Situazione Sanitaria in Afghanistan

 a cura di MSF Medici Senza Frontiere
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Contenuti

Prefazione

Introduzione

Prospettive storiche

Le donne nelle civiltà antiche

La donna nell'Islam: aspetto sociale, spirituale ed economico

"Mai più senza le donne" articolo del manifesto

La Condizione Della Donna Nell'Islam

 

Prefazione

L'accusa secondo cui l'Islam opprima la donna non è nulla di nuovo, è anzi un perpetuarsi di una secolare distorsione ed errata interpretazione da parte del mondo Occidentale.

Il loro fallimento nel proporre un giusto codice per il trattamento delle donne li ha portati a criticare aspramente l'Islam come malvagio. Niente può essere più lontano dalla realtà per l'osservatore che abbia discernimento.

Prima dell'era pre-islamica, civiltà quali quella Greca, Romana, Cinese, Indiana e Persiana dalla sommità della loro prosperità culturale trattarono le donne come proprietà, con nessun diritto individuale.

In Inghilterra più di nove milioni di donne furono bruciate vive nel sedicesimo secolo. Solo nel 1850 la donna ebbe il diritto di cittadinanza e solo nel 1882 le fu possibile possedere proprietà.

In Francia nel 1586 si stava ancora discutendo se la donna fosse o meno un essere umano e si concluse poi che ella fosse stata creata per servire gli uomini. Solo nel 1938 la legge fu emendata per permettere alle donne di occuparsi di proprietà ed operare un conto bancario.

Nel diciassettesimo secolo, il clero Romano decise che le donne non avevano anima e di conseguenza non sarebbero entrate in Paradiso.

Il Giudaismo ed il Cristianesimo, partendo con il concetto del peccato originale, considerarono le donne non solo come inferiori, ma come malvagie. Persino oggi la Bibbia non riconosce il diritto della donna di avere voce in capitolo nella Chiesa.

 

Nella Bibbia, a proposito della donna, leggiamo:

...ella mi diede dell'albero e ne mangiai.

Genesi 3:12

...è buono per un uomo non toccare una donna

1 Corinzi 7:1

...ma se non possono contenersi che si sposino, poichè è meglio sposarsi che bruciare.

1 Corinzi 7:9

...se una donna dà alla luce un maschio, sarà impura per sette giorni... Ma se una donna dà alla luce una femmina, allora sarà impura per due settimane...

Levitico 12:1,5

...è una vergogna per le donne parlare nella Chiesa.

1 Corinzi 14: 34-35

 

Al contrario l'Islam, oltre 1400 anni fa, diede alla donna diritti paritari; il diritto di eredità, quello di possedere un'attività, di scegliersi il marito, di divorziare, di lavorare, il diritto all'educazione e molti altri diritti che l'Occidente non dà neppure oggigiorno.

Ringraziamo il dottor Jamal Badawi per il permesso accordatoci di riprodurre il suo scritto. Speriamo che esso chiarifichi molti concetti erronei .

 

 

Introduzione

Lo status delle donne nell'Islam non è un argomento ben definito o affatto nuovo.

La posizione dell'Islam riguardo ad esso è sempre stata presentata al lettore Occidentale senza alcuna obiettività.

Quanto scriverò è inteso a fornire una breve ed autentica esposizione della posizione dell'Islam in proposito. Gli insegnamenti dell'Islam sono basati essenzialmente sul Corano (rivelazione di Dio) e sugli Hadiith [elaborazioni del Profeta Maometto (*)].

Il Corano e gli Hadiith, propriamente ed obiettivamente compresi, costituiscono la fonte principale di autenticazione per ogni punto di vista che sia attribuito all'Islam.

Questo scritto parte da una breve panoramica sulla condizione della donna nell'era pre-Islamica. Si concentra poi su queste domande essenziali:

Qual è la posizione dell'Islam riguardo alla condizione della donna nella società? Quanto simile o diversa è la posizione dallo "spirito del tempo", che era dominante quando l'Islam fu rivelato? Come si raffronta con i "diritti" che sono stati finalmente ottenuti dalle donne nelle recenti decadi?

