LA CONOSCENZA DEI MISTERI DI DIO
di Ernesto Balducci
(tratto dal libro L'uomo planetario)
Mi domando spesso come
possiamo parlare di Dio ai piccoli. I piccoli
non sono i bambini, sono gli inermi, coloro che non hanno
nulla né del potere, né del sapere, né della ricchezza.
Abbiamo
appreso Dio nelle scuole specializzate. Abbiamo studiato nei
Seminari, nelle Università Teologiche, abbiamo titoli di studio. E
chi ci ascolta? Gli intelligenti come noi, quelli che si ritrovano
dalla stessa parte, sulla stessa sponda. Dall'altra parte ci sono
quelli a cui Dio ha rivelato il Regno.
Dove sono? Dove li
troviamo?
Non è forse vero che la
conoscenza del Dio di Gesù Cristo è estesa in proporzione diretta
alla sociologia della ricchezza?
La gente che va in
chiesa è prevalentemente quella agiata, borghese; i
poveri non ci
vanno quasi più specie se hanno avuto coscienza dei loro diritti e
delle ingiustizie subite. E così, chi è che apprende la dottrina
cristiana? I figli delle famiglie per bene. Ma
i piccoli dove
sono? Ecco un grave problema che corrisponde al fatto storico
di quella che un tempo veniva chiamata l'apostasia delle masse
dalla Chiesa, e che oggi più giustamente chiamiamo apostasia della
Chiesa dai piccoli.
Finché i piccoli
saranno esclusi dalla Chiesa, è chiaro che è in pericolo la
conoscenza di Dio. Non è in pericolo solo la carità, è in pericolo
la conoscenza di Dio... Coloro con cui Gesù polemizzava parlavano
sempre di Dio ma non conoscevano i misteri del Regno. I misteri
del Regno riguardano il futuro del mondo, secondo il disegno di
Dio. E il futuro del mondo è il futuro messianico che si realizza
contro la legge della carne. Convertirsi vuol dire per noi
addossarci con tutta la sincerità il peso degli esclusi, degli
ultimi: modellare in noi una intelligenza, una coscienza che
sia solidale con loro.
Per sviluppare queste
idee, che sono alla base di una nuova lettura della
Parola di Dio,
vorrei rivolgermi ad alcuni di voi che hanno più vivo il problema
della fede, che si dibattono nelle incertezze. La fede non è una
certezza obiettiva, assoluta, nella quale non c'è che da andare
avanti. La fede è sempre ricerca: il dubbio è un suo momento
necessario. Una fede che non conosce dubbi è già corrotta. Questa
via di conoscenza non è intellettualistica, è per tutti noi. Ma,
naturalmente, quello che dico vale soprattutto per chi si pone
insistentemente i problemi della fede secondo il vizio dovuto alle
nostre scuole e ai nostri catechismi, cioè secondo un'impostazione
intellettualistica. Ma ci sarà davvero l'aldilà? Ma ci sarà la
resurrezione? E l'inferno? La Trinità che senso ha? Simili
interrogativi nascono fatalmente ai margini della memoria
catechistica.
Per affrontarli seriamente dobbiamo porci un
problema preliminare. La vera conoscenza dei misteri di Dio
passa attraverso la via dell'umiltà, cioè attraverso la
partecipazione alla tribolazione degli umili, attraverso il
rifiuto della via degli "intelligenti" e degli "onesti".
Per poter entrare nella
conoscenza del mistero di Dio vale più una reale,
pratica partecipazione
alla tribolazione degli esclusi che non anni di studio teologico.
Se voi passate un'ora sola ad addossarvi la disperazione di un
disperato, voi siete già entrati nel mistero di Dio, la cui
conoscenza non è di tipo concettuale, ma vitale. I veri
preamboli della fede non sono di tipo intellettuale, come
insegnavano a me. I preamboli erano questi: che Dio esiste, che
l'uomo è libero (c'è il libero arbitrio) e che l'anima è
immortale. Partendo da essi si arriva a dimostrare che Cristo è
Dio. È una via intellettualistica maliziosa, perché evidentemente
vi sono uomini semplici che non possono sapere che cos'è
l'induzione e la deduzione. Chi possiede questi strumenti logici
si accaparra perfino la conoscenza di Dio. Non è questa la via
evangelica.
La via evangelica è quella della partecipazione
alla sofferenza degli umili. Il
passare del tempo con la gente
tribolata è conoscenza di Dio. Capire che in questo mondo le
persone più delicate, più pure, sono le più perseguitate, le più
reiette, e i mascalzoni hanno successo, è un primo passo, il primo
preambolo per conoscere Dio.
Mi premeva illustrare
questa prassi di conoscenza di Dio soprattutto a chi si dibatte
con più sofferenza dentro la crisi del dubbio. La crisi del dubbio
potrebbe essere un dono del Signore: potrebbe essere il passaggio
da un certo modo - intellettualistico, nozionistico, astratto e,
tutto sommato, complice dei poteri di questo mondo - a un nuovo
modo di essere cristiani. Perfino l'ateismo potrebbe essere una
notte oscura attraverso cui si passa per una diversa conoscenza di
Dio.
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