Un viaggio (dentro se stessi)
alla rovescia

articolo di Davide Piccolo

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Un viaggio (dentro se stessi) alla rovescia

Partire da casa il primo agosto, in coincidenza del grande esodo estivo per andare  in Albania! Molti penseranno all’idea come leggermente sballata, voglio dire: ci sono centinaia di persone che ogni giorno tentano di attraversare l’adriatico per approdare nella ricca Europa e io voglio fare  quel viaggio, al contrario !!

Vi sembrerà strano, ma proprio da questa idea alla rovescia è nato il desiderio di partire.

Un paio di anni fa decisi di andare a vivere per un mese in Puglia li dove uomini carichi di speranza per una vita migliore, se non rimangono vittime del mare…, entrano in contatto per la prima volta con “la terra promessa”, da questa esperienza tornai a casa rattristato, per aver potuto toccare con mano le mille difficoltà con le quali un immigrato si deve confrontare quando approda nella nostra terra, soprattutto per quanto riguarda il trovare accoglienza. Quando tornai  a casa mi ripromisi che sarei dovuto andare in Albania, per vedere non solo il punto di approdo di questi uomini in fuga, ma anche il loro punto di partenza.

Mi sono ritrovato dopo un paio d’ore di nave, in un altro “mondo” chiamato Velce un piccolo paesino sulle colline che si innalzano da Valona. Ero ospite di una in una vecchia scuola, dove mancavano i vetri alle finestre, non c’era il bagno, l’acqua, e si dormiva sul nudo pavimento,  obbligato a vivere una radicale sobrietà, le condizioni mi apparivano disagiate, e a qualcuno del gruppo addirittura impossibili. Ma non ci siamo persi d’animo e rimboccatici le maniche, abbiamo costruito una latrina con una tenda e pochi bastoni di legno, sistemato alla meglio in un’aula la dispensa e il fornello, organizzato la raccolta della poca acqua che, quando per caso usciva, scendeva in un piccolo rigagnolo dall’unico rubinetto della scuola.

Nonostante le difficoltà vivere questi disagi mi è servito. La possibilità di sperimentare l’essenzialità, l’essere privi delle mille comodità di cui mi circondo ogni giorno, mi ha obbligato ad uscire a mettermi in gioco, mi ha aiutato a far cadere le maschere, costretto a mostrare la mia Verità, e così mi sono sentito libero di essere autentico, ho tolto quel velo di ipocrisia che spesso nasconde il mio vero volto, questo mi ha permesso di incontrare i fratelli con cui ho condiviso l’esperienza in spirito di verità. È così che il quotidiano si è rivelato straordinario, i monotoni gesti di ogni giorno novità, le infinite stellate dei Balcani fonte di contemplazione, e ogni volto che incontri riflesso del Dio della vita, l’Eucaristia  condivisione e comunione dello spirito di un Dio che si fa pane li dove l’uomo si riunisce nel suo nome.

Costruire comunione tra di noi, ci ha permesso lentamente di entrare in comunione con la gente del villaggio, anche grazie alla semplicità di Alfredo amico e interprete Albanese, capace con la sua tipica espressione “c’è di peggio” di sdrammatizzare nelle situazioni più difficili. Tutto è avvenuto in modo molto semplice e spontaneo , prima si sono avvicinati ai bambini, che grazie alla loro curiosità sono i primi a rompere le diffidenze, poi un poco alla volta i ragazzi più grandi fino ad essere ospitati a gruppi di due nelle case di alcune famiglie del villaggio.

 Il lavoro di ristrutturazione della scuola che il gruppo si era dato come obiettivo del campo lavoro si è rivelato un pretesto  per  cercare di creare legami tra due mondi così diversi, per cultura, religione, stili di vita.

Questo cammino di comunione, ci ha aiutato ad incontrare la nostra e la loro diversità,  a “disarmare” i nostri pregiudizi, per scoprire quella Pace che nasce dalla convivialità delle differenze.

                                                                                                                      Davide Piccolo