Perdono: nome
cristiano della nonviolenza
In Geremia 31,34 il perdono è garanzia dell'Alleanza: "tutti mi
riconosceranno perché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più
i loro peccati"
In Luca 7,48 è forza dell'amore: "i suoi molti peccati le sono
perdonati perché ha molto amato"
In Matteo 5,5.7.9 è beatitudine profonda e dinamica:: "Beati i miti
perché erediteranno la terra
Beati i misericordiosi perché troveranno
misericordia
Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli
di Dio
In Matteo 5, 38-48 è un nuovo stile di vita: "porgere l'altra
guancia", "amare il nostro nemico"
In Matteo 18, 21-22 è capovolgimento di ogni criterio umano:
"perdonare" settanta volte sette
In Giacomo 3,13 è sapienza operante: "Chi è sapiente e maestro tra
voi? Mostri le sue opere fatte nella mansuetudine propria della sapienza e
frutto di una condotta genuina".
Perdono è la parola cristiana che indica la nonviolenza, l'azione
nonviolenta per un'esistenza conviviale, la totalità della pace. Perdono
è gesto gratuito, moltiplicazione del dono, etica del volto, canto e
profezia di una novità globale. Perdono -osservava il papa nel Messaggio
del 1 gennaio 2002- è "pienezza di giustizia",
"risanamento in profondità delle ferite", "progetto di una
società futura più giusta e solidale". Esso richiede sia una
"pedagogia" che una "politica". Mira a un nuovo ordine
dei rapporti umani.
Le espressioni forti e paradossali del Vangelo sul perdono non significano
passività, non teorizzano pratiche rinunciatarie, come a volte viene
superficialmente inteso. Fondano un progetto rivoluzionario. Suscitano il
realismo dell'utopia anzi il realismo dell' "eutopia" (del sogno
diurno di un luogo fraterno che salva). Le frasi evangeliche invitano a
superare "la cultura del nemico", a non adottare i suoi mezzi
violenti, a non rispondere in modo uguale e contrario aggravando il
vortice devastante della violenza. Contemporaneamente, indicano l'urgenza
di affermare una novità radicale, di proporre un'alternativa di civiltà,
di attivare il coraggio della nonviolenza come forza di cambiamento, come
capacità di gestire i conflitti in modo positivo, di trasformare il
negativo in energia vitale, in sovrabbondanza di vita
"per-donata" e "ri-creata".
E' quanto è maturato e sta affermandosi nelle esperienze sudafricane o
latinoamericane basate sul criterio della "riconciliazione nella
verità e nella giustizia". Ne testimoniano il valore sia Desmond
Tutu che Rigoberta Menchù. L' "ubuntu" sudafricano afferma la
pratica dell'interdipendenza per una crescita comune in umanità. Il
"nunca mas" sudamericano richiama alla mente la purificazione
della memoria ecclesiale, i solenni "mai più" del papa
proclamati al mondo il 12 marzo 2000:
"mai più offese verso qualsiasi popolo; mai più ricorsi alla logica
della violenza; mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni,
disprezzo dei poveri e degli ultimi; mai più contraddizioni alla carità
nel servizio della verità; mai più gesti contro la comunione della
chiesa."
Signore, a te e agli impoveriti del mondo chiediamo perdono per le nostre
complicità con la religione del profitto e della violenza, con il
fondamentalismo del mercato e dell'ingiustizia, con i meccanismi che
producono ogni giorno circa 30.000 morti per fame e malattie e che
scatenano le guerre.
Converti le religioni a una fede sobria e intensa. Rendi credibili i
credenti.
Convertici alla tua Parola. Converti la tua Chiesa alla diaconia della
pace.
Converti l'economia. Converti la politica . Converti la cultura. Converti
ogni persona.
Convertici alla rivoluzione del perdono. Convertici alla
"follia" e alla "stoltezza" della tua Parola. Non
lasciarci schiacciare dal peso delle nostre mancanze. Non farci travolgere
dalla disperazione per i mali dell'umanità. Allontana da noi ogni forma
di rassegnazione.
Infondici la tua grazia, il nostro principio speranza, la nostra energia
profonda. Dacci il coraggio del vangelo e il vangelo del coraggio. Suscita
in noi la forza di abbattere i muri delle separazioni, di realizzare nuovi
stili di vita, di tessere trame colorate di tenerezza.
Signore che ti sei svuotato della tua onnipotenza per diventare bambino
indifeso e uomo crocifisso, aiutaci a ironizzare sulla nostra
autosufficienza. Ad acquisire la coscienza del nostro limite e a intendere
il limite come risorsa. Tu rovesci i modelli tradizionali di grandezza e
di potenza. Donaci la forza della amore che crea nuovi rapporti umani, che
cambia la vita. Dacci la forza di prenderci cura di chi soffre e di
prenderci a cuore la sofferta e fragile bellezza del mondo. Aiutaci a
leggere nel volto dell'altro il riflesso della gloria di Cristo e lo
splendore della Trinità.
Rendici operatori di pace pronti a farci operare, a lasciarci plasmare
dalla tua pace. Insegnaci ad accompagnare la nostra indignazione per le
ingiustizie e la nostra rabbia per le violenze alla mitezza operante
fiduciosa nelle possibilità di rinnovarci e di rinnovare. Nel vivo delle
nostre attività, insegnaci ad abbandonarci al fresco fiume della tua
amante presenza. Nel donarci, insegnaci ad accogliere il dono. Ad
accoglierti come nostra pace
Aiutaci a contemplare la tua pace bambina, delicata e forte, crocifissa e
risorta, piena di grazia e di immenso stupore. Che la Pasqua, festa dei
macigni rotolati, liberi le nostre energie vitali nel cammino trinitario
della pace, della giustizia e del perdono. Infondici la tua potenza
conviviale. Alimenta la speranza che squarcia il sepolcro, annuncia la
pace del risorto, vibra nel fuoco della Pentecoste e pulsa nelle vene del
nostro quotidiano fraterno camminare.
Sergio Paronetto (Pax Christi)
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