Il nostro tema di oggi è molto
provocatorio e pauroso:
Testimoniare
fino al sangue.
Che roba?! Poi il testo
proposto è un po forte
Lettura:
«Apparve una moltitudine immensa
di ogni
nazione, razza, popoli e lingua
»
Ciò dimostra chiaramente lidentità di un Dio che vogliamo seguire
o che stiamo seguendo o che stiamo cercando come seguirlo. È un
Dio, possiamo dire, della globalizzazione? È un Dio che non
esclude nessuno. Dio che nessuno è in grado di misurare il suo
amore. Ecco chi ama così, non può evitare il martirio. Perché
luomo è abituato a misurare il proprio amore. Come siamo abituati
a dire : Amore mio ad A e non a B. Nellamore di Dio
invece, non cè amore mio solo ad A né solo a B. Il suo amore è
indirizzato agli entrambi. Questo modo di amare, dà fastidio
alluomo: o a me o niente
ti uccido o mi uccido. Non esiste per
Dio lesclusione. Prolungare nella storia dellumanità questo genere damore,
include il dovere di essere martirizzato. Gesù stesso ci ha detto:
Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi
Gv 15,
20. Il Vangelo, non è un rifugio ma linsicurezza umana. Qui,
non si tratta di avere meno o più martiri nella parrocchia propria
come pensano alcune persone. Il martirio non è un dato di
concorrenza o di competizione. Ma conseguenza di una testimonianza
pura della presenza di Dio nella propria vita. Ciò deve
interpellarci. Interpellare la coscienza cristiana. Tutti siamo
chiamati alla salvezza e alladorazione dun Dio che ci vuole bene
così come siamo con i nostri limiti, debolezze, fatiche, e
qualità. Non si basa sui nostri colori, dimensioni
per amarci. Si
dice: è biondo/a quindi lo/a voglio bene. Dio non ha bisogna del
nostro trucco per volerci bene. Che sia con trucco o senza trucco,
che sia grande o corto, che sia marrone o giallo, che sia femmina
o maschio, ci vuole bene lo stesso. Ciò, è una salvezza grande e
gratuito.
«Portavano palme nelle loro mani»:
è la
raccolta, portavano il frutto della loro vita. È il momento della
resa dei conti del loro vissuto, frutto della loro perseveranza.
Ciò, ci può ricordare la parabola dove un padrone, prima di
viaggiare, diede ai suoi servi ciascuno secondo la propria
capacità, i talenti e partì. Dopo molto tempo, il padrone di quei
servi tornò, e volle regolare i conti con loro. E lì, ciascuno
portava nelle mani il frutto della propria gestione. Mt 25,
14-30. E così, stiamo portando ora nelle nostre mani la
responsabilità della nostra vita affidata a noi da Dio a prenderne
cura insieme a lui. E verrà il giorno in cui saremo chiamati anche
noi a presentare al padrone le nostre palme. La
salvezza è là, ma si deve cercarla, desiderarla, cioè non cade
come la manna nel deserto. Ciò chiede limpegno quotidiano al
livello personale. La propria relazione con Dio. La propria
relazione con gli altri come conseguenza di quella con Dio.
«Gridavano con gran voce»:
non
è il grido di lamento, ma il grido di gioia. Un grido dopo tanti
tempi di sofferenza, di tortura, di tribolazione, di dolore,
dincomprensione
un grido davvero esperimentato nella vita
concreta. Un grido di superamento e di successo. Un grido di dopo
soffocamenti, grido di vittoria. È un grido che significa:
Ah!
