Una comunità non è mai
per se stessa. Essa apartiene a qualcosa che la supera, appartiene
ai poveri, all'umanità, alla Chiesa, all'universo. Essa è un
dono, una testimonianza da offrire a tutti gli uomini."
"Io sento che il mio posto
nella Chiesa e nella società umana è di camminare con i poveri e
con i deboli: di fare così che ognuno di noi cresca insieme agli
altri, che ci sosteniamo a vicenda per essere fedeli alla nostra
crescita profonda, al nostro cammino verso una libertà
interiore."
Nel cuore del povero c' è un
mistero. Gesù dice che tutto quello che si fa all' affamato, a
chi ha sete, che è nudo, malato, in prigione, straniero, è a Lui
che lo si fa: "Tutto quello che fai al più insignificante
dei miei fratelli, è a me che lo fai." Il povero nella sua
insicurezza totale, nella sua angoscia e nel suo abbandono, si
identifica a Gesù. Nella sua povertà radicale , nella sua ferita
evidente, si trova celato il mistero della presenza di Dio."
"Una comunità non è
mai per se stessa. Essa appartiene a qualcosa che la supera,
appartiene ai poveri, all'umanità, alla Chiesa, all'universo.
Essa è un dono, una testimonianza da offrire a tutti gli
uomini"
"Troppe persone vivono in
comunità per trovare qualcosa, per appartenere a un gruppo
dinamico, per avere uno stile di vita prossimo ad un ideale. Se si
entra in una comunità senza sapere che vi si entra per scoprire
il mistero del perdono, se ne resta presto delusi."
"Nel corso degli anni,
scopro che non c'è opposizione fra la mia vita con i poveri e la
mia preghiera e di unione con Dio. Certo Gesù si rivela a me
nell'eucarestia, e ho bisogno di passare del tempo con Lui nella
preghiera silenziosa. Ma Egli si rivela anche in questa vita con i
miei fratelli e sorelle. La mia fedeltà a Gesù si realizza nella
mia fedeltà ai miei fratelli e sorelle dell'Arca, specialmente i
più poveri"
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