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Traduzione
informale dall'originale
in lingua inglese COMUNICATO G8
(Le
note in neretto incolonnate a destra sono
di Alberto Castagnola) 1. Noi, i
Capi di Stato e di Governo di otto delle principali democrazie
industrializzate ed i rappresentanti dell'Unione Europea, ci siamo riuniti
a Genova per il primo Vertice del nuovo millennio. In uno spirito di
collaborazione abbiamo affrontato i problemi più pressanti dell'agenda
internazionale. 2. Come
Leader democratici, responsabili verso i nostri cittadini, crediamo
nell'importanza fondamentale di un dibattito pubblico ed aperto sulle
principali sfide che le nostre società devono affrontare. Promuoveremo
soluzioni innovative basate su di un'ampia partnership con la società
civile ed il settore privato. La
proposta di collaborazione con la società civile, in linea di principio
si può giudicare positivamente, salvo poi verificare in concreto chi
viene considerato rappresentare questa società civile e quali poteri gli
vengono effettivamente riconosciuti. La
collaborazione con il settore privato finora ha significato tentare di
coinvolgere le imprese multinazionali ( il “Global Compact” teorizzato
da Kofi Annan) giustificandolo con la carenza di fondi. Ricercheremo,
inoltre, una cooperazione e solidarietà più accentuate con i paesi in
via di sviluppo, basate su una reciproca responsabilità per combattere la
povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile. Viene
attribuita una responsabilità della condizione di povertà agli stessi
Stati del sottosviluppo, ma non si accenna minimamente alla cause. La
formula dello sviluppo “sostenibile” viene utilizzata ancora una volta
senza precisare che cosa si intende per sostenibilità. Ad esempio vengono
qualificati come sostenibili i recenti compromessi sulla compensazione
degli inquinamenti nel Nord con la ricostituzione di “foreste” di
alberi per usi industriali nel Sud. 3. Siamo
decisi a far sì che la globalizzazione lavori a favore di tutti i nostri
cittadini e specialmente per i poveri del mondo. Includere i paesi più
poveri nell'economia globale è il modo più sicuro per rispondere alle
loro aspirazioni fondamentali. Abbiamo concentrato le nostre discussioni
sulla strategia per riuscire in questo intento. Viene
ancora una volta ribadito il valore tutto positivo dell’inserimento nei
processi di globalizzazione dei paesi più poveri, senza nemmeno un
accenno all’aumento della divaricazione verificatosi negli ultimi 50
anni e alla mancanza di alcuna garanzia che la attuale economia in via di
globalizzazione possa una volta o l’altra in un futuro del tutto
indefinito inglobare anche i paesi del sottosviluppo.
4. La
situazione in molti paesi in via di sviluppo - specialmente in Africa -
richiede una decisiva azione globale. La strategia più efficace per
ridurre la povertà è quella di mantenere un'economia globale forte,
dinamica, aperta ed in crescita. Questo è l'impegno che ci assumiamo. Anche se proprio in Africa si
constatano da tempo le maggiori
divaricazioni
con le zone industrializzate del Nord, nulla viene detto su eventuali
modifiche di strategie necessarie o su interventi specifici e urgenti per
questo Continente. 5.
Continueremo anche ad offrire un'assistenza efficace allo sviluppo per
aiutare gli sforzi dei paesi in via di sviluppo volti a realizzare una
prosperità di lungo periodo. “Continueremo” è una parola terribile perché cancella tutte le
crescenti riduzioni verificatesi ormai da parecchi anni nel flusso degli
aiuti allo sviluppo. Men che meno dice qualcosa sulla inefficacia di molti
tipi di aiuto e sui danni causati da molti interventi. In linea
con le conclusioni della "Terza Conferenza dei Paesi Meno
Avanzati" (LDC III) e con la "Dichiarazione del Millennio",
appoggiamo un approccio strategico centrato sui principi di gestione
autonoma delle problematiche (ownership) e di partnership. Purtroppo
la “gestione autonoma” più che ad una effettiva indipendenza
nell’uso delle risorse una volta messe a disposizione, sembra alludere
ad una specie di corresponsabilità, che se legata a obiettivi e criteri
operativi imposti dai paesi o dagli organismi che concedono delle risorse
non modifica in nulla lo stretto controllo esercitato dai donatori sulle
scelte di uso dei finanziamenti e delle altre risorse messe a
disposizione. Nell'
interesse comune dei donatori e dei beneficiari degli aiuti, assicureremo
un uso efficiente delle risorse limitate . Si
sperava in un qualche impegno del G8 per garantire un finanziamento
straordinario, diretto a segnalare un cambiamento di strategie e uno
sforzo molto maggiore che in passato volto a modificare in modo se non
risolutivo almeno radicale i tremendi problemi che tormentano oltre la metà
dell’umanità. E invece si promette solo una maggiore efficienza
nell’interesse anche dei paesi donatori. 6.
Sistemi di "governance" aperti, democratici e responsabili,
basati sul rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, sono
precondizioni per uno sviluppo sostenibile ed una solida crescita.
