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5. a madre Emilie Julien (Traduzione dal francese)

 

Khartum, 4 giugno 1873

Mia veneratissima Madre,

 

Ho appena ricevuto la sua cara lettera del 24 aprile, che mi ha fatto un gran piacere; allorché ho consegnato alle nostre tre Suore le sue lettere, esse le hanno baciate e si misero a piangere per la gioia, tale è la potenza materna. Lei non vivrebbe in alcun posto della terra così vivamente come nell'Africa centrale. Queste tre figlie sono incomparabili.

La ringrazio infinitamente per le quattro Suore che mi ha mandato e che sono già al Cairo e la ringrazio anche per quelle che mi manderà nel settembre prossimo. Bisogna che le dica che la Missione di Khartum non può impiantarsi bene senza almeno 6 Suore.

Per conseguenza, per amor di Dio, faccia che la spedizione di settembre sia almeno di 7 Suore. In quanto a quelle che sono al Cairo, sto dando l'ordine immediato di lasciare subito l'Egitto e di recarsi a Scellal, nella Nubia Inferiore, affinché nel mese di agosto possano passare il deserto, essendo quest'epoca molto fresca. Quelle che arriveranno al Cairo in settembre, partiranno per Khartum nel mese di ottobre. Sr. Giuseppina mi dice che alcune fra le quattro arrivate al Cairo, possono essere Superiore, poiché se la morte giunge per una Superiora, la casa può restare senza Superiora per molto tempo a causa dell'immensa distanza, perché qui, a causa del deserto, siamo lontane dall'Europa più che l'Australia dal Giappone. Una lettera può arrivare da questa capitale del Sudan in 40 giorni a Marsiglia, ma noi abbiamo impiegato 99 giorni dal Cairo a Khartum.

La prego di autorizzare me a destinare le Suore sia a Khartum, sia al Cordofan, secondo che lo creda opportuno per il bene di queste due case, e ciò d'accordo con le Superiore di queste due case, perché noi soli qui possiamo giudicare sul bisogno delle Missioni. Mi ha compreso? Così nelle lettere di obbedienza non metta che la tal Suora è destinata per Khartum o per il Cordofan, ma metta per il Sudan. Allora il Pro-vicario Apostolico e la Superiora provinciale del Sudan s'accorderanno per la destinazione delle Suore, perché noi dobbiamo curare la salute assai preziosa delle nostre Suore. Se una è stanca o per la febbre e per il lavoro a Khartum, la facciamo passare al Cordofan e viceversa, etc. etc. Del resto è difficile trovare delle Suore così buone, così generose, così eroiche come queste tre qui.

In quanto a quelle nere che le ha offerto Don Biagio, io non le ricevo. Io e Sr. Giuseppina, così come tutti noi Missionari e le nostre Suore abbiamo stabilito di non ricevere più delle nere che siano state in Europa. Esse sono la rovina delle Missioni e la morte delle Suore. Il viaggio dal Cairo a Khartum mi è costato 22000 franchi e noi eravamo in 28. Ogni nera mi costa, per questo viaggio, 800 franchi: con questa somma ne comperiamo sei. Poi il nutrimento, l'abbigliamento etc. di una nera al Cairo ci costa molto e non ne abbiamo alcuno profitto. Poi queste nere venute dall'Europa non pensano che a maritarsi e ci tolgono il tempo e le risorse che dobbiamo consacrare alla Missione.

Poi giammai riceverò una nera offerta da Don Biagio, perché questo santo uomo ha sempre proibito allle buone nere che sono nei monasteri d'Europa, di venire da noi al Cairo: queste hanno la vocazione di farsi religiose. Egli le indirizza tutte alle Clarisse del Cairo e ha avuto pure il coraggio di scrivermi di mandare dalle Clarisse quelle, fra le nostre nere, che vogliono diventare religiose. Al contrario egli invia sempre a noi quelle che le Clarisse rifiutano e che non possono restare in altri conventi d'Europa. Dunque, che Dio benedica Don Biagio, ma mai riceverò alcune sue nere che sono state sempre il martirio delle nostre Suore e il male delle nostre case. Così non riceverò mai dei neri di P. Lodovico di Napoli: essi sono la feccia e il fango della Nigrizia perché questo sant'uomo manca di buoni soggetti educatori.

 

Veniamo a Khartum.

