UN Mondo diverso è possibile! |
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Durante il mio pellegrinaggio in Polonia, ho visitato anche uno dei luoghi che, più di ogni altro, ha segnato drammaticamente la storia europea del secolo scorso, l’ex campo di concentramento nazista di Auschwitz. Occasione per ripensare la storia di oggi, riflettere sul cammino finora percorso e ripartire, carica di speranza … UN MONDO DIVERSO È POSSIBILE ! Auschwitz
– Birkenau: follia mostruosa di sterminio di massa di 6 milioni di ebrei. Nel
mio viaggio in Polonia non poteva mancare, anche se mi ha fatto un male
straziante. “Meditate
che questo è stato” – comandava Primo Levi. E
CHE E’ ANCORA. P.
Alex Zanotelli, missionario comboniano da 11 anni a Korogocho, una delle tante
baraccopoli di Nairobi, alle porte del Giubileo, scriveva: “Rimaniamo
esterrefatti e continuiamo a condannare l’olocausto di 6 milioni di Ebrei, ma
chi è che piange i 30-40 milioni di persone che ogni anno muoiono per fame? Chi
è che condanna il fatto che la Banca Mondiale dichiari un miliardo di persone
inutili per il sistema e che non hanno futuro? Chi è che piange su questo?
Venite a Korogocho e vedrete che cosa significa”. E’
in atto una terribile selezione anche oggi tra chi ha il diritto di sopravvivere
e chi non ha più il diritto di vivere. Queste,
sono provocazioni enormi: tutti dobbiamo esserne interpellati. Il
dibattito intorno al G8 di Genova è stato quantomai infuocato: oso sperare che
la gente, frastornata e distolta dai rumori della “guerra civile”, impegnata
a seguire i grovigli di attentati, mandanti ed esecutori, abbia comunque capito
qualcosa su quelli che, nell’intenzione iniziale, dovevano essere i veri
problemi, nonostante un’informazione misera e carente. Da
parte mia, ho avuto la fortuna di trovare alcune strade importanti per conoscere
i retroscena, cioè quello che nessuno ci dice, sui meccanismi ( ben noti !),
che impoveriscono il Sud del mondo. Ho
cominciato a partecipare a numerosi convegni, ho conosciuto tanta gente, che si
è raccontata, che ha svuotato il proprio sacco di esperienza, grandi testimoni,
che vivono sulla propria pelle le ingiustizie e che si fanno portavoce del grido
degli oppressi. Sono loro oggi a far girare idee alternative, controcorrente,
rivoluzionarie, di resistenza all’attuale sistema. In
sintesi, il Sud del mondo continua ad essere saccheggiato, nonostante i sorrisi,
le parate, le strette di mano, le “promesse” e gli “impegni” degli 8
grandi, per due motivi: le regole del mercato internazionale e il debito. L’economia
mondiale è gestita da grandi imprese multinazionali, che hanno, come unico
interesse, quello di “fare quattrini” (F. Gesualdi, ex allievo di don
Lorenzo Milani): massimizzare i guadagni, creando la massima differenza tra
ricavi e costi, con implicazioni sociali e ambientali spaventose, sfruttamento
del lavoro, schiavitù, inquinamento e deterioramento delle risorse naturali e
ambientali, a livello planetario. C’è
di più: oggi le imprese multinazionali arrivano persino a dettare le regole ai
Parlamenti nazionali, attraverso grossi organismi economici, quali Banca
Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio. Uno
dei risultati più sfavorevoli, sulla pelle dei poveri, è la privatizzazione e
la liberalizzazione dei servizi essenziali finora di prerogativa pubblica, sanità,
istruzione, trasporti, comunicazioni e difesa ambientale. Il
debito fa il resto: Susan George, economista americana, presidente
dell’Osservatorio sulla globalizzazione a Parigi, afferma che il debito è
estremamente utile per i Paesi del Nord e funziona meglio del vecchio
colonialismo. “Con il debito, non c’è bisogno di mantenere un esercito,
un’amministrazione, un apparato per tenere la gente sotto controllo, né della
gente stessa”. I
vantaggi politici sono grandissimi: primo, prezzi bassi sulle materie prime,
secondo, controllo sui governi, obbligati alle regole degli aggiustamenti
strutturali. P.
