European Social Forum

I giovani del GIM per un'Europa diversa possibile

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Anche il G.I.M., come Giovani che si Impegnano in prima persona per la Missione, non poteva starsene fuori!

 

Eravamo a Genova (clicca qui per approfondire con il nostro speciale)

e abbiamo continuato, assetati di pace e di giustizia, fedeli al Vangelo della Nonviolenza Attiva, sempre dalla parte degli impoveriti e degli esclusi.

Il Forum alla Fortezza da Basso, subito ribattezzata la "Fortezza de Los de Abajo", è stata la festa della politica che riprende a vivere dal basso. In molti crediamo che non si tratti di una manifestazione come tante altre: stiamo vivendo un pezzettino di storia, quella vera, quella intessuta dai corpi e dai sogni della gente, oltre le parole e i progetti di pochi potenti.

Abbiamo incontrato tanti giovani, ci siamo finalmente sentiti europei (così come ci era successo a Taizè), sentiamo sulle spalle la responsabilità di agire e proporre il nostro sogno di Europa, di convivialità delle differenze, di accoglienza e predilezione per i più poveri, di opzione decisa per la pace e la nonviolenza: 

E ORA TOCCA A NOI !

Raccogliamo qui sotto alcuni contributi di amici del G.I.M. e del Postulato comboniano presenti a Firenze: è  il punto di vista critico e vivo di chi c'è stato e si è caricato di entusiasmo e responsabilità.

L'articolo di Andrea, Erika e Andrea: "Colpiti dai colori", il punto di vista ricco e creativo di parte del G.I.M.

Una riflessione di Diego, che ha partecipato alla giornata di giovedì, con la mattinata di conferenze e il pomeriggio nei workshops tematici:

Un contributo di Filippo, che ha partecipato alla conferenza su Informazione e Comunicazione, tema chiave su cui si riflette a partire da Porto Alegre: offriamo nel nostro sito questa sintesi dei contenuti trattati.

Una proposta di Leo ('il profe'): Stiamo peccando di poco racconto!

 

Colpiti dai Colori 

 

…Firenze, mattina di sole quella del sette novembre. Due simpatiche vecchine cariche delle loro compere, all’ombra della Cupola del Brunelleschi dialogano qui come in qualunque piazza d’Italia. 

“Rosa hai visto?”

“Cosa devo aver visto, Annamaria?”   

“Eh, sono arrivati, quelli della televisione, i no global!”

“Ah sì… Beh, pensati che ieri ne ho visti anche io un paio. Erano in coda al supermercato…  

hanno pagato, sai!”…

 

Boom…colpiti dai colori. Bello, bellissimo: cozzano insieme l’arancione degli olandesi con il nero degli indipendentisti sardi, l’azzurro del cielo e la bianca richiesta di pace sugli zaini, la convivialità delle differenze sulle sciarpe di resistenza degli indios equadoregni, ed ancora lo sventolio dei colori dell’arcobaleno delle bandiere della pace. Poi il rosso ad impregnare ed imperare su tutti… tanto, tanto rosso!

Sono proprio loro, i bistrattati da ogni talk show che si rispetti, i giovani ad avvolgersi ed ad avvolgere con questa tempesta cromatica.    

Finalmente dentro all’European Social Forum di Firenze; subito pochi minuti di smarrimento nel crogiuolo voci: quale conferenza scegliere? Chi ascoltare? Parleranno italiano? Dove sarà il Palaffari?

 

3, 2, 1…immersione.

Scegliamo di seguire un incontro sul neoliberismo: si dibatterà a proposito dell’oppressione economica esercitata e vissuta dall’Europa. L’Auditorium sembra non poter contenere tutti. Al microfono si alternano cinque relatori: rappresentano cinque paesi diversi, cinque storie diverse, ci regalano cinque punti di vista diversi: c’è chi narra del proprio vissuto, c’è chi si impegna per tracciare un futuro diverso. Naturalmente non si parla solo italiano (eh, boia!), ma siamo riusciti a vincere la lotteria dei traduttori “a cuffiette”. 

 

Molta è la carne al fuoco: il terreno di chi ascolta è fertile, i semi sono diversi e il solco degli aratri continua a distruggere l’attuale politica ed economia internazionale: si vuol tentare di rendere fertile con la linfa della giustizia la nostra terra. Forse troppi e diversi sono le sementi che giungono alla platea, e dunque non sempre alla fine il raccolto può essere fruttuoso; rimane indubbiamente uno dei punti deboli del movimento: spesso indiscriminatamente contro “qualcosa” o “qualcuno”, poco concreto e convincente nel costruire “l’alternativa” che tutti invochiamo. La causa è tuttavia lampante: quante e quanto diversificate sono le anime del movimento dei movimenti?

