Un patto tra campagne, associazioni e arcipelago dei gruppi
locali per una strategia lillipuziana
Venti anni di globalizzazione e neoliberismo hanno
sconvolto la faccia del pianeta.
La ricchezza non cessa di crescere, ma ancor più
drammaticamente sono aumentati i processi di esclusione, impoverimento,
distruzione dei beni naturali. Uno straordinario trasferimento di risorse e
poteri si è realizzato a beneficio di attori privati, in larga misura
transnazionali, socialmente non responsabili e non trasparenti. Le forme della
democrazia e della politica che tradizionalmente abbiamo conosciuto, legate a
doppio filo agli stati nazionali, risultano così come sono largamente
inadeguate a governare questi processi.
Tuttavia, alla metamorfosi dei poteri, alle nuove esigenze
della cittadinanza, più prontamente della politica classica nuove forme di
partecipazione hanno reagito, assorbendo le passioni e le inquietudini del
cambiamento: migliaia di associazioni in tutto il mondo si battono per
riaffermare diritti antichi e nuovi, con l'intelligenza di chi guarda al proprio
territorio in una prospettiva globale.
Qualcuno ha definito questo pezzo di società in movimento
"l'arcipelago lillipuziano".
Nella favola I viaggi di Gulliver, i minuscoli lillipuziani,
alti appena qualche centimetro, catturavano Gulliver il predone, di tante volte
più grande di loro, legandolo nel sonno con centinaia di fili. Gulliver avrebbe
potuto schiacciare qualsiasi lillipuziano sotto il tacco dello stivale, ma la
fitta rete di fili tessuta intorno a lui lo immobilizzava e lo rendeva
impotente.
Di fronte alle schiaccianti forze e istituzioni globali,
cittadini e associazioni possono in modo analogo utilizzare le fonti di potere
relativamente piccole di cui dispongono e combinarle con quelle in possesso di
altri partecipanti ad altri movimenti in altri luoghi.
Forza e debolezza delle associazioni
Questo arcipelago vive in Italia un paradosso profondo: esso
è ricco di partecipazione e di creatività, di analisi e di strategie, ma è
povero di visibilità, di capacità di mettersi in relazione, di incidere,
rinchiudendosi continuamente in un orizzonte quasi solo testimoniale, che ancora
non modifica i meccanismi profondi, non fa opinione e non diventa politica. Nel
nostro paese c'è un tesoro nascosto, eppure è come se fossimo privi della
mappa per accedervi.
Quello che ci accomuna
Quello che ci accomuna è la volontà di lottare contro i
gravi problemi che affliggono il mondo da un punto di vista sociale e
ambientale.
Ciascuno di noi interviene nel modo che gli è più congeniale
con iniziative di solidarietà, di resistenza e di informazione con l'intento di
soccorrere le vittime e di fermare la mano degli oppressori. Ma il nostro
obiettivo ultimo è l'equità e proprio per questo sappiamo di dovere fare di più.
Sappiamo che dobbiamo riscrivere le regole dell'economia,
perché la ricerca dell'equità fa cadere i presupposti di fondo su cui funziona
quest'economia.
Questa sfida potrà essere vinta solo se saremo capaci di
introdurre profondi cambiamenti nel modo di gestire le risorse, di concepire il
lavoro, di organizzare la produzione, di contribuire ai servizi pubblici, di
garantire la sicurezza sociale. In una parola potrà essere vinta solo se
sapremo costruire un'altra economia. Possiamo realisticamente pensare di farcela
continuando a lavorare in ordine sparso, come attualmente facciamo, e limitando
i nostri obiettivi al solo piano della sensibilizzazione ?
Insieme, ma come ?
La riflessione sulle modalità di un'azione comune ha
costituito uno dei punti su cui ci andiamo interrogando insieme da anni: come
aumentare l'efficacia senza irrigidire ? come incanalare le energie senza creare
gerarchie? come coalizzarsi in determinati frangenti decisivi senza perdere la
ricchezza delle mille differenze ? come accentuare la visibilità senza
riprodurre in piccolo i meccanismi della politica-spettacolo e vuota di
partecipazione che subiamo ogni giorno ?
Non si tratta qui di pensare a delle strutture nazionali che
soffochino la molteplicità e la diversità in un'unica sigla. Si tratta
piuttosto di avviare un processo di comunicazione dal basso, una messa in rete,
un percorso federativo per la creazione di un contesto comune. Un contesto in
cui ogni singola associazione venga non solo salvaguardata, ma addirittura possa
trarre le risorse di cui necessita, in un orizzonte di reciprocità. Un
contesto, un contenitore che renda più coerenti ed efficaci le microazioni di
centinaia di gruppi e persone che si muovono in ogni parte d'Italia sulle
sollecitazioni che dalle tante campagne e organismi nazionali partono.
Il progetto che vogliamo realizzare
Vogliamo fare in modo che la disponibilità all'impegno di
tanti gruppi grandi e piccoli presenti in ogni angolo del paese riesca a
diventare una grande voce, capace di farsi sentire e di incidere rispetto alle
impostazioni economiche che stanno alla base dei gravi problemi sociali e
ambientali che affliggono il pianeta: il debito, il MAI, la speculazione
finanziaria internazionale, lo sfruttamento del lavoro, il commercio selvaggio,
le politiche di FMI e Banca Mondiale.
Vogliamo fare anche in modo che l'aspirazione ad un'economia
nuova, fondata sulla sobrietà, sull'equità, sulla sostenibilità, cominci a
farsi proposta concreta.
Per riuscire in questo progetto dovremo lavorare
contemporaneamente sul piano politico e su quello organizzativo. Sul piano
politico dovremo progettare le nostre campagne in modo da attuare un piano
intelligente di resistenza e di proposte. Sul piano organizzativo dovremo fare
crescere i coordinamenti a livello locale; dovremo mettere in rete, in maniera
stabile, i vari coordinamenti locali; dovremo creare dei canali di comunicazione
per far circolare le idee, le informazioni e per diffondere le campagne; dovremo
inventare delle modalità di partecipazione agili ed effettive.
Se riusciremo a fare questo nelle tante città in cui le mille
realtà lillipuziane si mobilitano continuamente, a mettere in comunicazione le
tante reti territoriali costruendo una rete di reti, il salto di qualità che
auspichiamo sarà meno lontano.
Cosa vi chiediamo: uscire dalla propria particolarità... per
tornarci con più forza
E' per questo che come responsabili di campagne e organismi
nazionali impegnati da anni su questi temi abbiamo pensato di collegarci nel
Tavolo delle Campagne e di chiedere a te e a ciascuno di voi, che abbiamo
individuato come primi referenti territoriali possibili di un simile percorso,
di segnalarci la vostra eventuale disponibilità a collaborare con noi nei
prossimi mesi.
Noi sappiamo che tutti voi già siete mobilitati su una o più
Campagne o iniziative promosse dai partecipanti al Tavolo. Quello che vi
chiediamo non è di aggiungere un'altra Campagna alla vostra già fitta agenda,
né di mettere da parte quanto state già facendo, ma di potenziarlo,
sperimentando una diversa modalità di intervento. Individuare dei fuochi
comuni, dei temi determinanti particolarmente urgenti, su cui far convergere una
mobilitazione comune in tutta Italia. Su questi vogliamo creare una forza
unitaria che possa anzitutto aumentare la capacità di mobilitazione locale.
Non vi stiamo chiedendo di collaborare di più con noi. Vi
chiediamo di collaborare tutti insieme, uscendo ciascuno dalla particolarità
(territoriale, di obiettivi) della propria azione.
|