"Francesco profeta di pace - ripudiamo chi lo usa per i propri Fini!" COMUNICATO DEL SITO www.giovaniemissione.it |
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“Fratel Francesco perdonami, con tutto rispetto, fammi parlare:
andare seguendo il tempo in cui vivi, questo è il dovere dell’uomo vivo.
Andare contro il
tempo in cui vivi, replica Francesco, questo è il dovere dell’uomo libero!”.
da: Nokos Kazantzkis, “Il poverello di Dio”
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intervento dell'Ordine Francescano Secolare
A PROPOSITO DELL’INTERVENTO DELL’ON. GIANFRANCO FINI AD ASSISI
Dopo aver ascoltato le parole del vicepresidente del Consiglio dei Ministri, pronunciate ieri ad Assisi in occasione della Festa del nostro padre S.Francesco, noi, membri della Famiglia Francescana impegnati nel settore specifico di giustizia, pace e salvaguardia del creato, riteniamo che siano doverose alcune precisazioni. Abbiamo rilevato infatti una grossa imprecisione storica nelle parole del vicepremier. La prima regola dei Fratelli e Sorelle della Penitenza (cioè l’attuale Ordine Francescano Secolare) è del 1221, vivente ancora il santo, e si chiama “Memoriale Propositi”. In essa il divieto di portare le armi è assoluto e inderogabile, tanto è vero che fu oggetto di questione e di conflitto a livello giuridico in numerosi contesti comunali e simili dell’epoca. Così recita alla lettera il testo, al n.16: «Non prendano contro nessuno armi da offesa, ne le portino con sé». Questo è quindi l’unico originale pensiero in merito che può essere attribuito a San Francesco. L’articolo citato impropriamente dall’onorevole Fini («"i fratelli non portino con sè armi offensive se non per la difesa della Chiesa romana, della fede cristiana e anche della loro terra, o con licenza dei propri ministri») è tratto dalla regola “Supra montem” del 1288 (e non del 1228, come detto dal vicepremier) che è già frutto di mediazioni culturali e riferita alle specifiche situazioni storiche contingenti, e che, in ogni caso, non può essere attribuita a Francesco, morto da oltre sessant’anni. Questo per amore di precisione storica e per rispetto della sostanza e della forma del pensiero del Serafico Padre. Ma è altro ciò che ci preme sottolineare, soprattutto in questo particolare momento della storia del mondo e del nostro Paese. La Regola dell’Ofs attualmente in vigore, donata nel 1978, dal papa Paolo VI dice con grande chiarezza ai francescani secolari che essi «quali portatori di pace e memori che essa va costruita continuamente, ricerchino le vie dell'unità e delle intese fraterne,attraverso il dialogo, fiduciosi nella presenza del germe divino che è nell'uomo...». Questa impostazione, che attinge dall’originaria ispirazione francescana e dallo spirito del Concilio Vaticano II, rappresenta l’unica, autentica cultura della pace dei laici francescani, che ispira il nostro impegno senza subordinate contro ogni guerra, ogni violenza, per la soluzione pacifica dei conflitti, per la salvaguardia delle istituzioni internazionali, contro ogni unilateralismo, a fianco degli altri uomini e donne di buona volontà che in Italia e nel mondo chiedono ad una sola voce “Pace!” Tutto il resto, comprese le maldestre falsificazioni storiche, fa parte di un tentativo di strumentalizzazione che non riconosce più come limite invalicabile neppure la memoria umile e gloriosa di Francesco d’Assisi. Fabio Ceseri, Ofs Borgo San Lorenzo (rappresentante Ofs d'Italia nella commissione Interfrancescana GPSC) Attilio Galimberti, Ofs Milano (membro del CdA Franciscans International) Ettore Colli Vignarelli, Ofs Novara (direttore rivista nazionale Ofs) Luca Castiglioni, Ofs Milano (componente redazione rivista nazionale) Lorenzo Fantacci, Ofs Grosseto (ex presidente nazionale Gifra) HANNO ADERITO: Mario Bianchi, Ofs Napoli (Vice Ministro Fraternità Francescana di Santa Maria della Provvidenza) Andrea Durante (Novizio Fraternità Ofs di Augusta - Siracusa) Rosario Di Paola, Ofs Bagheria (Palermo)
cf. www.ofs.it
Per rispondere a quest'appello: ofs@ofs.it
_______________________________________________________________________________________ "Fini sbaglia lui era
per la pace senza eccezioni" replica la sua più autorevole studiosa
Una lettura politica, insomma, della lezione
francescana? Per sostenere che quello di san Francesco fu
un pacifismo relativo, e che egli non dissuase alcuno dal portare armi
almeno come legittima difesa, il vicepresidente del Consiglio si rifà a
un documento del terzo ordine francescano, emanato nel 1228, confermato
poi da papa Niccolò IV. Vi si leggeva che l´uso di armi era consentito
in caso di «difesa della Chiesa romana, della fede cristiana, della
terra», e con il consenso dei superiori. Nel messaggio di Fini si legge, fra l´altro,