Pertanto, aiuteremo i paesi in via di sviluppo a promuovere: ·
responsabilizzazione
e trasparenza nel settore pubblico ·
quadri di
riferimento giuridici e regimi di gestione dell'impresa per combattere la
corruzione ·
salvaguardie
contro la malversazione e l'uso di fondi pubblici in impieghi non
produttivi ·
accesso al
sistema giuridico per tutti i cittadini, indipendenza del potere
giudiziario e ·
disposizioni di
legge che consentano l'attività del settore privato ·
coinvolgimento
attivo della società civile e delle Organizzazioni Non Governative (ONG) ·
libertà delle
attività economiche. Dal canto
nostro: ·
daremo piena
applicazione alla Convenzione OCSE contro la corruzione ·
sosterremo gli
sforzi delle Nazioni Unite volti a creare uno strumento efficace contro la
corruzione ·
incoraggeremo le
Banche Multilaterali di Sviluppo (MDB) ad aiutare i paesi beneficiari nel
rafforzare il controllo della spesa pubblica e la gestione del bilancio. Sarebbe
interessante sapere perché proprio in questa fase storica, dopo oltre 50
anni di politiche di sviluppo, si è deciso di sottolineare l’importanza
di avere nel Sud sistemi statuali e di governo funzionanti e rispettati. Leggendo
attentamente si nota che l’accento viene posto sul fenomeno della
corruzione ma non una parola viene spesa sul fatto che buona parte dei
meccanismi di corruzione ha avuto origine nel nostro sistema economico e
politico, ad esempio per quel che riguarda le tangenti sulle vendite di
armi e la concessione dei prestiti o i finanziamenti fatti pervenire in
varie forme ai regimi militari o dittatoriali. Numerosi
sono invece i riferimenti alla liberalizzazione del settore privato e in
genere delle attività economiche. Ciò significa, come è noto, che
continueranno le privatizzazioni delle poche industrie pubbliche create
negli scorsi decenni e la importazione e riesportazione di capitali e di
profitti Infine,
è da notare che nelle Banche Multilaterali di Sviluppo è in genere
inclusa anche la Banca Mondiale.
7.
L'alleggerimento del debito - specialmente l'Iniziativa Rafforzata a
favore dei paesi poveri maggiormente indebitati (HIPC) - è un valido
contributo alla lotta contro la povertà, ma non è che uno dei passi
necessari per stimolare una crescita più rapida nei paesi molto poveri.
Siamo lieti che ventitré paesi si siano qualificati per beneficiare
dell'Iniziativa, per un ammontare totale
di riduzione del debito pari ad oltre 53 miliardi di dollari, a fronte
di un debito iniziale pari a 74 miliardi di dollari. Dobbiamo continuare a
fare progressi in questa direzione. 8. In
particolare, la nostra attenzione è rivolta ai paesi in conflitto,
affinché rinuncino alla violenza. Quando ciò si verificherà,
confermiamo che intensificheremo i nostri sforzi per aiutarli ad adottare
le misure necessarie per beneficiare della riduzione del debito. Ribadiamo
che l'iniziativa HIPC, in congiunzione con le riforme interne volte ad
assicurare solide politiche nazionali ed un comportamento responsabile da
parte dei donatori, è finalizzata a risolvere in maniera duratura il
problema dell'indebitamento insostenibile. Gli
impegni assunti in merito al debito estero dei paesi sottosviluppati sono
lontanissimi da quanto ci si poteva attendere da un vertice la cui
importanza per lo sviluppo dei paesi poveri è stata così pubblicizzata e
non aggiungono nulla a quanto non fosse stato già deciso ormai da molti
anni. L’iniziativa
per i paesi più poveri e più fortemente indebitati risale infatti al
1996. Ha per oggetto in principio solo 41 paesi, dei quali 11 sono stati
subito esclusi dall’alleggerimento in quanto giudicati capaci di
continuare a pagare rate di restituzione del capitale scadute e interessi
che maturano ogni anno. Dei
30 paesi rimasti solo 23 sono stati ammessi alla procedura di riduzione
parziale, poiché per gli altri si attende che risolvano i conflitti in
cui sono implicati o vittime. L’ammontare complessivo della riduzione
sarà di 53 miliardi di dollari su un totale di oltre 2550! Il
testo poi non dice che la riduzione sarà effettuata dopo sei anni: i
paesi devono per tre anni rispettare le politiche di aggiustamento
strutturale imposte dal Fondo Monetario Internazionale e nei successivi
tre anni devono ottenere risultati economici positivi! (per ulteriori
dettagli, cfr. in allegato il comunicato della Campagna “Sdebitarsi”). In
ogni caso viene sostenuto a chiare lettere che l’alleggerimento ha come
scopo la risoluzione dei problemi dell’indebitamento insostenibile, cioè
della pratica impossibilità di pagare, mentre non si preoccupa
minimamente di creare le condizioni per uno sviluppo significativo. 9. Al di
là dell'alleggerimento del debito, abbiamo concentrato la nostra
discussione su tre elementi che si rafforzano a vicenda: ·
maggiore
partecipazione da parte dei paesi in via di sviluppo al sistema
commerciale globale ·
maggiori
investimenti privati ·
iniziative per
promuovere salute, istruzione e sicurezza alimentare. 10.
Libero commercio e investimenti alimentano la crescita globale e la
riduzione della povertà. Per questo motivo abbiamo oggi convenuto di dare
il nostro appoggio al lancio di un nuovo e ambizioso Round di negoziati
globali in materia commerciale, con un'agenda bilanciata. Il
vertice ha ribadito il suosostegno al rilancio dei negoziati globali sul
commercio internazionale, senza però chiedersi come mai periodicamente
sia necessario cercare di rimuovere gli ostacoli agli scambi che i paesi
ricreano senza interruzioni, per proteggere le proprie produzioni o per
evitare l’invasione di prodotti commercializzati dalle imprese
multinazionali. Le
ultime parole vogliono forse dire che vantaggi e danni saranno equamente
ripartiti? Però l’uguaglianza tra gruppi di paesi in condizioni molto
diverse non comporta certo un trattamento giusto per i più poveri. 11.