Eppure sono la sua ricchezza, perché si deve dialogare, si deve trovare una via comune, si deve crescere insieme attraverso le lotte comuni, nelle comuni convinzioni e rivendicazioni. Firenze è stato questo.

 

Termina il suo intervento il giovane prof. Brancaccio, economista napoletano di Attac: a lungo sottolinea l’importanza della creazione della cosiddetta “Tobin Tax”, dal nome del suo ideatore, ma soprattutto indica a tutto il movimento la necessità reale e prioritaria di concentrarsi su una proposta comune, per cogliere frutti dolci per tutti. A tal proposito indicava come possibile rivendicazione plenaria la riduzione dei tassi di interesse bancario fino allo 0%. Facile? Difficile? Impossibile? La platea in fermento coglie tutta la forza e il valore della provocazione.

Ora tocca all’ampio spazio riservato agli interventi del pubblico: un’iniziativa importante tesa a sottolineare quanto il tentativo di costruire un futuro diverso tragga origine dalle idee di tutti, dalle perplessità di tutti, dalle illuminazioni di tutti e dalla voglia di tutti di lottare a favore di una nuova giustizia.

 

Sono interventi internazionali, trattano temi forti: “Ricordiamoci dell’ambiente!”, “Non possiamo dimenticare la sofferenza dell’Africa!”, “Con chi identificarci nella politica d’oggi?” (già, con chi???, ndr). Ma c’è anche spazio per simpatia e teatralità: con il sorriso sulle labbra, alla ribalta sale un anziano fiorentino che subito si lancia in una lunga ed appassionata arringa contro i Berlusconi e i D’Alema che oggi sono tanto innamorati del loro potere. È un’ovazione, una standing ovation.

 

 L’assemblea si scioglie per il pranzo. Resa pace allo stomaco, eccoci pronti ad immergere le nostre anime assetate nuovamente nella Fortezza da Basso. Il pomeriggio è un fiorire di microconferenze, i seminari, che toccano i temi più disparati (dall’Europa vista con occhi africani alla comunicazione e i mass media, passando per la democrazia e lo sviluppo in America latina…), ma è anche il momento migliore per affollare gli stands delle varie associazioni e gruppi, così vivi e pieni di quei giovani capaci ancora una volta di rivelare la loro voglia di azione, veri “agenti” (dal latino agens!!!) del movimento. Si respira a pieni polmoni il desiderio di esserci, di dire la propria, di posare il proprio mattoncino per la casa di tutti. 

 

Una casa che dovrà essere senza dubbio spaziosa e capace di resistere a qualche piccolo scossone; come, infatti sarà possibile conciliare le iniziative dei nonviolenti con i baschi dell’ETA? Come venire incontro alle pur giuste rivendicazioni dei guerriglieri FARC della Colombia, senza dimenticare l’urlo di tutto il sangue che versarono e che continuano a versare? Esiste veramente uno sviluppo ecosostenibile? Ed una globalizzazione sostenibile? Come e dove farci ascoltare (impossibile infatti prescindere dagli organi democratici)? 

 

Sono queste le risposte che urgono per il movimento. Firenze ha risposto agli interrogativi lasciati da Genova e Seattle: la violenza non è il nostro linguaggio. Le nuove domande urgono di risposte per continuare a crescere in credibilità e concretezza, e forse non possiamo permetterci si attendere il prossimo European Social Forum di St. Denis (poco fuori Parigi, ma non ci metteremo mica a distruggere la Torre Eiffel???) dal 12 al 16 novembre del 2003.

Andrea & Erika & Andrea

 PS: Andrea, Erica e Andrea sono personaggi realmente esistiti e questa avventura non è frutto della loro fantasia. Ci sono testimoni autorevoli che posso confermare (quasi) tutto quello che queste righe riportano, tra loro ricordiamo frate Claudio, Diego, Manuel e tutta la compagni del pulmino bianco. Andrea in particolare ringrazia padre Dario che in questa avventura l’ha trascinato con tanto entusiasmo.   

 

 

Un'altra Europa è possibile

un’altra Europa c’è!