che Francesco riportò la pace fra Chiesa e Stato. Si può considerarla una prova di ciò che
oggi si direbbe il suo «anticonformismo»? Anche nei riguardi delle autorità
ecclesiastiche? E Francesco che fa? Fini definisce il francescanesimo un
«movimento religioso ascetico». Un´ulteriore prova di santa duttilità, si
direbbe. Ma torniamo alla sostanza politica del
"messaggio". Dimostra che non è facile modernizzare la lezione di san
Francesco a livello dell´attuale guerra al Saraceno. A meno di non voler
commettere qualche arbitrio. da Repubblica, 6-10-04
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S. Francesco e la “regola” di Fini Tonio Dell’Olio - coordinatore nazionale di Pax Christi Gianfranco Fini ieri era ad Assisi a rappresentare il governo nel corso dell’annuale cerimonia in occasione della festa di San Francesco, patrono d’Italia e avrebbe fatto la sua figura dignitosa se si fosse limitato a portare il saluto delle istituzioni. Ha preferito invece offrire all’Italia una lezione di spiritualità francescana. San Francesco «non condannò mai l'uso delle armi per la legittima difesa» - ha detto - e, ricordando che egli «desiderava la pace come mezzo al servizio del bene comune», ha puntualizzato che la regola francescana non proibì l’uso delle armi ma l’aggressione armata. «Una nozione importante - ha osservato infine - nell’epoca attuale, in cui la libertà deve essere difesa ogni giorno dalle persone in divisa». E’ davvero singolare che sia Gianfranco Fini a fare l’esegesi della regola di San Francesco. Isolare una frase non solo dal contesto storico in cui viene pronunciata, ma addirittura dalla testimonianza di un’intera vita, è quanto meno “capzioso”. Questo è tipico della lettura fondamentalista della Bibbia, molto frequente oggi negli Usa e utilizzata anche da Mr. Bush. Proviamo a capirlo con un esempio. Una volta Fini avanzò proposte sul voto agli immigrati. Ma quella posizione non ci ha fatto cambiare opinione sulle politiche di condanna a morte degli immigrati rispediti, dalla legge che porta il suo nome, verso le terre da cui scappano a causa della guerra e della fame. Quella legge non ci pare particolarmente ispirata allo stile dell’accoglienza francescana. Ma a proposito dell’uso delle armi, Gianfranco Fini ha l’abilità di capovolgere i termini della questione e piuttosto che esaltare il fatto assolutamente inusitato, innovativo e rivoluzionario della proibizione per quell’epoca, lo legge con le sue lenti e arriva a concluderne che ne consente l’uso solo agli uomini in divisa. In realtà dalla regola e dalla vita, dai gesti compiuti e da innumerevoli messaggi, Francesco è e rimane un modello di nonviolenza, un uomo fatto in tutto ultimo tra i poveri e disarmato tra i violenti, per protestare con la propria vita che il Vangelo, la libertà e la pace non si annunziano con la forza. Da sempre nella storia la nonviolenza è stata strumento povero degli oppressi e la guerra, arma degli oppressori. Nella regola infatti chiede ai suoi fratelli di ”amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli”. Capisco il disagio di Fini di rappresentare un governo in guerra al cospetto di un santo nonviolento ma volerlo trasformare in un teorizzatore della guerra preventiva mi sembra francamente troppo. http://www.liberazione.it/commento.asp?tutto=1
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San Francesco: il poverello di Assisi parlava solo di pace
Padre Coli, custode del Sacro Convento contesta l’uso di parte del Fondatore dei francescani
Assisi (Italia), 6 ottobre (VID) - E’ la prima volta che san Francesco viene utilizzato anziché per parlare di pace, per sostenere la liceità della legittima difesa armata. Lo ha fatto parlando ad Assisi, nella festa del santo, il vicepresidente del governo italiano, Gianfranco Fini, leader di Alleanza nazionale, suscitando in questo modo dibattito e proteste in ambito politico e religioso. “Bisogna essere cauti – ha osservato padre Vincenzo Coli, custode del sacro Convento – prima di fare certe affermazioni, occorre verificare se storicamente san Francesco ha veramente autorizzato l’uso delle armi per la legittima difesa”.
A suo parere “le fonti francescane vanno lette attentamente. San Francesco era un uomo del suo tempo e prendere le sue parole senza tenere presente il contesto in cui operò può essere pericoloso”.
Sull’incontro di san Francesco con il sultano d’Egitto, evocato da Fini, padre Coli rileva che Francesco “ci andò a mani nude, solo con la forza della fede. Trovò poi una persona illuminata come il sultano El Kamil con il quale parlò come un fratello. Ma non portava armi. Francesco parlava solo di pace. E’ questo il suo autentico insegnamento”. http://www.ofm-conv.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=345
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