Mentre aprire i mercati attraverso negoziati globali offre il beneficio
economico maggiore per paesi in via di sviluppo, Il
testo non perde occasione per ribadire che il massimo dei vantaggi sarà
garantito solo attraverso politiche concepite in una prospettiva di
globalizzazione. approviamo
pienamente le misure già adottate per migliorare l'accesso ai mercati per
i paesi meno avanzati (LDC), quali l'Iniziativa comunitaria "Everything
but Arms", Si
tratta della politica adottata dall’Unione Europea che prevede
l’apertura del mercato unificato europeo alle merci dei paesi più
poveri, ad esclusione delle armi. Si può notare che in genere le armi
provengono dai paesi industriali e che nel corso del dibattito per
l’approvazione di questa politica si è più volte sottolineato che vi
sono scarsissimi rischi di vedere i mercati dei paesi europei invasi dalle
merci realizzate nei paesi più poveri, che finora sono riusciti ad
esportare per cifre assolutamente irrisorie. Ovviamente
l’idea dell’apertura dei mercati non può essere considerata in sé
negativa; dovrebbe però essere garantito che le multinazionali non aprano
immediatamente delle filiali per l’esportazione in questi paesi e che
quindi le libere esportazioni verso l’Unione Europea siano riservate ai
produttori locali. Si
può inoltre notare che l’idea, più volte presentata come una svolta
del tutto originale dagli ultimi governi italiani, era in realtà ripresa
dalle attività preparatorie in corso presso l’Unione. le
preferenze generalizzate e tutte le altre iniziative finalizzate allo
stesso obiettivo. Confermiamo l'impegno annunciato alla Terza Conferenza
sui Paesi meno Avanzati (LDC III) di lavorare per un accesso privo di dazi
e di quote per tutti i prodotti provenienti dai paesi meno avanzati. Preoccupa
che non si parli della eliminazione delle barriere non tariffarie ( ad
esempio delle specifiche tecnologiche o sanitarie richieste per le merci
che devono circolare in Europa) e che i paesi più poveri potrebbero non
essere in grado di garantire, svuotando quindi gli aspetti positivi della
nuova politica. Nulla
si dice sui tempi di entrata in vigore della normativa di favore e
soprattutto della necessità di sostenere con adeguate politiche
commerciali e pubblicitarie i tentativi di inserimento sui mercati degli
esigenti consumatori europei. Appoggiamo
gli sforzi compiuti dai paesi LDC per accedere al sistema commerciale
globale e per approfittare delle opportunità offerte da una crescita
basata sul commercio. In
realtà nell’intero paragrafo non si dice nulla di nuovo rispetto a
quanto è già in fase decisionale in altre sedi, diverse dal G8. 12. Un
accresciuto accesso al mercato deve essere accompagnato dalla capacità di
trarne profitto. Pertanto, per aiutare i paesi in via di sviluppo a
beneficiare dei mercati aperti, coordineremo meglio la nostra assistenza
nel settore del commercio, in modo tale da: ·
fornire
assistenza bilaterale sugli standard tecnici; sui sistemi doganali; sulle
legislazioni necessarie per accedere all'Organizzazione Mondiale per il
Commercio (WTO); In
realtà l’assistenza tecnica è prevista ma solo sul piano bilaterale e
comprende anche le coscenze necessarie per accedere alle trattative e ai
controlli del WTO, in sostanza per entrare a far parte dei meccanismi
della globalizzazione ·
per la
protezione dei diritti di proprietà intellettuale; Queste misure sembrano essere
a vantaggio dei paesi sottosviluppati, cioè come se essi producessero
tanti brevetti da proteggere dall’avidità dei paesi del Nord e delle
multinazionali. In realtà si intende introdurre legislazioni e organismi
di controllo per garantire all’interno del paese povero il pieno
rispetto dei diritti connessi ai brevetti detenuti dalle multinazionali
(regolare pagamento delle royalties, rispetto dell’integrita delle
conoscenze coperte dai brevetti, protezione da attacchi provenienti da
paesi terzi, ecc.)
·
per
lo sviluppo delle risorse umane ·
sostenere il
lavoro del "Quadro Integrato per l'Assistenza Tecnica in Materia
Commerciale" ·
incoraggiare le
istituzioni finanziarie internazionali a dare il loro aiuto nella
rimozione degli ostacoli al commercio ed agli investimenti, ed a stabilire
le istituzioni e le politiche necessarie affinché il commercio prosperi Anche
in questo caso si tratta di sostegno alle misure di liberalizzazione, in
particolare per favorire i movimenti di capitale e la libertà di
investire e disinvestire senza controlli. ·
incitare i paesi
a dare importanza centrale all'espansione commerciale, integrandola nelle
strategie per la riduzione della povertà. Questa
frase, che potrebbe anche essere una affermazione solamente formale,
sembra celare una problematica ancora non sufficientemente approfondita,
cioè quella dei reali contenuti delle strategie contro la povertà, che
in ultima analisi potrebbero anche ridursi ad una semplice riproposizione
delle politiche finora seguite, ad eccezione di una maggiore
concentrazione degli interventi nelle fasce più povere delle popolazioni.
L’accento qui posto sui legami tra lotta alla povertà e espansione del
commercio con l’estero suscita forti perplessità, sia perché ci si
domanda come si possano mettere in correlazioni le popolazioni più misere
ed emarginate, tormentate da bisogni essenziali e urgenti, con delle
politiche di inserimento su mercati lontani e complessi, quando la poverta
di massa richiederebbe per prima cosa una forte priorità attribuita alla
soddisfazione dei bisogni essenziali, sia per garantire la sopravvivenza,
sia per valorizzare le capacità umane su larga scala. 13.
