5a Stazione Lettera Aperta ai Vescovi  

 

Lettera aperta alla Conferenza Episcopale Italiana

letta da Albino Bizzotto alla fine della manifestazione

 

 

Sono desolato di dovermi ricordare e ricordare a ciascuno di voi che, con la croce, Gesù fa riferimento al mezzo con cui l'Impero romano condannava coloro che considerava rivoluzionari. Il primo appello di Gesù nel Vangelo è quello dell'amore di Dio e del prossimo. Ma quando chiarisce questo comandamento richiamandosi specificamente alla croce, ho paura di preferire, come la maggior parte di voi, di pensare in termini astratti e non nel contesto storico in cui il Cristo è vissuto ed è morto. Il riferimento di Gesù alla croce era un appello ad amare Dio e il prossimo in un modo così diretto che le autorità potevano vederlo solo come sovversivo e rivoluzionario. "Prendere la propria croce," "perdere la propria vita," significa essere pronti a morire nelle mani dell'autorità politica per la verità del Vangelo, per quell'amore di Dio in cui noi siamo uno.

Cari fratelli Vescovi,

Queste parole, pronunciate dal vostro confratello Raymond Hunthousen e risuonate ancora nel 1981 nelle comunità ecclesiali della diocesi di Seattle, mantengono per noi intatta la forza della profezia e il richiamo alla concretezza storica della nostra responsabilità, proprio in rapporto a Cristo e Cristo crocifisso.

Siamo al termine anche quest'anno di un'esperienza che con il percorso della Via Crucis abbiamo vissuto, non ripetuto.

E siamo qui davanti a questa base militare di Aviano non solo a riflettere, ma anche a impegnarci. Sentiamo forte in noi lo stridore nei fatti tra il progetto del Signore - che si ostina a sollecitarci a costruire la grande famiglia umana con il dialogo, affrontando i conflitti con la nonviolenza attiva, proponendo la felicità come stile di vita e realizzando la giustizia con il perdono e la piena solidarietà - e la realtà che questa base rappresenta. Non stiamo riferendoci solo agli strumenti di terrore e di morte presenti in questa base, che anche logisticamente continua ad allargarsi invece che diminuire, ma anche agli eventi collegati ad essa.

Il Crocifisso ci richiama a un amore senza limiti e senza confini e per questo ci aiuta a fare verità.
Saremmo tentati di chiedere con forza, maggiore coerenza e trasparenza ai responsabili politici e di rivolgerci a voi con maggiore attenzione e delicatezza. Ma sono proprio questo atteggiamento e questo linguaggio diplomatico che inquinano i rapporti nella Chiesa (ci sono tanti mugugni e mormorazioni alla base) e impediscono una vera comunione.

Altre volte ci siamo rivolti a voi con grande fiducia e confidenza perché sui grandi problemi della pace aveste da illuminare e incoraggiare tutta la comunità ecclesiale, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta.
In questo momento abbiamo molti motivi in più per riproporre la richiesta, sempre con grande fiducia e attesa, grande amore per le vostre persone e per le comunità cristiane, ma proprio per questo con grande sincerità.

Siamo disposti anche ad accogliere ogni vostro richiamo, anche disciplinare se necessario, ma dopo una verifica se quanto esprimiamo costituisca vero problema per tutta la Chiesa.
Stiamo avvertendo che il fermento che sta scuotendo l'intera società riguarda pure la Chiesa e le modalità con cui si pone anche come struttura.
Qualcuno all'interno della Chiesa ha perso la fiducia in voi e preferisce parlare della "politica" della Conferenza Episcopale. Noi non rinunciamo ad essere "in comunione" con voi.

Non facciamo problema di singoli vescovi (anche se a volte alcuni, che fanno opinione pubblica, mettono in difficoltà e portano divisione nelle comunità ecclesiali), ma proprio di collegialità.
Con sincerità dobbiamo dirvi che siamo scandalizzati dal vostro silenzio sui problemi che oggi sono alla base delle ingiustizie e delle sofferenze della maggior parte dell'umanità.

In particolare dopo l'11 settembre 2001:

  • abbiamo sofferto l'isolamento in cui è stato messo il Papa nelle sue parole e nei suoi gesti;

  • non abbiamo trovato nelle parole e nelle indicazioni autorevoli di alcuni di voi il riferimento alla fede nel Crocifisso, né abbiamo sentito pronunciare le parole "riconciliazione" e "perdono";

  • ora, dopo che altre migliaia di persone innocenti, con il pretesto della giustizia internazionale, sono state soppresse in Afghanistan con la guerra, non sentiamo la stessa denuncia, né la stessa sofferenza e solidarietà come per le vittime delle due torri;

  • in questi mesi abbiamo assistito a un massiccio attacco e allo smantellamento delle istituzioni sia internazionali che nazionali in favore dell'arbitrio e della prepotenza dei più forti con la creazione di vere e proprie mostruosità giuridiche (tribunale militare statunitense); sono sempre più minacciati i diritti dei più deboli;

  • per affrontare il terrorismo internazionale l'unico mezzo usato fino ad oggi è stata la guerra, che tende a perpetuarsi, sempre a discrezione di chi la decide, senza alcun rapporto né con la giustizia né con il diritto internazionale;

  • è di questi giorni la scoperta che l'uso dell'atomica sarà all'occorrenza anche di "primo colpo" e che la ricerca di nuovi sistemi della cosiddetta "sicurezza totale" prevede l'uso del nucleare, in dispregio a convenzioni e trattati già sottoscritti e ritenuti patrimonio acquisito dell'umanità

  • le innumerevoli vittime dell'umanità più povera non esistono; per loro nemmeno un cenno di cronaca.

Come tante altre persone, anche non credenti, preoccupate delle conseguenze politiche, sociali e culturali dell'uso istituzionalizzato della violenza, noi desideriamo che emerga lo specifico cristiano come seme e lievito di una storia fondata sulla fede nel Risorto, che ha posto la pace a fondamento della nuova comunità dei discepoli. Siamo convinti, come cristiani, di avere molto da condividere con quanti cercano sinceramente la pace con la nonviolenza, il dialogo, la fraternità e il perdono.

Per questo sentiamo che il nostro silenzio come Chiesa in questo momento "cruciale" oscura la Croce di Cristo e chiediamo anche a voi:

  • di aiutarci ad approfondire la centralità della pace, anche nella concretezza storica della traduzione pastorale. Come strumento specifico vi chiediamo di rimettere in onore e rendere operativa, sia a livello nazionale che locale, la commissione "Giustizia e Pace";

  • di darci orientamenti e pronunciamenti di magistero sulle scelte che riguardano le sfide più grandi dell'umanità, che aiutino a mettere a fuoco obiettivi e percorsi contro le strutture di morte, per un'economia a servizio dell'uomo, per la salvaguardia del creato, per il rispetto dei diritti umani; scelte che impegnino le comunità e non soltanto i singoli, senza accettare una relativizzazione tale che permetta anche nella Chiesa di scegliere tutto e il contrario di tutto, con grande confusione e delusione specialmente da parte dei più giovani. Anche a Voi chiediamo di prendere posizione con scelte concrete e con coraggio, anche a costo di entrare in conflitto con il potere costituito, come di fatto è successo a Gesù.