "Osare un tempo nuovo"

La Carovana della Pace 2003 ha iniziato il suo viaggio da Assisi. Nella città di Francesco ha provato ad "Osare un tempo nuovo" insieme agli amici del Movimento Nonviolento camminando con loro per un tratto della marcia "La nonviolenza è il varco attuale della storia". Con loro riflette su come la nonviolenza sia l'unica risposta possibile per cambiare il corso della storia, seguendo l'esempio di San Francesco che chiamando il lupo fratello ne trasforma l'aggressività in mitezza. E non è un caso che tra le 10 parole che il Movimento ha individuato per descrivere la nonviolenza ritroviamo anche la giustizia, la verità, l'amore e la libertà i 4 pilastri della Pacem in Terris, l'enciclica da cui vorremmo farci guidare nella costruzione di un tempo nuovo.

La seconda parte della giornata in Assisi è dedicata invece all'incontro con la gente ed in particolare con alcune delle numerosissime congregazioni religiose per conoscerle, scambiare qualche opinione presentare le due campagne che proponiamo lungo la strada. La prima proposta è di carattere nazionale e vuole suscitare reazioni di  indignazione e scelte concrete alla gestione inumana del fenomeno immigrazione (vedi documento "Non molesterai il forestiero: un decalogo per aiutare gli immigrati oggi"); la seconda invece è di tipo internazionale e vuole opporsi all'espansione non democratica del Wto a Cancun, verso un sistema internazionale giusto, equo e sostenibile nelle relazioni commerciali, economiche e finanziarie (vedi sito della campagna "Questo mondo non e' in vendita").

Molto bello e spontaneo inoltre l'incontro con il Vescovo, pastore di questa cittadina famosa per essere luogo di incontro tra le religioni e per i cammini di pace. Almeno per quanto riportato dalle cronache.
Ma Assisi è l'inizio del cammino: è il 5 settembre e qui la carovana riceve l'invio nella Porziuncola per la missione popolare. La strada della piccola comunità itinerante di resistenza prosegue ora verso Napoli, inviata a costruire la Vera Pace con l'unica forza della sua povera fragilità.

 

5-7 settembre - Napoli

 Diario

 

Il destino si decide nelle periferie

Con questo spirito la carovana della pace ha voluto inserirsi per tre giorni nei quartieri popolari di Napoli, accolta dalla comunità di recupero per tossicodipendenti “Crescere Insieme”, in pieno quartiere della Sanità.

Nelle periferie sono scese (ed era la rima volta per molti) molte associazioni della città: Manitese, Agorà, il gruppo di pastorale giovanile Shekinah, gli scout…: con loro la carovana  ha incontrato la gente del rione Sanità e dei Quartieri Spagnoli, durante due intensi giorni di sensibilizzazione sulla pace, serate di preghiera o di riflessine sulla profezia della Pacem in Terris, momenti di preghiera, di festa, di celebrazione eucaristica in piazza, di visita alle persone lungo la strada.

Nelle periferie abbiamo tracciato piste di impegno insieme a chi vive a Napoli: la Chiesa Battista, la Scuola di Pace, Giuliana Martirani, Tonino Drago, don Tonino Palmese (testimoni rispettivamente della Difesa Popolare Nonviolenta e della lotta contro tutte le mafie, tramite la rete Libera).

Nelle periferie abbiamo scoperto cosa significa ‘inserzione’, discesa umile e permanente nel cuore della vita della gente, pista privilegiata verso la pace. La comunità Crescere Insieme, le scelte delle Piccole Sorelle di Charles de Foucauld, l’associazione quartieri spagnoli ci hanno insegnato a ripartire dai piccoli, in profondo ascolto, nello stesso stile di Dio che con la creazione ha voluto restringersi per fare spazio alla vita.

La carovana si è inserita anche nel mondo dell’immigrazione, dando tanti volti concreti alla campagna “un decalogo per gli immigrati” che sta sostenendo. La comunità comboniana di Castelvolturno (CE) e la comunità cristiana africana locale hanno accolto i giovani della carovana in un momento intenso di celebrazione e di festa.

Immergersi tra la gente ci ha fatto sperimentare il senso di isolamento, di lontananza delle istituzioni e della chiesa istituzionale, così come della “Napoli bene”. Vengono di conseguenza la rassegnazione, l’impotenza, la necessità di ‘arrangiarsi’ e la fatica di sognare insieme.

