La
forza dei deboli… in un sussurro!
Sabato 29 dicembre 2001, Pezzoli, piana Padana. Teatro 99, il
teatro parrocchiale.
La
piccola sala (circa 100 posti a sedere) è stracolma. Sulla parete di fondo, dirimpetto al palco, una gigantografia ripropone una delle immagini che abbiamo il
dovere di ricordare e tramandare: Giovanni Falcone sussurra
qualcosa all'orecchio di Paolo Borsellino, entrambi ridono,
sembrano soddisfatti. Potrei azzardare che siano soddisfatti per
l'incontro che si sta svolgendo nel teatro quell'ultimo sabato
dell’anno 2001 (quello dell'Odissea nello spazio, per
intenderci).
La
professoressa Giuliana Martirani sta presentandoci il suo ultimo
libro "Il drago e l’agnello”. Nelle parole dell'oratrice
si intrecciano, come in una grande metafora, una lettura
geopolitica del mondo presente (qui ed adesso) ed una (ri)lettura
del libro dell'Apocalisse, quello di San Giovanni apostolo,
l'ultimo della Bibbia. Il drago, gigantesco simbolo del male
violento, cieco e devastante, e l'agnello, minuta icona della
attenzione non violenta, fragile emblema della tenerezza.
Nel
libro dell'Apocalisse l'agnello vince il drago, nella realtà
attuale l'agnello sembra soccombere, anche se lungo alcune vie
brilla una decisa luce di speranza.
Ma
andiamo con ordine…
Possiamo
identificare nelle multinazionali il drago del nostro tempo.
Quando utilizziamo questo esotico aggettivo sostantivato non
vogliamo intendere solamente una, o più, delle grandi imprese
transnazionali ma tiriamo in ballo tutto il complesso sistema di
politiche economiche capitalistiche neoliberiste che comanda il
mondo in cui viviamo.
Partendo
da questa identificazione drago=multinazionali il discorso si è
subito addentrato in un’analisi della realtà ed in particolar
modo di quella attualità che in questi giorni ci è stata cosi
tanto ricordata da esserci divenuta familiare e, quindi, degna di
essere dimenticata: 1'Afghanistan. O meglio, l’attualità di
quello che sta accadendo nella zona di mondo che ha proprio
l'Afghanistan come centro geografico.
Con
le parole di Giuliana come guida abbiamo cercato di capire come e
perché i tracciati di oleodotti e gasdotti abbiano a che fare con
un bimbo afghano mutilato dallo scoppio di una mina o con
un’intera famiglia che morirà nei prossimi giorni in qualche
campo profughi del Pakistan o con tutte quelle madri russe e
cecene che non capiscono per che cosa sono morti i loro figli.
Abbiamo
cercato di capire come mai la Somalia è così importante per il
controllo delle rotte delle superpetroliere che dall’Oceano
Indiano navigano verso Suez o verso il Capo di Buona Speranza.
Siamo
stati provocati: ci siamo accorti che, rispetto a quello che
appare sui libri scolastici, la geografia è “materia” molto
più viva perché pulsa della carne e del sangue di donne e
uomini.
Più
la serata va inoltrandosi, più il tempo, le parole ed i pensieri
scorrono, più lo scenario si fa, passo passo, inquietante, cupo,
senza speranza. Il drago diventa sempre più grande ed
invincibile.
Non fosse bastato tutto questo; non fossero bastati i nomi
di tutti (o quasi) gli uomini del governo Bush ritrovati pochi
anni fa al timone di grandi multinazionali petrolifere; non fosse
bastata la constatazione che solamente le mafie (la bestia,
nell'Apocalisse), hanno la forza monetaria per far
"girare" un sistema capitalistico come il nostro; non
fosse bastato…
Nel
l992 il parlamento italiano approva il nuovo modello di difesa.
Non più “la difesa” come difesa dei confini patrii ma come
difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo si trovino,
siano essi giacimenti indispensabili al modello capitalistico di
sviluppo oppure vie di comunicazione e trasporto. Non più la
diplomazia ed il dialogo, ma l'esercito come strumento
privilegiato di politica estera. Un brivido gelido ci corre lungo
la schiena, macché scontro di civiltà e lotta al terrorismo:
eccoci servita l'entrata in guerra dell'Italia.
Un
altro brivido: si tratta di un modello di difesa, un modello di
politica, di vita, di tutto, ispirato alla “dottrina di
sicurezza nazionale”, quella stessa che ha prodotto e cercato di
giustificare tutte le dittature militari dell’America Latina. «…per
aver detto o ascoltato molto meno di quello che noi, questa sera,
stiamo dicendo o ascoltando, in Cile venivi fatto sparire».
Il
drago mi sembra davvero invincibile. Enorme, con ai suoi piedi le
belve (le mafie) ringhianti, pronte a difenderlo per difendere se
stesse. Ma dov'è finita la speranza?
Non
vedo nessun San Giorgio pronto, lancia in resta, ad affrontare il
mostro.
Forse
vale la pena rassegnarsi? Lasciarci
dolcemente trascinare dalla corrente?
Tanto non possiamo farci nulla!?
Mi
giro ad osservare la foto in fondo alla sala.
I
volti di Falcone e Borsellino sono ancora sorridenti e mi sembra
di intendere che il primo stia sussurrando all'orecchio del
secondo dove possiamo ritrovare quella speranza che è così
semplice smarrire lungo il cammino.
Un
piccolo agnello bela lontano.
Cosa
potrà mai contro il drago?
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