Il gruppo missionario: un compito che va oltre il tuo gruppo

di Meo Elia

Qualcuno vorrebbe che sparissero, dicendo che “tutta la parrocchia” e’ missionaria, non solo un gruppo. L’esperienza dice che chi ha operato in questo senso ha commesso un grosso errore. Proprio perché la parrocchia “diventi” missionaria e’ necessario che ci sia qualcuno che faccia memoria di questa vocazione e aiuti a realizzarla. Ecco il senso del gruppo missionario parrocchiale (GMP).

Cercheremo di essere molto “pratici”, rimandando spesso a quanto abbiamo richiamato in questa rubrica a proposito della “nuova autocoscienza ecclesiale”. La praticità deriva anche dal fatto che queste note sono frutto di contatti con varie realtà ecclesiali del nostro paese. In particolare, sono state occasionate dalla collaborazione all’Assemblea dei gruppi missionari della diocesi di Trento: nel corso di queste pagine faremo più volte riferimento ai risultati dei “lavori di gruppo” di quella Assemblea.

  La serie di articoli sviluppa una risposta a queste tre domande:

-        Quale e’ la fisionomia del GMP?

-        Quale formazione occorre assicurare al GMP?

-        A quali forme di servizio e’ chiamato il GMP?

 

La fisionomia del gruppo missionario parrocchiale

Ci domandiamo quali sono i tratti fondamentali che caratterizzano il GMP: le linee che si ritengono necessarie, potremmo dire il suo identikit, i criteri per distinguere se un gruppo e’ davvero GMP oppure no.

Questo non per condannare o negare chi non risponde a questi criteri, ma per avere dei punti di riferimento su cui confrontarci: in modo che chi scoprisse delle carenze possa prospettarsi degli obbiettivi per colmarle.

Partiamo dalla convinzione che ognuno dei nostri Gruppi ha una sua storia particolare, che e’ valida ed e’ una ricchezza, perché e’ nata dalla vita : e’ una risposta ad esigenze concrete e riflette una sensibilità maturata con incontri, contatti, approfondimenti……Ciascuno sa anche che la storia del proprio gruppo non e’ statica, ma ha un suo cammino: ogni fase, ogni passo in avanti non nega i precedenti, ma li congloba via via in una visione e impegno più ampio: conto il nostro organismo , che cresce lungo gli anni, non rinnegando nulla del suo passato, ma facendo continuamente sintesi nuove, sempre più ricche e’ cosi che cresce e matura la nostra persona.

Tutto questo discorso e’ per evidenziare l’importanza del ”salto di qualità” caratteristico del GMP. Possiamo formularlo cosi’: qualunque siano stati il punto di partenza e le fasi per cui e’ passato, un Gruppo comincia ad essere GMP quando percepisce che la propria storia sfocia in una precisa ”vocazione ecclesiale”.

Notate, e’ di “vocazione” che si tratta. Si giunge, cioè, a cogliere il significato profondo del cammino percorso: nessun caso e’ avvenuto ”a caso” o e’ stato inutile: gli incontri e i legami con quel missionario, gli appelli di certe situazioni, le attività realizzate, le dimensioni di sofferenza e i valori culturali scoperte, le esperienze vissute…sono state “provvidenziali” e vengono ora valorizzate da Dio come preparazione per un compito che va’ oltre la tua persona e il tuo stesso gruppo: vengono messe in servizio della realizzazione della missione  della chiesa nel mondo, in concreto dell’impegno missionario della tua parrocchia.

Ci sono due parole che racchiudono tutto il valore di quanto stiamo dicendo : carisma e mistero. Ogni dono di Dio e’ si’ un dono fatto alla singola persona, che può accoglierlo o no; ma non e’ mai fatto solo per la sua bella faccia, bensì e’ sempre un’offerta, da parte di Dio, di coinvolgimento nella Sua passione per il mondo: il fine sono i fratelli, cioè la chiesa e il mondo (=e’ il significato di “carisma”).

Ecco, allora: per le dimensioni essenziali costitutive della chiesa, indispensabili per tutti i cristiani, lo Spirito Santo chiama qualcuno a sentire fortemente e a vivere in maniera chiara ed evidente quelle dimensioni che tutti devono vivere: perché la presenza, la sensibilità e l’impegno di queste persone servano da richiamo insistente (“memoria”) a tutta la comunità cristiana.

Per le persone che “accettano di rispondere” a questo dono gratuito di Dio, il carisma diventa “mistero”, cioè servizio concreto nella chiesa, da loro prestato per l’edificazione della comunità cristiana e la sua missione nel mondo.

L’elemento qualificante di un GMP, ciò che fa si’ che un gruppo sia GMP e’, dunque, la volontà di accogliere questa ‘vocazione ecclesiale” che Dio fa al gruppo, di mettersi a servizio dell’animazione missionaria della propria parrocchia.

