Il gruppo missionario: un compito che va oltre il tuo gruppo | ||
di Meo Elia Qualcuno vorrebbe che sparissero, dicendo che
“tutta la parrocchia” e’ missionaria, non solo un gruppo.
L’esperienza dice che chi ha operato in questo senso ha commesso un
grosso errore. Proprio perché la parrocchia “diventi” missionaria
e’ necessario che ci sia qualcuno che faccia memoria di questa vocazione
e aiuti a realizzarla. Ecco il senso del gruppo missionario parrocchiale (GMP). Cercheremo di essere molto “pratici”, rimandando spesso a quanto abbiamo richiamato in questa rubrica a proposito della “nuova autocoscienza ecclesiale”. La praticità deriva anche dal fatto che queste note sono frutto di contatti con varie realtà ecclesiali del nostro paese. In particolare, sono state occasionate dalla collaborazione all’Assemblea dei gruppi missionari della diocesi di Trento: nel corso di queste pagine faremo più volte riferimento ai risultati dei “lavori di gruppo” di quella Assemblea. -
Quale
e’ la fisionomia del GMP? -
Quale
formazione occorre assicurare al GMP? -
A
quali forme di servizio e’ chiamato il GMP? La fisionomia del gruppo missionario parrocchialeCi domandiamo quali sono i tratti fondamentali che
caratterizzano il GMP: le linee che si ritengono necessarie, potremmo dire
il suo identikit, i criteri per
distinguere se un gruppo e’ davvero GMP oppure no. Questo non per condannare o negare chi non risponde a questi criteri, ma per avere dei punti di riferimento su cui confrontarci: in modo che chi scoprisse delle carenze possa prospettarsi degli obbiettivi per colmarle. Partiamo dalla convinzione che ognuno dei nostri
Gruppi ha una sua storia particolare, che e’ valida ed e’ una
ricchezza, perché e’ nata dalla vita : e’ una risposta ad esigenze
concrete e riflette una sensibilità maturata con incontri, contatti,
approfondimenti……Ciascuno sa anche che la storia del proprio gruppo
non e’ statica, ma ha un suo cammino: ogni
fase, ogni passo in avanti non nega i precedenti, ma li congloba via via
in una visione e impegno più ampio: conto il nostro organismo , che
cresce lungo gli anni, non rinnegando nulla del suo passato, ma facendo
continuamente sintesi nuove, sempre più ricche e’ cosi che cresce e
matura la nostra persona. Tutto questo discorso e’ per evidenziare
l’importanza del ”salto di qualità” caratteristico del GMP.
Possiamo formularlo cosi’: qualunque siano stati il punto di partenza e
le fasi per cui e’ passato, un Gruppo comincia ad essere GMP quando
percepisce che la propria storia sfocia in una precisa ”vocazione
ecclesiale”. Notate, e’ di “vocazione” che si tratta. Si
giunge, cioè, a cogliere il significato profondo del cammino percorso:
nessun caso e’ avvenuto ”a caso” o e’ stato inutile: gli incontri
e i legami con quel missionario, gli appelli di certe situazioni, le
attività realizzate, le dimensioni di sofferenza e i valori culturali
scoperte, le esperienze vissute…sono state “provvidenziali” e vengono
ora valorizzate da Dio come preparazione per un compito che va’
oltre la tua persona e il tuo stesso gruppo: vengono
messe in servizio della realizzazione della missione
della chiesa nel mondo, in concreto dell’impegno missionario
della tua parrocchia. Ci sono due parole che racchiudono tutto il valore di
quanto stiamo dicendo : carisma e
mistero. Ogni dono di Dio e’ si’ un dono fatto alla singola
persona, che può accoglierlo o no; ma non e’ mai fatto solo per la sua
bella faccia, bensì e’ sempre un’offerta, da parte di Dio, di
coinvolgimento nella Sua passione per il mondo: il fine sono i fratelli,
cioè la chiesa e il mondo (=e’ il significato di “carisma”). Ecco,
allora: per le dimensioni essenziali costitutive della chiesa,
indispensabili per tutti i cristiani, lo Spirito Santo chiama qualcuno
a sentire fortemente e a vivere in maniera chiara ed evidente quelle
dimensioni che tutti devono
vivere: perché la presenza, la sensibilità e l’impegno di queste
persone servano da richiamo insistente (“memoria”) a tutta la comunità
cristiana. Per le persone che “accettano di rispondere” a
questo dono gratuito di Dio, il
carisma diventa “mistero”, cioè servizio concreto nella chiesa,
da loro prestato per l’edificazione della comunità cristiana e la sua
missione nel mondo. L’elemento qualificante di un GMP, ciò
che fa si’ che un gruppo sia GMP e’, dunque, la volontà di
accogliere questa ‘vocazione ecclesiale” che Dio fa al gruppo, di
mettersi a servizio dell’animazione missionaria della propria
parrocchia. Dio vuole, cioè, servirsi del GMP per aiutare la
parrocchia a percepire e realizzare la sua natura costitutiva, che e’ di
essere missionaria. La parrocchia non e’ finalizzata a se stessa, ma
deve sentirsi inviata ai non cristiani, quelli vicini e quelli di tutto il