L'entusiasmo con il quale le Suore sono state ricevute a Khartum è impossibile descriverlo. Il Console è venuto in gran gala a riceverci alla barca e, a nome dell'Imperatore d'Austria, del Pascià del Sudan e della colonia europea, mi ha ringraziato di aver, per primo, con­dotto le Suore nel Sudan. Il Pascià del Sudan è venuto nella mia bella residenza per ringraziarmi di aver condotto le Suore e la stessa cosa mi ha ripetuto in una grande cena ch'egli ha dato in mio onore. Cosa rimarcabile. Il grande mufti, o capo della religione musulmana del Sudan, in un brindisi mi ha felicitato di aver condotto qui le Suore. Per la colonia europea le Suore sono il braccio destro del mio apostolato. Due sole famiglie cattoliche qui vivono cristianamente: tutte le altre vivono in concubinato. A quest'ora, cioè un mese dopo il nostro arrivo a Khartum, le concubine sono istruite dalle Suore e in poco tempo faremo molti matrimoni.

Sr. Giuseppina è un'apostola e un predicatore matricolato; si è già introdotta in molte famiglie, parla ai mariti, alle donne, alle concubine, a tutti; insinua la morale e la religione cattolica e il nostro confessionale lavora. In una parola, abbiamo una grande missione da compiere a Khartum: le Suore faranno dei miracoli, ma mi occorrono delle Suore. Lei leggerà negli Annali molte cose che non ho il tempo di dire qui, perché entro due giorni io parto per il Cordofan. Sono venuto a Khartum con un firmano del sultano di Costantinopoli che l'Imperatore d'Austria mi ha ottenuto. Il grande Pascià del Sudan è divenuto mio amico e protettore: egli mi ha regalato il suo piroscafo a vapore per andare sul Fiume Bianco alla minor distanza dal Cordofan; con il vapore fino a Abu-Gherab impiegherò solamente cinque giorni. Sono in una felice situazione qui in Sudan. In nessuna parte del mondo il prete e le Suore sono così rispettate come nell'Africa Centrale.

Ho scelto il P. Stanislao Carcereri per mio grande Vicaro: egli ha fatto molto nell'Africa Centrale. Ho dato alle Suore per confessore il canonico Pasquale Fiore, un santo uomo che dirigerà le Suore nella via della perfezione. Sr. Maddalena e la buona Domitilla sono state le sole che nel terribile viaggio del deserto e nel viaggio di 99 giorni dal Cairo a Khartum, non hanno mai avuto il minimo male, il minimo dolor di testa; ma le dirò ciò che tutti dicono: "Il dito di Dio è qui". Io ne sono confuso e vedo che Dio si serve sempre dei deboli per le imprese più difficili. La Canossa ha fatto un grande miracolo. Abbiamo camminato sempre 18 ore al giorno sui cammelli nel deserto, sotto 50 gradi di calore, nella stagione più temibile. Sr. Giuseppina e le nostre Suore (io avevo nella tasca l'Olio Santo, sempre, per l'Estrema Unzione) hanno attraversato il deserto meglio di me e dei Missionari. Infine, dopo 13 giorni, siamo scesi a Berber sulla fine del deserto all'epoca più critica. Adempiremo i nostri obblighi alla Canossa. Ella ci ha condotto a Khartum in perfetta salute, per miracolo.

 

Una parola sulle nostre case.

La mia residenza è un palazzo ben più lungo che quello della Propaganda a Roma e ha un giardino che 20 uomini ogni giorno devono lavorare e che confina con le rive del Nilo Azzurro. Avevo stabilito di dividere questo palazzo in due, per le Suore con un muro di divisione, ma il P. Carcereri ha preso per le Suore un palazzo vicino a noi con un bel giardino: è una delle costruzioni più solide di Khartum, vicino alla mia residenza che è la più imponente costruzione, non soltanto di Khartum, ma di tutto il Sudan e che era costato al mio predecessore Mons. Knoblecher più di un milione di franchi. Ma a Sr. Giuseppina non piace troppo la sua residenza; è per questo che stiamo per costruire per fare la divisione del mio palazzo. Nello stesso tempo ho stabilito di costruire una chiesa tre volte più grande che la piccola che abbiamo che non è sufficiente per i nostri fedeli. Per il nutrimento qui è a buon mercato: potrò trattare le Suore come delle contesse, con poco. Ma le provvigioni non possono essere fatte che per la missione, perché tutto è prodotto a casa nostra, esce dalla nostra terra.

