<<Dopo l'istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a
Barbiana anche i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente.
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva.
Ma erano contorti in altre cose.
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la
scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si
va per imparare e che andarci è un privilegio.
Il maestro per
loro era dall'altra parte della barricata e conveniva ingannarlo.
Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire
che non c'era registro.
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse
parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si
davano le gomitate come se avessero visto un adulterio.
Comunque sul
principio era l'unica materia scolastica che li svegliasse.
Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un
cantuccio.
Due pagine erano tutte consumate.
Più tardi
scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che
è bella anche la storia.
Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa
scuola ai più piccini, è diventato come noi.
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un'altra volta.
Delle bambine di
paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della
strada. Forse la mentalità dei genitori.
Credono che una
donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non
le chiedono di essere intelligente.
E' razzismo anche questo. Ma su questo punto non abbiamo nulla da
rimproverarvi. Le bambine le stimate più voi che i loro
genitori.
Sandro aveva 15
anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l'avevano
giudicato un cretino.
Volevano che
ripetesse la prima per la terza volta.
Gianni aveva 14
anni. Svagato, allergico di natura. I professori l'avevano
sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma
non è un motivo per levarselo di torno.
Né l'uno né l'altro
avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l'officina.
Sono venuti da noi solo perché noi ignoriamo le vostre
bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua
età.
Si mise Sandro in
terza e Gianni in seconda. E' stata la prima soddisfazione
scolastica della loro povera vita.
Sandro se ne
ricorderà per sempre.
Gianni se ne
ricorda un giorno sì e uno no.
La seconda
soddisfazione fu di cambiare finalmente programma.
Voi li volevate
tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è
assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla
noia e intanto cresce. Le cose estano le stesse, ma cambia lui.
Gli diventano puerili tra le mani.
Per esempio in
prima gli avreste detto riletto per la seconda o terza volta la
Piccola Fiammiferaia e la neve che fiocca fiocca fiocca.
Invece in seconda ed in terza leggete roba scriba per adulti.
Gianni non sapeva mettere l'acca al verbo avere. Ma del mondo dei
grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della
vita del paese.
Qualche sera
andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del
Consiglio Comunale.
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia.
Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare.
A geografia gli
avreste fatto l'Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la
scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del
mondo.
Gli avreste fatto
un danno grave. Anche solo per leggere il giornale.
Sandro in poco tempo s'appassionò a tutto. La mattina seguiva il
programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non
sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A
giugno il cretino; si presentò alla licenza e vi
toccò passarlo.
Gianni fu più
difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l'odio
per i libri.
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non
dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo
riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi
a fargli amare anche il resto.
Ma agli esami una
professoressa gli disse:- perché vai a scuola privata? Lo vedi
che non ti sai esprimere?
Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere.
Battiamoci il
petto tutti quanti. Ma prima voi che l'avete buttato fuori di
scuola l'anno prima.
Bella cura la vostra.
Del resto
bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta.
Le lingue le
creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito.
I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come
loro. O per bocciarlo.
Voi dite che
Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi.
Appartiene alla
ditta.
Invece la lingua
che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni
era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio:- Non
si dice lalla, si dice aradio.
Ora, se è
possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La
vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete
cacciarlo dalla scuola.
"Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua"; . L'ha detto la
Costituzione pensando a lui.>>
(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, LIBRERIA ed.
fiorentine, Firenze, pp 16-19)