Milano: dal dire al fare

articolo di Raffello Zordan

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La quarta tappa della Carovana ha visto sul tavolo temi caldi e proposte concrete: dalla volontà di "abitare il territorio" all'educazione alla pace, dal coraggio della denuncia alle prese di posizione per la politica

 

Una tappa a Sotto il Monte in provincia di Bergamo nei luoghi natali di papa Giovanni XXIII e poi la serata alla sede del Pime (Pontificio istituto missioni estere) dove due anni fa era passato il Giubileo degli Oppressi. Così è trascorsa la quarta giornata che ha registrato un altro pienone di gente disposta ad ascoltare e a darsi da fare.

 

Si è partiti da uno dei temi più dibattuti in questi giorni: il direttore della Caritas, Virginio Colmegna, ha spiegato ai partecipanti (tra le cinque e le seicento persone) la posizione della Caritas sulla legge Bossi-Fini sottolineando il proposito della Caritas di continuare ad accogliere la gente perché bisogna "abitare il territorio", rendendolo accogliente. Un riferimento particolare è stato fatto al recente messaggio del cardinale Carlo Maria Martini, al fatto di stare in mezzo alle contraddizioni di oggi quali ad esempio il bisogno di far venire a lavorare la gente da un lato e il non riconoscere questa necessità dall'altro.

 

L'esperienza presentata dal nodo di Milano riguarda l'iniziativa avviata, da gennaio 2002 a fine aprile, dal Coordinamento comasco per la pace. Italo Nessi, consigliere del Cordinamento, ha spiegato "Apriamo i luoghi di pace", una proposta fatta alle associazioni delle zone di Como: aprire per alcune ore le porte delle loro sedi per organizzare dei momenti di riflessione sui temi della pace. Un'esperienza che ha coinvolto molta gente tanto da far pensare di riproporne le modalità in tutta Italia (per informazioni telefonare al coordinamento comasco allo 031 /701517)

 

Tra gli interventi che più hanno suscitato l'interesse del pubblico vi sono le testimonianze di Magouws Catherine Morakabi, membro della commissione Justice and Peace della diocesi di Johannesburg in Sudafrica, e dell'avvocato brasiliano Valdênia Aparecida Paulino. Due donne al quale è stato dato il compito di dare voce, fatto raro, al Sud del mondo. Entrambe hanno raccontato il lavoro di base per insegnare alla gente che anche i poveri hanno dei diritti. Magouws ha spiegato cosa ha voluto dire in Sudafrica passare dall'apartheid ad all'avere cittadinanza; e poi il ruolo delle commissioni di verità e riconciliazione che sono servite a riconciliare la gente per superare l'astio e l'odio accumulati negli anni.

 

Don Ciotti ha insistito sui temi della legalità affermando che bisogna fare di più, assumersi impegni e responsabilità precise: una delle prime è avere il coraggio di parlare, di denunciare. Così non ha perso tempo e ha fatto la sua denuncia parlando di sicurezza e immigrazione; delle leggi utili solo a proteggere i forti e ad opprimere i deboli, tipo le leggi sulle rogatorie e sul falso in bilancio. Ha ricordato quella sul legittimo sospetto che era in vigore prima dell'88: «Una legge che ha consentito che i killer di Matteotti non potessero essere giudicato come quelli della strage di piazza Fontana - ha messo in guardi - Reintrodurre questa legge vuol dire di fatto non riuscire a far processi».

 

La necessità dell'esistenza di una società civile capace di denuncia e di stimolare la politica in maniera forte, è stata sottolineata da Alex Zanotelli che ha anche messo in guardia sugli attuali investimenti in armi.