L'incremento degli investimenti privati è essenziale per generare la
crescita economica, per accrescere la produttività e per elevare il
tenore di vita. Per aiutare i paesi in via di sviluppo a migliorare
l'ambiente per gli investimenti privati, sollecitiamo le MDBs e le altre
istituzioni internazionali competenti a sostenere i loro sforzi per le
riforme interne, compreso il ricorso a partnership pubblico-private e alle
"best practices" nel campo degli investimenti, come pure a
codici di condotta e standard per i regimi di gestione delle imprese, a
standard di contabilità, a regole per la concorrenza ed a regimi fiscali
trasparenti. Non
vi è nulla di nuovo in queste raccomandazioni rispetto alle politiche
finora adottate a livello internazionale (eche hanno avuto risultati non
certo brillanti), mentre tutte le indicazioni sembrano concorrere solo a
creare un ambiente più favorevole agli investimenti esteri, ivi inclusi
quelli delle multinazionali (che pure dipendono meno delle altre imprese
dalle condizioni esterne). Fa poi sorridere vedere la preoccupazione per i
codici di condotta e per la trasparenza dei regimi fiscali, quando sono
proprio le imprese estere a non rispettare le poche norme esistenti. Facciamo
appello alla Banca Mondiale affinché fornisca un sostegno addizionale ai
programmi che promuovano lo sviluppo del settore privato nei paesi più
poveri. Non
viene fornita alcuna indicazione sulla misura di questo intervento
addizionale e si parla di appello alla Banca Mondiale, quando nella loro
posizione di controllori della maggior parte del capitale della Banca
sarebbero nella condizione di decidere dimensioni, caratteristiche e tempi
di questo maggior impegno. Per
promuovere ulteriori investimenti nell'economia basata sulla conoscenza
("knowledge-based"), chiediamo al WTO ed alla Organizzazione
Mondiale per i Diritti di Proprietà Intellettuale (WIPO), in
collaborazione con la Banca Mondiale, di aiutare i paesi più poveri a
conformarsi alle regole internazionali in materia di diritti di proprietà
intellettuale. Qui
viene detto con chiarezza quanto sopra affermato nel commento. Il problema
reale sarebbe invece di come e in che misura ridurre la validità dei
brevetti per tutti quei prodotti che vengono venduti a prezzi
inaccessibili per le fasce più povere (il caso dei medicinali contro
l’Aids, la malaria, la tubercolosi, ecc.) è solo uno dei tanti esempi
(dai fertilizzanti ai pesticidi, dai derivati del petrolio alle bevande).
Inoltre non si dice chiaramente chi dovrebbe essere il destinatario del
sostegno per realizzare “maggiori investimenti nell’economia della
conoscenza”: dove, in Somalia o in Mali, oppure ancora nei centri di
ricerca delle multinazionali? 14. Gli
aiuti pubblici allo sviluppo (ODA) restano essenziali. Lavoreremo con i
paesi in via di sviluppo perché possano raggiungere gli obiettivi
internazionali di sviluppo, cercando fra l'altro di accrescere l'efficacia
della nostra assistenza allo sviluppo. Nulla
viene detto sul rispetto dei livelli di aiuto decisi da molti decenni e
mai rispettati, specie dai paesi più ricchi. Oggi inoltre ci vorrebbero
somme ben maggiori dell’1% del reddito del Nord per sopperire alle
esigenze di una popolazione del Sud più che raddoppiata. Ci
impegniamo ad applicare l'importante raccomandazione dell'OCSE-DAC
sull'aiuto slegato ai paesi meno avanzati (LDC), che dovrebbe migliorare
l'efficacia degli aiuti e favorire una migliore ripartizione degli oneri
tra i donatori. Aiuto
“legato” (meglio sarebbe dire vincolato) significa somme che devono
essere utilizzate per acquisti nel paese donatore e che quindi ritornano
in gran parte nel Nord, oppure interventi che devono essere realizzate
sempre da imprese dei paesi donatori nel paese destinatario della
cooperazione. E’ interessante che venga finalmente accettata la proposta
di permettere ai paesi destinatari di affidarsi a imprese e a prodotti di
loro scelta, però questo “svincolamento” ai paesi a più basso
livello di sviluppo e che quindi interessano meno alle mprese dei paesi
donatori, anche perché le cifre ad essi destinate sono limitate rispetto
al totale degli aiuti. 15. Ad
Okinawa l'anno scorso, ci siamo impegnati a fare un salto di qualità
nella lotta contro le malattie infettive e a rompere il circolo vizioso
tra malattia e povertà. Per far fronte a quest'impegno e rispondere
all'appello dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con il Segretario
Generale delle Nazioni Unite, abbiamo lanciato un nuovo Fondo Globale per
combattere lo HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi. Questo
rappresenta l’impegno realmente nuovo assunto dal vertice, anche se è
stato preceduto dalle proposte uscite dal recente incontro internazionale
organizzato dall’ONU. E’ però necessario sottolineare che ci sono
almeno altre tre malattie endemiche nel Sud che causano vittime e danni
alle persone della stessa dimensione delle tre indicate dal G8. Siamo
decisi a rendere operativo questo Fondo entro la fine dell'anno. Abbiamo
stanziato 1,3 miliardi di dollari. Il Fondo sarà una partnership
pubblico-privata e rivolgiamo un appello agli altri paesi, al settore
privato, alle fondazioni ed alle istituzioni accademiche affinché
contribuiscano a loro volta - con finanziamenti, in natura e con
esperienza operativa. Accogliamo con favore gli ulteriori impegni già
presi, pari a circa 500 milioni di dollari. Le
cifre promesse sembrano ancora molto lontane dalle stime dei fabbisogni
indicate dall’Onu. Inoltre sembra che gli impegni assunti durante il
vertice siano di fatto gli stessi presi in sede ONU dai paesi partecipanti
all’incontro di Genova. Sembra
poi esserci una divergenza non da poco tra la struttura burocratica
descritta da Kofi Annan prima dell’avvio del vertice e
l’organizzazione leggera indicata dal comunicato. Quale prevarrà? Non
è stata ripetuta la richiesta tanto sbandierata dai governi italiani
rivolte alle multinazionali (spesso all’origine della diffusione o dei
mancati interventi specie nel settore delle medicine e dei vaccini), però
viene molto sottolineato il ruolo del settore privato. 16. Il
Fondo si farà promotore di un approccio integrato che privilegia la
prevenzione in un insieme continuo di trattamento e cura. Opererà secondo
principi di comprovata efficacia scientifica e medica, con rapido
trasferimento di risorse, bassi costi di transazione, amministrazione
agile ed intensa concentrazione sui risultati. Ci auguriamo che
l'esistenza del Fondo promuova un migliore coordinamento tra i donatori ed
offra ulteriori incentivi per l'attività di ricerca e di sviluppo del
settore privato. Questa frase desta notevoli
preoccupazioni in quanto sembra delineare la possibilità di finanziare
con il Fondo la ricerca proprio di quelle multinazionali farmaceutiche che
tanti profitti raccolgono con le loro spregiudicate strategie dei prezzi
dei medicinali. Non vi è invece traccia di interventi di sostegno della
produzione, nei paesi vittime delle epidemie, dei medicinali essenziali
senza dover rispettare i brevetti (come già avviene in Sudafrica,India,
Cuba, ecc.)