La speranza resiste nella scelta di abitare il tempo e i luoghi della gente, stare in mezzo a loro per incontrare e assaporare l’accoglienza, la festa, la vita che ogni giorno ci sorprende e ci supera.

La carovana riparte, ma lascia a Napoli i tanti gruppi inseriti nel cuore delle sfide di questa città pulsante di vita. La nuova comunità in cui p. Alex Zanotelli vivrà continuerà a cercare piste d’azione perché vinca la vita.

8-11 settembre - Roma

Diario

 

La speranza ha tanti volti

L’otto settembre la Carovana della Pace si rimette ancora in viaggio. Arriva a Roma, una nuova realtà in cui immergersi, complessa ed articolata. Per questo decide di dividersi in quattro  gruppi, coinvolti il più possibile in contesti diversi:

  • Immersione tra la gente del quartiere Laurentino 38, un quartiere periferico e degradato dove la Caritas locale, l’associazione Ancora 95 e le Piccole Sorelle di Gesù lavorano con le famiglie ed i più giovani;
  • Incontro con le comunità di rifugiati (sudanesi ed eritrei) nei capannoni  abbandonati dei treni alla stazione Tiburtina. Quasi mille persone conducono un’esistenza priva di prospettive  e servizi essenziali, molti di loro in attesa dello stato di rifugiati politici
  • Visita, dialogo e confronto con numerose associazioni che lavorano nella città di Roma per la pace, la legalità, l’educazione, l’informazione e l’accoglienza di chi è escluso (Casa di accoglienza per ragazze madri gestita dalle suore di San Vicenzo de Paoli nella zona della parrocchia Santa Maria dei Monti, SEPN – settore educazione alla Pace e non violenza della Caritas di Roma- Libera, Misna, Rete di Lilliput);
  •  Incontro con la gente sulle strade attraverso le “ Tende del Vangelo”, luoghi per incontrare, scambiare idee, confrontarsi e distribuire del materiale sull’iniziativa e sulle campagne.

La comunità della carovana ha scelto di ospitarsi in un luogo familiare agli immigrati: l’ACSE (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi), dove passano ogni giorno decine di persone per studiare, ricevere consulenze o usufruire dell’ambulatorio dentistico. La carovana passa a Roma in un momento molto speciale per i Missionari Comboniani, impegnati nel loro Capitolo Generale: missionari da tutto il mondo si stanno interrogando sulle sfide per la missione nel mondo di oggi. I giovani della carovana incontrano i capitolari e presentano un documento in scrittura collettiva rilanciando ai missionari le loro sfide: avere fiducia nei giovani, con il coraggio di dare loro responsabilità, stimolarsi all’impegno e alla radicalità delle scelte cristiane, aprirsi alla missione con scelte chiare di impegno per la pace nella giustizia e con esperienze di comunità il più possibile inserite nelle povertà dei popoli.

Tre serate hanno aiutato la città di Roma ad approfondire e ampliare le vedute: la prima con fr. Arturo Paoli ed i capitolari cmboniani, dal titolo “Quale missione oggi per un Regno di Giustizia e Pace?” , una seconda presso la parrocchia di San Saturnino per riflettere sul messaggio della Pacem in Terris insieme anche a due testimoni eccezionali dal Congo e dall’Uganda ed una terza serata, l’11 settembre, insieme a p. Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti, per pregare contro tutti i terrorismi ed individuare con l’aiuto del Vangelo le strade per “Osare un tempo nuovo”. 

La carovana riparte con la speranza della continuità dopo il cammino fatto insieme ai ragazzi del GIM (Giovani Impegno Missionario) di Roma ed ai tanti che ci hanno accolto e con cui portiamo mattoni diversi allo stesso edificio di Pace.

 

 

La memoria e le radici

È il 12 settembre: la carovana si trasferisce sull’Appennino Emiliano, nei luoghi di una delle più efferate stragi naziste, quella di Montesole-Marzabotto. Negli stessi luoghi risiede la comunità dei monaci e delle monache dossettiani: li interpelliamo per recuperare il ruolo di Giuseppe Dossetti nella storia della nostra Repubblica. Insieme ai pilastri indicati dalla Pacem in Terris, riconosciamo l’importanza essenziale della Costituzione, baluardo civile posto al termine di una guerra, perché nulla si ripeta.

