Lavoro a Gruppi

convivenza 1° GIM
Thiene, dicembre 2001

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IL PROGETTO CULTURALE DI DIO:

Tra Resistenza, Dialogo e Sincretismo nelle Americhe e nella Globalizzazione.

 

Gruppi e piste di riflessioni:

Scegliere un segretario ed un coordinatore della discussione. Favorire la partecipazione di tutti. Cercar di rimanere inerenti al tema. Individuare dieci affermazioni che sintetizzano le vostre riflessioni sul tema assegnato. Cultura può essere intesa considerando anche la religione. Chiesa può essere intesa considerando anche le altre chiese e religioni.

 

I Gruppi
Gruppo # 1: LA GLOBALIZZAZIONE CULTURALE  
Gruppo # 2: L’IMMIGRAZIONE CULTURALE
Gruppo # 3: LA RESISTENZA CULTURALE
Gruppo # 4:  TERRORISMO E CULTURA
Gruppo # 5: SINCRETISMO ED IBRIDISMO CULTURALE
Gruppo # 6: IL DIALOGO CULTURALE
Gruppo # 7: POPOLAZIONI INDIGENE E CULTURA
Gruppo # 8: CHIESA E CULTURA IERI
Gruppo # 9: CHIESA E CULTURA OGGI  
Gruppo # 10: CHIESA E CULTURA DOMANI

 

Gruppo # 1: LA GLOBALIZZAZIONE CULTURALE

Come le dinamiche di McDonaldizzazione, Nikezzazione, Microsoftizzazione, etc. Influenzeranno il futuro della globalizzazione culturale futura?

Rifletti su queste dinamiche e sul loro impatto (positivo e negativo) nelle popolazioni del Nord e Sud del mondo.

 

Riflettendo su come le dinamiche di McDonaldizzazione, Nikezzazione e  Microsoftizzazione influenzeranno la globalizzazione culturale futura, ci siamo fermati a fare una premessa su quale è la fonte della globalizzazione. Per noi la spiegazione a questo fenomeno, ricade anche sull’”individualismo”, infatti pensiamo che molti singoli (intesi come persone, comunità, stati, continenti) appoggino questo sistema, nel momento in cui diventa uno strumento per poter curare i propri interessi, senza tener conto di chi ci sta attorno. E questo “individualismo”, oltre che generare, è anche generato dalla globalizzazione, nel senso che, più si ha e più si vuole….

Certamente questa globalizzazione “imposta dall’alto” porta anche dei vantaggi, infatti crediamo che sarà sempre più facile comunicare (Microsoftizzazione) e questo può portare dei vantaggi in termini di dialogo e confronto tra nord e sud del mondo, portando così ad una presa di coscienza reciproca più chiara ed ad una collaborazione semplificata.

Ma a fronte di questi aspetti positivi ci sono anche moltissimi aspetti negativi. Inutile ricordare che nelle popolazioni sfruttate, questo sistema porta ad un continuo sfruttamento, ad uno sradicamento della cultura locale e perdita della propria identità ed in definitiva, ad un mondo dove ci sarà chi produce (a basso costo) e chi consuma. Ma anche per noi, popoli del nord, ci saranno a nostro avviso, delle conseguenze negative. Noi crediamo che anche nei nostri paesi ci sarà un crescente divario tra ricchi e poveri perché ci sarà un progressivo allontanamento nei confronti di chi non sta al passo (vedi Nikezzazione), con conseguente “standardizzazione” perché si andrà incontro ad un mondo dove conta di più apparire (per quello che si possiede) che essere. C’è anche un altro aspetto che dovrebbe preoccuparci: attualmente le popolazioni sfruttate, sono circa l’80% della popolazione mondiale, ma cosa succederà il giorno in cui questo 80% se ne renderà conto e comincerà a ribellarsi a quel piccolo 20% che per secoli lo ha sfruttato?

 

 

Gruppo # 2: L’IMMIGRAZIONE CULTURALE

Quali dinamiche culturali sono implementate dall’immigrazione passata, contemporanea e futura? Come si caratterizzano queste dinamiche rispetto al nord e sud del mondo? Quali sono le sfide più urgenti e quali gli aspetti positivi e negativi?

 

Gruppo # 3: LA RESISTENZA CULTURALE

Che senso ha la resistenza culturale oggi e quali sono le sue dinamiche? Le reputi una reazione positiva o negativa? Perché? Quali possono essere le conseguenze per il futuro globale?

 

Il nostro gruppo di lavoro ha riflettuto sul significato di RESISTENZA CULTURALE e l’ha analizzato sotto gli aspetti più negativi e positivi del termine.

 

In senso negativo infatti la resistenza viene vista come una chiusura, un radicarsi nelle proprie “abitudini culturali”, rendersi conservatori e non essere quindi aperti alle altre culture, o considerarle comunque inferiori e non degne di essere chiamate tali. Questo comporterebbe l’omogenizzazione delle culture, non esiterebbe lo scambio e le conoscenze dell’uomo si appiattirebbero.