 

 

Prospettive Storiche

Un obiettivo principale di questo scritto è quello di fornire una giusta valutazione di quanto l'Islam abbia contribuito (o mancato nel contribuire) alla restituzione della dignità e dei diritti della donna. Per raggiungere questo obiettivo, potrebbe essere utile passare in rassegna brevemente come le donne fossero trattate in generale nelle precedenti civiltà e religioni, specialmente quelle che precedettero l'Islam (pre - 610 E.C.) [1]. Una parte delle informazioni qui fornite, tuttavia, descrive la condizione femminile fino al diciannovesimo secolo, più di dodici secoli dopo l'Islam.

 

Le Donne Nelle Civiltà Antiche

Descrivendo lo status della donna Indiana, l'Enciclopedia Britannica afferma:

In India, la sottomissione era un principio cardinale. Giorno e notte le donne debbono essere tenute sotto la custodia dei loro protettori in uno stato di dipendenza, detto Manu. La regola dell' eredità era agnatizia, cioè la discendenza era tracciata attraverso gli uomini con l'esclusione delle donne. [2]

Nelle scritture Indù, la descrizione di una buona donna è come segue: "una donna la cui mente, i cui discorsi ed il cui corpo sono tenuti in assoggettamento, acquista un'alta rinomanza in questo mondo, e, in quell'altro, la stessa posizione accanto a suo marito." [3]

Ad Atene, le donne non erano meglio considerate di quelle Indiane o Romane.

"Le donne Ateniesi sono sempre minorenni, soggette ad un uomo - a suo padre, a suo fratello, o a qualcuno dei suoi parenti maschi." [4]

Il suo consenso al matrimonio non era in generale ritenuto necessario ed "ella era obbligata a sottomettersi alla volontà dei genitori, ed a ricevere da loro il suo sposo e signore, anche se fosse stato un estraneo per lei." [5]

Una moglie Romana fu descritta da uno storico come: "una bimba, una minorenne, una bisognosa di tutela, una persona incapace di agire o compiere alcuna cosa secondo il suo gusto personale, continuamente sotto la custodia e la sorveglianza di suo marito." [6]

Nell'Enciclopedia Britannica troviamo un riassunto della posizione legale delle donne nella civiltà Romana:

Per la Legge Romana una donna era completamente dipendente persino in tempi storici. Se sposata, ella e la sua proprietà passava in potere di suo marito... la moglie era la proprietà acquistata da suo marito, e come una schiava era acquistata solo per il di lui beneficio. Una donna non poteva esercitare alcun incarico pubblico o privato... non poteva essere testimone, garante, tutrice o amministratrice; non poteva adottare né essere adottata, o fare un contratto o testamento.

Tra le popolazioni scandinave le donne erano:

sotto perpetua tutela, sposate o nubili. Fino al codice di Cristiano V, alla fine del diciassettesimo secolo, era decretato che se una donna si fosse sposata senza il consenso del suo tutore, egli avrebbe avuto, se voleva, l'usufrutto e l'amministrazione dei beni della donna durante la sua vita.

Secondo la Common Law Inglese:

...tutta la proprietà reale che una moglie aveva al tempo di un matrimonio diveniva un possedimento di suo marito. Questo era autorizzato ad avere il provento dalla terra e ad ogni profitto che potesse derivare dai poderi durante la vita in comune con la sposa. Con il trascorrere del tempo, la corte Inglese escogitò i mezzi per impedire ad un marito di trasferire la proprietà reale della moglie senza il suo consenso, ma egli ancora conservava il diritto di gestirla e di ricevere il denaro da essa ricavato.

Quanto alla proprietà personale della moglie, il potere del marito su di essa era totale. Egli aveva il diritto di spenderla come ritenesse opportuno. [9]

Solo verso la seconda metà del diciannovesimo secolo la situazione incominciò a migliorare. "Con una serie di atti il cui primo fu l'Atto di Proprietà delle Donne sposate, nel 1870, ammendato nel 1882 e nel 1887, le donne sposate ottennero il diritto di possedere proprietà e di fare un contratto al pari delle donne nubili, vedove e divorziate." [10]

Nel diciannovesimo secolo un esperto di legge antica, Sir Henry Maine, scrisse: "nessuna società che conservi qualche traccia di istituzioni Cristiane probabilmente restituirà alle donne sposate la libertà personale conferita loro dalla Legge Romana Media." [11]

Nel suo saggio La Sottomissione delle Donne, John Stewart Mill scrisse:

Ci dicono continuamente che la civilizzazione ed il Cristianesimo hanno restituito alla donna i suoi giusti diritti. Questo mentre la moglie è in effetti la serva di suo marito; non meglio trattata, dal punto di vista legale, degli schiavi comunemente detti.

