La politica come bene comune

di François Houtart

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All’interno del discorso politico emerge spesso l’opinione secondo cui i movimenti possono focalizzarsi su alcuni obbiettivi, configurarsi come portatori di utopie, mentre i responsabili politici devono essere pragmatici ed esercitare l’arte del possibile. È molto importante adottare un atteggiamento critico verso giudizi preconfezionati e chiedersi quale lezione è possibile trarre dalle recenti esperienze di convergenza dei diversi movimenti sociali.

1. La politica è molto di più dell’azione dei partiti

La prima riflessione intende ricordare che la politica è l’insieme delle azioni intraprese per esercitare un potere sull’organizzazione delle società. Di fatto, i soggetti coinvolti sono numerosi. Viene immediato pensare ai partiti politici, ma non sono gli unici soggetti. Esistono anche molti gruppi di pressione e le lobbies, che spesso sono in grado di influenzare realmente il campo politico. Ma esistono anche i movimenti sociali che si configurano come portatori di rivendicazioni o di valori che in vario modo hanno una ripercussione sulle decisioni politiche, indipendentemente dai legami con i partiti. Nel corso degli ultimi tre anni, lo sviluppo di convergenze internazionali realizzate da movimenti e organizzazioni progressiste è stato in sé un fatto politico. Si pensi, in particolare, al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.

Anche la società civile ha un ruolo nel campo politico, ma è necessaria una sua definizione più precisa: quali sono i soggetti che si collocano tra Principe e Mercante, e tra Stato e mercato? Anche all’interno di questa problematica ritroviamo le lotte sociali, ed è possibile affermare che esiste una società civile dall’alto, quella che si riunisce a Davos, e una società civile dal basso, quella che si riunisce a Porto Alegre.

Aggiungo a queste prime considerazioni il fatto che anche il concetto di bene comune deve essere nuovamente reinterpretato. Spesso è stato infatti usato prescindendo da un’analisi delle classi sociali, come concetto che permette di considerare la società un insieme di strati sociali di cui bisogna realizzare l’armonia, in cui ciascuno ha un ruolo ben definito. In realtà questo tipo di lettura finisce per favorire coloro che detengono il potere e quindi per servire gli interessi dei potenti. Il bene comune può essere solo il risultato di dure lotte sociali, a maggior ragione con la globalizzazione del capitale.

 

2. Il ruolo dei partiti è indispensabile

È necessario realizzare le proposte dei movimenti sociali all’interno del campo politico. Diversamente, resterebbero pii desideri. I movimenti possono agire nel proprio contesto, ma quando si tratta di legiferare e di realizzare istanze collettive, la mediazione dei partiti è necessaria.

Da qui la necessità di analizzare le cause della attuale depoliticizzazione, per cercare di attualizzare e dinamizzare nuovamente il ruolo dei partiti. Da qui anche il bisogno di sottolineare la trappola dell’atteggiamento antipolitico (anti-Stato, anti-partito), sviluppato da alcune organizzazioni non governative e da alcuni movimenti. Sbagliano nemico quando generalizzano le concrete situazioni di eccessiva burocratizzazione degli organi dello Stato o le strumentalizzazione dei movimenti da parte dei partiti politici.

 

3. I conflitti logici alla base dei difficili rapporti tra movimenti e partiti politici

I movimenti sono portatori di una logica orientata dall’utopia, assolutamente necessaria per gli obbiettivi sociali, anche se la loro istituzionalizzazione rischia talvolta di portarli lontano dalle istanze originarie. I partiti politici, obbligati a conquistare il potere politico, tendono a definire la loro azione in funzione di una logica elettorale, una dinamica che spesso entra in conflitto con gli obbiettivi. Il Brasile è una dimostrazione di questa realtà, anche se tutti ci rallegriamo dell’elezione alla presidenza di Lula.

È necessario affermare che molto spesso, alla lunga, la logica elettorale risulta fallimentare. Non è forse stato il caso dell’Italia e della Francia? Quando il socialismo amministra il capitalismo, non sarebbe meglio propendere per la versione originale? Fare calcoli elettoralistici significa in molti casi sottopostare alla logica dell’avversario e infine rinnegare se stesso. Se invece si adotta una posizione di sinistra, è impossibile prescindere dagli obbiettivi. L’utopia per gli sfruttati, per i poveri non può essere un obbiettivo a lungo termine.

Siamo allora di fronte ad un dilemma? Restare indefinitamente inefficaci, ma puri, o accettare di perdere la propria anima? Non ci sono soluzioni? È forse impensabile continuare a dire chiaramente quali sono gli obbiettivi di un vero partito di sinistra, ovvero modificare i parametri dell’organizzazione economico-sociale, combattere il capitalismo, e non solo rimediare ai suoi abusi e ai suoi effetti negativi, e nello stesso tempo dire che sarà una lotta di lunga durata, poiché il rapporto di forza (economico, politico e culturale) è sfavorevole?

 

4. Il ruolo dei movimenti

I movimenti sono diversi e ciascuno persegue obbiettivi propri, legati ai bisogni di un preciso gruppo sociale (contadini, operai, donne, popoli indigeni, etc.) oppure ad obbiettivi trasversali (difesa dell’ambiente). Non essendo sottoposti a forti obblighi istituzionali come quelli dei partiti nel campo politico, possono risultare più dinamici, più vicini alla quotidianità.

Tuttavia, come detto in precedenza, i movimenti hanno bisogno dei partiti per raggiungere alcuni dei loro obbiettivi fondamentali. Il contatto e il dialogo sono dunque indispensabili, ma i movimenti non possono accettare di essere strumentalizzati da una logica partitica. In realtà accade spesso che i partiti trovino nei membri dei movimenti soggetti utili in periodo elettorale, cosa in sé non condannabile, a condizione che siano i movimenti a scegliere i propri dirigenti e non siano assorbiti dai partiti. Esisteranno sempre delle tensioni e il Brasile ci ha dato l’esempio che è possibile combinare un partito politico popolare forte con movimenti sindacali e contadini che hanno saputo mantenere la propria autonomia.

 

5. Quale futuro dei rapporti tra movimenti sociali e partiti di sinistra?

Come la forza attuale dei movimenti e delle organizzazioni progressiste sta nella convergenza, si potrebbe pensare che la sinistra del futuro si esprimerà in una convergenza di partiti politici e non in un partito unico, portatore di tutte le speranze della base e detentore del monopolio della verità. Si tratta di un percorso sicuramente difficile. La diversità dell’opposizione al capitalismo, alla militarizzazione dell’universo, all’imperialismo sempre più esacerbato, necessita di una pluralità di espressioni politiche. Tocca ai partiti studiare le modalità per le loro convergenze e agli elettori esprimere determinazione. Una cosa è chiara, la sinistra non sarà credibile se non afferma chiaramente i suoi obbiettivi. Se c’è stato un socialismo che faceva paura (lo stalinismo), esiste oggi un socialismo che fa ridere (le diverse “terze vie”). Il ruolo dei movimenti consiste nel continuare a ricordarlo.

di François Houtart

 

Grandi testimoni della politica. Ricordiamo i grandi italiani Giorgio la Pira un Politico capace di esercitare una netta  opzione per i poveri e Giuseppe Dossetti politico anch'egli, padre fondatore della Costituzione italiana, riformatore e monaco.
Capire i problemi con cui la politica deve cimentarsi non è per nulla facile, fatti aiutare dalla nostra Bibliografia!!!!

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