Incontriamo il Dossetti della Costituente e il Dossetti dello scatto di coscienza, nel ’94, nel cuore della sua vita monacale: la sua storia insegna che non possiamo tacere quando la Costituzione e i valori della persona, della democrazia, del lavoro e della pace vengono messi in discussione.

Recuperiamo il senso di politica per Dossetti e l’idea di partito, molto vicini alla logica partecipativa che oggi ci insegna il sud del mondo: non elite rappresentative, ma processi di coinvolgimento di tutti nella corresponsabilità delle scelte; anche questi sono i presupposti della pace.

Parliamo della storia della nostra Repubblica, del pericolo di “nuove incubazioni fasciste” in un luogo segnato dal sangue, in giorni in cui il presidente del consiglio sembra voler cancellare la memoria. Francesco Pirini, sopravvissuto alla strage, ci aiuta a recuperare il dramma di quei giorni.

Ha perso amici e parenti, ha visto gli orrori della follia nazista e per vent’anni non è riuscito a parlarne; dopo tanto tempo finalmente un gruppo di bambini lo ha coinvolto nel grande esercizio di memoria e perdono, che da allora non ha più interrotto. Gli chiediamo cosa significhi per lui perdono e risponde che altrimenti non avrebbe nemmeno senso parlare della violenza, perché non ci sarebbe via d’uscita.

La via d’uscita invece sta nella coscienza dei tanti che non dimenticano e che vogliono ripartire per riscattare il dolore che ha segnato questa terra: di notte, con p. Alex Zanotelli, due monaci di Dossetti e tanti altri amici, la carovana cammina in preghiera e riflessione attraverso i luoghi della strage, scandendo passo passo le parole della poesia “Le querce di Montesole”. Hanno memoria, le querce, e ora di questa memoria fa parte anche il nostro passaggio: una responsabilità in più per il cammino che riparte verso Barbiana.

 

13 settembre- Barbiana - Quarrata

Diario

 

I care

Sabato 13 settembre: il cammino della Carovana incontra un altro grande profeta dei nostri tempi, don Lorenzo Milani. E’ grande l’attesa di incontrarsi con un maestro che dalla periferia della storia ha cambiato il mondo. Al Centro Documentazione di Vicchio, Bruno, insegnante, e Nanni, il falegname di Barbiana, rivivono con il loro racconto la vita e la testimonianza di don Lorenzo, un prete che ha voluto vivere con verità e radicalità il Vangelo di Pace e di Giustizia.

Poi tutti insieme, con alcuni gruppi che ci raggiungono, saliamo per una stradina stretta e ghiaiosa verso il paesino dove il Priore fu “esiliato” nel 54.

La chiesetta è gremita e la presenza di don Lorenzo si respira in ogni angolo, nei volti dei tanti che ne portano in cuore la speranza e la gratitudine, nei lumini accesi per la preghiera, nelle parole dei testimoni.

Ci parlano di lui con emozione gli amici di Calenzano, dove don Lorenzo ha vissuto la sua prima esperienza pastorale e Carlo che con i suoi ragazzi vive a Parma un impegno di famiglia allargata che trova le sue radici nell’esperienza della scuola di Barbiana.

Il silenzio e la commozione sono forti nel piccolo cimitero sotto la chiesetta, quando ci ritroviamo a pregare e a lasciare un piccolo cero, segno della luce che guida la nostra missione.

Scendendo gli amici del Forteto ci aspettano a Vicchio per pranzare insieme e per raccontare come più famiglie alla luce del Vangelo, “vivono controcorrente” attraverso il lavoro di diverse cooperative e la comunione dei beni.

Ma la strada della Carovana non si arresta: nel pomeriggio ci trasferiamo nei pressi di Pistoia, ad Agliana, per la Marcia della Legalità che quest’anno ripercorre i “Diritti degli Altri”, ad iniziare da quelli di tutti i baraccati, dei senza casa, di chi vive al limite. Al telefono da Korogocho Padre Daniele ci racconta della loro marcia in parallelo tra gli slums di Nairobi e ci  ricorda di continuare a lottare insieme prendendo esempio da chi, ogni giorno, ci insegna dal dolore e dalla fame ad andare avanti con coraggio e a resistere.