 

Prima di affrontare i decreti Coranici riguardanti la condizione della donna, alcuni decreti biblici potrebbero gettare una maggior luce sull'argomento, fornendoci così una migliore base per una valutazione imparziale. Nella Legge di Mosè la moglie era promessa sposa. Per spiegare questo concetto l'Enciclopedia Biblica afferma: "Essere il promesso sposo di una moglie significava semplicemente entrare in suo possesso tramite il pagamento dell' acquisto; la promessa sposa è una donna per cui è stata pagata la somma d'acquisto." [13] Dal punto di vista legale, il consenso della donna non era necessario per rendere il suo matrimonio valido. "Il consenso della ragazza è superfluo ed il bisogno di esso non è suggerito in nessun punto della legge." [14]

Quanto al diritto di divorzio, leggiamo nell'enciclopedia biblica: " Essendo la donna una proprietà del uomo, il suo diritto di divorziarla è una naturale conseguenza." [15] Il diritto di divorzio era posseduto solo dall' uomo. "Nella Legge di Mosè il divorzio era un privilegio unicamente del marito..." [16]

La posizione della Chiesa Cristiana fino ai secoli recenti sembra sia stata influenzata sia della Legge di Mosè che dalle correnti di pensiero che furono dominanti nelle sue culture contemporanee. Nel loro libro, Il Matrimonio Orientale ed Occidentale, David e Vera Mace scrissero: [17]

Che nessuno creda, inoltre, che la nostra eredità Cristiana sia libera da giudizi sprezzanti. sarebbe difficile trovare da qualche altra parte una raccolta di riferimenti al sesso femminile più degradanti di quella fornita dai primi Padri della Chiesa. Lecky, il famoso storico, parla di "Questi forti incentivi che formano una porzione così cospicua e grottesca degli scritti dei Padri... La donna era rappresentata come la porta dell' inferno, come la madre di tutte le malattie umane. Dovrebbe vergognarsi al solo pensiero di essere una donna. Dovrebbe vivere in continua penitenza a causa delle maledizione che ha portato nel mondo. Dovrebbe vergognarsi del suo vestito poiché esso è il ricordo della sua caduta. Dovrebbe in special modo vergognarsi della sua bellezza, poiché è lo strumento più potente del diavolo". Uno dei più dannosi di questi attacchi alla donna è quello di Tertulliano; "Sapete che ognuna di voi è una Eva? La sentenza di Dio sul vostro sesso vive in questo tempo: la colpa deve anch'essa vivere per necessità. Voi siete il cancello del diavolo: voi siete coloro che rompono il sigillo di quell'albero proibito; voi siete le prime disertrici; voi siete colei che persuade colui che il diavolo non è stato abbastanza forte da attaccare. Voi distruggeste così facilmente l'immagine di Dio, l'uomo. A causa della vostra diserzione - che è morte - perfino il Figlio di Dio ha dovuto morire". Non solo la Chiesa affermò la condizione della donna come inferiore, ma la privó anche dei diritti legali di cui aveva in precedenza goduto.

 

La Donna Nell' Islam

Nel mezzo delle tenebre che sommergevano il mondo, la rivelazione divina echeggiò nel vasto deserto d'Arabia con un fresco, nobile ed universale messaggio all'umanità:

 

"O voi che credete, siate timorati del vostro Signore, il Quale vi ha creato da un solo individuo, dal quale ha creato il di lui compagno (di sesso femminile); le due unità della coppia da cui ha prodotto molti uomini e donne" (Corano 4:1). [18]

 

Uno studioso che ha riflettuto su questi versi afferma: "Si ritiene che non vi sia testo, antico o moderno, che tratti dell'umanità della donna in tutti i suoi aspetti con tale strabiliante brevità, eloquenza, profondità ed originalità come questa deliberazione divina." [19]

Sottolineando questo concetto nobile e naturale, il Corano afferma:

Egli (Dio) è colui che vi creò da un unico individuo, dal quale trasse la sua compagna perché in essa trovasse rifugio (nell'amore)... (Corano 7:189)

l

Il Creatore dei cieli e della terra: Egli ha fatto per voi coppie da tra di voi... (Corano 42:11)

Ed Allah vi ha dato compagne della vostra stessa natura, e vi ha dato dalle vostre compagne figli e nipoti, ed ha provveduto a voi con ogni sorta di buone cose. E' dunque invano che essi credono e per grazia di Dio che essi non credono? (Corano 16:72)

 

Il resto di questo scritto sottolinea la posizione dell'Islam in relazione alla condizione femminile nella società nei suoi vari aspetti: spirituale, sociale, economico e politico.

