Più
bianca della neve
Qualche giorno fa stavamo visitando alcune ragazze
africane “al lavoro” sulla strada. Dopo aver chiacchierato
un poco insieme, proponevamo loro di terminare il nostro
incontro con un momento di preghiera.
Sofia prese la parola e disse in inglese:
“Purificami, Signore, rendimi più bianca della neve. Io sono
una grande peccatrice, fammi pura e candida come sei tu”.
Io la guardavo così, com’era, bella, nera, nel
fiore della sua gioventù e mi suonavano così strane quelle sue
parole “fammi più bianca della neve” …
Il
diavolo è nero?
Il mese scorso sono entrato in una delle chiese di
Mondragone e mi sono messo ad osservare le numerose statue di
santi che la decoravano. Una in particolare ha attirato la mia
attenzione. Era quella dell’arcangelo Michele. Era
rappresentato da un giovane uomo bianco dai riccioli biondi (un
po’ effeminato per la verità), armato (che cattivo gusto è
mettere in chiesa un militare armato e pronto a distruggere la
vita!), che calpestava un diavolo raffigurato da un africano
nero con le corna che spuntavano dalla testa.
Se a me che sono bianco quella statua dava tanto
fastidio, mi chiedevo come si sarebbe sentito un nero che fosse
entrato in quella chiesa ed avesse visto un uomo nero usato per
rappresentare lo spirito del male schiacciato e sottomesso da un
bianco che avrebbe dovuto rappresentare lo spirito del bene.
È vero che quando quella statua è stata fatta sul
litorale Domitio di neri non ce n’era manco l’ombra, ma è
anche vero che oggigiorno non si può esporre in una chiesa una
statua che è un insulto per tutta la popolazione nera di questo
territorio.
Macchie
bianche
Ricordo un’amica nera molto sensibile a queste
problematiche e giustamente orgogliosa del suo “essere
nera”. Un giorno, dopo essersi confessata, mi diceva: “Sai
Franco, sono contenta di essermi confessata, adesso la mia anima
è tornata ben pulita, bella nera, ho tolto quelle macchie
bianche che la sporcavano”.
Lei, nera, pensava che anche la sua anima dovesse
essere nera è che più la sua anima fosse stata nera più
sarebbe stata pulita. Per lei i peccati erano delle macchie
bianche che sporcavano la purezza della sua bella anima nera.
Per lei nero è pulito, nero è puro, nero è bello, perché
nero è il colore che ha ricevuto in dono da Dio.
Lo diceva sorridendo, quasi per provocarmi. Ma capivo
che aveva ragione: se per noi bianchi sembra normale considerare
bello e buono ciò che ci assomiglia e brutto e cattivo ciò che
è all’opposto, ciò che è nero, dev’essere anche normale
per un nero considerare bello e buono ciò che è nero e brutto
e cattivo ciò che è bianco.
Nero
è brutto, nero è cattivo
Tutto ciò è possibile finché i bianchi vivono soli
fra di loro ed i neri vivono ugualmente soli fra di loro.
Quando ci troviamo a vivere insieme, o siamo
rispettosi delle differenze, capaci di scoprire la bellezza e la
bontà in chi è diverso da noi, attenti a parlare senza
offendere, o entriamo in guerra, in una guerra stupida, inutile
e senza sbocchi.
Accendo la radio: “Ieri è stata una giornata nera
per la borsa di Milano”.
Sfoglio il giornale: “L’assassino era la pecora nera
di una rispettabile famiglia del paese”.
Un canale locale: “A Castel Volturno c’è
un’alta percentuale di persone che lavorano in nero”.
Apro una rivista: “Quel prodotto si trova solo nel
mercato nero”.
Uno sportivo: “È stato l’anno più nero
della mia carriera”.
Il telegiornale: “La gente di quel Paese vive una
situazione di miseria nera”.
Perché chiamiamo nera la giornata, la pecora, il
lavoro, il mercato, l’anno e la miseria quando vogliamo dire
che sono cattivi, brutti, negativi, illegali?
Non credo che chi usi queste espressioni, quando le
sta usando lo faccia con cattiveria o con il desiderio di
insultare la gente di razza nera: è diventato un modo di
esprimersi “normale”. Però anche questo aiuta a creare una
mentalità negativa verso chi è nero ed a interiorizzare
l’idea che il bianco è buono ed il nero è cattivo. Tanto che
addirittura alcuni neri arrivano a pensare che l’essere nero
non è una cosa buona. Tanto che Sofia desidera diventare bianca
come la neve, pensando che diventando più bianca, diventerebbe
migliore. Tanto che per molti è normale che in una chiesa
l’angelo sia bianco ed il diavolo sia nero.
Mani
pulite
“Non è vero”, dirà qualcuno, “Non è
razzismo, sono solo parole entrate nell’uso normale, è solo
un problema di linguaggio, uno può usare questi termini senza
essere razzista”.
Io credo invece che si tratti dell’espressione
verbale di ciò che c’è nel cuore, nei meandri più profondi
della mentalità della nostra società: un rifiuto ed un
disprezzo di chi è nero.
Sennò perché quando un nero cerca lavoro in un
caseificio gli dicono che la mozzarella non sarebbe più venduta
se i clienti sapessero che un nero la lavora?
Perché quando una nera cerca lavoro in un bar le
dicono di no perché il bar perderebbe i clienti? Perché il
salumiere ed il macellaio non assumono neri?
Le mani dei bianchi sono forse più pulite di quelle
dei neri?
O non è forse la mente del bianco ad essere sporca
perché è incapace di vedere che il nero è un essere umano
uguale a lui?
Lavarsi
la lingua
Non sarà meglio cominciare a dire che il mercato è
illegale, che il lavoro è fuori legge, che la pecora è
diversa, che la giornata è stata cattiva, che l’anno è stato
negativo, che la miseria era molta e brutta? Invece di chiamarli
tutti neri e nere?
Cominciando dalla purificazione del nostro linguaggio
contribuiremo a creare una mentalità meno razzista. Lavandoci
un po’ la lingua creeremo un ambiente più accogliente e
fraterno dove il nero si potrà sentire più a suo agio.
Sentendosi più accolto e più inserito nel mondo del
lavoro, sarà anche più difficile che cada nelle maglie della
malavita e dei traffici sporchi.
Tutti
ne guadagneremmo.
Padre Franco
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