|
||||
|
|
||
|
Vi voglio raccontare un SOGNO… Ero tranquilla nel mio letto quando, ad un certo punto, sento una
voce… p. Bakanja:
“Allora, Chiara, ti decidi o no a s…?”. Chiara: “Non si può
neanche dormire in santa pace… OK, OK, Signore, sia fatta la Tua Volontà!”. p. Bakanja:
“Chiara… fammi finire di parlare… ti decidi o no a scrivere
l’articolo??? Sono padre Bakanja!”. Chiara: “Ops… mi
sono sbagliata… ma lo sai che avete la stessa voce???”. Mi sono svegliata di soprassalto… per fortuna era solo un sogno…
Penso: “Tranquilla, Chiara, è stato solo un incubo!!!”. Quindi, mi infilo per bene sotto le coperte e cerco di riaddormentarmi. Ora mi trovo dentro un pulmino rosso un po’ sgangherato… Alla guida c’è un tipo alquanto strano: occhiali scuri, barba, maglia
del pigiama (lui però insiste dicendo che è una normalissima maglietta!)… al
suo fianco un altro tipo, ancora più strano: alto, ha della “peluria” in
testa e sulle guance, con in mano un barile che si tiene stretto stretto: è
colmo (anzi di più!!!) di gelato!!! Sono finita in un altro incubo… dopo padre Bakanja…ecco a voi padre
Giorgio (il tizio alla guida del pulmino) e padre Franco (il navigatore). Siamo su una stradina dissestata (è dir poco!) e davanti a noi c’è
un bosco… p. Franco: “No,
Chiara… non è propriamente un bosco… è LA PINETA!”. Chiara: “LA
PINETA?!?… Ahhh… ho capito ora perché abbiamo cucinato tutto ‘sto riso!!!
Che bello… andiamo a fare un picnic!”. p. Franco:
“Sbagliato! Ti pare che cuciniamo 5 chili di riso per 6 persone?!?”. Chiara: “Be’…
effettivamente… forse è un po’ troppo, eh?!? Ma allora…?”. p. Giorgio: “In
questa pineta ci abitano dei ragazzi e delle ragazze (ma sono pochissime!)…
sono tutti drogati… sì, sì… avete capito bene: SONO TUTTI
TOSSICODIPENDENTI! Chiara: “OK…e noi
che ci andiamo a fare?!? La mia ti sembra una faccia da tossica???”. p. Giorgio:
“Certo… anche i vicini di Duilio lo dicevano!… tu e Diletta”… Chiara: “Stiamo
parlando della pineta… non dei vicini di Duilio… quella è un’altra
storia!”. p. Franco: “Chiara,
hai un pentolone ai piedi pieno di riso! Questa esperienza con voi ci serve per
riprendere un po’ i contatti con questi ragazzi!”. p. Giorgio: “Dovete
sapere che qui c’è un gran via vai di ragazzi (e lo vedrete con i vostri
occhi!)… tutti alla ricerca affannosa dello spacciatore, che si sposta
continuamente”. p. Franco: “Vedrete
anche il modo così diverso di rapportarsi a noi dei ragazzi di colore (in
generale!) e quelli bianchi (non solo italiani!)”. Infatti… così è stato… molti ragazzi bianchi rifiutavano il piatto
di riso o di pasta, perché… “Abbiamo già mangiato a casa!”… oppure…
“Adesso vado a casa; abito qui vicino!”. Purtroppo, il nostro compito è stato solo quello di nutrirli e, in
parte, di riaprire (mah… speriamo!) la strada a padre Franco e padre Giorgio
ad una probabile nuova relazione con questi ragazzi, già intrapresa qualche
tempo fa, prima dell’arrivo di suor Antonia, suor Veronica e suor Margaret. p. Franco: “Il
problema è che i ragazzi italiani hanno l’opportunità di disintossicarsi
nelle varie comunità sparse sul territorio; gli altri, invece, sono per lo più
clandestini, quindi senza documenti e supporto sanitario. Di questi ultimi il
destino è già segnato! Noi abbiamo tentato di farne uscire qualcuno dal tunnel
(e in alcuni casi ci siamo riusciti), ma questa operazione richiede preparazione
medica, una struttura adeguata, ecc. e, purtroppo, noi non siamo attrezzati.
