Laboratori di Pace
lavori del 29 e 30 dicembre 2001 

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Sabato 29 dicembre 2001: Presentazione de "Il Drago e l'Agnello" di Giuliana Martirani
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La forza dei deboli… in un sussurro!"
Domenica 30 dicembre 2001: Laboratorio di studio guidato da Giuliana Martirani
"La speranza sta in noi, non c'e' verso di svicolare"
Tracce dei Sette Progetti
Scrittura collettiva

 

La forza dei deboli… in un sussurro!

 

Sabato 29 dicembre 2001, Pezzoli, piana Padana. Teatro 99, il teatro parrocchiale.

La piccola sala (circa 100 posti a sedere) è stracolma.  Sulla parete di fondo, dirimpetto al palco, una gigantografia ripropone una delle immagini che abbiamo il dovere di ricordare e tramandare: Giovanni Falcone sussurra qualcosa all'orecchio di Paolo Borsellino, entrambi ridono, sembrano soddisfatti. Potrei azzardare che siano soddisfatti per l'incontro che si sta svolgendo nel teatro quell'ultimo sabato dell’anno 2001 (quello dell'Odissea nello spazio, per intenderci).

 

La professoressa Giuliana Martirani sta presentandoci il suo ultimo libro "Il drago e l’agnello”. Nelle parole dell'oratrice si intrecciano, come in una grande metafora, una lettura geopolitica del mondo presente (qui ed adesso) ed una (ri)lettura del libro dell'Apocalisse, quello di San Giovanni apostolo, l'ultimo della Bibbia. Il drago, gigantesco simbolo del male violento, cieco e devastante, e l'agnello, minuta icona della attenzione non violenta, fragile emblema della tenerezza.

Nel libro dell'Apocalisse l'agnello vince il drago, nella realtà attuale l'agnello sembra soccombere, anche se lungo alcune vie brilla una decisa luce di speranza.

Ma andiamo con ordine…

 

Possiamo identificare nelle multinazionali il drago del nostro tempo. Quando utilizziamo questo esotico aggettivo sostantivato non vogliamo intendere solamente una, o più, delle grandi imprese transnazionali ma tiriamo in ballo tutto il complesso sistema di politiche economiche capitalistiche neoliberiste che comanda il mondo in cui viviamo.

Partendo da questa identificazione drago=multinazionali il discorso si è subito addentrato in un’analisi della realtà ed in particolar modo di quella attualità che in questi giorni ci è stata cosi tanto ricordata da esserci divenuta familiare e, quindi, degna di essere dimenticata: 1'Afghanistan. O meglio, l’attualità di quello che sta accadendo nella zona di mondo che ha proprio l'Afghanistan come centro geografico.

 

Con le parole di Giuliana come guida abbiamo cercato di capire come e perché i tracciati di oleodotti e gasdotti abbiano a che fare con un bimbo afghano mutilato dallo scoppio di una mina o con un’intera famiglia che morirà nei prossimi giorni in qualche campo profughi del Pakistan o con tutte quelle madri russe e cecene che non capiscono per che cosa sono morti i loro figli.

Abbiamo cercato di capire come mai la Somalia è così importante per il controllo delle rotte delle superpetroliere che dall’Oceano Indiano navigano verso Suez o verso il Capo di Buona Speranza.

Siamo stati provocati: ci siamo accorti che, rispetto a quello che appare sui libri scolastici, la geografia è “materia” molto più viva perché pulsa della carne e del sangue di donne e uomini.

 

Più la serata va inoltrandosi, più il tempo, le parole ed i pensieri scorrono, più lo scenario si fa, passo passo, inquietante, cupo, senza speranza. Il drago diventa sempre più grande ed invincibile.

Non fosse bastato tutto questo; non fossero bastati i nomi di tutti (o quasi) gli uomini del governo Bush ritrovati pochi anni fa al timone di grandi multinazionali petrolifere; non fosse bastata la constatazione che solamente le mafie (la bestia, nell'Apocalisse), hanno la forza monetaria per far "girare" un sistema capitalistico come il nostro; non fosse bastato…

Nel l992 il parlamento italiano approva il nuovo modello di difesa. Non più “la difesa” come difesa dei confini patrii ma come difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo si trovino, siano essi giacimenti indispensabili al modello capitalistico di sviluppo oppure vie di comunicazione e trasporto. Non più la diplomazia ed il dialogo, ma l'esercito come strumento privilegiato di politica estera. Un brivido gelido ci corre lungo la schiena, macché scontro di civiltà e lotta al terrorismo: eccoci servita l'entrata in guerra dell'Italia.