Dio vuole, cioè, servirsi del GMP per aiutare la parrocchia a percepire e realizzare la sua natura costitutiva, che e’ di essere missionaria. La parrocchia non e’ finalizzata a se stessa, ma deve sentirsi inviata ai non cristiani, quelli vicini e quelli di tutto il mondo.

Possiamo cogliere due fondamentali componenti di questa “vocazione” del GMP: un forte senso ecclesiale e un forte senso di comunione.

 

UN FORTE SENSO ECCLESIALE

Questa caratteristica e' inserita nel salto di qualità che il GMP e' chiamato a fare:

-        Da impegni "settoriali" (es. in favore di una data missione e di un dato problema) ad un impegno "globale", che tiene presente tutta la gamma di iniziative richieste dall'animazione missionaria di una parrocchia;

-        Da impegni scelti da noi e svolti con criteri  nostri e con una certa autonomia, ad impegni affidati dalla chiesa e attuati con criteri non più' autonomi ma ecclesiali. Si e' "mandati": il nostro lavoro diventa un servizio per l'edificazione della chiesa come Gesù l'ha voluta: "diventa un ministero";

-        L'opera che facciamo non e' più "nostra" ,proporzionata alle nostre forze; e' frutto dell'azione dello Spirito Santo, perché riguarda il campo della configurazione della Chiesa e dei cristiani a Cristo. E' per volontà e per forza Sua che si agisce. Perciò l'efficacia delle nostre azioni va' cercata nell'ubbidienza alla Sua Parola non su altri criteri. Il senso ecclesiale, che abbiamo descritto, richiede come risvolto pratico:

1.      Che le persone del GMP abbiano operato una chiara scelta di fede, maturata all'interno della comunità.

Non basta, quindi - anche se e' esigito!- un interesse e impegno nei problemi dello sviluppo e della giustizia mondiale come possono avere tanti altri, non necessariamente cristiani. Ciò non toglie che il GMP realizzi iniziative in collaborazione con altri gruppi , su problemi umani che interessano e coinvolgono tutti. Questa collaborazione va', anzi, cercata e ne parleremo ampiamente; ma non può esaurire tutto l'impegno di un GMP.

2.      Che sia chiara la finalità del GMP, che e' di essere "memoria e l'animatore della coscienza missionaria della parrocchia". Questo vuol dire che la sua funzione "prioritaria" e' pedagogico-educativa : e' di offrire spunti, richiami, presentare proposte di gesti e iniziative che creino "mentalità", che formino "coscienza" e abitudini permanenti.

Tutta la sua azione deve essere in funzione della missionarieta' della parrocchia e questo non solo in forme episodiche e saltuarie, ma come sensibilità e impegno quotidiano, costante, normale.

Quindi, il GMP, più che fare lui tante iniziative, deve puntare ad educare, a formare, perché e' la comunità che e' missionaria e deve esprimere la sua missionarieta'. Il GMP deve essere un po' come Giovanni Battista nei confronti di Gesù. Diceva: e' lui che deve crescere, non sono io che devo apparire.

3.      C'è perciò' una tentazione da cui il GMP deve stare attento: quella di sentirsi protagonista e di sostituirsi alla parrocchia, accettando magari da essa come una delega: " per tutto quanto riguarda le missioni, l'aiuto a Terzo Mondo e la collaborazione con le altre chiese, fate voi del Gruppo".

Alla parrocchia a volte, può' far comodo questa "delega", ma e' sbagliata. In pratica varie parrocchie fanno questo nei confronti dei gruppi o associazioni di volontariato, a cui demandano il servizio di carità' con i poveri, e cosi' la parrocchia si concentra solo sulle pratiche del culto e dell'annuncio inteso solo come "parole" dette con la bocca. E' un grosso rischio, questa delega, per molte parrocchie italiane: stiamo attenti a non assecondarlo, e' la rovina delle parrocchie!

La tentazione di accettare la delega possono averla anche i GMP, specialmente se la parrocchia ha delle lentezze e pone resistenze ad aprirsi. La fretta di vedere dei risultati e' pericolosa. Vale piu' un centimetro di crescita comunitaria che cento metri costruiti dal GMP da solo.

 

UN FORTE SENSO DI COMUNIONE

Tutti i gruppi di lavoro, nell'Assemblea dei Gruppi missionari di Trento hanno sottolineato questa componente, sentita necessaria per il ruolo stesso che il GMP e' chiamato a svolgere: " Essere animatore e' fare in modo che tutta la comunità' senta come propria la missione...coinvolgere le varie realtà' pastorali della parrocchia...L'animazione missionaria va intesa soprattutto come un'azione trasversale a tutte le attività' della parrocchia, volta a far prendere coscienza della missionarieta' di tutta la comunità'...".