Metterà
a disposizione finanziamenti addizionali in raccordo con i programmi già
esistenti, che verranno integrati nei piani sanitari nazionali dei paesi
partner. L'impegno dei paesi in via di sviluppo nella definizione delle
finalità e nella gestione del Fondo sarà essenziale per garantire loro
la gestione autonoma ("ownership") del programma e per
assicurare il loro impegno ad ottenere risultati. I partner locali,
comprese le ONG e le agenzie internazionali, saranno di grande aiuto per
l'operatività del Fondo. Questa
è la parte essenziale della proposta, in quanto solo se sarà rispettata
con precise attribuzioni di cariche e di poteri decisionali potranno
essere avviati dei programmi di responsabilità locale (e diventare
eventualmente un modello per altri tipi di interventi). Ci
si può tuttavia chiedere perché nessuno ha parlato dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, l’agenzia dell’ONU che malgrado i suoi legami
con le multinazionali forse ha già le competenze per interventi in questo
settore. 17.
L'affidabilità dei sistemi sanitari nazionali continuerà ad essere un
parametro chiave per un'efficace erogazione di prevenzione, trattamento e
cura, e per migliorare l'accesso ai servizi sanitari ed al materiale
sanitario essenziale, senza alcuna discriminazione. Una risposta efficace
all' HIV/AIDS e alle altre malattie richiede un'azione a tutto campo nella
società, al di là del settore sanitario. Esprimiamo apprezzamento per le
misure prese dall'industria farmaceutica al fine di rendere economicamente
più accessibili i farmaci. Nel contesto del nuovo Fondo Globale,
lavoreremo d'intesa con l'industria farmaceutica e con i paesi colpiti per
favorire l'offerta più ampia possibile di farmaci in forma accessibile ed
efficace sotto il profilo medico. Esprimiamo apprezzamento per il
dibattito che si sta svolgendo nel WTO sul ricorso alle eccezioni previste
dall'Accordo sui diritti di proprietà intellettuale nel settore
commerciale (TRIPs). Riconosciamo
come appropriato il fatto che i paesi colpiti usino le flessibilità
permesse dall'Accordo sui diritti di proprietà intellettuale nel settore
commerciale per assicurare la disponibilità dei farmaci ai cittadini che
ne abbiano bisogno, in particolare a coloro che non possono permettersi
l'assistenza medica di base. Al tempo stesso, riaffermiamo il nostro
impegno alla protezione forte ed efficace dei diritti di proprietà
intellettuale, come necessario incentivo per la ricerca e lo sviluppo di
farmaci salvavita. Sembra
un colpo al cerchio ed uno alla botte ma comunque è la prima volta che
viene riconosciuto un diritto di questa portata, così osteggiato finora
dalle multinazionali.
Cè solo da sperare che la gravità della situazione sanitaria esistente
non abbia permesso di nascondere dei compromessi particolarmente
pericolosi tra Stati e imprese direttamente interessate. 18.
L'istruzione è un fattore centrale per la crescita e l'occupazione.
Confermiamo il nostro impegno ad assistere altri paesi a raggiungere gli
obiettivi prefissati dal documento di Dakar per la diffusione universale
dell'istruzione elementare entro il 2015. Sull’obiettivo
in se si può notare che era già stato indicato come assolutamente
prioritario nel rapporto della Banca Mondiale del 1990 e che come al
solito non vi è alcuna garanzia che saranno realizzati tutti gli
interventi necessari per conseguirlo entro la scadenza. Concordiamo
sulla necessità di migliorare l'efficacia della nostra assistenza allo
sviluppo a sostegno delle strategie locali. L'istruzione - specialmente
l'istruzione elementare universale e l'accesso indiscriminato ad ogni
livello per la popolazione femminile - deve ricevere alta priorità nelle
strategie nazionali di riduzione della povertà e nei nostri programmi di
sviluppo. Le risorse rese disponibili dal programma HIPC possono offrire
un contribuito a questi obiettivi. Quest’ultima
frase cela un pericoloso equivoco, purtroppo contenuto anche nell’ultima
legge sul debito, quella italiana dell’agosto 2000. Nei testi sembra
sempre che concedere delle riduzione dei debiti comporta la possibilità
di destinare le risorse così risparmiate a interventi nel sociale. Si
dimentica che i paesi più poveri hanno visto aumentare paurosamente il
loro debito perché non erano stati in grado di pagare, e quindi in realtà
dalla riduzione non deriva alcuna disponibilità di risorse, anzi c’è
perfino il rischio che per ottenere la misura di favore distolgano risorse
da altri usi essenziali. Diversa sarebbe ovviamente la situazione per i
paesi che continuano in qualche modo a pagare (sia pure solo in parte)come
il Brasile. Daremo il
nostro sostegno per mettere a punto di sistemi di valutazione dei
progressi effettuati, per identificare le "best practices" ed
assicurare la responsabilità dei risultati. Ci concentreremo anche sulla
formazione degli insegnanti. Sviluppando le indicazioni della Task Force
G8 sulle opportunità digitali (dot.force), cercheremo di estendere
l'utilizzo delle tecnologie informatiche e della comunicazione (ICT) per
la formazione degli insegnanti e per rafforzare le strategie educative. Perfino
nei paesi ricchi la formazione tramite le nuove tecnologie incontra dei
limiti non facilmente superabili e quindi c’è il rischio che tali
interventi fortemente innovativi (si parla di istruzione elementare!)
potranno essere avviati solo nei pochi paesi in grado di ospitare un uso
diffuso di tecnologie informatiche, mentre continueranno a mancare le
risorse per le fasce di popolazione più povere. Incoraggiamo
in modo particolare il settore privato ad esaminare nuove opportunità di
investimenti nelle infrastrutture, nelle tecnologie informatiche e della
comunicazione (ICT) e nei sussidi didattici. Incoraggiamo le Banche
Multilaterali di Sviluppo (MDBs) ad accentuare il loro interesse per il
settore dell'istruzione e concentrare in futuro il loro lavoro sui paesi
che dispongono di strategie solide pur mancando di sufficienti risorse,
nonché a fare rapporto il prossimo anno al G8. Sarebbe
interessante avere un quadro dei risultati ottenuti in diecine di anni dal
gruppo della Banca Mondiale con i suoi prestiti di lunga durata nel campo
dell’istruzione. Sosteniamo
il ruolo guida dell'UNESCO nella diffusione universale dell'istruzione.
