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Gli inizi
La campagna “W Nairobi W!” nasce a marzo 2004, quando a
Nairobi vengono ufficializzati gli ordini di sgombero per più di
300.000 persone e vengono abbattute le prime baracche.
Il Kutoka Parish Network sollecita la mobilitazione locale ed
internazionale, che trova appoggio in International Alliance of
Inhabitants (IAI,
www.habitants.org/IAI/ ), Missionari Comboniani (www.giovaniemissione.it
), Rete dei Comuni Solidali (200 municipi italiani), Comune di
Roma, Comune di Padova e Unione Province Italiane (104 province).
Una prima vittoria
In poco tempo più di 10.000 e-mail da varie parti del mondo
giungono al governo del Kenya, al sindaco di Nairobi, alla
Commissione Europea, alla Banca Europea degli Investimenti, a
UN-Habitat per denunciare gli sgomberi forzosi privi di
alternative per gli abitanti.
Grazie a questa iniziativa, le demolizioni e gli sfratti forzati
si interrompono. E’ una prima vittoria, segno che la
pressione internazionale è presa molto in considerazione da parte
del Kenya.
La situazione dei baraccati resta comunque pendente: il governo ha
solo sospeso le operazioni e non si pronuncia riguardo al futuro.
La gente vive ancora nella precarietà e le condizioni abitative
dei 199 slums di Nairobi sono drammatiche.
La seconda fase
La campagna quindi continua e sceglie una seconda fase di azione,
più propositiva: collegare la questione del debito a politiche
abitative dignitose. Si tratta di oltre 10 miliardi di dollari
che il Kenya deve a finanziatori locali e internazionali.
Questa fase si concretizza:
in
Italia attraverso:
-
l’invio di 150.000 cartoline al Ministero del Tesoro
italiano e alla Segreteria generale della CEI;
-
la collaborazione con la Fondazione Giustizia e
Solidarietà;
-
decine di incontri nelle principali città italiane;
-
la firma di un Protocollo d’Intesa con la Provincia di
Venezia;
-
la produzione di una mostra fotografica, un libro, DVD e
videocassetta sulle baraccopoli di Nairobi;
-
la presenza della campagna nei principali media italiani
(stampa, web e televisioni)
in
Kenya attraverso:
-
decine di incontri nella città di Nairobi (ambasciate,
UN-Habitat, ONG, comunità di base…);
-
mobilitazioni di base nelle principali baraccopoli;
-
promozione di un processo di crescita di leadership locali;
-
incontri specifici sul tema “Debito vs politiche abitative”
al Tangaza College (università cattolica interafricana) e all'Italian
Cultural Center;
-
la produzione di un paper sul debito del Kenya insieme a
Kenya Debt Relief Network;
-
lo sviluppo di iniziative comuni con AEFJN (Africa-Europe
Faith and Justice Network) e AMECEA (Conferenza Episcopale
dell’Africa dell’Est), che si specifica nella stesura da parte dei
vescovi del Kenya di una lettera pastorale sulle tematiche del
debito e della sicurezza abitativa;
-
la presenza della campagna nei principali network keniani.
Durante questa fase si sviluppano contatti locali ed
internazionali attraverso la partecipazione dei membri della
campagna:
-
alla Carovana italiana della Pace;
-
al Forum Mondiale Urbano (Barcellona)
-
al Forum Sociale delle Americhe (Ecuador)
-
al Forum Sociale Europeo (Londra)
-
al Forum Sociale Mondiale (Porto Alegre)
La
terza fase
Da una fase di mobilitazione popolare si passa al dialogo
diretto con i governi di Italia e Kenya.
Il coordinamento incontra il Ministero degli Affari Esteri
italiano; il dialogo si fa più intenso e diretto.
Su questo piano si pongono le sfide principali dei prossimi mesi:
-
Vogliamo fare pressione per la totale conversione
del debito Italia-Kenya
-
Lavorare per la costituzione di un fondo misto (in
modo da avere più potere contrattuale verso un comitato di
gestione del fondo e del progetto di riurbanizzazione)
-
Rafforzare la coscientizzazione e partecipazione
popolare (in Kenya e Italia)
-
Richiedere che l’upgrading avvenga in via sperimentale, con
concessione della terra, su uno o due slums
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