 

1. L'aspetto spirituale

Il Corano fornisce evidenti prove che la donna sia completamente pari all'uomo di fronte a Dio riguardo ai suoi diritti ed alle sue responsabilità. Il Corano afferma:

Ad ogni anima sarà chiesta testimonianza per le sue azioni... (Corano 74:38).

Esso afferma inoltre:

Rispose ad essi il loro Signore: "In verità, Io non lascio andare perduta l'azione di chi di voi agisce, sia maschio o femmina, poiché una parte di voi proviene dall'altra... (Corano 3:195).

Chiunque - sia esso maschio o femmina - faccia delle opere buone, ed abbia fede, in verità a costui Noi daremo una nuova vita che sia buona e pura, ed elargiremo a tali individui la loro ricompensa in base alle loro azioni. (Corano

16:97, vedere anche 4:124)

La donna, secondo il Corano, non viene accusata per il primo errore di Adamo. Questi ed Eva sbagliarono entrambi nella loro disubbidienza a Dio, entrambi si pentirono ed entrambi furono perdonati. (Corano 2:36, 7:20 - 24). In un verso (20:121), per la precisione, viene accusato specificatamente Adamo .

 

In termini di obblighi religiosi, come le Preghiere quotidiane, il Digiuno, il Tributo ai poveri ed il Pellegrinaggio, la donna non si differenzia affatto dall'uomo. In taluni casi, anzi, ella ha certi vantaggi rispetto all'uomo. Per esempio, la donna è esentata dalle preghiere quotidiane e dal digiuno durante i cicli mestruali e per quaranta giorni dopo che ha partorito un bambino. Ella è inoltre esentata dal digiuno mentre è incinta e quando allatta il suo bambino in caso vi sia pericolo per la salute sua o del bambino. Anche se il recupero dei giorni di digiuno persi nel mese di Ramadan è obbligatorio, ella può recuperarli quando le è possibile. Non deve però recuperare le preghiere che non ha fatto a causa delle ragioni sopra elencate. Sebbene le donne possano recarsi e si siano recate alle moschee durante il tempo del Profeta (*) e da allora in poi, la loro presenza alla preghiera congregazionale del Venerdì è facoltativa, mentre essa è obbligatoria per gli uomini.

Questo è certamente un tocco di tenerezza rintracciabile tra gli insegnamenti dell'Islam, poiché viene tenuto in considerazione il fatto che una donna stia allattando il proprio bambino o lo stia accudendo, e che quindi non possa recarsi alla moschea al momento della preghiera. Vengono inoltre presi in considerazione i cambiamenti fisiologici e psicologici associati con le naturali funzioni femminili.

 

2. L'aspetto sociale

a) Come bambina ed adolescente

Al contrario dell'accettazione sociale dell'infanticidio femminile presso alcune tribù Arabe, il Corano impedì quest'usanza, e lo considerò un crimine pari agli altri omicidi.

"E quando alla femmina (infante) sepolta viva - viene chiesto, per quale crimine sia stata uccisa." (Corano 81:8,9).

Nel criticare gli atteggiamenti di tali genitori che rifiutano le loro neonate, il Corano afferma:

Quando la notizia è riportata ad uno di loro, de (la nascita di ) una femmina (neonata), la sua faccia si rabbuia ed egli è preda di un dolore interiore! Con vergogna si nasconde dalla sua gente a causa delle brutte novità che ha ricevuto! La terrà in (sofferenza e) disprezzo, o seppellirla nella polvere? Ah! Quale malvagia (scelta) prenderanno? (Corano 16:58,59).

Lontano dal salvare la vita della bambina così che possa in seguito soffrire di ingiustizie e disparità, l'Islam richiede per lei un trattamento gentile e giusto. Tra i detti del Profeta Maometto (*) a questo riguardo, leggiamo questi:

Chiunque abbia una figlia e non la seppellisca viva, non la insulti e non preferisca il figlio a lei, Dio lo farà entrare in Paradiso. (Ibn Hanbal, No. 1957).

Chiunque mantenga due figlie fino a che sono mature, lui ed io nel giorno nel giudizio saremo così (ed indicò con le sue dita tenute assieme).