L’importante per noi, al momento, è avere la loro fiducia ed instaurare un
rapporto di amicizia…”. Chiara: “Perché
avete dovuto interrompere il dialogo con loro?”. p. Giorgio: “Ci
sono stati altri problemi che hanno assorbito il nostro tempo… un esempio? La
prostituzione… per questo abbiamo fatto un viaggio in Nigeria alla ricerca di
un aiuto per queste ragazze (vedi articolo “Le ragazze di Benin City” pag.
15 del n. 7/8 LUG./AGO. 2001). È ormai buio… e sempre a bordo di questo pulmino rosso un po’
sgangherato percorriamo la via Domitiana… luogo di “lavoro” di queste
ragazze. La via ne è piena, per lo più nigeriane (come sopra)!!! Alcune macchine si fermano… Il nostro pulmino prosegue lentamente…
Sono un po’ sconvolta da ciò che vedo… una di queste ragazze è Claudia…
l’ho conosciuta in pineta proprio oggi… Chiara: “NON PUÒ
ESSERE VERO!!!!!”. Vorrei chiamarla… apro la bocca… ma non esce alcun
suono!. Ormai è sparita dal mio orizzonte… questa scena si fissa nella mia
mente… Le immagini si susseguono… sono ancora in pineta… oggi è una
giornata molto movimentata… non si capisce… c’è un enorme richiesta di
cibo oggi… Arrivano al pulmino in massa… alcuni con ancora la siringa nel
braccio… altri sporchi di sangue… altri ancora barcollano… ed io???
Tremo… tremo a tal punto che ho paura di far cadere il piatto di riso che ho
appena riempito… grazie a Quim ciò non avviene… L’appetito mi è passato… a tavola mangio solo 3 o 4 maccheroni con
la panna (piatto che normalmente adoro!) e poi cedo tutto a padre Franco!!! Sono
ancora agitata e non riesco a calmarmi… Poi… p. Franco: “Chiara,
sei soddisfatta della tua vita? Pensi di essere arrivata alla tua meta???”. Chiara: “Assolutamente
no… altrimenti non sarei qui e non andrei al GIM!”. p. Franco: “Ho
capito… tieni, Chiara… qui c’è il mio indirizzo e il numero di
telefono… quando vuoi…”. Lo prendo e lo conservo gelosamente nel mio quaderno… Chiara: “Non ti
scorderai tanto facilmente di me!!! Non te ne darò l’opportunità!”. p. Franco: “Hai
guardato bene cosa c’è scritto?”. Chiara: “Be’…
ho visto che c’era l’indirizzo e il telefono…e… stop... l’ho messo in
“cassaforte”!”. p. Franco: “Non sei
una persona molto curiosa, eh?!?”. Chiara: “Perché…
che c’è scritto ancora?”. Immediatamente corro in camera a prendere il foglietto… Ecco l’indirizzo… il telefono… giro il foglio e… “SE NON COMINCI A VIVERE CIÒ CHE STAI PENSANDO FINIRAI PER PENSARE CIÒ CHE STAI VIVENDO”. Mi precipito giù per le scale… inciampo… non mi sembrava ci fossero
tutte queste scale… non hanno mai fine… non vedo la fine… continuano in un
vortice… mi manca l’aria… non riesco a respirare… Mi sveglio tutta sudata… sono agitata… Chiara: “Sarà
meglio andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua!”. Accendo la luce e… sul comodino c’è un foglio… “SE NON COMINCI A VIVERE CIÒ CHE STAI PENSANDO FINIRAI PER PENSARE CIÒ CHE STAI VIVENDO”. Chiara: “Non è
stato un sogno… (in alcuni casi si trattava di un vero e proprio incubo!)…
Questo è ciò che accade quotidianamente a Castel Volturno… Per me è stata un’esperienza DEVASTANTE, perché sono entrata a
contatto con una realtà a me sconosciuta, o meglio, una realtà che troppo
spesso volutamente ignoro, per paura di soffrire… Voi: “Ohhh…
addirittura un’esperienza devastante!!!”. Chiara: “Sì…
credo che sia il termine più appropriato (se qualche altro partecipante al
campo di Castel Volturno reputa inesatta la parola “devastante” e ne
ha in mente un’altra, è pregato di comunicarlo al responsabile del presente
giornalino per una eventuale rettifica nel prossimo numero!). Allora, ragazzi del GIM e tutti voi che state leggendo questo
articolo… NON TAPPIAMOCI GLI OCCHI, LA BOCCA, LE ORECCHIE A CIÒ CHE CI CIRCONDA… È GIUNTO IL MOMENTO DI“OSARE
IL FUTURO!!!”. Chiara
|
|
|
|
|