Sabato sera volevo fuggire. Dopo la veglia. Vi e' mai capitato di vivere la
vita, o qualcosa di essa esattamente come si guarda la televisione? Senza
coinvolgimento, da spettatori senza possibilità di azione. Ascoltavo le vostre
condivisioni con questo stato d'animo. Osservavo ma non amavo. Mi sono chiesto:
"che senso ha?". Dovevo andarmene. E' qui il problema grosso. Tante
volte al "crocevia della nostra vita, della nostra storia" siamo
tentati di tornare indietro. Tanto la strada che abbiamo fatto la conosciamo già.
Forse non ci piace, ma la sappiamo gestire, ci pare di essere padroni del nostro
mondo, dell'immagine che ci siamo costruiti di fronte agli altri. Le maschere di
cui si parlava nella veglia sabato sera non sono altro che questo. Strumenti per
non avere problemi, per cercare una serenità spicciola, dell'
"adesso". "Ho voglia di stare bene questo giorno; quale e' la
maschera migliore che posso indossare?". Dio ci chiede invece di scegliere.
Davanti a questo crocevia ci propone una strada nuova. L'ho detto. Sabato sera
volevo scappare. Invece ho incontrato un "angelo". Come posso negare
che Dio si esprime veramente con i mezzi e le persone più svariate? Forse alle
volte siamo semplicemente cechi. I nostri occhi hanno un filtro negativo che
blocca ciò che di bello ci accade, e non siamo capaci di vedere il nuovo di
fronte a noi, la luce. Quell'angelo mi ha proposto una strada nuova. Il mio
scappare era un tornare indietro. Era paura di fare fatica, di "mettermi in
gioco". "Quando il gioco e' duro, i duri cominciano a giocare"
dicevano. Dio ci propone un gioco duro, indubbiamente, ma sono convinto che la
difficoltà stia solo all'inizio. Difficoltà interiore intendo; crisi, dubbi,
incertezze, possibilità. Ognuno di noi ha le sue, ognuno di noi ha la sua
Storia. Se siamo in grado di intraprendere la nuova strada che il crocevia ci
propone, comincerà la felicità, la serenità, la bellezza. Tutti noi abbiamo
"assaggiato" un po' di questa bellezza. Sono stati i momenti in cui ci
siamo lasciati andare e la Parola ci ha toccato, il nostro cuore come d'incanto
e' diventato trasparente, e le nostre parole esprimevano esattamente ciò che il
cuore ci suggeriva. Ci siamo anche piaciuti in questo stato. Ad un tratto gli
altri sono diventati la cosa più importante, il nostro pensiero
"principe". Gli altri. Non io, gli altri. Io ho provato a non
scappare. Sono rimasto al GIM. Ho provato a tenere duro. Ed ora mi ritrovo con
occhi più limpidi e con nuovi compiti che devo portare a termine. E' un passo
verso la strada nuova? Altro che! E' vero che la proposta di vita del nostro Dio
presuppone un cambiamento radicale, un rifiuto verso ciò che la società ci
propina, un rifiuto verso ciò che e' esteriorità, ricchezza, ambizione che
sottomette. Però e' anche vero che la nostra vita e' "il quotidiano".
Piccoli gesti d'amore sommati sono in grado di abbattere le montagne. I nostri
amici Comboniani sono soliti usare l'immagine della "primavera". La
primavera viene dopo l'inverno, l'inverno del cuore, degli atteggiamenti,
l'inverno dei rapporti con chi ci e' vicino, e soprattutto con chi soffre ed e'
lontano. La primavera vorrebbe togliere ciò che di cupo c'e' in quella
stagione. La primavera e' la Parola di Dio. Ma essa comincia a farsi vedere con
piccoli segni: le giornate si scaldano a poco a poco, il fiore spunta dalla
neve, la fogliolina sull'albero, sola... La sua esplosione viene dopo. Adesso
come adesso, rimanendo nell'immagine, l'unica cosa da fare e' NON prende l'aereo
per ritornare nei paesi freddi, dove l'inverno continua a nascondere i sorrisi
delle persone. Dobbiamo rimanere, soffrire ma rimanere. Non vedremo mai l'alba
se non vegliamo tutta la notte.
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