Un simile Hadiith tratta di una persona in modo simile a colui che mantiene due sorelle. (Ibn Hanbal, No. 2104).

Il diritto delle donne di cercare la conoscenza non è inferiore a quella dei maschi. Il Profeta Maometto disse: "Cercare la conoscenza è obbligatorio per ogni Musulmano" (Al-Bayhaqi). La parola 'Musulmano' usata qui include uomini e donne. [20]

b) Come moglie:

Il Corano indica chiaramente che il matrimonio è condivisione tra le due metà della società, e che i suoi obiettivi, oltre al perpetuarsi della vita umana, sono il benessere emotivo e l'armonia spirituale. Le sue basi sono l'amore e la misericordia.

Tra i versi più emozionanti nel Corano a proposito del matrimonio c'è quello seguente:

"E tra i Suoi segni vi è questo: Che Egli creò compagne per voi da tra di voi in cui possiate trovare riposo, pace mentale in esse, ed Egli ordinò tra voi amore e misericordia. Ecco, qui vi sono invero segni per le persone che riflettono." (Corano 30:21).

Secondo la Legge Islamica, le donne non possono essere costrette a sposare nessuno senza il loro consenso.

Ibn Abbas riportò che una ragazza venne dal Messaggero di Dio, Maometto (*), e gli raccontò che suo padre l'aveva costretta a sposarsi senza il suo consenso. Il Messaggero di Dio (*) le diede la scelta... (tra l'accettare il matrimonio o invalidarlo). (Ibn Hanbal No. 2469). In un'altra versione, la ragazza disse: "Effettivamente accetto questo matrimonio ma volevo che le donne sapessero che i genitori non hanno diritto (di far accettare un marito loro imposto)" (Ibn Maja, No. 1873).

Oltre a tutti i provvedimenti per la sua protezione al tempo del matrimonio, era specificatamente decretato che la donna avesse il pieno diritto alla sua Mahr, un regalo di matrimonio, che le doveva essere donato dal marito ed è incluso nel contratto nuziale, e che non sarebbe passato nelle mani di suo padre o di suo marito. Il concetto di Mahr nell'Islam non è un vero o simbolico prezzo per la donna, come era il caso in certe culture, ma è piuttosto un dono che simboleggia amore ed affetto.

Le regole di vita matrimoniale nell'Islam sono chiare ed in armonia con la retta natura umana. In considerazione della costituzione psicologica e fisiologica dell'uomo e della donna, essi hanno entrambi gli stessi diritti e le stesse esigenze l'uno nei confronti dell'altro, con l'eccezione di una responsabilità: il comando. questa è una questione naturale in ogni modo di vita collettivo e che è insita nella natura dell'uomo.

Il Corano quindi afferma:

"Esse (le donne) hanno diritti come pure dei doveri in forma amichevole, però i mariti sono rispetto ad esse un gradino più su. (Corano 2:228).

Tale "gradino" consiste nello Quiwama (mantenimento e protezione). Si riferisce a quella naturale differenza tra i sessi che dà diritto al sesso più debole di essere protetto. Questo non implica superiorità o vantaggio di fronte alla legge. E neppure che il ruolo di comando dell'uomo in relazione alla sua famiglia si trasformi in dittatura del marito sulla moglie. L'Islam enfatizza l'importanza di consigliarsi ed accordarsi l'un l'altra nelle decisioni familiari. Il Corano ci fornisce un esempio:

"...Se i genitori, dopo essersi consultati, si accordano per lo svezzamento, non incorreranno in peccato..." (Corano 2:233).

Al di là ed al di sopra dei suoi diritti di base come moglie, vi è il diritto che è enfatizzato dal Corano e fortemente raccomandato dal Profeta (*): il trattamento gentile e l'amicizia.

Il Corano afferma:

"...Comportatevi con gentilezza nei loro confronti. Se provate avversione per loro, può darsi che proviate avversione per cosa in cui Allah ha posto molto bene. (Corano 4:19).

Il Profeta Maometto (*) disse:

Il migliore di voi è il migliore con la sua famiglia ed io sono il migliore tra di voi con la mia famiglia.

I più perfetti fra i credenti sono i migliori in condotta ed i migliori di voi sono coloro che sono i migliori con le loro mogli. (Ibn Hanbal, No. 7396)

Vedete, molte donne si recarono dalle mogli di Maometto (*) lamentandosi dei loro mariti (perché le picchiavano)-- quelli (i mariti) non sono i migliori tra voi.