finalmente! Come non manifestare la gioia alluscita dal
carcere o dallostaggio, un momento di disgrazia, di
disperazione?! Dopo un momento tenebroso, dopo tunnel. Penso che
piccolo o grande, abbiamo esperimentato quel momento. Se non
ancora, verrà solo per assaggiare comè buono un momento così! Chi
può augurarsi rimanere (tutta la vita) sotto tunnel? Si dice che
dopo la pioggia, c è sempre il buon tempo, e fa esplodere di
gioia. Vi ricordate il lebbroso che dopo la sua guarigione Gesù
lo rimandò dai sacerdoti dicendogli di non dire niente a nessuno
però allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto:
Mc1,44-45. Levangelista non ha indicato quanto tempo ha
passato con la lebbra. Non si può bloccare una gioia così grande,
perché è, gioia di risurrezione per chi ha vissuto quel momento di
morte. Il
testo dice che gridavano con gran voce, riconoscendo che se non
fosse lintervento di Dio, non ce l'avrebbero fatto. Riconoscono
che laccaduto, non è lopera umana ma la potenza di Dio Vivente
nella loro vita. Quante volte nella nostra vita dopo il
superamento di tante agitazioni e preoccupazioni riconosciamo che
quello è il frutto dellamore di Dio, il frutto del suo intervento
nella nostra vita. A volte, davanti alcune situazioni ci sentiamo
nellincapacità di sorpassare quel momento: non ce la
faccio(più) chi non ha mai detto questa parola? Eppure
dopo, ci rendiamo conto che ce labbiamo fatta. E la frase
diventa: ce lho fatta! (laureato, esame, ricerca di lavoro,
malattie, malintesa
).
«Lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza, forza
al nostro Dio»,
questo è il contenuto del loro grido. Il significato vero e
profondo del loro grido è che si esaltano del fatto che sono
riusciti a dare testimonianza a quellamore di Dio (senza
esclusione) attraverso la loro esperienza, cioè la loro vita. Ecco
il perché del loro martirio. Il martirio in sé è la conseguenza
dellamore, di un amore vero. Perciò, il martirio non è una roba
da cercare, ma accade perché hai voluto soltanto prolungare nella
storia dellumanità il volto dellamore di Dio che Gesù è stato il
primo a portarcelo.
«Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono? »,
forse avvolte chiediamo anche per curiosità: chi sono questi
davanti ad un gruppo, o forse abbiamo sentito già queste genere di
domande. È una domanda che fa vedere come nella storia c'è gente
che sa vivere contro corrente. Qui
la risposta è nella linea della salvezza che deriva dalla forza di
testimoniare la presenza di Dio nella propria vita. Come
diceva Gesù: Chi mi riconosce davanti agli uomini, anchio lo
riconoscerò davanti al Padre mio Mc, 8,34-38. Qui è
proprio il momento in cui Gesù riconosce i suoi veri discepoli.
Ciò è il frutto della perseveranza. Sono passati dalla
tribolazione i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori. Non
hanno cercato il martirio ma hanno testimoniato il Figlio di Dio.
Martiria in greco significa testimonianza. Il
testo quindi, ridà la vita, la vita di risurrezione della realtà
delluomo, della donna. Tanta gente vive molto forte nella nostra
storia, una esperienza di morte e di peccato. Il testo interviene
per svegliarci, richiamarci di rivedere lo stilo di vita in qui
viviamo. È uno stilo di morte? È uno stilo di vita? Comunque
ciascuno sa come sta vivendo la propria vita di oggi. E quale sarà
la conseguenza di (questo) sua palma?! È un
testo che vuole spingerci nel cammino di fede. E quindi ognuno
deve esperimentare nella propria vita questo cammino per scoprire
i segni della salvezza, i segni di risurrezione e scoprire come
Dio si sta portando avanti. Di fronte alla sofferenza, di fronte
allincomprensione, di fronte alla fragilità
stiamo passando la
tribolazione. Come assumiamo allora questi momenti? Se li viviamo
nellamore, ci stiamo lavando le nostre vesti nel sangue. Grande
tribolazione mostra una situazione di debolezza che fa vacillare
la fede, la vita.
«Hanno lavato le loro vesti
col sangue»,
io
non ho mai visto il sangue che lava, siamo abituati a vedere solo
il sangue che sporca. È strano questo sangue che non sporca ma
lava, rende candida il vestito. Ciò ci può ricordare la
resurrezione di Gesù: le bende per terra, e il sudario, che gli
era stato posto sul capo,
era piegato in un luogo a parte" Gv.
