Miei
cari fratelli, è proprio una scena dagonia e di
cenacolo. Fuori cè tanto buio e piove. Nella
nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non
piove, non cè buio, ma cè una solitudine di
cuori di cui forse il Signore porta il peso. Cè un
nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che
sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del
Signore, un nome che fa spavento, il nome di Giuda,
il Traditore.
Un gruppo di
vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici.
Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno
ancora imparato a tradire e Dio voglia che non
soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non
imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il
Signore, tradisce la propria anima, tradisce i
fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e
diventa un infelice.
Io mi
dimentico per un momento del Signore o meglio il
Signore è presente nel riflesso del dolore di questo
tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore
una sofferenza sconfinata.
Povero Giuda.
Che cosa gli sia passato nellanima io non lo so.
E uno dei personaggi più misteriosi che noi
troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò
neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un
po di pietà per il nostro povero fratello Giuda.
Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io
non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito
il Signore; e credo che nessuno di voi debba
vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo
nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il
bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha
risposto con quelle parole che non dobbiamo
dimenticare: "Amico, con un bacio tradisci il
Figlio delluomo!"
Amico! Questa
parola che vi dice linfinita tenerezza della carità
del Signore, vi fa anche capire perché io lho
chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel
Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli
son diventati gli amici del Signore: buoni o no,
generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli
amici. Noi possiamo tradire lamicizia del Cristo,
Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche
quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo
contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai
suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici
del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel
momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento
del Maestro.
Vi ho
domandato: come mai un apostolo del Signore è finito
come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli,
il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo
diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in
un certo momento non ha scoperto dentro di sé il
male. Labbiamo visto crescere il male, non sappiamo
neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché
siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non
sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a
Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è
venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce
lha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto
linnocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha
tolto la capacità di credere nel bene, di amare il
bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita
come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro!
Fratello in questa comune miseria e in questa
sorpresa!
Qualcheduno
però, deve avere aiutato Giuda a diventare il
Traditore. Cè una parola nel Vangelo, che non
spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo
mette davanti in un modo impressionante: "Satana
lo ha occupato". Ha preso possesso di lui,
qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta gente ha
il mestiere di Satana: distruggere lopera di Dio,
desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare
lincredulità, togliere la fiducia in Dio,
cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Questa
è lopera del male, è lopera di Satana. Ha
agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non
stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai
suoi Apostoli là nell orto degli ulivi, quando se
li era chiamati vicini: "State svegli e pregate
per non entrare in tentazione".
E la
tentazione è incominciata col denaro. Le mani che
contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo
metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma
glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato
arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il
baratto! Lamico, il maestro, colui che laveva
scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci
ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità,
la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco!
Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco
una coscienza, o miei cari fratelli, trenta denari. E
qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta
denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite
catalogare Giuda come un pessimo affarista.
Cè
qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo
Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei
nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po di
lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra
certi amici i quali godono di poter portare via il
meglio che cè nellanima e nella coscienza di
qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta
denari! Che cosa diventano questi trenta denari?
Ad un certo
momento voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella
giornata di domani, quando il Cristo sta per essere
condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che
il suo tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha
sentito il crucifigge, quando lha visto percosso a
morte nellatrio di Pilato, il traditore trova un
gesto, un grande gesto. Va doverano ancora
radunati i capi del popolo, quelli che lavevano
comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha
in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli
butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto.
Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità
del suo misfatto. Non contavano più questi denari.
Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Il
denaro. Trenta denari. Che cosa importa della
coscienza, che cosa importa essere cristiani? Che cosa
ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci
da da mangiare, Dio non ci fa divertire, Dio non
da la ragione della nostra vita. I trenta denari. E
non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne
vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla
anche il denaro diventa un tormento.
Cè un
gesto, un gesto che denota una grandezza umana. Glieli
butta là. Credete voi che quella gente capisca
qualche cosa? Li raccoglie e dice: "Poiché hanno
del sangue, li mettiamo in disparte. Compereremo un
po di terra e ne faremo un cimitero per i
forestieri che muoiono durante la Pasqua e le altre
feste grandi del nostro popolo".
Così la
scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà
la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, cè
la croce di cristo; cè un albero, dove il
traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero
fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è
quello di vendere il Cristo; è quello di disperare.
Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha
guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha
ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli
Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e
il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la
stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato
posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse
portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato
almeno a un angolo o a una svolta della strada della
Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per
lui.
Povero Giuda.
Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e
una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi
mi direte: "Muore luno e muore
laltro". Io però vorrei domandarvi qual è la
morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo,
nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati,
senza niente davanti.
Perdonatemi
se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità,
io vi ho portato delle considerazioni così dolorose,
ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello
Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io
non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me,
dovrei condannare me. Io non posso non pensare che
anche per Giuda la misericordia di Dio, questo
abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha
detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo,
io non posso pensare che questa parola non abbia fatto
strada nel suo povero cuore. E forse lultimo
momento, ricordando quella parola e laccettazione
del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore
gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là.
Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due
ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia
onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo
concepisce, ma che è una grandezza della sua
misericordia.
E adesso, che
prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di
Cristo nell ultima cena, lavando i nostri bambini
che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a
noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io
pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al
Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che
io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù
che ci accetta come siamo, lasciate che io gli
domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico.
La Pasqua è questa parola
detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri
Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama,
che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci
disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i
momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo,
anche quando rifiuteremo il Sacerdote allultimo
momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi
saremo sempre gli amici. |
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