mondo. Possiamo cogliere due fondamentali componenti di questa “vocazione” del GMP: un
forte senso ecclesiale e un forte senso di comunione. UN FORTE SENSO
ECCLESIALE Questa caratteristica e' inserita nel salto di qualità
che il GMP e' chiamato a fare: -
Da
impegni "settoriali" (es. in favore di una data missione e di un
dato problema) ad un impegno "globale", che tiene presente tutta
la gamma di iniziative richieste dall'animazione missionaria di una
parrocchia; -
Da
impegni scelti da noi e svolti con criteri
nostri e con una certa autonomia, ad impegni affidati dalla chiesa
e attuati con criteri non più'
autonomi ma ecclesiali. Si e' "mandati": il nostro lavoro
diventa un servizio per l'edificazione della chiesa come Gesù l'ha
voluta: "diventa un ministero"; -
L'opera
che facciamo non e' più
"nostra" ,proporzionata alle nostre forze; e' frutto
dell'azione dello Spirito Santo, perché riguarda il campo della
configurazione della Chiesa e dei cristiani a Cristo. E' per volontà e
per forza Sua che si agisce. Perciò l'efficacia delle nostre azioni va'
cercata nell'ubbidienza alla Sua Parola non su altri criteri. Il senso
ecclesiale, che abbiamo descritto, richiede
come risvolto pratico: 1.
Che
le persone del GMP abbiano operato una chiara scelta di fede, maturata
all'interno della comunità. Non
basta, quindi - anche se e' esigito!- un interesse e impegno nei problemi
dello sviluppo e della giustizia mondiale come possono avere tanti altri,
non necessariamente cristiani. Ciò non toglie che il GMP realizzi
iniziative in collaborazione con altri gruppi , su problemi umani che
interessano e coinvolgono tutti. Questa collaborazione va', anzi, cercata
e ne parleremo ampiamente; ma non può esaurire tutto l'impegno di un GMP. 2.
Che
sia chiara la finalità del GMP,
che e' di essere "memoria e l'animatore della coscienza missionaria
della parrocchia". Questo vuol dire che la
sua funzione "prioritaria" e' pedagogico-educativa : e' di
offrire spunti, richiami, presentare proposte di gesti e iniziative che
creino "mentalità", che formino "coscienza" e
abitudini permanenti. Tutta
la sua azione deve essere in funzione della missionarieta' della
parrocchia e questo non solo in forme episodiche e saltuarie, ma come
sensibilità e impegno quotidiano, costante, normale. Quindi,
il GMP, più che fare lui tante
iniziative, deve puntare ad educare, a formare, perché e' la comunità
che e' missionaria e deve esprimere la sua missionarieta'. Il GMP deve
essere un po' come Giovanni Battista nei confronti di Gesù. Diceva: e'
lui che deve crescere, non sono io che devo apparire. 3.
C'è
perciò' una tentazione da cui il GMP deve stare attento: quella di sentirsi protagonista e di sostituirsi
alla parrocchia, accettando magari da essa come una delega: " per
tutto quanto riguarda le missioni, l'aiuto a Terzo Mondo e la
collaborazione con le altre chiese, fate voi del Gruppo". Alla
parrocchia a volte, può' far comodo
questa "delega", ma e' sbagliata. In pratica varie
parrocchie fanno questo nei confronti dei gruppi o associazioni di
volontariato, a cui demandano il servizio di carità' con i poveri, e
cosi' la parrocchia si concentra solo sulle pratiche del culto e
dell'annuncio inteso solo come "parole" dette con la bocca. E'
un grosso rischio, questa delega, per molte parrocchie italiane: stiamo
attenti a non assecondarlo, e' la rovina delle parrocchie! La
tentazione di accettare la delega possono averla anche i GMP, specialmente
se la parrocchia ha delle lentezze e pone resistenze ad aprirsi. La fretta
di vedere dei risultati e' pericolosa. Vale piu' un centimetro di crescita
comunitaria che cento metri costruiti dal GMP da solo. UN FORTE SENSO DI COMUNIONE Tutti
i gruppi di lavoro, nell'Assemblea dei Gruppi missionari di Trento hanno
sottolineato questa componente, sentita necessaria per il ruolo stesso che
il GMP e' chiamato a svolgere: " Essere animatore e' fare in modo che
tutta la comunità' senta come propria la missione...coinvolgere le varie
realtà' pastorali della parrocchia...L'animazione missionaria va intesa
soprattutto come un'azione trasversale a tutte
le attività' della parrocchia, volta a far prendere coscienza della
missionarieta' di tutta la comunità'...". Nell'assemblea
e' emersa anche l'esigenza di potenziare questa dimensione :"Si
risente dell'individualismo
della nostra società. Ci si trova spesso isolati
all'interno della parrocchia, con pochi collegamenti, se non addirittura
con difficoltà' verso gli altri gruppi parrocchiali e i gruppi di
appoggio; ed e' alto il rischio di sentirsi
delegati ad una "funzione" non sostenuta da tutti. Nelle
comunità' ci si preoccupa poco di capire che sta aldilà' del nostro
gruppo...". Possiamo,
in particolare, sottolineare tre aspetti pratici: 1.