20,6-7. Ciò ci fa vedere il cambiamento radicale e totale che
avviene dopo una sofferenza assunta ed accettata. Le bende e il
sudario con cui hanno circondato il corpo di Gesù erano
sicuramente sporchi, e pieni di sangue, non vi sembra? Ora non
sono più sporchi ne disordinati, ma puliti e piegati. Chi sarebbe
andato a prenderli e poter lavarli? Ed in qual momento? Boh! Io
credo che stiamo aspirando veramente a un mistero molto grande.
Una ricchezza non misurabile è proprio la bontà di Dio. E chi
prende coscienza di questa ricchezza non può non testimoniarla con
la propria vita in qualsiasi momento e a tutti i costi. Ecco, la
forza del martirio che nasce dalla consapevolezza di essere
amato/a e perdonato/a da un cuore e da forza umile, silenziose.
Una forza non arrogante né aggressiva per rivendicare la propria
sicurezza. Non è una forza potenza apparentemente fisica armata
fino ai denti. Ma è una forza che non ha "il prosciutto
sull'occhio". Una forza che non ha vergogna di mostrare la propria
identità di figli di Dio. È una forza che non ha vergogna di
mostrarsi debole fisicamente e testimoniare fino in fondo davanti
agli uomini il suo obiettivo: "amare Dio ed amare senza frontiera
e senza distinzione". E contro tutte le forme di discriminazione
possibile. Purtroppo queste genere di amore dà fastidio a chi è
abituato a canalizzare il proprio amore. Ciò causa allora
l'omicidio, ecco il perché succede il martirio. Un cristiano/a,
deve avere il coraggio e la forza di mostrare il volto di Cristo
agli uomini e alle donne del suo tempo, allora saremo chiamati e
in grado di avere le nostri vesti bianche. Ecco
il perché tutti questi popoli hanno i vestiti bianchi. Loro sono
passati per tribolazione senza vergognarsi di testimoniare Gesù e
la loro fede nella loro quotidianità, a scuola, quartieri, casa,
uffici, fabbriche
.Luomo è unico, non è basta la messa funerale
in chiesa dopo la morte. Questo può essere per noi una sfida.
Pensiamoci e chiediamoci. Come è la mia vissuta quotidiana?
«Hanno
lavato le loro vesti
col sangue
per questo stanno davanti al trono di Dio
»
qui
c'è qualcosa di molto importante da segnalare. Gesù dirà: "Il
Padre mi ama; perché io offro la mia vita
"
Gv.10. 17-18. Entrambi le frasi mostrano una grandissima
libertà e disponibilità al riguardo di Dio che ci ha creato. Dio è
certo Maestro della vita, ma lascia a noi la libertà di esserne
padrone. Libertà di scelta(orientare la propria vita). Cioè
abbiamo la responsabilità di offrire o di non offrire
E da qui, la
risposta che dobbiamo dare alla persona di Cristo non può restare
senza contenuto, ci deve trasformare in una persona nuova, è
automatico. Ciò significa imparare ad assumere le tribolazioni
quotidiane, le incomprensioni, liberarsi dai pregiudizi, il modo
di gestirci al di dentro e al di fuori., andare contro corrente,
senza usare la logica di : come tutti fanno così, come tutti
comprano così
affrontare le situazioni difficile, malattia
,solitudine
Non
chiediamo al Cristo di toglierci la croce ma di darci la forza di
portarla se ci accadono. Così la nostra vita diventi simile a
quella di Cristo. Di darci spalle forti per portare le
tribolazioni con dignità e non con rassegnazione passiva, non solo
con pazienza, ma con dignità, (V16-17) ed allora arriverà
il tempo della pienezza della pace, della tranquillità, ed ogni
lacrima versata a causa di Dio non rimarrà senza ricompensa, non
rimarrà dimenticata. Lui stesso tergerà, lacrime dagli occhi,
lacrime dal cuore, lacrime dal corpo.
Grazie della vostra pazienza
buona meditazione.
Che
lo Spirito vi accompagni!
Soloumta Israel
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"Il martirio non si cerca accade perchè hai voluto prolungare nella storia il
volto dell'amore di Dio", la vita di
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missionario comboniano in Brasile lo testimonia
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