A
suor Giovanna Dugo e a suor Liliana Barzon*
Cacoal,
25 dicembre 1984
Carissima
Giovanna, carissima Liliana, oggi
qui é Natale, per questo vi scrivo. Ho letto con atttenzione le vostre lettere.
Avete lavoro in abbondanza. Vi spedisco le foto di un leader indio assassinato 1
anno fa: Marcal Tupá-y. Le mani hanno contato il denaro anche questa volta. Ho
fatto il conto matematico: ogni 5 giorni un leader delle CEBs viene assassinato.
Chi vince uccidendo pare che abbia anche ragione, ma io so giá fin d’ora che
i morti gli apparterranno. La
morte é buona con noi solo se ci aiuta, senza forzarci la mano, a ben guardarci
l’un l’altro come fratelli e sorelle. Qui molta gente aveva terra, é stata
venduta. Aveva casa, é stata distrutta. Aveva figli, sono stati uccisi. Aveva
aperto strade, sono state chiuse. A queste persone io ho giá dato la mia
risposta: un abbraccio! Io
questa situazione non la vivo, né ci sto dentro come ergastolano. Ho la
passione di chi segue un sogno. La parola ha un tale accoramento che se la
raccolgo nel mio animo sento che c’é una liberazione che mi sanguina dentro.
La mia esperienza di cammianre su strade che non hanno un arrivo, su strade che
non hanno un cielo, dove sento soltanto la piccola gioia cavata fuori con una
fatica tremenda. Non mi vergogno di assumere questa fratellanza. Uomini buoni o
no, generosi o no, fedeli o no, rimangono fratelli. Noi siamo nel linguaggio del
Signore. Questa Chiesa é organizzata e ha grinta; mi ci trovo bene. Vi
saluto agitando le mani come se ancora chiamandovi1.
Liliana un abbraccio e grazie delle note. Giovanna ah, che nostalgia! Chissá se
ti/vi rivedró ancora. Avete comprato la grappa buona? Ciao Lele. 1 Il riferimento é al momento dei saluti, quando le due consorelle si recarono da lui a Roma la vigilia della partenza per il Brasile. *Lettera inedita
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