Nell'assemblea e' emersa anche l'esigenza di potenziare questa dimensione :"Si risente dell'individualismo della nostra società. Ci si trova spesso isolati all'interno della parrocchia, con pochi collegamenti, se non addirittura con difficoltà' verso gli altri gruppi parrocchiali e i gruppi di appoggio; ed e' alto il rischio di sentirsi delegati ad una "funzione" non sostenuta da tutti. Nelle comunità' ci si preoccupa poco di capire che sta aldilà' del nostro gruppo...".

 

Possiamo, in particolare, sottolineare tre aspetti pratici:

1.      La comunione da vivere con la diocesi, particolarmente per mezzo del Centro missionario diocesano. Un suo ruolo e' proprio di favorire la comunione, con incontri, sussidi, iniziative, confronti, suggerimenti, proposte. Per i GMP e' importante rispondere a tutti questi "aiuti", non solo per l'efficacia del proprio lavoro, ma anche come segno e crescita di comunione.

2.      I lavori di gruppo nell'Assemblea hanno richiamato la necessita' che il GMP non stia ai margini o fuori dalla vita parrocchiale, svolgendo un lavoro parallelo, per conto proprio, ma si ponga all'interno della vita della pastorale della parrocchia.

Questo richiede una sincera collaborazione con tutti gli altri settori pastorali, sentendoci coinvolti a contribuire ad una crescita non solo del "settore missionario", ma globale della comunità. Non si può trascurare il cammino ordinario della parrocchia e partecipare solo in certi settori e attività.

Lo sappiamo bene, la missione universale può essere solo un'attività rivolta all'esterno, ma tocca lo stesso modo di essere della parrocchia e interpella tutti i settori ordinari della vita cristiana.

Un mezzo importante per realizzare questa collaborazione alla crescita comune e' quello di chiedere che un rappresentante del GMP entri a far parte del Consiglio pastorale parrocchiale. E' questo Consiglio che, con il parroco, ha responsabilità di cercare di elaborare tutte le attività pastorali della parrocchia. Le iniziative missionarie devono perciò essere "proposte" in seno a questo Consiglio. Sostituirsi  ad esso, o prescindervi, significa condannarsi alla marginalità e contraddice un autentico stile ecclesiale.

Anche qui la "comunione" vorrà dire non disarmare e non scoraggiarsi quando il Consiglio pastorale si mostrasse restio a includere nelle sue prospettive un'attenzione verso la missione ad gentes e verso le aperture mondiali. Queste resistenze non devono portarci a posizioni disfattiste. La comunione ecclesiale e' l'amore alla chiesa concreta con tutte le sue lentezze e limiti: non esiste una chiesa frutto delle nostre idealizzazioni; esiste questa chiesa concreta in cui siamo: e' questa che dobbiamo amare e voler fare più bella, più secondo il Progetto di Dio.

Occorre stare attenti nei periodi in cui le parrocchie rinnovano i Consigli pastorali: e' un'occasione da non perdere, vale la pena muoversi per entrare in tutti i Consigli con un rappresentante del GMP.

 

UNA META COMUNE

3.   Un'osservazione pratica, che interessa sia a livello parrocchiale che quello diocesano, riguardante la collaborazione nei Consigli pastorali. Ne abbiamo già parlato, quando si faceva notare il grande passo in avanti che l'animazione missionaria può fare se si riscopre il legame intrinseco esistente tra il rinnovamento delle comunità cristiane e la missione.

Cioè l'unita' della missione con i veri settori della pastorale (liturgia, catechesi, azione caritativa) si può realizzare proprio puntando tutti alla costruzione di comunità cristiane, quelle delle nostre parrocchie, che siano, con il proprio stile di vita evangelica, "segni" della vita nuova portata da Gesù (=missione per irradiazione).

 

In questo impegno "comune" con tutti i settori pastorali, i GMP possono offrire un contributo "specifico", comprendente un duplice compito:

-        Richiamare alla comunità il dovere di interrogarsi "come vivere il Vangelo nel contesto attuale?", aiutandola, in particolare, a far si' che il contesto sia percepito nelle sue reali dimensioni, che sono "mondiali";

-        Richiamare la vocazione stessa delle comunità parrocchiali, che e' di essere finalizzate non a se stesse, ma ai non cristiani (=missione per invio).

 

 

Puo' essere opportuno riprendere in esame due dimensioni, sviluppate nel 5o e 6oelemento della nuova autocoscienza ecclesiale. Attraverso questo duplice impegno, i GMP danno nella propria parrocchia una collaborazione per una meta comune (il rinnovamento della comunità), ma la realizzano con un contributo loro specifico. Sappiamo che una vera comunione non si ha quando si fa tutti la stessa cosa, appiattendo i carismi e le diversità, ma quando queste vengono valorizzate e messe al servizio della crescita di tutti.