Ho avuto la fortuna di andare a Firenze, giovedì scorso. Sono andato per curiosità, fondamentalmente: volevo vedere, rendermi conto di cosa si parla quando si parla di Social Forums vari, di sociale, di incontri fra movimenti.

Sono stato contento di esserci andato, anche se posso dire di non aver visto NIENTE di tutto ciò. Si, perché non ho affatto visto quel Social Forum, quel sociale e quei movimenti di cui si parla. Non ho visto niente di tutto quello che spesso è descritto dalle “nostre” (si fa per dire…) TV, dalle radio, da noi stessi quando discutiamo.

Non ho visto - e mi sembra di non essere stato l’unico - neppure i violenti, cioè la contraddizione.

Ho visto persone di diverse nazioni, quindi con storie diverse, credere nelle stesse risposte e proposte di pace intesa come de-militarizzazione, neutralità, non intervento, conversione delle strutture e dell’economia militari: a dirlo gli applausi di un unico popolo, fatto di Greci, di Italiani, di Francesi, Inglesi, Tedeschi, Curdi, Honduregni…

Era la convivialità delle differenze, che a pensarci un po’ ricorda molto intensamente la Pentecoste (At 2,1-13).

Ho sentito una donna, curda, madre, con un cuore tanto grande da farci stare dentro il dolore per i due figli uccisi e mai seppelliti  e il desiderio di lottare per la pace, il fiato per urlare “mai più violenza”. Lei sa per chi lo sta facendo.

Ho sentito molte donne parlare e testimoniare l’impegno, perché l’altro mondo, quello che vogliamo costruire, non è quello di questa politica, il mondo dei forti, ma è democratico, un mondo dove c’e posto per tutti, senza distinzioni.

 Purtroppo, ho visto gente che fa i soldi con le kefia, con le  magliette e con le bandiere del CHE, o con le magliette di chi si dice comunista o antiberlusconiano. Molti di loro, forse, non sono andati là che per vendere… Ma voglio credere che, per fortuna, la mela del Social Forum è ancora troppo grande per il verme.

Ho visto la profonda contraddizione di chi crede nel rispetto della vita degli altri, degli ultimi, nella pace, ma non rispetta se stesso/a, dandosi al “fumo”.

 Ho visto una suora: forse qualcuno ne ha viste altre: lo credo!

Ho visto e sentito diverse persone incontrarsi perché credenti nello stesso Dio e dirsi che insieme possiamo il dialogo fra confessioni Cristiane per scoprire meglio chi siamo e a che “regno” siamo chiamati, che siamo un unico popolo.

Per la prima volta ho sentito parlare di una CHARTA OECUMENICA, sottoscritta anche dai nostri vescovi, nella quale le Chiese europee si sono impegnate al confronto, per un arricchimento di tutti e di ognuno. Questa charta (una ventina di pagine) parla anche di tre obiettivi: comunione con l’ebraismo, relazione con l’Islàm, incontro con le altre religioni.

 Ho visto i pulmini della Rai e della Mediaset, ma i loro giornalisti con tanto di telecamere mi sembra siano stati più fra la folla in mezzo alla fortezza, che dentro ai padiglioni: forse hanno più bisogno di condurre loro il discorso, intervistando i passanti, che di sentire  e dare voce ai testimoni e profeti.

Ho visto una giornalista nel convegno cui ho partecipato il pomeriggio: con se aveva “solo” carta e penna…

HO VISTO migliaia di persone, tante, diversissime fra loro, molte venute da lontano, per trovarsi attorno agli stessi sogni: la PACE, lo SVILUPPO SOSTENIBILE, insomma, la GIUSTIZIA per tutti. Si diceva un’altra Europa è possibile sapendo che un’altra Europa significa anche un altro Mondo.

 Da giovedì mi è più facile credere che un’altra Europa e un altro Mondo sono possibili: li ho visti!! Per ora sono ancora un seme: sta ad ognuno di noi farli crescere.

Dièq

(Pd)

ciaodiego@yahoo.it

   

Informazione e Comunicazione al tempo della Globalizzazione

 Sintesi a margine dei contributi di Luciana Castellina (Rifondazione Comunista), Rajner Rilling (Rosa Luxembourg Found), Giulietto Chiesa (La Stampa), Silvestro Montanaro (documentarista RAI), Pierluigi Sullo (Carta), Roberto Savio (International Observatory on Media and Information), Joe Palmieri (La Penelope), Miriam Giovenzana ( Altraeconomia) al Forum Sociale Europeo di Firenze.