Lavoreremo inoltre con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)
per sostenere la battaglia contro lo sfruttamento del lavoro minorile e
svilupperemo incentivi per accrescere la frequenza scolastica. 19.
Costituiremo una Task Force composta da funzionari G8 di alto livello che
ci consiglino sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi di Dakar in
collaborazione con I paesi in via di
sviluppo, le organizzazioni internazionali competenti e gli altri
soggetti coinvolti. La Task Force ci sottoporrà le sue raccomandazioni
prima del nostro prossimo incontro. C’è
da augurarsi che questo gruppo di lavoro ottenga l’anno prossimo una
maggiore attenzione di quello costituito l’anno scorso sulle energie
rinnovabili, che ha dovuto pubblicare un annuncio sul Corriere della Sera
(18 luglio 2001, pag.18) per chiedere che i risultati del suo lavoro
fossero discussi. 20. Con
l'avvicinarsi del "Vertice Mondiale sull' Alimentazione: Cinque Anni
Dopo" nel Novembre 2001, la sicurezza alimentare rimane un obiettivo
sfuggente. Oltre 800 milioni di persone sono seriamente denutrite, e di
esse circa 250 milioni sono bambini. L’obiettivo
indicato dalla FAO (dimezzare gli 840 milioni di affamati in 20 anni)
sembra allontanarsi nel tempo. Un
obiettivo centrale della nostra strategia per la riduzione della povertà
rimane dunque l'accesso a risorse alimentari adeguate, insieme con lo
sviluppo rurale. Il sostegno all'agricoltura è uno strumento cruciale del
nostro aiuto pubblico allo sviluppo (ODA). Ci impegneremo a sviluppare la
capacità di produzione e distribuzione nei paesi poveri, integrando i
programmi di aiuto nelle strategie nazionali ed aumentando la formazione
nelle scienze agrarie. E' necessario fare ogni sforzo per aumentare la
produttività agricola. Tra l'altro, l'introduzione di nuove tecnologie
comprovate e sperimentate, comprese le biotecnologie, applicate in modo
sicuro ed adattate alle realtà locali, ha un potenziale significativo per
accrescere sensibilmente i rendimenti agricoli nei paesi in via di
sviluppo, e per ridurre al tempo stesso, rispetto ai metodi tradizionali,
l'uso di pesticidi e di risorse idriche. Siamo impegnati a studiare,
condividere e facilitare l'uso responsabile delle biotecnologie per far
fronte alle necessità dello sviluppo. Si
potrebbe condividere quanto detto nel testo se in realtà non continuasse
a riproporre soluzioni solo tecnologiche (come avvenne con la Rivoluzione
Verde all’inizio degli anni ’50 con i tragici effetti di diffusione
dell’omogeneità genetica e dei prodotti chimici e soprattutto di esodo
dall’agricoltura) e non si riferisse all’uso di piante geneticamente
modificate, ancora esposte a rischi che potrebbero danneggiare gravemente
le popolazioni, non solo nel Sud. 21.
Avremo come obiettivo le regioni più carenti sotto il profilo
dell'alimentazione, specialmente quelle dell'Africa Sub-Sahariana e
dell'Asia del Sud, e continueremo ad incoraggiare la cooperazione Sud-Sud.
Sosterremo il ruolo fondamentale svolto dalle organizzazioni
internazionali e dalle ONG nelle operazioni di soccorso umanitario.
Riteniamo che le strategie nazionali per la riduzione della povertà e le
strategie settoriali debbano tenere particolarmente conto delle necessità
nutrizionali dei gruppi vulnerabili, includendovi i neonati e le madri.
22. Le
tecnologie informatiche e delle comunicazioni rappresentano un enorme
potenziale per aiutare i paesi in via di sviluppo ad accelerare la
crescita, elevare il tenore di vita e soddisfare altre priorità dello
sviluppo. Esprimiamo apprezzamento per il rapporto della Task Force G8
sulle opportunità digitali (dot.force) ed il suo "Piano d'Azione di
Genova" che ha portato a compimento con successo il mandato di
Okinawa. Questo
rapporto dovrà essere studiato in modo approfondito. La
diretta partecipazione di rappresentanti dei settori pubblico, privato e
non profit, così come quella dei governi dei paesi in via di sviluppo
costituisce una formula unica per assicurare l'applicazione delle
tecnologie digitali ai bisogni dello sviluppo. Continueremo a sostenere
questo processo ed a incoraggiare tutti i partecipanti ad assumersi le
proprie responsabilità, a mobilitare risorse ed esperienza professionale
e a sviluppare questo tipo di cooperazione. Riesamineremo la messa in atto
del Piano d'Azione di Genova al nostro prossimo Vertice, sulla base di un
rapporto predisposto dalla Presidenza G8. Incoraggeremo altresì la messa
a punto di un Piano d'Azione sull'e-Government come strumento di
rafforzamento della democrazia e dello stato di diritto, che conferisce
potere ai cittadini, rende più efficiente l'offerta di servizi pubblici
essenziali. Questo aspetto può avere
delle conseguenze di estrema gravità. Da come è stato presentato sulla
stampa sembra quasi che per i paesi sottosviluppati si stia studiando un
modellino informatico di comportamento per lo Stato e per tutte le attività
istituzionali aventi rilevanza economica e sociale, che oltre a garantire
uniformità di politiche permetterebbe l’automatico collegamento con i
processi di globalizzazione in corso per la comunicazione e
l’informazione!