Alex descrive, con una lucidità impressionante, le ripercussioni di
quest’economia neo - liberale a Korogocho: “ Vi chiedo di gridare che il
degrado della nostra realtà sta aumentando sempre più. I poveri diventano
sempre più poveri. Lo vedo giorno dopo giorno. Tra non molto avremo il 40% dei
bambini che non riesce a entrare in prima elementare perché costa troppo;
avremo sempre più persone che non potranno più presentarsi in nessun ospedale
perché non hanno soldi per pagare. Costa troppo, tutto costa troppo”. Le
cifre del divario tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo, nella disponibilità
delle risorse e nella distribuzione della ricchezza, sono drammatiche: il 20%
della popolazione mondiale dispone dell’83% delle risorse, mentre l’80% vive
sulla soglia della povertà, di cui un miliardo e mezzo di persone sono lasciate
nella miseria più nera. Da
un punto di vista economico, la globalizzazione è una nuova forma di
colonizzazione dei Paesi del Sud del mondo, a tutti gli effetti. Queste
analisi sono sconcertanti, tanto più perché indicative di una grave malattia
culturale: non dico assolutamente nulla di nuovo, affermando che l’economia è
diventata valore assoluto, ha ormai raggiunto il primato in tutti i campi della
vita e il consumismo sembra aver posto radici tanto profonde nel cuore delle
persone, da averne strappato l’identità più vera. Individualismo,
competizione, concorrenza, ricerca smodata del proprio interesse sembrano essere
oggi i soli capaci di far muovere il mondo. Tutto
questo è tenuto in piedi da un sofisticatissimo apparato, che ci rende
acritici, da un sistema che ci disorienta per raggiungere quello che vuole, cioè
interessi e profitti da capogiro. Oggi più che mai siamo buttati fuori da noi
stessi e risucchiati dalle cose che produciamo e consumiamo. Pubblicità,
informazione, mass - media, formazione culturale e lavorativa sono funzionali al
sistema economico. Personalmente,
ho cominciato a rifiutare i films violenti, le notizie e i servizi giornalistici
che cercano l’emotivismo, il sensazionalismo, lo spettacolarismo e che spesso
non dicono nulla. Ho imparato a recuperare quello che succede, attraverso
abbonamenti a riviste, leggendo libri, incontrando le persone, scambiando punti
di vista, ricevendo stampe e - mail. Questa
è resistenza al sistema. Oggi, tuttavia, non basta più: sono d’accordo con
tutte le forme di resistenza, come le campagne di sensibilizzazione, il
boicottaggio, le critiche e le denunce di ciò che non va. Sono tutte cose
importanti, ma credo che questo non sia davvero più sufficiente. Siamo
di fronte all’esigenza urgente di una scelta, di una decisione profonda,
totalizzante per noi stessi e per la vita di tutti: ciò che deve nascere è una
cultura radicalmente nuova. “Ci
siamo vantati di portare al mondo la civiltà, ma abbiamo portato sempre una
civiltà intrisa di questo veleno della soppressione dell’altro, del non
riconoscimento della cultura, della storia, della religione, della vita
dell’altro. Parliamo, progettiamo riforme, vogliamo cambiare le cose, ma finché
siamo dentro questa nostra cultura, tipicamente, radicalmente, strutturalmente
egocentrica, finché non distruggiamo questa nostra cultura ed entriamo in una
nuova cultura, tutte le nostre parole saranno vuote e tutti i nostri progetti
superficiali e destinati al fallimento" ( Arturo Paoli, Piccolo Fratello di
Gesù ). Credo
che la nuova cultura potrà nascere soltanto da una testimonianza profonda,
vera, autentica, credibile del Vangelo, dove è contenuta la più grande
rivoluzione culturale di tutta la storia umana. Soltanto
nel Vangelo scopro l’immenso valore dell’Altro e la mia responsabilità nei
confronti delle persone, che sono miei fratelli, perché tutti figli dello
stesso Padre. Il
Vangelo mi fa spostare il baricentro della vita dall’io al Tu: scopro la
gratuità, la gioia da assaporare e condividere, la novità nella relazione
umana, il dono della vita per qualcosa che vale. Se
non saremo noi cristiani, popolo di Dio, che fondiamo la nostra appartenenza in
Gesù Cristo, a dare una testimonianza credibile, concreta con le nostre scelte,
con tutta la nostra vita, chi potrà darla? Chi darà l’annuncio dei cieli e
della terra nuova? “Sono
venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la
divisione” ( Lc 12, 49. 51). “Dio,
che ha preso carne in Gesù, è un Dio parziale, perché ha fatto una precisa
scelta di campo. Dio ha preso carne nella carne crocifissa dei poveri, degli
oppressi, delle vittime del sistema” (
P. Alex). Ho
visto cantare, gridare la speranza nei disegni tracciati nei sotterranei del
Lager di Auschwitz: da una parte Cristo Crocifisso, dall’altra Cristo Risorto,
con al centro un cuore grandissimo. Gesù
ci ha dato il compito più grande: fare con Lui la storia della salvezza!
Federica |
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