In un clima familiare, di denuncia e di festa, la marcia approda a Quarrata, dove c’è il tempo per le forti provocazioni, riflessioni ed autocritica di Gianni Minà, Gherardo Colombo, Giancarlo Caselli, Vauro, Beppe Grillo. Per concludersi con le infuocate parole di Gino Strada e p.Alex Zanotelli accompagnato dalla testimonianza di Gino e Monica che hanno vissuto con lui nella discarica.

Siamo in una fase davvero pericolosa della nostra storia, in cui ognuno deve essere pronto ad alzare la testa senza piegarsi di fronte allo strapotere dei grandi oppressori, perché “la nostra patria”, come ci ricorda don Lorenzo, “siano sempre i diseredati e gli oppressi”.

 

14 settembre- Brescia

15 settembre- Limone sul Garda

Diario

 

 La profezia di Daniele Comboni per osare un tempo nuovo

Si è concluso il 15 settembre il cammino della carovana della Pace 2003.

Dopo aver accompagnato a Brescia la partenza di 6 nuove missionarie comboniane per il mondo e per la missione i giovani della carovana si sono raccolti a Limone sul Garda per fare memoria di Daniele Comboni. Proprio nella casa dove è nato il profetico sogno del missionario, i carovanieri hanno potuto ringraziare per l’esperienza fatta e raccoglierne i frutti e le sfide. Sinteticamente hanno voluto tradurre cosa significhi per loro “Osare un tempo nuovo”nel seguente documento:

 

OSARE UN TEMPO NUOVO - Carovana della Pace 2003

Siamo giovani che sentono la responsabilità della pace nelle nostre mani. Ci siamo messi in cammino attraverso l’Italia come Carovana della Pace 2003, insieme ai Missionari Comboniani; a partire dalle provocazioni e dai segni di speranza incontrati scriviamo a tutti i giovani e a coloro che ci hanno accompagnato.

 

Crediamo che ognuno di NOI nella sua quotidianità può e deve osare un tempo nuovo.

Ogni luogo ci chiama alla missione, come singoli e come comunità.

La società civile e la chiesa, popolo di Dio in cammino, devono mettersi al servizio del bene comune iniziando nella marginalità, nelle periferie, con gli immigrati, ovunque c’è abbandono e povertà, contestualizzati nelle sfide globali.

Il nostro impegno comincia da ieri con i profeti che, anche se perseguitati e uccisi, hanno denunciato l’ingiustizia e la povertà. Insieme a loro viviamo nell’oggi e nel domani la fatica di riumanizzare il mondo e riscattare la persona.

 

E’ urgente Osare un Tempo Nuovo:

 

1)      Nell’Ascolto che restituisce la parola ai poveri. Per questo occorre inserirsi e abitare la strada, andando in cerca della gente, soprattutto i più lontani e dimenticati, gli indifferenti o coloro che hanno perso la speranza.

2)      Nella Memoria: della storia dei popoli e di tutti i volti incontrati. Da loro trae vita la spiritualità della nostra resistenza.

3)      Nella Debolezza che salva: siamo coscienti della nostra impotenza e fragilità; per questo scegliamo di incontrare l’altro in uno stile umile, paziente, che lascia spazio alla nonviolenza e tenerezza di Dio.

4)      Nella Speranza che Dio abita la storia: ricerchiamo i segni di vita nascosti tra i piccoli che attendono la liberazione, certi che il bene vince sempre sul male.

5)      Nella Politica, che è per tutti e non per pochi: mossi dall’indignazione etica, vogliamo risvegliare ogni piccola comunità cristiana alla partecipazione politica e creare rete tra tutte le realtà locali impegnate nel costruire pace e giustizia. Sentiamo l’importanza di interpellare continuamente la chiesa e le istituzioni pubbliche perché diano voce al popolo di Dio e alla società civile.

6)      Nella Responsabilità dei giovani: in un percorso di informazione alternativa, di denuncia e di proposta si impegnano in azioni coinvolgenti nel contesto locale e in questo modo si sentono protagonisti nella costruzione di un mondo diverso possibile.

 

Le tante rinascite che abbiamo toccato con mano alimentano in modo forte la nostra speranza in un cambiamento necessario anche per le realtà più ai margini.

Nessuno può più tacere e nemmeno interrompere il cammino perché troppa è la responsabilità di cui siamo investiti dalle ferite ancora aperte negli uomini e nella nostra storia.

 

 

I giovani della Carovana della Pace