Il nostro cammino
religioso
enerdì
sera, cappella. Si accende una candela, l’atmosfera è
serena, accogliente. È il momento principale: dire le
motivazioni che ci hanno spinto ad aderire alla
convivenza di fine anno a Trento. C’è chi vuole
mettersi in gioco, chi vuole fare un capodanno diverso
all’insegna del servizio, chi è curioso, chi ha
accolto la “sfida lanciata da Mosè”, chi per caso,
chi per provare una nuova esperienza, chi perché è una
convivenza autogestita dai ragazzi e chi per continuare
un percorso che si collega ad esperienze personali…
Vorrei dire la mia: ritrovare
Dio, rivederlo e scoprirlo in una maniera più profonda
e sincera. Rivedere me stessa sulla via che Dio mi ha
segnato.
Insieme ad altre ragazze del
gruppo preghiera abbiamo pensato ad un percorso di
preghiera simile a quelli degli incontri GIM: lodi,
deserto, confessioni, preghiere ed intenzioni alla
sera…., ma incentrato sui temi dell’amore, della
pace, della giustizia e della fratellanza. Viviamo in
un’epoca piena di guerre e noi, anche se fortunati,
perché ancora siamo in pace, non possiamo rimanere
indifferenti verso ciò che ci circonda. Quindi, noi,
cosa possiamo fare? Qual è il nostro ruolo? Il nostro
dovere?
Abbiamo letto una storiellina….”Il
sogno divino”
“Una notte ho sognato che in
via Saragozza era stata aperta una nuova bottega con
l’insegna “dono di Dio”. Entrai e vidi un angelo
dietro il banco; meravigliato gli chiesi: ”Cosa vendi
angelo bello?”. Mi rispose: “Ogni ben di Dio”.
“Fai pagare caro?”
“No, i doni di Dio sono tutti
gratuiti.”
Contemplai il grande scaffale con
anfore d’amore, flaconi di fede, pacchi di speranza,
scatole di salvezza e così via. Mi feci coraggio e
poiché avevo un immenso bisogno di tutta quella
mercanzia chiesi all’angelo: “Dammi un bel po’
d’amore di Dio, tutto il perdono, un cartoccio di fede
e salvezza quanto basta”. L’angelo gentile mi preparò
tutto sul bancone, ma quale fu la mia meraviglia vedendo
che di tutti i doni che avevo chiesto l’angelo mi
aveva fatto un piccolissimo pacco. Esclamai:
“Possibile? Tutto qui?”
Allora l’angelo solenne mi
spiegò: “Eh si, mio caro, nella bottega di Dio non si
vendono frutti maturi, ma soltanto piccoli semi da coltivare”.”
Ecco: noi dobbiamo prendere in
mano questi semi che Dio ci dà ogni giorno della nostra
vita; ma dobbiamo vederli bene con il cuore perché sono
molto piccoli, e se si fanno maturare possono creare
tanti frutti, segno di un impegno costante e continuo.
Vogliamo costruire veramente un
mondo nuovo di pace? Ma come? Amando l’altro come noi
amiamo noi stessi; proprio Don Dante ci disse che se non
amiamo gli uomini come possiamo amare Dio? Eppure Dio ci
dà tanto amore che noi non consumiamo o nemmeno lo
vediamo.
Come posso amarti veramente Dio?
Penso che si debba incominciare
dal proprio piccolo: saper dare amore, ma amore vero
alle persone, partendo da coloro che vediamo tutti i
giorni, che ci parlano e poi allargando questo
sentimento anche a chi sento “più lontano da me”.
È un percorso molto faticoso, è una lotta continua, ma
allo stesso tempo bellissima, perché ci pone davanti
agli occhi uno scopo importantissimo: rendere il mondo,
nuovo. Ognuno di noi è chiamato a dare la sua parte, ed
anche se piccola sarà sempre utilissima perché sarà
un elemento integrante nella costruzione della pace.