Mi dispiace molto di aver rifiutato a Roma Sr. Genoveffa, antica Superiora del Cairo, quando lei me l'ha offerta. Se vuol venire, la mandi subito al Cairo per partire per Khartum con le quattro Suore preparate. Ho ordinato al P. Stanislao di scriverle a questo proposito. Sr. Genoveffa, della quale conosco l'abilità, qui a Khartum farebbe dei miracoli. In questa città di 50.000 abitanti siamo più maestri che altro: ella farebbe molto bene.

Lasci che le dica una cosa: in cinque anni il Vicariato dell'Africa centrale sarà dei più fiorenti, ma se lei mi manda almeno 50 Suore in questi cinque anni e delle Suore arabe più che può. Occorre che lei stabilisca una Provincia e darmi per Madre Provinciale una brava e santa donna. Sr. Giuseppina ha tutte le qualità, eccetto la salute. Ella lavora notte e giorno, anche con la febbre e non c'è potenza sulla terra che possa distorgliela; questo non può durare: è un miracolo che ella viva. E' per questo che, pur vedendola sempre al lavoro, temo sempre che muoia, perchè Dio vuole che ci curiamo e non che ci ammazziamo: il miracolo della Canossa è straordinario, ma se la persona miracolosamente guarita vuole uccidersi, è colpa sua se muore.

Se c'è una Superiora Provinciale che per obbedienza mette all'ordine la Superiora Sr. Giuseppina, ella vivrà più a lungo per la salvezza delle anime, perché Sr. Giuseppina, come missionaria, è incomparabile; certo lei non ne ha una simile in tutta la sua Congregazione e io sarei ben sfortunato se la perdessi. Ella continua a bere il latte di asina, ma avendo saputo che il latte di cammello è migliore, farò comprare una cammella per Sr. Giuseppina e la farà mettere nel suo giardino. L'obblighi a curare la sua salute. Non manchi di inviarmi le Suore a settembre. Pensi che il ritardo a inviarmi le lettere d'obbedienza nel gennaio scorso, mi è costato più di 12.000 franchi e tutte le pene di un viaggio di 99 giorni. Glielo avevo scritto prima ma lei non mi aveva creduto. Le Suore che partiranno dal Cairo il mese di agosto in 50 giorni saranno a Khartum e con molto agio. Lei avrà già ricevuto 5.000 franchi da Lione e ora scriverò a Colonia per lei...[foglio incompleto]

Mons. Ciurcia, pressato dai francescani, ci ha proibito di battezzare al Cairo, poi sono stato denunciato a Roma per la nera di Don Biagio che era scappata dalle nostre Suore. Che questa nera (quella che mi aveva mandato con Sr. Germana) sia scappata da noi è un gran crimine, ma che sia scappata dalle Clarisse 20 giorni dopo, per questo c'è indulgenza plenaria. Infine, i Francescani non sono nostri amici al Cairo, salvo il P. Pietro e qualche altro santo religioso. E' per questo che tengo aperte le case al Cairo per il diritto, per fare più tardi ciò che ho nel mio spirito, ma per il momento mi occorre concentrare il nervo delle forze nel Vicariato, dove abbiamo la missione diretta di convertire questi popoli. Se noi non possiamo battezzare al Cairo, a chi destinare i 25.000 franchi per anno? E' per questo, per il momento, che ridurrò il Cairo come una Procura per l'Africa Centrale. I bisogni più urgenti sono nel Vicariato...[foglio incompleto]

La casa di Khartum mi costerà più di 100.000 franchi. La facciata è più lunga che il palazzo di Propaganda della Piazza di Spagna fino alla libreria poliglotta sulla Piazza di S. Andrea delle Fratte. Il giardino è più grande che il suo alla Cappelletta. Ho dovuto fare lo stesso progetto e tutto per le Suore come è il palazzo della mia residenza che è costato 600.000 franchi. La porta delle Suore con i SS. Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe mi costa più di mille franchi, ma questo Istituto di Suore è un'opera eterna e la casa sarà intatta dopo mille anni.

Aspetto la Superiora Provinciale di Khartum. Per ogni Suora araba che ha fatto una buona riuscita, come Sr. Anna, siamo intesi, le pagherò 500 franchi.

Saluti da parte mia Sr. Caterina e tutte le Suore di Roma, la Madre Assistente. Preghi Gesù per il

 

 

suo dev.mo Daniele Coboni

 

Prego la Madre Generale di mettere il bollo da 20 Centesimi alla lettera all'Unità Cattolica e spedirla.