Ambiente 23.
Confermiamo la nostra determinazione a trovare soluzioni globali alle
minacce che mettono in pericolo il pianeta. Riconosciamo che i cambiamenti
climatici sono un problema pressante che richiede una soluzione globale.
Ci impegniamo a fornire una leadership forte. E' necessaria un'azione
pronta, efficace e sostenibile, coerente con l'obiettivo ultimo della
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per
stabilizzare le concentrazioni dei gas serra nell'atmosfera. Siamo decisi
a rispettare i nostri impegni nazionali ed i nostri obblighi derivanti
dalla Convenzione tramite una varietà di mezzi flessibili, avvalendoci
della forza del mercato e della tecnologia. La
“varietà dei mezzi flessibili” può comprendere tutte le soluzioni
che danno ulteriori vantaggi al Nord nei meccanismi di inquinamento. In tale
contesto, concordiamo sull'importanza di intensificare la cooperazione
scientifica e di ricerca collegata al clima. Promuoveremo la cooperazione
tra i nostri paesi ed i paesi in via di sviluppo per il trasferimento
delle tecnologie e per lo sviluppo delle capacità di trarne profitto. 24.
Concordiamo con fermezza sulla necessità di ridurre le emissioni di gas
serra. Mentre al momento non siamo d'accordo sul Protocollo di Kyoto e
sulla sua ratifica, siamo decisi a lavorare insieme intensamente per
raggiungere il nostro obiettivo comune. A tal fine, stiamo partecipando
con spirito costruttivo alla ripresa della Sesta Conferenza delle Parti a
Bonn (COP6), e continueremo in tutti i fori competenti. Accogliamo con
favore l'approfondimento il recente approfondimento delle disscussioni fra
il G8 e gli altri paesi. 25.
Ribadiamo che i nostri sforzi debbono produrre un risultato finale che
protegga l'ambiente ed assicurare una crescita economica compatibile con
il nostro obiettivo comune di sviluppo sostenibile per le generazioni
presenti e future. 26.
Accogliamo con favore la proposta della Russia di convocare, nel 2003, una
conferenza globale sui cambiamenti climatici con la partecipazione di
governi, mondo dell'industria e comunità scientifica, oltre che
rappresentanti della società civile. 27.
Riconosciamo l'importanza delle energie rinnovabili per lo sviluppo
sostenibile, della diversificazione dell'offerta di energia e della
conservazione dell'ambiente. Assicureremo che le fonti di energia
rinnovabile siano adeguatamente presenti nei nostri piani nazionali ed
incoraggeremo gli altri a fare altrettanto. Incoraggiamo ricerca ed
investimenti continui nelle tecnologie delle energie rinnovabili, in tutto
il mondo. Le energie rinnovabili possono contribuire alla riduzione della
povertà. Aiuteremo i paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro
capacità istituzionale e le strategie nazionali basate sul mercato che
possono attrarre investimenti del settore privato nelle energie
rinnovabili ed in altre tecnologie pulite. Chiediamo alle Banche
Multilaterali di Sviluppo ed alle agenzie nazionali di sviluppo di
adottare un approccio innovativo e di sviluppare meccanismi di mercato per
il finanziamento delle energie rinnovabili. Chiediamo alla Facility per
l'Ambiente (GEF) di continuare a sostenere la protezione ambientale su
scala globale e ad incoraggiare le "good practices" nel
promuovere l'uso efficiente dell'energia e lo sviluppo di fonti di energia
rinnovabile nei paesi in via di sviluppo, e sottolineiamo la necessità di
assegnare risorse adeguate al suo terzo rifinanziamento. Ringraziamo tutti
coloro che hanno partecipato ai lavori della Task Force sulle energie
rinnovabili, costituita ad Okinawa. I Ministri dell'Energia dei paesi G8
terranno una riunione l'anno prossimo per discutere di questi e di altri
aspetti connessi all' energia. L’esame
di questo rapporto è stato di fatto rinviato, anche perché proponeva con
misure concrete di soddisfare con le energie rinnovabili (e quindi a
scapito del petrolio) i fabbisogni di un miliardo di persone abitanti
nelle zone più povere. 28. Ci
prepariamo per il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD), a
Johannesburg nel 2002, una pietra miliare nel processo di Rio. Le tre
dimensioni dello sviluppo sostenibile -aumento della crescita economica,
promozione dello sviluppo umano e sociale, e protezione dell'ambiente -
sono obiettivi interdipendenti che richiedono la nostra azione concertata.
Noi lavoreremo in partnership con i paesi in via di sviluppo nel corso di
un processo preparatorio che includa anche la società civile per
un'agenda, sostanziale e lungimirante, orientata all'azione. Accogliamo
con favore la recente adozione della Convenzione di Stoccolma sulle
Sostanze Organiche Inquinanti Persistenti (POPs) e promuoveremo la sua
rapida entrata in vigore. Pochi
si sono resi conto che si è finalmente deciso di eliminare la “sporca
dozzina”, cioè i prodotti chimici per usi agricoli più dannosi. Ad
essi facevano riferimento le campagne avviate oltre dieci anni fa che
vedono ora riconosciuta la correttezza delle loro analisi. Ma chi paga i
danni arrecati da questi prodotti negli anni in cui tutti ne conoscevano
la drammatica pericolosità e nessuno aveva il coraggio di cancellarli? 29. Ci
impegniamo a garantire che le nostre Agenzie di credito all'esportazione (ECAs)
si attengano ad elevati standard ambientali. Pertanto, abbiamo concordato
ad Okinawa di elaborare direttive ambientali comuni per le agenzie di
credito all'esportazione, attingendo dall'esperienza delle MDBs in
materia. Costruendo sui progressi fatti sin dallo scorso anno, ci
impegniamo a pervenire ad un accordo in sede OCSE entro la fine dell'anno,
per concordare una Raccomandazione che ottemperi al mandato di Okinawa.