Durante questi giorni, ascoltando tante persone,
incontrandole, ho riflettuto molto tempo su un punto
lanciatoci come sfida in questa convivenza: quanto tempo
mi soffermo a parlare veramente con una persona? Mi
soffermo mai per andare in profondità e non a guardare
solo l’apparenza? Credo che cambierebbero molte cose,
molte opinioni: siamo spesso veloci nel considerare
un’altra persona diversa da noi ed arrivare a volte ad
esserne indifferente senza giuste motivazioni. Questa
strada spesso porta all’odio ingiustificato ed alla
violenza. Si parla di pace, ma se non incomincio a
vedere l’altro come simile a me non ottengo nulla.
Ognuno ha i propri pregi ed i propri limiti, ma questo
è un punto in comune che le persone hanno, ma che molte
volte non riescono a concretizzare. Bisogna smettere di
pensare che esistono i migliori ed i peggiori; dobbiamo
solo pensare che siamo uguali e su questa uguaglianza
costruire e costruire qualcosa di nuovo ed armonioso.
Dio ci ha creati per essere l’uno contro l’altro?
Diciamo sempre che non è così, ma nella realtà
accade, perchè? Cosa ci frena a completare il disegno
che Dio vuole che noi facciamo per lui? Credo che un
miscuglio di
volontà ed umiltà possa essere utilissimo. Qualcuno
disse che abbiamo imparato tante arti, ma non impariamo
ancora l’arte di vivere come fratelli. La pace è solo
un’utopia? No, è fatica, sforzo, sorrisi, pianti,
strette di mano, rinunce, abbracci, diversità e….
Per portare all’esterno il
nostro messaggio sulla pace abbiamo pensato di
organizzare una veglia di preghiera per la pace presso
la parrocchia di Madonna Bianca a Trento. “Non c’è
pace senza giustizia, non c’è giustizia senza
perdono” (messaggio di Papa Giovanni Paolo II):
abbiamo voluto organizzare per la comunità un momento
di riflessione sul tema della pace. Soprattutto in
questo momento, dopo le ultime tragedie qualcosa ci
unisce all’umanità: la solidarietà e la compassione
per le vittime. Questo ci accomuna tutti, perché tutti
vogliamo costruire la pace, ma non odiando l’altro,
anzi, amandolo, perché è solo l’amore che può
vincere l’odio. E chi ci ha donato questa facoltà di
amare? Dio. Ci ha donato tutto il suo amore, ce lo dona
ancora, ma ci chiede solo una cosa: non tenerselo solo
per sé, ma di scambiarlo con gli altri, perché così
si può parlare di amore con la A maiuscola! Eppure
ancora si fatica…Anch’io personalmente mi sono
trovata spesso in difficoltà a mettere in pratica
questo principio, ma se penso a quando sono andata
incontro ad una persona, ricordo quanto sia bello ed
arricchente e questo mi spinge ad andare avanti e a
migliorare insieme alle persone che incontro nella mia
vita. Proviamoci tutti!!
Come segno da dare a chi ha
partecipato alla veglia di preghiera, abbiamo lasciato
delle immagini di persone del mondo e dietro ad ogni
immagine abbiamo lasciato una frase per la riflessione
personale: “L’amore non parla, l’amore ama”.
Anche nelle nostre giornate di
convivenza c’era un piccolo segno: ad ogni incontro di
preghiera abbiamo distribuito dei pezzettini di carta
con disegni strani…alla fine questi pezzettini di
carta uniti tutti insieme completavano un disegno: una
piccola colomba, simbolo di pace. Il distribuire un
pezzettino alla volta lo consideravamo come un piccolo
impegno da portare con sé.
Ripenso alle sere della
convivenza, dove ognuno di noi affermava il suo
entusiasmo per il servizio svolto, per la giornata
passata in compagnia, per la profondità dei testi
religiosi che abbiamo presentato in questi giorni, per
come ognuno si sentiva arricchito di qualcosa che le
parole spesso non riescono a esprimere. Vorrei a questo
proposito ricordare le parole di P. Paolo dette alla
messa del primo giorno dell’anno: la messa non è
finita, ma incomincia fuori. Giusto, dopo la convivenza
di fine anno ognuno di noi è tornato alle proprie case,
insomma nella propria vita quotidiana ed è in questa
che siamo chiamati veramente a mettere in pratica ciò
che abbiamo ‘imparato’ per continuare la nostra
“missione di pace”!
Un
salutone
a tutti
Rossella
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