Un altro brivido: si tratta di un modello di difesa, un modello di politica, di vita, di tutto, ispirato alla “dottrina di sicurezza nazionale”, quella stessa che ha prodotto e cercato di giustificare tutte le dittature militari dell’America Latina. «…per aver detto o ascoltato molto meno di quello che noi, questa sera, stiamo dicendo o ascoltando, in Cile venivi fatto sparire».

 

Il drago mi sembra davvero invincibile. Enorme, con ai suoi piedi le belve (le mafie) ringhianti, pronte a difenderlo per difendere se stesse. Ma dov'è finita la speranza?

Non vedo nessun San Giorgio pronto, lancia in resta, ad affrontare il mostro.

Forse vale la pena rassegnarsi?  Lasciarci dolcemente trascinare dalla corrente?  Tanto non possiamo farci nulla!?

Mi giro ad osservare la foto in fondo alla sala.

I volti di Falcone e Borsellino sono ancora sorridenti e mi sembra di intendere che il primo stia sussurrando all'orecchio del secondo dove possiamo ritrovare quella speranza che è così  semplice smarrire lungo il cammino.

Un piccolo agnello bela lontano.

Cosa potrà mai contro il drago?

 

 

La speranza sta in noi, non c'e' verso di svicolare

 

 

Sette vie di lotta nonviolenta ci sono state indicate (le sette chiese dell'Apocalisse, continuando con la metafora).

Le sette vie dell’agnello, vie da vivere tutti i giorni in tutte le nostre scelte quotidiane, nei passi dei nostri incontri, del nostro lavoro, di ogni nostra azione, proprio perché la pace si costruisce ogni giorno e non una o due volte l'anno, nei ritagli di tempo.

 

Domenica 30 dicembre 2001, l'ultima domenica dell’anno. Stiamo lavorando in piccoli gruppi.

Cerchiamo di dare forma scritta alle emozioni che ci hanno vissuto la sera precedente durante la "conferenza" della professoressa Giuliana, ormai divenuta la nostra amica Giuliana. «Ognuno scriva una parola su di un foglio, la prima che vi esce dallo stomaco ripensando al drago, alle bestie, all’agnello. In piccoli gruppi poi mettete in comune queste parole per costruire una frase di senso compiuto» (vedi lavoro di Scrittura Collettiva).

«Poi ancora in piccoli e nuovi gruppi cercate di fare vostra una delle sette vie, quella che ognuno di voi sente più vicina alla propria identità».

Le sette chiese (le sette vie):

-         universalismo religioso, ecumenismo, nonviolenza

-         mondialismo e glocalismo ambientale

-         mondialismo femminile

-         interculturalismo, mondialismo educativo

-         universalismo giuridico e dei diritti umani

-         mondialismo politico

-         economia di giustizia

 

…dietro queste parole altisonanti si nascondono comportamenti molto concreti ed alla portata di tutti. A noi, ed ai piccoli sette gruppi da noi formati, il compito di scoprire come passare dalla parola all'azione. Ogni gruppo doveva darsi un nome, doveva prendere in prestito un'identità, assumerla come modello, come punto di riferimento per raggiungerla ed andare oltre.  Se i nostri modelli si trasformassero in statue poste su irraggiungibili piedistalli, tanto varrebbe la pena abbatterle. Ogni gruppo doveva preparare un progetto realizzabile da portare avanti come impegno concreto, quasi un regalo che ognuno di noi ha preparato per se stesso e per l’anno nuovo. Un progetto da coltivare, annaffiare di impegno e speranza e far crescere rigoglioso.

Dovrebbe farci riflettere il fatto che tutti sette i progetti altro non sono se non lo stesso progetto adattato all’ambito tematico di pertinenza del gruppo.

I progetti sono costruiti tutti sulla sequenza informazione-formazione e quindi potremmo dirli dei progetti “in…formativi”. Tutti e sette i gruppi hanno specificato che la metodologia di lavoro dovrà svolgersi su tre livelli distinti ma comunicanti.

Il primo momento sarà quello dell'approfondimento e della preparazione personale. Il secondo quello dell'informazione e del coinvolgimento del nostro locale, di tutte quelle persone, cioè, che ci sono vicine nelle parrocchie, nelle associazioni, nei gruppi di amici, nei luoghi di lavoro, in quelli di divertimenti. Il terzo momento sarà quello dello scambio proficuo fra queste piccole realtà.

In quali modi e in quali tempi sarà la fantasia del singolo a dovercelo dire.

 

 

TRACCE DEI SETTE PROGETTI

 

Il gruppo "MADRE TERESA" dialogando di universalismo religioso, ecumenismo e nonviolenza ha preso l'impegno di costruire una o più reti di comunicazione che abbiano come obiettivo l'individuazione di differenze e punti d'incontro fra chi vive religioni e culture differenti.