La
comunione da vivere con la diocesi, particolarmente per mezzo del Centro
missionario diocesano.
Un suo ruolo e' proprio di favorire la comunione, con incontri, sussidi,
iniziative, confronti, suggerimenti, proposte. Per i GMP e' importante
rispondere a tutti questi "aiuti", non solo per l'efficacia del
proprio lavoro, ma anche come segno e crescita di comunione. 2.
I lavori di gruppo nell'Assemblea hanno richiamato la necessita' che il
GMP non stia ai margini o fuori dalla vita parrocchiale, svolgendo un
lavoro parallelo, per conto proprio, ma
si ponga all'interno della vita della pastorale della parrocchia. Questo
richiede una sincera collaborazione con tutti gli altri settori pastorali,
sentendoci coinvolti a contribuire ad una crescita non solo del
"settore missionario", ma globale della comunità. Non si può
trascurare il cammino ordinario della parrocchia e partecipare solo in
certi settori e attività. Lo
sappiamo bene, la missione universale può essere solo un'attività
rivolta all'esterno, ma tocca lo stesso modo di essere della parrocchia e
interpella tutti i settori ordinari della vita cristiana. Un
mezzo importante per realizzare questa collaborazione alla crescita comune
e' quello di chiedere che un
rappresentante del GMP entri a far parte del Consiglio pastorale
parrocchiale. E' questo Consiglio che, con il parroco, ha
responsabilità di cercare di elaborare tutte le attività pastorali della
parrocchia. Le iniziative missionarie devono perciò essere
"proposte" in seno a questo Consiglio. Sostituirsi
ad esso, o prescindervi, significa condannarsi alla marginalità e
contraddice un autentico stile ecclesiale. Anche
qui la "comunione" vorrà dire non disarmare e non scoraggiarsi
quando il Consiglio pastorale si mostrasse restio a includere nelle sue
prospettive un'attenzione verso la missione ad gentes e verso le aperture
mondiali. Queste resistenze non devono portarci a posizioni disfattiste.
La comunione ecclesiale e' l'amore alla chiesa concreta con tutte le sue
lentezze e limiti: non esiste una chiesa frutto delle nostre
idealizzazioni; esiste questa chiesa concreta in cui siamo: e' questa che
dobbiamo amare e voler fare più bella, più secondo il Progetto di Dio. Occorre
stare attenti nei periodi in cui le parrocchie rinnovano i Consigli
pastorali: e' un'occasione da non perdere, vale la pena muoversi per
entrare in tutti i Consigli con un rappresentante del GMP. UNA META COMUNE 3.
Un'osservazione pratica, che interessa sia a livello parrocchiale che
quello diocesano, riguardante la collaborazione nei Consigli pastorali. Ne
abbiamo già parlato, quando si faceva notare il grande passo in avanti
che l'animazione missionaria può fare se
si riscopre il legame intrinseco esistente tra il rinnovamento delle
comunità cristiane e la missione. Cioè
l'unita' della missione con i veri settori della pastorale (liturgia,
catechesi, azione caritativa) si può realizzare proprio puntando tutti
alla costruzione di comunità cristiane, quelle delle nostre parrocchie,
che siano, con il proprio stile di vita evangelica, "segni"
della vita nuova portata da Gesù (=missione per irradiazione). In
questo impegno "comune" con tutti i settori pastorali, i GMP
possono offrire un contributo
"specifico", comprendente un duplice compito: -
Richiamare
alla comunità il dovere di interrogarsi "come
vivere il Vangelo nel contesto attuale?", aiutandola, in
particolare, a far si' che il contesto sia percepito nelle sue reali
dimensioni, che sono "mondiali"; -
Richiamare
la vocazione stessa
delle comunità parrocchiali, che e' di essere
finalizzate non a se stesse, ma ai non cristiani (=missione per
invio). Puo' essere opportuno riprendere in esame due
dimensioni, sviluppate nel 5o e 6oelemento della
nuova autocoscienza ecclesiale. Attraverso questo duplice impegno, i GMP
danno nella propria parrocchia una collaborazione per una meta comune (il
rinnovamento della comunità), ma la realizzano con un contributo loro
specifico. Sappiamo che una vera comunione non si ha quando si fa tutti la
stessa cosa, appiattendo i carismi e le diversità, ma quando queste
vengono valorizzate e messe al servizio della crescita di tutti. | ||