30.
Pienamente consapevoli della grande importanza della sicurezza alimentare
per la nostra popolazione, continueremo a sostenere un approccio
trasparente, scientifico e basato sulle regole e intensificheremo i nostri
sforzi per ottenere un consenso più generalizzato su come debba
applicarsi la precauzione alla sicurezza alimentare quando l'informazione
scientifica disponibile è incompleta o contraddittoria. E’
qui che ci si preoccupa degli organismi geneticamente modificati (ma forse
anche della “mucca pazza” e della clonazione degli animali) Attribuiamo
grande importanza al dialogo in corso tra governi, scienziati,
consumatori, enti regolatori e attori della società civile. Ciò deve
essere basato sul principio di apertura e di trasparenza. Riconosciamo le
nostre responsabilità nel promuovere una comprensione chiara da parte
dell'opinione pubblica dei benefici e dei rischi connessi con la sicurezza
alimentare. Faremo il possibile per dare ai consumatori le informazioni
pertinenti sulla sicurezza dei prodotti alimentari, basandoci su pareri
scientifici indipendenti, su una solida analisi dei rischi e sugli
sviluppi più aggiornati della ricerca. Crediamo che una solida struttura
di gestione del rischio in linea con la ricerca scientifica sia una
componente essenziale per mantenere la fiducia dei consumatori e per
favorire l'accettazione da parte dell'opinione pubblica. 31.
Esprimiamo apprezzamento per gli esiti della Conferenza dell'OCSE su
"Nuove Biotecnologie, Cibi e Prodotti: Scienza, Sicurezza e Società",
tenutasi a Bangkok, e per la Riunione ad-hoc degli enti regolatori dei
paesi OCSE e della Russia. Incoraggiamo le organizzazioni internazionali
competenti a dar seguito alla conferenza, nelle forme più appropriate,
nell'ambito dei rispettivi mandati. Inoltre, auspichiamo che si giunga
alla formazione del Foro Globale FAO-OMS degli enti regolatori per la
sicurezza alimentare. Apprezziamo anche il lavoro del Consiglio
Inter-Accademico per la divulgazione di opinioni professionali equilibrate
in materia di scienza dell'alimentazione e sicurezza alimentare. Tutte
queste scadenze internazionali dimostrano il nostro impegno per un
processo di dialogo mirato a rafforzare la fiducia dell'opinione pubblica
nella sicurezza alimentare.
Occupazione 32.
Fermamente convinti che "performance" economica e inclusione
sociale sono interdipendenti, ci impegniamo a mettere in atto linee
politiche che seguano le raccomandazioni emerse dalla Conferenza dei
Ministri del Lavoro del G8, svoltasi a Torino lo scorso anno. Siamo
favorevoli ad una maggiore attività delle persone anziane, che
rappresentano, come si afferma nella "Carta G8 di Torino: Verso un
Invecchiamento Attivo (Towards Active Ageing)", un importante
serbatoio di risorse per le nostre economie e le nostre società.
33.
Riconfermiamo l'impegno a combattere la criminalità transnazionale
organizzata. A tal fine, approviamo i risultati della Conferenza dei
Ministri della Giustizia e dell'Interno del G8, tenutasi a Milano
quest'anno. Incoraggiamo ulteriori progressi nel campo della cooperazione
giudiziaria e di pubblica sicurezza, e nella lotta contro la corruzione,
il crimine informatico, la pornografia infantile on-line ed il traffico di
esseri umani. 34. A
seguito della riunione ad-hoc degli esperti di droga del G8, tenutasi a
Miyazaki lo scorso anno, e della recente Conferenza di Londra
sull'economia globale delle sostanze stupefacenti illegali,
intensificheremo gli sforzi per contrastare il traffico e l'uso di tali
sostanze.
35.
Ringrazionamo i cittadini di Genova per l'ospitalità offertaci e
condanniamo la violenza, la perdita di vita umana e l'iragionevole
vandalismo che hanno dovuto subire. Continueremo un dialogo attivo e
fruttuoso con i Paesi in via di sviluppo e tutte le altre parti
interessate. Difenderemo il diritto di color che protestano con mezzi
pacifici a far sentire la propria voce. Tuttavia, come leader democratici
non possiamo accettare che ad una minoranza violenta possa essere
consentito di sconvolgere il nostro dibattito sulle questioni più
rilevanti che riguardano il mondo intero. Il nostro lavoro continuerà.
36.
Accettiamo l'invito del Primo Ministro del Canada ad incontrarci
nuovamente l'anno prossimo nella provincia di Alberta in Canada, dal 26 al
28 giugno. Alcune
considerazioni a carattere generale. ·
Il Comunicato
contiene molte più indicazioni di quanto si poteva attendere sulla base
dei contatti del G8 con la stampa e del poco tempo dedicato al dibattito
dai partecipanti. ·
Con i suoi
riconoscimenti alle decisioni prese da una pluralità di altri organismi
ha cercato di collocarsi al centro di una costellazione di poteri e
organizzazioni della quale, senza dirlo, si sente il nucleo centrale, in
termini politici e di potere. ·
Il vertice ha
ormai avviato il tipico meccanismo internazionale di creazione di
commissioni e di fissazione di scadenze che proiettano nel tempo
l’esistenza del G8, che quindi si sente destinato a durare, poiché la
formula funziona, specie sul piano mediatico. ·
A ben vedere, il
documento in tutti i suoi paragrafi mette lo spolverino sulle decisioni e
i risultati di altri enti, mentre i paesi partecipanti al vertice prendono
solo degli impegni i cui contenuti dovranno essere realizzati da altri
organismi responsabili. Gli otto capi di Stato e di Governo non assumono
mai impegni in prima persona che non siano la stimolazione di attività di
altre organizzazioni. ·
La decisione di
far partecipare la società civile è presente ben nove volte, senza
peraltro mai precisare destinatari, modalità e tempi della
collaborazione.
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