La via privilegiata è per loro l’informatica, per chi vive lontano da noi (più di mille chilometri), e l’incontro faccia a faccia per chi non vive lontano.

 

Il gruppo “DIANE FOSTER” dialogando di mondialismo e glocalismo ambientale ha preso l'impegno di promuovere l'informazione ambientale attraverso l'adesione a stili di vita ambientalmente compatibili. I ragazzi del gruppo hanno deciso di creare/curare alcune pagine ambientali del sito www.giovaniemissione.it entro l’estate.

 

Il gruppo “DOROTHY DAY” dialogando di mondialismo femminile ha preso l'impegno di (ri)scoprire e far prendere coscienza delle molteplici identità femminili alle donne e, soprattutto, agli uomini. I ragazzi del gruppo hanno deciso di incominciare riscoprendo la storia dei movimenti femministi dell’ultimo secolo e di tutte quelle figure femminili che vengono spesso relegate ben oltre il margine dei libri di storia.

 

Il gruppo “SAN FRANCESCO” dialogando di interculturalismo e di mondialismo educativo ha preso l'impegno di educare alla mondialità attraverso la testimonianza e l'incontro. I ragazzi del gruppo, baciati dalla dea bendata che ha voluto che un professore di Pezzoli partecipasse al loro gruppo, hanno deciso di organizzare incontri di formazione al liceo classico di Adria. Questo è il progetto più "concreto" anche perché ci permette di mantenere un rapporto vivo con la comunità che ci ha così fraternamente accolto.

 

Il gruppo “FALCONE E BORSELLINO" dialogando di universalismo giuridico e dei diritti umani ha preso l'impegno di informare e sensibilizzare alla conoscenza ed alla difesa di questi ultimi. I ragazzi del gruppo hanno deciso di impegnarsi a scoprire ed incontrare le persone che ogni giorno operano in questo campo nelle realtà a noi quotidianamente vicine (il paese, il quartiere, la città…).

 

Il gruppo “MARTIN LUTHER KING” dialogando di mondialismo politico ha preso l'impegno di lavorare, sempre in ambito locale, per una informazione mirata e profondamente critica riguardo al modello di società neoliberista, con una particolare attenzione alla situazione dello stato sociale.

I ragazzi del gruppo hanno deciso di mettersi in gioco anche fisicamente cercando di riscoprire il volantinaggio come forma di comunicazione.

 

Il gruppo “AMARTYA SEN” dialogando di economia di giustizia ha preso l'impegno di costruire un centro di documentazione permanente su questi argomenti. I ragazzi del gruppo si sono impegnati ad incominciare le prime attività del centro entro la primavera con degli incontri in alcune scuole.

 

Buon lavoro a tutti!

 

 

Intrecciando fili colorati si può ottenere un arazzo o anche un inestricabile, inutile arruffo.

Siamo convinti che l’intreccio stia nascendo molto ben armonioso; chiunque voglia aiutarci nella tessitura è ben accetto...

 

 

Scrittura collettiva

 

Il metodo della scrittura collettiva, di cui ci sono maestri don Milani e i suoi ragazzi-e, ci ha permesso di raccogliere le singole parole che ciascuno conservava nel cuore dopo l’intenso incontro con Giuliana Martirani.

In piccoli gruppi ci siamo confrontati su di esse e abbiamo cercato di rispettarle tutte, componendole in frasi che sono state poi utilizzate per la celebrazione eucaristica conclusiva, sia come richiesta di perdono che come invocazione. Ecco le frasi.

Gruppo “Steve Biko”

Ribelliamoci all’incoscienza e alla disinformazione. Vogliamo agire nonostante la fatica e il casino.

Gruppo “Madre Teresa”

Egoismo e disuguaglianza portano alla guerra. Va valorizzata la partecipazione profonda del singolo per reagire al tecnicismo e portare stabilità.

 

Gruppo “Giovanni Falcone”

 

Le mafie odiano la giustizia e desiderano l’ignoranza complice dei semplici.

 

 

Gruppo “Caino”

  Ignoriamo la scandalosa tristezza che è dall’odio e dalla menzogna.

 

 

Gruppo “San Paolo”

  Siamo ignoranti per l’inganno dell’informazione. La giustizia passa per il sapere.

 

 

Gruppo “Gandhi”

  Il potere vergognoso imbroglia le vittime, genera ingiustizia e indignazione e chiede satyagraha.

 

 

Gruppo “Badsha Khan”

  Svegliamoci dall’illusionismo e dall’apparenza, per vegliare sulla solitudine dell’altro.