Una preoccupazione, solo una preoccupazione

articolo di Paolo Rizzetto

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Una preoccupazione, solo una preoccupazione

Carissimi amici di Harambee,

                                               Non posso non unirmi ai miei Fratelli nel provare a trasmettere la gioia delle molte esperienze fatte ma soprattutto nel provare a descrivere i moltissimi Volti incontrati durante la passata estate. Tuttavia,è proprio, per non dimenticare che questi Volti appartengono effettivamente a persone in carne ed ossa, non posso non iniziare questo articolo con una preoccupazione. Forse sarò polemico anche se mi mancano i numeri per esserlo veramente; ma i fatti di cronaca sono sotto gli occhi di tutti: gli sbarchi di questi ultimi giorni sono costati in termini di vite umane, un prezzo alto, troppo alto. Ho sentito molte voci del tipo " ma cosa ci vengono a fare!?" o "se la sono cercata!" fino a frasi abominevoli di chi di fronte ad un annegato è riuscito a domandare con fare requisitorio "quanti voti può costare il cadavere di un immigrato ad una politica che accoglie indiscriminatamente i clandestini?".

Naturalmente ci si può permettere questo tipo di uscite e perché  no, anche di peggio, quando si tratta di immigrati! Ma dove stiamo andando? Sembra che questa parola, immigrato, evochi in noi tutti sentimenti molto antichi, molto vicini agli istinti primordiali dei nostri antenati. E questo è sconcertante perchè mi sembra che ci stiamo addentrando in una spirale davvero pericolosa per cui, non dico la tolleranza dell'altro, ma addirittura il rispetto per la vita umana e la sua stessa dignità sono continuamente messe in discussione.  Non credo di dire cose nuove e questo mi spaventa ancora di più;  nonostante il richiamo continuo dei profeti di oggi noi - e sopratutto noi Cristiani - siamo pronti ad accettare un mondo dove il povero non solo deve restare povero ma è pure colpa sua. Così penso a quella piccola comunità di resistenza che ha presidiato il portico della cattedrale della mia diocesi, Treviso, per richiedere una casa dopo essere stati  sfollati dalle case popolari che occupavano. Penso a come non può non bastare essere esposti alla precarietà ma anzi è necessario ricevere nella notte minacce ed insulti razzisti da qualche fanatico della “pura razza piave”.

E penso ad Abdul un ragazzo marocchino che oggi dorme su una panchina perché una casa non ce la più; perché da molto si è dato al bere e quindi  non può lavorare;  e forse pure perché  non gli importa molto di lasciarsi morire. Provo molta rabbia nel vedere una persona lasciarsi andare, ma ne provo molta di più nel vedere come noi accettiamo questo stato di cose e come spesso l’unica cosa che ci muove è la visibilità dei poveri sulle nostre piazze .Se ci pensiamo bene i soldi per costruire uno stadio saltano sempre fuori ma quelli per costruire case popolari (e non solo per i migranti!) mancano sempre… Forse, tacitamente preferiamo ancora la legge del più forte? Mi sto chiedendo se di fronte ad  un problema decisamente complesso non ci siamo rintanati nell’unica alternativa accettabile ai nostri occhi che è quella di creare barriere, scartando a priori quella ancora possibile dell’ integrazione. Se scegliamo la via delle barriere dobbiamo essere consapevoli che non avrà una conclusione perché a questo mondo ci sono molti poveri; anzi più di un miliardo di persone vive oggi sotto la soglia di povertà estrema.

Ma di questi non preoccupiamoci: li abbiamo già condannati a morte e non ce la faranno “ad invaderci”. Ma ce ne saranno altri. I “loro” fratelli che tenteranno di uscire da una condizione miserevole per reclamare le briciole della nostra società. Basteranno le nostre barriere? Basterà il nostro esercito a difenderci dai Poveri? Se scegliamo la via dell’ integrazione saranno i nostri Fratelli ad aiutarci ad uscire dalla nostra situazione di degrado di egoismo e di paura. Saranno loro ad aprire il nostro cuore alla Misericordia. Un grazie allora è d’obbligo alla Carovana della Pace e a tutti coloro che si sono impegnati a costruire sulla giustizia e sulla riconciliazione

Un grazie pure al mio vescovo di Treviso , Paolo, perché per molto tempo l’ho criticato ma oggi  ne riscopro l’attenzione per questi nostri fratelli senza casa accogliendo le critiche della Lega.   Un grazie a chi lavora già con i migranti ed a tutte le comunità straniere che accettano di raccontarsi. Un grazie infine a chi si è impegnato e si impegnerà a cancellare dal suo dizionario la parola “extracomunitario”.

Maldestramente,                                  Paolo

 

“Chi chiude l’orecchio al grido del povero

 invocherà a sua volta e non otterrà risposta”

(Libro dei Proverbi, XXI,13)