Una testimonianza e un augurio

articolo di Elianna Baldi

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 [una testimonianza e un saluto]

Carissimi fratelli postulanti,

oggi stavo pensando a come salutarvi e ringraziarvi per avermi accolto tra voi in questi due anni e avermi donato tanto del vostro cammino e di quello che siete.

Torno ora da una cena, uno dei numerosi saluti che caratterizzano questi giorni vicini alla partenza. Ero a casa di zii a cui voglio molto bene. Sono della chiesa Evangelica Pentecostale, lui è pastore di un paio di comunità. Come pensavo, è stato un saluto molto impegnativo. Fatico a scrivere perché i pensieri mi partono allo stesso tempo dalla mente, dal cuore, e dallo stomaco ancora ingarbugliato.

Sono preoccupati i miei zii, e me lo hanno detto con una carica affettiva, una serietà e una sfilza di citazioni bibliche incomunicabili, per la salvezza della mia anima, di quella degli altri amici e parenti, e di tutti.

Ma in particolare per la salvezza della mia anima perché con la mia possibile scelta di consacrarmi in un istituto religioso, verrei meno alla Parola. Dio alla fine dei tempi (e stando alle profezie adempiute ci saremmo quasi) rapirà la sua chiesa, i salvati, e allontanerà i pagani, gli idolatri, gli anticristi, i falsi profeti, e la dannazione eterna sarà sicuramente così dura da non riuscire neppure a immaginarla. Mi hanno parlato di come la Chiesa-istituzione predichi e si fondi più sulla sua dottrina, a volte antievangelica, che sulla Parola. Di come la consacrazione nella castità sia antievangelica. Di come la chiesa cattolica sia più idolatra che cristiana, con tutte le sue immagini sacre, i suoi santi, le sue “madonne”, gli altari e i capitelli.

La vita deve essere fondata sulla Parola, pregata, studiata e vissuta quotidianamente. La preoccupazione deve essere prima di tutto per la salvezza dell’anima e la vita spirituale, solo in secondo luogo per le povertà e l’impegno sociale. Siamo salvati per grazia e non per le opere. Dobbiamo rinascere in Cristo e aspettare il battesimo dello Spirito che si manifesta nel dono delle lingue, prima di evangelizzare. La Parola va ascoltata e vissuta tutta, non solo quello che fa comodo. Che cosa va interpretato e che cosa preso alla lettera? Che cosa va contestualizzato a mille-duemila anni fa, e che cosa letto come profezia per i fatti dei nostri giorni?

La testa mi scoppia e non riesco a dirvi tutto. Ma ho ancora la pelle d’oca per il prete e la suora del vicentino che sono finiti, grazie anche al mio vescovo, l’uno in esilio in Sardegna, l’altra in clausura per aver iniziato un dialogo con la chiesa Evangelica che li ha portati a denunciare forse in maniera troppo scomoda gli aspetti oscuri della nostra Madre Chiesa. Così mi hanno raccontato gli zii. Anche se questo non fosse vero, lo è per molti altri fratelli cristiani perseguitati solo perché si sono lasciati interpellare dalla Parola e con la Parola in mano hanno denunciato. E sono stati costretti al silenzio.

 

Io ho cercato di spiegare loro i motivi della mia scelta, l’importanza vitale che ha per me la Parola, la consapevolezza dei limiti della mia chiesa; ho portato anch’io qualche riferimento alla Parola, ho cercato di non mettermi in atteggiamento di difesa, ma di accogliere le loro parole. Ma la mia ignoranza non mi ha permesso un confronto alla pari e così quello che dicevano ad un certo punto ha cominciato a far male.

Non vi saluto, cari amici, parlando, come pensavo all’inizio di questa giornata, del passato che ci lega, ma di un futuro che ci deve vedere impegnati in una radicale ricerca della verità, una verità non da possedere ma in cui camminare. Ancora di più, dopo questa sera, voglio che il cammino di formazione che ho davanti, che avete anche voi, sia una seria e approfondita conoscenza della Parola.

 

Chiedo a Dio la grazia di rendermi esigente nei confronti di me stessa e delle mie formatrici e formatori, esigente di serietà e di risposte.

Non devono essere la conoscenza e lo studio a piegarsi alle esigenze del mio cammino umano e spirituale, ma è il mio cammino che deve aderire e seguire l’approfondimento e lo studio della Parola. Così è stato per Gesù. Penso che abbiamo il dovere e il diritto di pretendere questo, in un mondo in cui c’è abbondanza di strumenti per comprendere la Bibbia, tanto più come futuri religiosi impegnati a fianco di laici preparati, mandati in un mondo tanto complesso e ricco di differenze con cui è necessario poter dialogare. Ma non c’è dialogo vero se non c’è la possibilità di parlare allo stesso livello.

Gli zii hanno detto che, da quando hanno saputo del mio cammino, pregano perché Dio mi illumini, mi faccia comprendere la sua Parola e converta il mio cuore. Con loro ci sono almeno la chiesa evangelica di Padova, di Vicenza, di Thiene e di Asiago…

Li ringrazio tutti, e affido anche voi alla loro preghiera, se questa non ha l’intento di fare proseliti ma di portare alla verità, perché è Cristo la via la verità e la vita, è Lui la nostra meta.

Vi voglio tanto, tanto bene!

Elianna