Siccome il diritto della donna di decidere circa il suo matrimonio è riconosciuto, quindi anche il diritto di cercare di porre termine ad un matrimonio senza successo le è riconosciuto. Per provvedere alla stabilità della famiglia, comunque, e per proteggerla da decisioni affrettate causate da temporanei stress emotivi, dovrebbero essere osservati certi passi e dei periodi di attesa sia da parte degli uomini che delle donne che cercano il divorzio. Considerando la natura relativamente più emotiva delle donne, una buona ragione per chiedere il divorzio dovrebbe essere esposta di

fronte ad un giudice. Come l'uomo, tuttavia, la donna può divorziare dal marito senza ricorrere alla corte, se il contratto nuziale lo permette.

Più specificatamente, alcuni aspetti della Legge Islamica concernenti il matrimonio ed il divorzio sono interessanti e degni di un trattamento a parte. [21]

Quando la continuazione della relazione matrimoniale è, per qualche ragione, impossibile, agli uomini viene insegnato di porvi una fine decorosa.

Il Corano afferma, a proposito di questi casi:

Dopo aver dichiarato alle vostre mogli la vostra volontà di divorziare, una volta che sia trascorso il termine, o ripristinate il rapporto coniugale amichevolmente oppure le congedate amichevolmente. Non trattenetele con l'intenzione di nuocere loro, perché tresgredireste l'ordine di Allah e ciò facendo nuocerete a voi stessi. (Corano 2:231). (Vedere anche Corano 2:229 e 33:493.)

c) Come madre:

L'Islam considera la gentilezza nei confronti dei genitori accanto all'adorare Dio.

Ed abbiamo ingiunto all'uomo (di essere buono ) con i suoi genitori: sua madre lo sostenne di lavoro duro in lavoro duro..." (Corano 31:14). (Vedere anche Corano 46:15 e 29:8)

Per di più, il Corano fa speciali raccomandazioni per il buon trattamento delle madri:

"Il vostro Signore ha decretato che non adoriate altri oltre a Lui, e che siate gentili con i vostri genitori..." (Corano 17:23).

Un uomo si recò dal Profeta Maometto (*) e gli chiese: "O Messaggero di Dio, chi fra le persone è più degno della mia buona compagnia?" Il Profeta (*) disse: "Tua madre" L'uomo chiese, "Poi chi altro?' Il Profeta (*) disse: "Tua madre". L'uomo chiese, "poi, chi altro?' Solo allora il Profeta (*) disse: "Tuo padre". (Al Bukhari e Muslim).

Un famoso detto del Profeta è "Il Paradiso è ai piedi delle madri" (In Al'Nisà, Ibn-Majah, Ahmad).

 

"E' il generoso (di carattere) che è buono con le donne, ed è il malvagio che le insulta."

 

3. L'aspetto economico

L'Islam ha decretato un diritto di cui la donna fu privata sia prima che dopo l'Islam (persino fino a questo secolo) [22]: il diritto di possesso indipendente. Secondo la Legge Islamica, il diritto della donna a possedere il proprio denaro, beni immobili o altre proprietà è pienamente riconosciuto. Questo diritto le viene riconosciuto non solo

da nubile, ma anche da sposata. Ella mantiene i suoi pieni diritti di acquisto, vendita, di ipoteca o affitto di qualsiasi o tutte le sue proprietà. In nessun luogo è suggerito nella Legge che una donna abbia meno diritti solo perché sia di sesso femminile. E' anche importante notare che tale diritto si applica alle sue proprietà prima del matrimonio ed a qualunque proprietà che possa acquisire in seguito.

Riguardo al diritto della donna a trovare lavoro, si dovrebbe prima specificare che l'Islam considera il suo ruolo di madre e di moglie come il più sacro ed essenziale. Nè balie nè serve possono occupare il posto della madre in quanto educatrice di un bambino pio, senza complessi ed attentamente cresciuto.

Un ruolo così nobile e vitale, che in così larga parte modella il futuro delle nazioni, non può essere considerato come minore.

Tuttavia, non vi è alcun decreto nell'Islam che impedisca alla donna di cercare un impiego ogni qualvolta ve ne sia la necessità, soprattutto in posizioni adeguate alla sua natura ed in cui la società abbia più bisogno di lei.