CHIESE E MISSIONE
Verso il G8 / Medardo Joseph Mazombwe contro il debito
Sei buone ragioni per non pagare
"Le cause esterne che hanno provocato il debito sono state più forti di
quelle interne".
a cura di Silvia Marceglia e Pier Maria Mazzola
Lo Zambia è uno dei due paesi beneficiari (l'altro è la Guinea) della campagna
della Cei per la riduzione del debito (Nigrizia, 3/01, 24). Mentre si attendono
i risultati delle negoziazioni coi governi italiano e zambiano, che dovranno
quantificare la somma esattamente liberata per i progetti nei quali si
concretizzerà la campagna, abbiamo incontrato l'arcivescovo della capitale,
Lusaka, di passaggio per l'Italia. Meno illustre del suo antecessore, il
carismatico Emmanuel Milingo tutto dedito alle guarigioni, anche Medardo
Mazombwe è abitato dall'idea fissa della guarigione, ma su altra scala e con
altri strumenti: vedere il suo paese infine sanato dal debito.
È lo Zambia, del resto, uno dei casi più citati quando si vuole descrivere il
macigno del debito. Per ripagarlo, gli zambiani dal più vecchio all'ultimo nato
dovrebbero digiunare - letteralmente e senza eccezioni - per i prossimi due
anni. "Le prospettive di crescita nel lungo periodo possono essere messe in
crisi da disastri naturali, conflitti o crisi sanitarie come quella
dell'epidemia di aids che colpisce gran parte dei paesi Hipc e in particolare
diversi paesi che hanno raggiunto il decision point, quali il Malawi, il Rwanda
e lo Zambia". Parola di Banca Mondiale (vedi articolo precedente).
Non per nulla è proprio da Lusaka che un padre Peter Henriot, del Centro
gesuita di riflessione teologica (www.jctr.org.zm), elabora da anni le sue
penetranti analisi (e non solo sul debito), poste a servizio della chiesa
locale. Nella quale sono state anche prese, nell'anno del giubileo, delle
iniziative coerenti con quanto reclamato internazionalmente. Per esempio la
diocesi di Chipata - dove Mazombwe fu vescovo per ventisei anni prima di passare
alla capitale - ha annullato i crediti che vantava nei confronti delle
parrocchie e altri organismi ecclesiali; questi, a loro volta, hanno perdonato
ai rispettivi debitori…
Monsignor Mazombwe, ci dia qualche buona ragione perché il G8 si decida a
cancellare il debito del suo paese e di molti altri.
Nel sud del Sahara il debito nel 1994 ha superato 190 miliardi di dollari; nel
2000 la regione stava ancora pagando, per il servizio del debito, 15 miliardi di
dollari l'anno. In Africa pensiamo che questo debito non può essere pagato, gli
africani non ne hanno la capacità economica.
In secondo luogo, pagarlo sarebbe un'ingiustizia: dovremmo allora rinunciare del
tutto all'educazione dei nostri bambini? alla sanità? a produrre cibo per il
nostro fabbisogno? In questo modo l'Africa rimarrebbe sempre povera, anzi lo
sarebbe di più. Sarebbe un blocco allo sviluppo.
E poi il debito è già stato pagato molte volte, perché gli africani ora
stanno pagando degli interessi spropositati. Il debito inoltre fu contratto, in
alcuni casi, da regimi illegittimi, da dittatori, senza beneficio del popolo.
Ancora: non dovrebbe essere pagato perché nel passato, in tempi di necessità,
alcuni debiti sono stati cancellati in Europa, dopo la guerra; più tardi si è
fatto lo stesso con la Polonia. Perché oggi non può essere la volta
dell'Africa?
E c'è un argomento in più per chi è religioso. Pensiamo alla Bibbia, all'anno
sabbatico, l'anno del giubileo: la gente che aveva preso a prestito, durante
l'anno sabbatico otteneva la cancellazione del debito. Era il tempo della
restaurazione dell'ordine sociale. Di qui ha preso le mosse la campagna fatta
attraverso il mondo, che ha portato qualche paese a un cambiamento, l'Italia è
un caso. Speriamo che altri paesi ne seguano l'esempio.
Le istituzioni finanziarie hanno fatto qualche passo…
Sì… con la condizione posta dall'Fmi di applicare i programmi di
aggiustamento strutturale, che fanno soffrire ancora di più la gente: occorre
diminuire i servizi, bisogna privatizzare, ma le privatizzazioni comportano
tante sofferenze. Ci possono essere dei risultati positivi per l'economia, ma a
prezzo di sofferenza per la popolazione.
Non dimentichiamo poi l'eredità del potere coloniale, che aveva interesse a non
insistere sullo sviluppo del paese, per puntare invece sulle monocolture e i
prodotti per l'esportazione. Nel nostro paese, ad esempio, il rame rappresentava
l'80 dell'economia, lo Zambia era il terzo esportatore mondiale di rame, cosicché
altre produzioni sono state trascurate, come pure le infrastrutture e
l'istruzione. C'è stata anche corruzione, incapacità di gestire il paese, ma
le cause esterne che hanno provocato il debito sono state più forti di quelle
interne.
In ogni caso, come si può avere un mondo unito, una famiglia, se una parte vive
bene e l'altra si trova in estrema povertà? Non è una società umana.
Lei ha detto che il debito fu contratto anche da regimi autoritari: come
possiamo essere sicuri che la cancellazione vada ora a vantaggio dei più
poveri?
È un problema, certo. Ma nel 1989 ero a Londra, al Commonwealth Office: già se
ne parlava. Si disse che dovrebbero essere coinvolti tre attori: il governo, la
società civile e la chiesa, che dovrebbero monitorare affinché questi soldi
vadano a chi è nel bisogno, allo sviluppo, all'istruzione.
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