Introduzione
La
Carovana della Pace 2002 riprende e rilancia i temi delle
ingiustizie e dei divari lungo l’asse Nord-Sud del mondo, temi
già denunciati dal Giubileo degli Oppressi 2000 che si era
concluso con un forte appello dal titolo “Noi ci impegniamo”.
Quegli
impegni, per molte associazioni ecclesiali e laiche, sono stati una
vera pista per costruire la pace tramite la difesa della dignità
dell’uomo, la denuncia delle ingiustizie, la promozione della
non-violenza attiva, la proposta di una vita sobria, la costituzione
di piccole comunità alternative…
Purtroppo
in questi due anni non si è arrestata una deriva politica e sociale
che vede una crescente corsa alle armi (specialmente dopo l’11
settembre), la militarizzazione dell’economia, la frammentazione
delle comunità e l’isolamento delle persone. Una deriva che il
sistema dei mass media – dedicato in gran parte ad intrattenere il
consumatore più che a informare il cittadino – tenta, e spesso
riesce, a mascherare.
Le
migliaia di persone e le tante esperienze territoriali di base che
questa Carovana della Pace ha incontrato, sono qui a dirci che in
giro c’è voglia e bisogno di mettersi in gioco per cambiare
questo stato di cose. Per questo, raccogliendo le sollecitazioni
delle diverse realtà locali incontrate, facciamo delle proposte
orientative.
1)
Superare la logica della
guerra e del nemico
Dinanzi
ad una logica di guerra ormai imperante,
denunciamo che le guerre programmate hanno solo una finalità
economica, funzionale ai potenti della Terra. Perciò:
Proponiamo
di riflettere per far emergere tutte le possibili forme di
resistenza – come l’obiezione di coscienza e l’obiezione
fiscale – agli interventi armati,
Incoraggiamo
gli enti locali a dedicare parte delle loro risorse alla diffusione
di una cultura di pace e di opposizione alla guerra.
Chiediamo
alla Conferenza Episcopale Italiana di solidalizzare con il Papa nel
dichiarare, in modo inequivocabile, che “con la guerra tutto è
perduto”. Riteniamo, infatti, che la comunità cattolica e la
stessa società civile abbiano bisogno di una direttiva
magisteriale chiara, che condanni la guerra che sta per
cominciare e la “logica di guerra” che la dichiara inevitabile.
Noi questo bisogno lo sentiamo.
Proponiamo
a tutte le componenti della società civile che aspirano ad un mondo
diverso di ritirare il proprio denaro dalle banche armate,
colluse con le fabbriche che lavorano per la guerra, e di
indirizzarsi verso realtà alternative di risparmio sociale.
Proponiamo inoltre di boicottare tutti i prodotti delle aziende
compromesse con
operazioni ingiuste e lo sfruttamento dei paesi poveri e deboli.
Proponiamo
che la comunità cattolica, in dialogo con la società civile, si
impegni con maggior decisione per una legislazione sulla immigrazione
che sia rispettosa delle persone e delle famiglie immigrate, e non
accetti politiche discriminatorie nei confronti di nessuna persona
che cerca condizioni di vita più umane. Chiediamo a questa società
civile di non usare più la parola extracomunitario: serve a
perpetuare logiche di esclusione e a creare nemici.
Proclamiamo
forte la eguale dignità di ogni essere umano di cui nessuno può
determinare il diritto di esserci o di non esserci.
Richiamiamo
alla memoria la Dichiarazione universale dei diritti umani.
2)
Recuperare il senso della
comunità
Come
popolo in cammino, in cerca di pace e giustizia, sentiamo la
necessità di recuperare una spiritualità
profonda che ci riporti alle radici del nostro essere, e
motivi e illumini la nostra azione, perché sia azione di fratelli,
figli dello stesso Padre. Una spiritualità che si sviluppa nelle
comunità e nei gruppi e conduce al ricupero delle relazioni tra le
persone, con Dio e con l’ambiente.
Proponiamo,
perciò, che ognuno si ritagli nella giornata spazi di
silenzio, di preghiera e di riflessione sulla
situazione del paese e del mondo intero; che si costituiscano gruppi
di spiritualità, riflessione e convivialità per migliorare i
rapporti e ridare gioia e fiducia alle persone.
Essere
comunità non è un elemento accessorio, ma un carattere fondante di
una società civile organizzata che sappia ridare senso e progetto
ai tanti “dispersi” di oggi.
Proponiamo
il dialogo come
norma di comportamento con tutte le componenti della società civile
e con tutti i gruppi religiosi. NO ai fondamentalismi e agli
arroccamenti sulle proprie verità. NO alle guerre di religione. SÌ
al confronto, magari con l’aiuto di un saluto e di un sorriso.
Proponiamo
a tutte le associazioni che vogliono costruire una società fraterna
e attenta agli ultimi, di incontrarsi, di condividere e di mettersi
in rete per denunciare con più efficacia le
ingiustizie e farsi sentire. Insieme si può di più.
3)
Prendersi cura dell’informazione e della formazione
Il
sistema dei mass media è sempre più una macchina
che serve a mantenere l’opinione pubblica incatenata allo stile di
vita e ai modelli di consumo occidentali. La tivù, in
particolare, fa più intrattenimento che informazione. “Con questo
tipo di televisione non può esserci nessuna democrazia” (K.
Popper).
Proponiamo,
perciò, ai singoli, alle famiglie e alle associazioni di essere
critici e dedicare tempo all’analisi e alla selezione dei mass
media, così da poter scegliere con cognizione le fonti informative
cui attingere e da contrastare. Il digiuno televisivo, ad
esempio, è una delle forme di lotta più efficaci.
Incoraggiamo
le associazioni e i gruppi ad incalzare i media del loro territorio,
ad essere interlocutori delle redazioni dei giornali e delle tivù.
Chiediamo
ai giornalisti di non lasciarsi fuorviare dalle logiche del potere
del denaro, ma di farsi invece guidare dalla ricerca della verità.
Proponiamo
che le scuole e le università siano
luoghi di educazione alla pace, e cioè alla legalità, alla
giustizia, alla capacità di vivere insieme nel rispetto delle
differenze.
Chiediamo,
perciò, agli insegnanti e ai responsabili degli istituti
scolastici di riflettere sulle loro responsabilità e di non
lasciarsi appiattire nei valori, accontentandosi semplicemente di
servire il sistema del momento.
Infine
vogliamo ricordare
-
alla nostra Chiesa che Gesù è la vera
pace
e il suo
Vangelo non
ammette la guerra;
-
a tutta la società che la strada da seguire è quella della
non-violenza
impegnata, presente, attiva, lucida e informata.
Allora
la fraternità sarà più importante del guadagno. Allora la pace
non sarà più una utopia.
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