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7. a p. Stanislao Carcereri

 

El-Obeid, 23 giugno 1873

 

"E' questa la prima lettera che scrivo da Porta Nigritiae haec, e la merita sopra tutti il mio carissimo primogenito. Vi dirò che sono re­stato confuso pegli onori e solenne ingresso in El-Obeid. Alla Fula (luogo distante due ore da Obeid) trovai tutta la colonia orientale a ri­cevermi... A mezza strada i cofti scismatici col loro prete mi vennero incontro, sicché entrai in El-Obeid in processione. Giunto alla porta della casa della Missione, ove mi colpì la magnifica iscrizione Porta Nigritiae haec v'era la banda militare del Pascià, sicché pregato alquanto nella bella nostra cappella, entrai in divano, ove ricevetti i saluti di tutti i cattolici, dei cofti e greci scismatici, dei turchi, capi dei tribunali, capitani di soldati ecc. assieme ad un inviato del Pascià, cioè il suo primo aiutante venuto a complimentarmi a nome di S. E. il Mudir.

Alla mattina del 20 feci visita al Pascià che mi ricevette in formis, e venne poi ieri a restituirmela con tutte le dignità del Divano, a cavallo tutti, e preceduti da alcune squadre di truppa, in mezzo ad una moltitudine di gente che riempivano hinc et inde il gran piazzale, e l'immenso stradone che sta davanti alla casa della Missione. Insom-ma qui in Obeid tutti dal Pascià fino ai negozianti ed al popolo hanno reso il massimo onore all'indegno Rappresentante del Papa in Sudan. Sono poi rimasto strabiliato del gran lavoro che voi e il P. Giuseppe avete fatto in questa incipiente Missione: Dio be, nedirà alle vostre fatiche. E quello che mi consola è il credito che gode la Missione presso ogni classe di persone. Sono poi contentissimo del P. Giuseppe il quale ha qui agito e lavorato con una sodezza e gra­vità da uomo superiore alla sua età. E' un vero e solido Missionario capace di fare gran cose per la gloria di Dio, Dio gli ha dato molto, ed egli ne ha bene usato..."

In un'altra lettera susseguente, Monsignore mi dice:

"Il clima di Cordofan non può essere migliore; la posizione poi di Obeid, come Porta Nigritiae, è della massima importanza pel nostro scopo, e non comprendo come i primi missionari non abbiano prima pensato a questa capitale. Voi due Camilliani poi in poco più di un anno avete qui fatto prodigi, ed io non do ora la stazione di Obeid per qualunque delle stazioni dell'Alto Egitto che contano più di un secolo. Il nome poi e la riputazione che voi, miei due cari primogeniti, qui godete presso tutti, è molto bella, per cui Dio benedirà voi e la Missione. E' gettato il principio, bisogna andare avanti. Il divin Cuore di Gesù sarà con noi."

(Daniele Comboni)