Veglia sull'ascolto "La fede nasce dall'ascolto"
Veglia GIM2 Padova, ottobre 2009
GIM2 PD Ottobre 2009
Veglia sull’ASCOLTO: “La fede nasce dall’ascolto” |
Canto: Shemà Israele, Ascolta Israele
I MOMENTO: ASCOLTO DELLA PAROLA
Nonostante nel nostro tempo ci sia un primato dell’occhio, della visione, dell’immagine, la Bibbia, il mondo semitico, ha sempre privilegiato l’udito rispetto alla vista. Dio incontra l’uomo, gli si manifesta specialmente attraverso la Parola.
Se Dio è l’Invisibile, l’uomo può udirne la Parola. La religione biblica è fondata sulla Rivelazione di Dio. Dice la Dei Verbum: “Questa Rivelazione avviene attraverso eventi e parole intimamente connessi” (DV, I). Dio interviene o agisce nella storia dell’uomo e spiega il senso del suo intervento. Dio parla all’uomo, lo chiama ad un rapporto di comunione, di vita con sé e per questo diviene di primaria importanza da parte nostra l’ascoltare. Quindi per la Bibbia, il vero credente è la persona che si apre all’ascolto, accoglie questa parola e poi risponde, c’è un coinvolgimento, risponde a questo invito. Paolo ai Romani dice che la fede nasce dall’ascolto (Rm 10). Nel Vangelo, la voce di Dio, che si fa udire alla Trasfigurazione di Gesù, comanda: Ascoltatelo! Perché la sua è Parola di Vita, Parola di Verità, Parola di Salvezza.
Quindi se la fede nasce dall’ascolto, il pericolo più grave per noi diventa il non ascoltare, il non avere come metodologia di vita cristiana l’ascolto. Ogni mattina la Liturgia delle Ore ci fa dire con il Salmo 94: “Ascoltate oggi la sua voce, non indurite il vostro cuore”.
La Parola ha una sua carica intrinseca, non ne facciamo una magia, ma ha una sua efficacia intrinseca:
- È Parola creatrice, da cui dipende la conservazione stessa del mondo, come dice il salmo 39.
- È Parola salvifica capace di risanare, rinnovare l’umanità: La tua parola Signore che tutto risana (Salmo 15).
- È Parola fedele, veritiera, perché Dio non può mutare: la tua Parola, Signore, è stabile come il cielo (Salmo 188).
- È Parola che è vicina: questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca, è nel tuo cuore (Dt.); fa da luce e guida nella tua vita: Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.
Alcune disposizioni perché la parola possa risanarci, rinnovarci:
- Una prima disposizione è che l’ascolto non sia semplicemente esteriore, superficiale, ma anche interiore, profondo.
- Che l’ascolto non sia semplicemente teorico, mentale, intellettuale, ma anche pratico, si traduca nella vita, diventi testimonianza coerente.
- Che sia un ascolto non selettivo, non riduttivo della Parola, ma rispettoso della sua integrità, della sua purezza.
Come si impara ad ascoltare, che cosa favorisce e sviluppa una capacità di ascolto?
- Dovremmo riservare il primo posto al silenzio, alla concentrazione, a stare un po’ con se stessi. Penso che Dio faccia fatica a entrare nel nostro cuore nel frastuono; affaccendati e distratti come siamo, anche se sentiamo non ascoltiamo veramente!
- Ci si educa all’ascolto anche prendendo coscienza del bisogno che si ha di apprendere. Io ho bisogno di essere ammaestrato da Dio ogni giorno e chi crede di sapere non è aperto all’ascolto, e nemmeno al dialogo.
- Ci si educa ancora all’ascolto coltivando la purezza del cuore, cioè una libertà interiore. Quanti piccoli attaccamenti/condizionamenti abbiamo!
- Ci si educa all’ascolto attraverso un’umile pazienza. Dare spazio e tempo da innamorarti della Parola.