 

 

 ANALISI

 Distinzione tra Informazione e Comunicazione:

 

 *    INFORMAZIONE: Struttura verticale dove giornalisti inviano dati a ricettori che non sono in grado di reagire.

I valori professionali ispiratori sono solo di mercato:

ü      Si dà rilievo alla notizia che passa: eccezionale, spietata, ciò che è conosciuto (quindi tutto su Bush e niente su altri Presidenti sconosciuti), che riguarda l’immediato vicino a noi. Sono i criteri per VENDERE, non sono valori per una migliore informazione e per una crescita civica della popolazione.E’ informazione orientata all’avvenimento e non al processo, lettura organica e profonda, che vi è dietro.

 Es. Usa: 2300 quotidiani hanno meno di 1 pagina di politica estera; solo 7 hanno almeno due pagine

 

 Informazione è in declino: giornali scendono ogni anno dello 0.8% in circolazione. Solo il 17% al mondo con meno di 23 anni ha comprato un quotidiano.

 

*    COMUNICAZIONE: Struttura orizzonatale, processo vero di ricezione e trasmissione. Internet come mezzo di comunicazione, dove ricevi e puoi inviare.

I valori su cui la gente si incontra sono :

1.      Diritti umani

2.      Libertà e Democrazia

3.      Sviluppo

4.      Donna

5.      Ambiente

 

Ci si incontra quindi aggregandosi sui temi

 

I mezzi di comunicazione sono così potenti perché è molto sentita:

      1.     Necessità di capire cosa succede

2.     Comprendere il mondo moderno nella sua complessità

 

Oggi la loro influenza è incredibile, possiamo definirlo il 4° potere ( dopo quello legislativo, giudiziario, esecutivo)

 

Caratteri distintivi di Informazione e Comunicazione

 

  • CONCENTRAZIONE PROPRIETARIA DEI MEDIA: al moltiplicarsi dei vettori di comunicazione diminuiscono le fonti di informazione.

Es. Impero Americano dove  7 Corporations controllano tutta l’informazione e le immagini.

Es. Audiovisivi – Il mercato degli audiovisivi in Europa è occupato per il 77% dalla produzione di Hollywood, dal 7-8% dell’Europa occidentale, 0,054 dell’Est Europa

 

  • DIVARIO INFORMATIVO TRA NORD E SUD DEL MONDO : Immagini dei 2/3 dell’umanità solo l’1% delle immagini che ci pervengono.

Prende piede la Colonizzazione culturale.

Es. In America fenomeno dell’autoconsumo della propria cultura: il 97% dei film sono americani, non colgono niente di quello che viene da fuori, non si ha visione plurale del mondo. Teoria delle nicchie : si producono programmi etnici che non favoriscono altro che che enclaves subalterne…l’obiettivo è invece il contributo di ogni cultura a costruire l’Universale, che non è quello del mondo occidentale ma è dato dall’incontro degli universali culturali. Valutare quanta informazione viene dall’Africa, Asia, America Latina. Se non abbiamo questo flusso di notizie non riusciamo a capire come va il mondo.

 

  • CONTROLLO POLITICO DELLA PRODUZIONE DELLA NOTIZIA : Liberalizzazione dei servizi culturali significa rendere illegali le misure di sostegno alle culture altre.

Es. Pubblicità come “arte di bloccare l’intelligenza abbastanza a lungo termine per trarne un guadagno”. ¾ della spesa globale in pubblicità finisce in 20 società che si occupano di media.

Quando la stampa è nelle mani delle multinazionali allora la sfera pubblica finisce per essere un mercato come un altro, che cura interessi particolari

Es. Media americani dopo 11 settembre: demarcazione tra chi sta con loro o contro di loro

 

  • CONTROLLO SOCIALE : i media amplificano i fenomeni di esclusione in modo da tenere sotto controllo i gruppi devianti, attivisti, sindacati che contribuiscono a creare consenso sociale su idee e comportamenti da coordinare. La Legge e l’opinione pubblica normalmente decidono il consenso sociale su ciò che si deve fare e questi si influenzano proprio con i media per inculcare idee e sensazioni. Egemonia culturale garantita attraverso i media. E’ attraverso i flussi comunicativi, che per il 98% passano attraverso i palinsesti televisivi di tutto il mondo che passa la cultura, lo stile di vita, le tendenze della società, la moda. Es TV : oggi è intrattenimento che fa assorbire idee senza saperlo: cultura dell’apparire, edonismo, successo, sesso, soldi. Ci rende passivi,ci conforma alle idee che ci vogliono far passare, annienta il senso di Responsabilità civile

