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GIM Pesaro: Realizzare sogni senza confini

febbraio 2005

·         Salmo: L’uomo saggio e l’uomo sciocco (salmo 1)

Saggio quell’uomo che non insegue i miti del successo,

non è attratto dalla facile ricchezza e non cerca onori e piaceri.

Veramente saggio quell’uomo che crede nella giustizia e nel bene,

che si lascia guidare dalla Parola e la rende il suo pane quotidiano.

Sarà come albero rigoglioso che affonda le sue radici

nel terreno dei veri valori e nell’acqua viva della fede.

La sua coscienza sarà tranquilla, la sua parola saggia e credibile,

le sue scelte stabili e costruttive, la sua vita piena di soddisfazioni insperate.

Sciocco quell’uomo che ha fiducia solo in se stesso,

che vende l’anima al successo, ai soldi, al potere e fa del piacere il suo dio.

Veramente sciocco quell’uomo che non ama Dio e il prossimo,

che non coltiva i valori morali e la speranza in un futuro migliore.

Sarà come una foglia secca fatta turbinare dal vento degli interessi,

come una banderuola senza stabile direzione di vita.

Non saprà resistere nei tempi di prova, si scoprirà vuoto di valori e coraggio;

abbandonato dagli amici di comodo, tremante come un bimbo Impaurito.

È il Signore la forza dell’uomo saggio e insieme la sua meta e il suo premio.

La rovina dell’uomo sciocco è il credere solo in se stesso.

 

·         Canzone: Cirano (F. Guccini)

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto!

Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,

buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria ma non avete scorza;

godetevi il successo, godete finché dura ché il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura

e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.

Io sono solo un povero cadetto di Guascogna però non la sopporto la gente che non sogna.

Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti;

venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false

che avete spesso fatto del qualunquismo un arte;

coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre

chi pagherà le spese in questo benedetto assurdo bel paese.

Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;

coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede

si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore;

non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,

per colpa o per destino le donne le ho perdute

e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,

ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo ma sono triste

perché Rossana è bella, siamo così diversi; a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.

Venite gente vuota, facciamola finita: voi preti che vendete a tutti un'altra vita;

se c'è come voi dite un Dio nell'infinito guardatevi nel cuore, l'avete già tradito.

E voi materialisti, col vostro chiodo fisso che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,

le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;

tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.

Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada ma in questa vita oggi non trovo più la strada,

non voglio rassegnarmi ad essere cattivo tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo;

dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto.

Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole;

ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché ormai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano.

  • Segno: le ghiande e la piuma (segno le prime di chi non sa alzare la testa e resta sempre chiuso in sé, mentre la piuma ricorda il desiderio e l'impegno di alzarsi, di volare)

 

·         Testimone: Martin Luther King

Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero. Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio.

In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste. Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi".

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice. Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno …

… che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza

… che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia

… che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!

… che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

 

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Fratelli e sorelle

non conformatevi alla mentalità di questo secolo,

ma trasformatevi rinnovando la vostra mente,

per poter discernere la volontà di Dio,

ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

 

(Dalla lettera ai Romani 12,2)

 

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·        La Parola di Dio: Dal libro dei salmi (sal 86)

Le sue fondamenta sono sui monti santi;

il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.

Di te si dicono cose stupende, città di Dio.

Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;

ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati.

Si dirà di Sion: “L'uno e l'altro è nato in essa e l'Altissimo la tiene salda”.

Il Signore scriverà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”.

E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”.

 

·        Breve riflessione: La danza dei popoli (Alberto Degan, L’uomo trascendente)

Molte volte, nella Bibbia, quando Dio vuole esprimere l'obiettivo ultimo del suo progetto per l'umanità, usa la metafora della festa, del banchetto e della danza. Le radici di tutti i popoli sono in Dio. L'Altissimo riconosce come suoi figli tutte le nazioni: Dio vuole abbracciare in una danza d'amore tutte le culture, perché tutte trovano la loro fonte ultima in Lui. Il salmista usa un futuro, che indica il tempo messianico, il tempo del Cristo. La meta ultima dell'evangelizzazione, dunque, è questa danza dei popoli, è questa festa in cui ogni nazione - in pace l'una con l'altra - loderà Dio nella sua propria lingua e secondo i propri costumi.

 

·        Spazio personale di riflessione

1.      Qual’è il ‘sogno’ che porti profondamente in te?

2.      Confrontalo col sogno di Dio (presentato nella Parola di Dio e nella riflessione) … che ne risulta?

3.      Cosa sei disposto a fare pur di poterlo realizzare?

 

·        Preghiera conclusiva: Le barche

Conosco delle barche che restano in porto

per paura che il mare le trascini via con violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto

per non aver mai rischiato di issare una vela.

Conosco delle barche che hanno paura del mare,

e onde non le hanno mai portate al largo.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare,

per essere sicure di non capovolgersi.

Conosca delle barche talmente incatenate

che hanno dimenticato come liberarsi.

Conosco delle barche che si graffiano sulle rotte dell’oceano.

Conosco delle barche che escono dal porto in gruppo

per affrontare insieme il vento forte.

Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire dal porto

ogni giorno della loro vita.

Conosco delle barche che tornano lacerate dappertutto,

ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole

perché hanno condiviso viaggi meravigliosi.

Conosco delle barche che hanno navigato

fino al loro ultimo giorno e sono di nuove pronte a spiegare le loro grandi vele

perché hanno un cuore a misura dell’oceano.

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