“La
libertà di tutti si gioca sui diritti e sulla giustizia. Ma
giustizia significa ricerca della verità senza fare sconti
a nessuno. Questo è un percorso che pretende non
indignazioni momentanee ma un impegno solido e continuo.
Perciò mi sento di far parte di questa carovana della pace
che chiede ciascuno di mettersi in gioco, di assumersi nuove
responsabilità, di dire no a una visione del mondo fondata
sull’idolatria del denaro e del potere”.
Sono parole di don Luigi Ciotti che ieri sera a Trento ha
affiancato gli altri testimoni – Alex Zanotelli, Magouws
Catherine Morakabi (Sudafrica) e Valdênia Aparecida Paulino
(Brasile) - nella seconda tappa del Giubileo degli oppressi
2002. Il fondatore del gruppo Abele e di Libera (il
raggruppamento di associazioni della società civile che si
batte contro le mafie) ha parlato al palazzetto dello sport
davanti ad oltre mille persone. Tra queste il vescovo mons.
Luigi Bressan e il sindaco Alberto Pacher, che hanno portato
il loro saluto e seguito l’intero incontro.
Incontro denso e coinvolgente. A cominciare dai temi di
riflessione e di impegno proposti dalla città: la realtà
carceraria e il servizio civile volontario. Il Gruppo
Carcere – che ha presentato le riflessioni dei detenuti
della casa circondariale sul senso della pace – sta
lavorando per stimolare la responsabilità del detenuto,
della sua famiglia e della collettività, in vista di un
effettivo recupero di chi sta scontando una pena. Del
servizio civile volontario (un impegno di un anno) si è
parlato invece come di una opportunità formativa e
valoriale per i giovani: il dialogo tra associazioni e
istituzioni può rilanciare questo servizio.
Ma molta gente del Palasport, inutile negarlo, voleva
sentire Alex Zanotelli - e Alex aveva voglia di confrontarsi
con i suoi concittadini. “Il mese scorso ho girato un
po’ nelle nostre valli e mi sono reso conto che le nostre
comunità montane sono sempre meno comunità. C’è molto
individualismo, c’è atomizzazione, non ci sono più
relazioni. Le nostre comunità stanno morendo. Per
rivitalizzarle bisogna uscire dalla logica del denaro e
dell’interesse che ci sta sempre più permeando. Bisogna
investire di più nella cultura, nella scuola, nel
volontariato”. Partendo da qui, non è stato difficile per
Alex rilanciare i temi del giubileo, della giustizia e delle
scelte che tutti siamo chiamati a fare, i cristiani per
primi: “O Dio o il denaro; o Dio o questo sistema
mortifero”.
Anche gli sprazzi di Sudafrica e di Brasile, arrivati con le
testimonianze di Magouws e Valdênia, sono risultati
convincenti: diritti sistematicamente negati e la fatica
della società civile di riappropriarsene, di ricostruire
tessuti sociali spezzati, di incalzare i poteri costituiti.
In molti, a fine serata, hanno firmato l’appello della
carovana che definisce “immorale e illegale” la guerra
contro l’Iraq, minacciata dagli Stati Uniti, e hanno
lasciato le loro impronte digitali sull’editoriale di
Nigrizia sull’immigrazione. Impronte da spedire agli
onorevoli Bossi e Fini. Impronte che la carovana continuerà
a sollecitare ad ogni tappa, fino a Bologna il 15 settembre.
La tappa trentina è stata caratterizzata anche
dall’incontro-confronto con le istituzioni. Nel pomeriggio
Valdênia, avvocata che si occupa anche dei diritti dei
carcerati, ha incontrato le associazioni che operano nella
realtà carceraria e ha visitato, accompagnata dal sindaco,
il carcere di Trento. Qui ha intavolato una vivace
discussione – in particolare sull’esiguità delle visite
concesse ai parenti: un’ora alla settimana - con i
funzionari della casa circondariale. Magouws si è recata a
Bolzano dove ha avuto modo di confrontarsi con varie
associazioni e con il sindaco della città. Don Ciotti ha
incontrato a Rovereto le associazioni della Vallagarina e ha
visitato il carcere. Zanotelli ha partecipato ad una tavola
rotonda con il presidente della Provincia Lorenzo Dellai sul
tema: “Servizio civile volontario: non solo utopie”. |