Ascoltare il Signore vuol dire farsi grembo, accogliere Dio nel proprio cuore, nella propria mente e nel proprio spirito. Farci grembo come Maria che accolse Gesù nel suo seno, lo fece crescere per donarlo alla fine a tutti quelli che credono in Lui. Dio ci dà la Parola, tendiamo le orecchie per ascoltarla, apriamo il cuore e la mente per riceverla, facciamola crescere e manifestiamola al mondo. |
Deuteronomio 6, 4-6
[4]Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. [5]Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. [6]Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; [7]li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. [8]Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi [9]e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Silenzio
II MOMENTO: ASCOLTO DELLA REALTÀ
Canto: Ascolta l’infinito (cd)
POTREMO ANCORA GIOCARE LA PARTITA DEL TEMPO | E CHIEDE DI CAPIRE QUELLO CHE SARA' |
Se sapessimo ascoltare Dio, sentiremmo che ci parla. Infatti Dio parla. Parla pure per mezzo della vita, questo nuovo vangelo di cui noi stessi scriviamo ogni giorno una pagina. Per aiutarci ad intenderlo, all’inizio della nostra vita di amicizia con il Cristo, possiamo immaginare quel che ci direbbe se Lui stesso traducesse il suo Vangelo per gli uomini e donne del nostro tempo. Michel Quoist |
Nonostante il canone biblico sia stato chiuso, la rivelazione di Dio continua, Dio non ha mai smesso di parlare all’umanità. La REALTÀ più reale, la nostra quotidianità, è luogo teologico dove Dio ci parla. Il problema è la scissione che abbiamo fatto tra Parola di Dio/rivelazione/preghiera e vita quotidiana. Come se per poter ascoltare Dio bisognasse andare in un luogo speciale o chissà dove, staccati dalla vita ordinaria o come se gli eventi quotidiani: locali e globali, non fossero gravidi di un senso da scoprire.
I profeti scorgono il messaggio di Dio in mezzo alle vicende ordinarie della vita del popolo in cui vivono; ma questo riescono a farlo perché sono alla ricerca di un modo di vivere Altro, di un Volto Altro, di un Mondo Altro, di un Regno Altro, di un modello di Umanità Altra. Non si accontentano né si accomodano troppo in questo sistema imperante, non si rassegnano a prendere come verità assoluta le convenzioni umane; sapendo che Dio dice: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Is 55,6-9) e che Gesù proclamò un Regno che non è di questo mondo (Gv 18, 36).
L’insegnamento del Vaticano II sui “segni dei tempi”: Il Vangelo stesso ne ha forgiato l’espressione identificandola come un invito alla fede e alla vigilanza (Mt 16,4; Lc 12,54-56). Giovanni XXIII, nella sua profetica lettura della storia della chiesa di questi ultimi anni, ne ha riproposto con forza l’originario significato: “Facendo nostra la raccomandazione di Gesù di saper distinguere i segni dei tempi, crediamo di scoprire, in mezzo a tante tenebre, numerosi segnali che ci infondono speranza sui destini della chiesa e dell’umanità”.
Questa attenzione ai segni è stata per quel pontefice quasi un costante metodo di lavoro che trovò la sua esplicitazione nell’enciclica Pacem in terris. Paolo VI riprende l’espressione nel suo primo documento ufficiale, l’Ecclesiam suam, osservando che si deve “stimolare nella chiesa l’attenzione costantemente vigile ai segni dei tempi e all’apertura continuamente giovane che sappia verificare tutto e ritenere ciò che è buono”. Il concilio non poteva non corrispondere con altrettanta chiarezza a questo invito del magistero e la risposta più chiara si può trovare nella costituzione Gaudium et Spes. Tre testi, particolarmente, colpiscono in questo documento conciliare:
GS 4. Per svolgere questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico (EV1/1324).
GS 11. Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l'universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane (EV1/1352).
GS 44. È dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello Spirito Santo, ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta. (EV 1/1461).
Silenzio + condivisione + Padre nostro
Canto: Pace nelle mani