 

In senso positivo la resistenza culturale ha un senso se partendo dalla conoscenza della propria cultura, ci si apre ad altre con rispetto. Significa quindi capire che le proprie origini sono una ricchezza personale, un dono che ci è stato “tramandato” dai nostri parenti, quindi un possibile dono per ogni altra cultura. Se cultura uguale dono, allora nel mondo ci deve essere un continuo scambio di conoscenze, tra ogni longitudine e latitudine.

La simbiosi di più culture ci rende forti, saggi e capaci di rispettare ogni pensiero per trovare una linea comune.

 

Si è pensato, per assurdo, che con il tempo troveremo l’enciclopedia su floppy della “Giusta cultura”, o chissà si potrebbero dichiarare guerre in nome di una “Cultura pura”… il nostro desiderio è che ogni cultura possa trovare il suo spazio nel mondo, venga tramandata dagli uomini (eventualmente trascritta) e venga soprattutto rispettata.

 

L’uomo è chiamato a cambiare, un uomo senza cultura non esiste, non ha identità.

 

Gruppo # 4:  TERRORISMO E CULTURA

Alla luce dei recenti fatti, quale e’ il ruolo delle culture (e culture di religioni) nella formazione di certe visioni del mondo e della società. Più che i più evidenti effetti negativi, quali effetti positivi può portare la riscoperta della/e culture delle popolazioni in conflitto?

 

Il Terrorismo è la negazione della Cultura, è il suo più efficace avversario.
Ci raccontiamo le nostre piccole esperienze in proposito. Chi era in America l'11 settembre, chi ha fatto l'Università in Perù ai tempi di Sendero Luminoso.
L'amarezza che portano i recenti eventi, la sensazione di un radicalismo “mondo del bene contro mondo del male” che non lascia più spazio al pensiero, all'alternativa di pace.  Sentire come ormai palesi verità, ragionamenti obiettivi vengano presi come affermazioni eversive. Il mettere da parte il ragionamento fa paura. La domanda è come portare avanti una alternativa di speranza in questa situazione? Il dubbio che di fronte ad un mondo americanizzato ci siano alternative anche peggiori. Ricordiamo la discriminazione di molti arabi oggi, quella in Perù vissuta da quelli che frequentavano l'Università, che era il centro culturale dei terroristi. Pur non appoggiando la violenza, essere considerati dei criminali. Un po' come Genova.
Ci diciamo, ci domandiamo cosa abbiamo noi di speciale rispetto a tanti giovani, per non accettare tutto questo e per credere in un alternativa fatta anche di semplici gesti quotidiani (v. boicottaggio ecc...). Nulla, in fondo! Allora dobbiamo darci da fare per coinvolgere i nostri amici, chi è fuori da questo giro perchè diventi un movimento sempre più grande. Anche
se in fondo c'è sempre una motivazione personale, una inquietudine che ti viene dal profondo, una insoddisfazione che ti spinge ad agire. Se non c'è questa motivazione è difficile smuoversi e smuovere. A volte un esempio silenzioso è la cosa migliore.
Lo stesso vale per l'incontro di culture. C'è un ignoranza spaventosa, ad esempio della cultura araba. Chi ha letto il Corano? E l'ignoranza porta ad una incomprensione profonda. L'incontro delle persone è importante, e l'immigrazione forse si rileva la più grande opportunità attuale, non un problema.
Ma è importante che ci sia un rapporto di parità, non bloccato dalla paura, o spinto dal desiderio di fare del bene a tutti i costi. Cercare di presentarsi all'altro con il meglio di quanto siamo noi, e vedere il meglio nella cultura dell'altro, ma lasciando all'altro la possibilità di scegliere, di prendere ciò che piace e di rifiutare ciò che ritiene in contrasto con i suoi valori.
Si può sintetizzare dicendo di voler trasformare i limiti in risorse.

 

Gruppo # 5: SINCRETISMO ED IBRIDISMO CULTURALE

La Chiesa Cattolica ha sempre combattuto questa dinamica culturale e religiosa. Ma se parliamo di una chiesa globale e locale al tempo stesso, dove espressioni teologiche, etiche e rituali sono viste positivamente e conplementariamente, come possiamo rivalutare le dinamiche sincretiche e ibride oggi sempre più frequenti?    

 

 Il nostro gruppo ha raffigurato il termine "sincretismo" come un cocktail di culture. Attenzione! L'importante per la sua buona riuscita, è conoscere gli altri (questa è la maggiore difficoltà poiché si deve avere a che fare con esperienze, usanze e costumi il più delle volte sconosciute a noi);ciò si fa attraverso la condivisione concreta di quello in cui ognuno crede. Vale a dire, il lasciarsi coinvolgere spontaneamente in prima persona ritrovando il gusto della scoperta, sia pur rispettando anche i tempi degli altri. Il bello è vedere come ogni sincretismo sia irripetibile ed originale se nato senza pregiudizi.

Infine anche la chiesa deve rischiare, ossia avere il coraggio, quando necessario, di andare oltre ai Dogmi.