  • MERCIFICAZIONE DELL’INFORMAZIONE : la Globalizzazione del profitto ha portato oggi a sostenere anche per le informazioni la stessa logica delle merci: teoria dei vantaggi comparati, cioè si produce e ci si specializza dove si ha un vantaggio comparato rispetto ad altre zone, cioè dove è più conveniente produrre. Non possiamo mettere sullo stesso piano le merci e le informazioni, le quali contribuiscono a creare il tessuto socio-culturale di popoli e nazioni. L’unico interesse è quello di fare soldi, non c’e un interesse generale per il bene comune. Oggi possiamo parlare di Mcdonaldizzazione della Cultura, che è omologazione, chiusura a riccio sulla propria cultura.

A.Touraine, sociologo francese la chiama Revival Tribale, che è altra faccia della globalizzazione

Cospirazione tra giornalisti e chi possiede i media, visto che questi favoriscono gli interessi di coloro per cui lavorano: cultura aziendale e di profitto della informazione.

 

 

COME USCIRNE?

 

Resistenza:

ü      Rafforzare le reti

ü      Rendere visibili le sacche di resistenza

ü      Creare Senso di Comunità

ü      Consapevolezza del potere che abbiamo nelle mani di diventare società civile globale

ü      Lavorare insieme e trasmettere i valori della nostra tradizione civile

ü      Sanare la frattura tra Informazione e Responsabilità

 

          Controffensiva:

 

ü      Controinformazione: e’ necessario far crescere la società civile proprio a partire da un'altra informazione

 

ü     Dobbiamo occupare lo spazio della politica vera che è stato lasciato dai media, ed è divenuto sottoprodotto della televisione.

Cambiare il modo di pensare l’informazione, non solo la controinformazione! Ripensare la Politica in modo diverso, recuperare la nostra Sovranità e accompagnare ogni atto politico con atti comunicativi per farli conoscere. Dobbiamo fare analisi del problema mediatico.

 Es. Megachip: associazione per analisi, ricerca e critica sui media.

Es. International Observatory on media and information: struttura nata a Porto Alegre che salvaguarda la funzione etica e difende il diritto di tutti all’informazione corretta

 

ü      Creare condizioni perché tutti possano accedere agli strumenti per esercitare la democrazia, a cominciare dalle radio e dalle tv comunitarie e rivendicando la par condicio per un’informazione che ci permetta di diventare cittadini globali e non sudditi, ad esempio utilizzando parte degli aiuti umanitari alla società civile e all’informazione indipendente dei paesi poveri e in via di sviluppo

 

E’ urgente creare Modelli economici fondati su Economie Popolari basati sull’idea dell’Orizzontalità e non della Verticalità

 

   
Narrare Firenze: una proposta (di Leonardo)

Raccontare Firenze, raccontare il forum sociale europeo coi nostri occhi e le nostre parole, è più che un dovere: è una necessità. Dopo la mattanza di Genova è nata spontanea la voglia, la necessità di raccontare, narrare, tramandare quelle giornate di luglio. Perché? Perché si doveva fare. Perché era l´unico modo per reagire alla violenza, perché le vite spezzate e violentate non lo fossero state in vano.

Ora abbiamo bisogno di narrare Firenze e tutto quello che è stato. Ognuno deve farlo, però, da un osservatorio particolare, da se stesso. Dopo Firenze si è parlato poco di quello che è stato il forum, del suo popolo, dei suoi
contenuti. Anche noi stessi da dentro il movimento (dove incomincia il movimento? e dove finisce?) stiamo peccando di poco racconto. Lo so che non ci danno il tempo di respirare -gli arresti di Cosenza, quelli di Genova, le indagini di Trento, l´archiviazione dell´omicidio di Carlo, il tentato golpe in Venezuela, la guerra imminente, e tante altre cose- ma dobbiamo riuscire a farlo. Dobbiamo riuscire a farlo perché le storie ed i contenuti di Firenze sono storie e contenuti che "passano", che risvegliano le coscienze, poiché sono costruiti con la pratica del buon senso e della dignità.

Non credo, poi, che serva essere chissà chi per poter alzare la mano e chiedere la parola. Essere noi stessi sarà più che sufficiente. Tutti quelli di noi che erano là in quei giorni , ed anche quelli che non c´erano, hanno almeno cento piccole storie da raccontare, beh chi non c´era forse solo novantotto. Raccontiamole.Raccontiamocele.

