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Creando comunità per l'aritmetica cristiana

Padova, 11 Marzo 2000

Incontro G.I.M.

 

MOMENTO DI PREGHIERA INIZIALE

 

 

 

 

CREANDO COMUNITAÂ’

PER LÂ’ARITMETICA CRISTIANA

 

 

Canto iniziale n° 39: VIVERE LA VITA

 

Dai poco

se doni le tue ricchezze,

ma se dai te stesso

tu doni veramente.

Vi sono quelli che danno con gioia

e la gioia è la loro ricompensa.

Nelle loro mani Dio parla

e dietro ai loro occhi

Egli sorride alla terra.

EÂ’ bene dare se ci chiedono,

ma è meglio capire

quando non ci chiedono nulla.

E per chi è generoso

cercare il povero

è una gioia più grande che donare

poiché, chi è degno

di bere al mare della vita

può riempire la coppa

alla tua breve corrente.

E voi che ricevete

- e tutti ricevete –

non lasciate

che la gratitudine vi opprima

per non creare un giogo in voi

e in chi vi ha dato.

Piuttosto, i suoi doni

siano le ali

su cui volerete insieme

 

SALMO 132

 

Cantico del pellegrinaggio. Questo salmo rivive l’esperienza di vita comune che i pellegrini facevano durante tutto il tempo del pellegrinaggio. Pur con le inevitabili difficoltà, è sentita come esperienza molto arricchente, legandola all’incontro con Dio che è comunione.

L’esperienza comunitaria, o di gruppi con forti legami di fraternità, farà sentire la verità profonda di questo salmo.

 

 

EÂ’ veramente una cosa bella,

che dà gioia,

vivere in comunità.

EÂ’ una esperienza totalizzante

Che arricchisce la persona.

 

Stimola lÂ’intelligenza ponendo interrogativi

Che impegnano ad approfondire le cose.

Costringe ad essere veri quando si parla,

ad essere coerenti nelle scelte importanti

e nella semplice vita di ogni giorno.

 

   

EÂ’ uno stile di vita che cambia e valorizza anche i rapporti con gli altri,

trasmette una qualità nuova d’incontro.

 

Vivere in comunità è vivere

unÂ’esperienza di dio,

dare un segno di lui che è comunione.

Vivere in comunità è un dono

Che ha la sua radice in lui.

 

Gloria al PadreÂ…

 

   

 

IL GRAPPOLO DÂ’UVA

 

Un giorno un contadino bussò alla porta di un convento. Quando il fratello portinaio apri la porta, si trovò davanti un uomo con un meraviglioso grappolo d’uva. “Prenda, fratello, questo grappolo d’uva – gli disse il buon uomo -, è il primo colto dalla mia vigna ed è il più bello di tutti. E’ per lei. Voglio esprimere la gratitudine per il favore ricevuto qualche tempo fa quando ero nel bisogno.

Il fratello si illuminò, meravigliato che proprio per lui era quel regalo. Disse fra se: “come posso mangiare questo splendido grappolo d’uva senza pensare al mio superiore?” Lo dispose in un cestino e lo portò al superiore. Questi, vedendo quella meraviglia, e sentendo che il fratello aveva pensato al suo superiore, si senti quasi commosso oltre che riconoscente e intimamente felice. Ma, ammirando sul tavolo quel magnifico dono, pensò: “Credo che valga proprio la pena che faccia felice il confratello malato che trascorre il suo tempo nel grigiore dell’infermeria. Anche se ha un po’ di diabete, quest’uva non potrà che fargli del bene”. Cosi, presentandogli quella grazia di Dio, gli disse: 2Fratello, vedendo quest’uva, ho pensato al lei. Credo che le farà proprio bene anche perché gliele offro con tutto il cuore”.

L’infermo abbozzò un sorriso che voleva indicare la sua grande gioia per l’attenzione che il superiore gli aveva riservato. “ma come posso gustare da solo – pensò l’ammalato – la dolcezza di quest’uva? E’ una occasione molto felice per esprimere concretamente la mia riconoscenza al fratello cuoco, che non manca mai di attenzioni nei miei confronti”. Pian piano arrivò in cucina, recando con se il cestino. Gli porse il grappolo, e il cuoco non seppe dir nulla, sorpreso da questo squisito gesto di carità, mentre l’anziano si allontanava più felice di lui.

“E chi pensa al fratello portinaio, costretto a restare a lungo, solo, in quello stanzino buio della portineria?” – disse fra se il fratello cuoco. E, tra un da fare e l’altro, si affrettò verso l’ingresso, convinto di far felice il portinaio con quella sorpresa. “Prendi fratello, quest’uva. E’ il miglio grappolo che sia maturato nella vigna del nostro vicino” Il portinaio, che…non doveva saper niente di quell’uva, sorrise e, riconoscente, benedisse Dio perché aveva riavuto quel dono, ma molto più gradito perché impreziosito dalla carità dei suoi fratelli.

Occorrono spiegazioni? Nessuna?

 

 

Spazio per le risonanze

 

Padre Nostro

 

Canto finale n°23: SERVO PER AMORE

 

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