 

 

Gruppo # 6: IL DIALOGO CULTURALE

La sfida missionaria del dialogo culturale e’ oggi una sfida centrale per la chiesa ed il mondo in genere. Quali sono gli ostacoli e quali le possibilità future per favorire questa strada? Quali sono le organizzazioni e le iniziative che potrebbero favorire un dialogo culturale. Porta degli esempi concreti di culture, popolazioni ed organizzazioni.

 

La prima cosa sulla quale ci siamo trovati d’accordo è stata che il dialogo è necessario sempre,anche quando è difficile.Ritenere che sia possibile una convivenza che prescinda da dialogo e confronto è illusorio.Tanti mondi separati,che non si conoscono né hanno voglia di farlo possono convivere evitandosi ma prima o poi si scontrano.

Requisito principale per il dialogo è la curiosità,intesa come desiderio di conoscenza,fiducia nella possibilità di imparare cose nuove da ogni incontro.

Maggiore disponibilità a guardare sé stessi  attraverso il punto di vista dell’altro,riflettendo in altro modo su aspetti di sé che prima si davano per scontati. Siamo così passati a discutere il tema della identità.

Per alcuni esisteva il pericolo di arrivare ad un sincretismo confuso e indistinto,e quindi di perdere la

ricchezza rappresentata dalle tante identità diverse.

Hanno così espresso l opinione che il dialogo debba sì basarsi su ascolto e disponibilità,ma evitare la rinuncia a portare avanti  le proprie verità. Abbiamo allora diviso il concetto di identità,che è sempre

il risultato di un insieme di relazioni (fra la persona e la cultura di origine,la cultura di arrivo,i vari gruppi nei quali può trovarsi inclusa per le più svariate ragioni)  ed è  un appartenenza plurale e in evoluzione continua,dal concetto di verità insita in una determinata cultura o religione piuttosto che in un altra.

Alcuni di noi  sentivano allora il bisogno di affermare che credere significasse necessariamente pensare che sia la propria religione a dire il vero,al di là di qualsiasi disponibilità al dialogo.

Per altri ragionare in questo modo significava escludere a priori la possibilità di cambiare idea;certamente ognuno crede nella sua fede,ma non può escludere a priori che quello di nuovo che viene a conoscere attraverso l’incontro con l’altro non gli possa far cambiare idea. Se così fosse,non si avrebbero mai conversioni da una fede ad un’altra.

Altri ancora hanno aggiunto che è possibile individuare un nucleo di verità in ciascuna fede anche mantenendo una prospettiva non esclusiva.

Hanno così proposto l’esempio del missionario che parte non per portare il cristianesimo,ma per cercare il

cristianesimo che già si trova nella cultura d arrivo.

Soffermandoci sulle difficoltà che il dialogo può incontrare, abbiamo convenuto sul fatto che quelle più grandi sono quelle riguardanti la sfera etica.Nessuno litiga  sulla Immacolata Concezione,ma  i problemi sorgono quando per mezzo o colla scusa delle differenze culturali si tenta di giustificare cose che ci riesce difficile accettare ( pena di morte,infibulazione,divisione in caste,etc.).

Il vero problema è però quando manca la reciprocità,poiché senza di essa il dialogo non può avere luogo.

Come comportarsi in questo caso?

Abbiamo individuato come unica risposta possibile l’impegno individuale,la capacità di andare incontro all’altro senza aspettarsi nulla in cambio,e sempre adoperando metodi nonviolenti;non ce ne siamo nascosti però la difficoltà.

 

Gruppo # 7: POPOLAZIONI INDIGENE E CULTURA

Individua alcuni esempi di culture indigene minacciate nella loro esistenza. Perché sempre più popolazioni indigene resistono ed hanno resistito conquiste culturali (e religiose)? Molte popolazioni indigene resistono anche certi gruppi e movimenti che cercano di preservare intatte le loro culture? Quali i valori e messaggi culturali indigeni rappresentano lezioni importanti per il mondo e la globalizzazione?

 

Gruppo # 8: CHIESA E CULTURA IERI

Individua le dinamiche positive e negative che hanno caratterizzato la chiesa in relazione alle culture nel passato remoto e recente. Quali scelte ed esperienze hanno favorito processi di incarnazione del Vangelo e quali un dialogo inter-culturale?

 

Gruppo # 9: CHIESA E CULTURA OGGI

Individua le dinamiche positive e negative che caratterizzano la chiesa di oggi nel mondo in relazione alle culture. Porta alcuni esempi di centralizzazione, incarnazione, e dialogo. Quali le esperienze più significative di chiese locali in dialogo con le culture autoctone e/o immigranti.

 

Gruppo # 10: CHIESA E CULTURA DOMANI

Individua le dinamiche che favoriranno un dialogo culturale futuro per la chiesa/e di domani. Quali gli ostacoli maggiori? Quale visione abbiamo (o dovremmo avere) per una Chiesa inculturata ed aperta alle diversità culturali?