In quei cinque giorni sono capitate tante cose, non basterebbe una vita per sfiorarle tutte. Pensate solamente agli amori nati, ai baci scambiati, alle risate ed ai sorrisi.
Una sensazione però va ricordata, è una mia sensazione che ho ritrovato anche nei racconti di alcuni amici. In quei giorni abbiamo davvero vissuto un altro mondo, non più solamente "possibile", ma vivo in mezzo a noi. Erano cadute le barriere di difesa sociale. Quelle barriere che ci dicono inconsce. Quelle che fanno si che, in autobus, una toccatina al portafoglio gliela diamo sempre, così per controllare se c´è ancora. Quelle che ci fanno diffidare di ogni sconosciuto che incontriamo (che cosa vorrà mai da me questo?). Quelle che ci fanno essere un insieme, una moltitudine, di singoli individui e non una comunità con mille e mille differenti volti. A Firenze lo siamo stati una comunità, con mille e mille differenti volti. Durante la manifestazione mi sono trovato, assieme a Mariella, dietro al camion dell´associazione Aprile, quella per il rinnovamento della sinistra. Sopra c´era un banda che ha suonato per tre o quattro ore a fila. A portata di braccio alla mia destra c´era un tipo con la calottina della CGIL, subito avanti un tale della Rete di Lilliput (il palloncino che gli volava sopra la testa non lasciava dubbi) che, stando a quello che portava scritto sullo zaino, era cittadino di un mondo nuovo, aveva 48 anni, era di Trento e di cognome faceva Roma, o viceversa. E tutti insieme (io, Mariella, CGIL, il lillipuziano e qualche altro centinaio) abbiamo ballato al ritmo di "Sarà perché ti amo". Sì, quella dei Ricchi e Poveri, quella "e vola vola di qua/sempre più in alto si va/e vola vola più su/eccetera", quella che non mi sarei mai sognato di ballare in una manifestazione.
Ma anche questo superare le convenzioni è costruire la pace. Adesso arriva la proposta, che poi l´ho già fatta sopra. Raccontiamocele `ste storie, brevemente, e pubblichiamole qui sul sito, facciamole circolare, potremmo anche farne una piccola pubblicazione autoprodotta, un libricino, un video, basta un po' di fantasia. Raccontiamocele e scambiamocele fra noi così da poterne raccontare di nuove ad amici e conoscenti per tessere con tanti sottilissimi fili colorati uno splendido nuovo arazzo di pace. Mi prendo il compito di smistare il materiale. Chi volesse raccontare può scrivere a  al_margine@libero.it, riscrivo per sicurezza al_margine@libero.it

Incomincio io.
La signora Iolanda
Mercoledì 6, primo pomeriggio. Ero già stato alla fortezza ad annusare l´aria, ci stavo tornando dopo aver depositato lo zaino nel posto dove dovevo dormire. Ero alla fermata dell´autobus e sfoggiavo sopra il maglione, in bella vista, il pass rosso di delegato. Dovevo aspettare quindici minuti, con me aspettava una donna che guardava con insistenza il cartoncino rosso che mi pendeva dal collo. Si avvicina e incomincia a raccontarmi il suo punto di vista sul forum. E´ orgogliosa di ospitarci e mi assicura che Firenze non è mai stata così bella come in quei giorni. Mi racconta la sua resistenza contro tutti i disfattisti che ha incrociato nella settimana precedente, mi confida che ha tanta fiducia per il futuro suo e dei suoi figli e che questa fiducia le viene proprio da gente come chi è lì per il forum (mi commuovo). Scopriamo di essere quasi conterranei, suo marito è di Marradi (quasi Romagna), e di avere interessi e passioni comuni. Scopro, basito, che ha l´età di mia mamma e che «se non ci fosse stato lei per chiacchierare un poco non avrei aspettato un quarto d´ora, sarei andata a prendere un altro tram alla fermata dietro l´angolo». Appena l´autobus numero 7 appare dalla strada che scende da Fiesole mi chiede se mi piace Vasco, Vasco Rossi, perché a lei piace tantissimo anche più che a suo figlio. Se l´autobus avesse ritardato qualche minuto avrei rimediato un invito a cena per la serata. Quando a metà del tragitto che ci separa dalla fortezza la signora Iolanda scende mi augura buon lavoro. Il forum sociale europeo non poteva cominciare meglio.