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11. a p. Giuseppe Sembianti

Cairo, 17 dic. 1880

 

Mio caro Rettore,

 

Ricevo la sua cara lettera. Circa D. Tagliaferro è lavoro di pazienza: tirare in lungo (dica egli e scriva quel che vuole) fino a che lo si possa far andare a Verona e parlare coll'E.mo nostro Padre, il quale è maestro nel toccare il cuore, ed anche l'intelligenza, e saper decidere il ferreo cervello di D. Angelo (al che è pronto a cooperare il R.mo Podestà), e dirgli presso a poco così: "Mgr. Comboni ha tutta la fiducia in Lei (D. Angelo); ma noi siamo convinti che da un momento all'altro i fratelli, cioè, il secolare, può far sloggiare e Suore e Missionari dal locale. Mgr. Comboni si mosse ad operare in seguito alle sue promesse di donazione del locale.

Ma tutti i legali sono unanimi nel credere aerea la donazione, qualora non la faccia legalmente; che Mgr. Comboni non può fare a suo modo e sviluppare l'opera in Sestri senza questa base, perché dalla sera alla mattina può esserne scacciato etc. etc.". D'altro lato supponiamo che subito D. Tagliaferro faccia la donazione reale: noi siamo impicciati a realizzare seriamente un'opera di rilievo. Dunque bisogna barcheggiare.

Io lo terrò su con lettere; ma lei non si scoraggi, e prepari una brava maestra patentata. Senza gravi difficoltà non si fanno mai le opere di Dio, perché andando anche tutto bene, avremo sempre nemico il demonio, che non ha perduto il talento che possedea quand'era angelo; dunque avanti, e coraggio. E' di grande interesse dell'opera il possedere due case a Sestri; anche per assicurare la salute della Superiora etc. etc. Per l'Africa Centrale ci vuol Sestri, e le corna del diavolo e di D. Tagliaferro (che noi ridurremo certo al bene) non sono sì forti come..... le... e la testa di Cristo. Cosa avrei fatto io se avessi paventato il diavolo (che si serve e dei buoni edei tristi) per fondare, e realizzare la missione africana, che fu resa possibile alla Santa Sede solo sotto il mio governo. Che a Verona dicano quel che vogliono, ma il Papa e i più potenti e buoni  missionari d'Oriente sono convinti che fu la fermezza incrollabile del ciabattino peccatoraccio di Comboni; ed ora comincio a vederlo un poco anch'io, e che aiutato dalle preghiere ferventi del mondo intero, e dall'eroismo dei più perseguitati miei collaboratori  sono riuscito (servus inutilis sum) a non far cadere l'ardua missione.

Ora veggo chiaro come l'O degli otto, che è Gesù Cristo che ci guida, e la mano poderosa dello spirito del Santo fondatore Bertoni è accorsa nel momento più opportuno a puntellare la mia Opera, sì caritatevolmente sostenuta dal caro nostro E.mo Card. di Canossa (senza del quale io appena avrei potuto fare il curato alla Scala). Dunque, mio caro Padre, coraggio, e avanti, e non si sgomenti, e sostenuto dal Cuor di Gesù (a cui dedico la Chiesa che ora voglio fabbricare qui al Cairo fra l'Ist.o maschile e il femminile, e della quale il dì del natale prossimo metterò la prima pietra, e tutto è già scavato), da N. S. del Sacro Cuore, dal nostro caro Beppo economo, dalla mente e consigli del nostro venerato Sup. Generale P. Piero, e dal manto dell'E.mo nostro Vescovo, noi riusciremo a tutto. Io non temo dell'universo intero. Si tratta degli interessi di Gesù e della Chiesa, e noi riusciremo a divenire non dispregevoli pietre del fondamento del grande edificio della Chiesa africana, che è l'opera più ardua, ma la più gloriosa ed umanitaria hic et nunc della Chiesa cattolica. Confidi pienamente in quel Dio, che ci ha posti nello stato in cui siamo, portiamo la Croce, che è lo strumento che ruppe le corna al diavolo e al mondo insano, e avanti.

Aspetto il R.mo Superiore dei Gesuiti in Siria, il P. Normand, che deve conferir meco, il quale è incaricato anche dei Gesuiti di Egitto. Ho pregato il Sup.re dei Gesuiti di Cairo, ed anche il Gesuita P. Villeneuve, che sieno come i patroni e sorvegliatori delle nostre case di Cairo. Ho loro dato il suo nome e indirizzo. A suo tempo comuni­cheranno insieme. Intanto per tenere i Gesuiti con noi (dai quali non possiamo riceverne che bene e vantaggio) pregherò Monsig. Arciv.o e Deleg.o Ap.lico dell'Egitto che un Gesuita possa venire a dare il ritiro mensile nei due nostri Ist.i, ed anche l'annuale. Io poi diedi al P. Villeneuve tutte le mie facoltà di confessare l'interno dei miei Istituti, e i miei sudditi e senza dir nulla di questo a Mgr. Ciurcia, dirò che egli in quantum potest, faccia altrettanto.

Ho ordinato a D. Giulianelli ed a Faustina (stuppabucchi finché verrà una superiora stabile, e lo può fare perché ha le due Suore di Sestri, ed un angelo di postulante venuta raccomandata dalle Orsoline di Vienna, che certo obbediscono a Faustina) che comunichino con lei e colla Superiora nostra di Verona pel buon andamento di questi due Istituti, perché mentre devono conferire e riferire l'andamento a me nel Sudan, voglio che dipendano da Lei e della Superiora in omnibus. Ella farà tutto quello che può (specialmente perché cammini qui con regola), e Dio non le domanda di più, men­tre tutta la responsabilità dei suoi atti circa gl'Istituti di Cairo l'assumo io. Però per la pratica potrà consultare il P. Villeneuve. Così pure, è mio assoluto desiderio che sieno più presto che sia possibile compilate le Regole tanto dell'Ist.o maschile quanto del femminile (è desiderio presunto seriamente di Roma).

Dunque coraggio, e all'Opera. Dopo che ella lo ha fatto, le mandi a me, ma per mezzo del P. Villeneuve (che deve esaminarle e farle esaminare da pratici Gesuiti), il quale poi le manderà a me in Sudan. Ma dopo che ella le ha unite, prima di mandarle in Egitto, le sottoponga al maturo giudizio del R.mo P. Pietro Vignola. Interessa che entro un anno, o prima, noi possiamo stampare (solo per uso dei missionari e Suore) una Regola per dargliela stampata una copia ciascuno, che la meditino durante la prova, per giurarla ed obbligarsi ad essa per essere membri della missione. E' meglio che Lei la lavori subito, presto, perché più tardi avrà meno tempo, perché Dio ci manderà molti soggetti d'ambo i sessi, certo.

Il Dichtl è un soggetto molto buono, così pure D. Giuseppe; essi hanno il vero spirito di morire pei negri. Giulianelli è un amministratore bravissimo, ma come Superiore, benché si sia un po' corretto, vale poco. Come amministratore (fu impiegato del Papa alle Finanze) è un gioiello, e bramo che anche Lei nel tenere i registri e nel mandarmene il sunto, si conformi al sistema di Giulianelli, che mi pare molto perfetto e semplice. L'ho quindi incaricato di mandargliene un modulo, che lo farà dopo la mia partenza.

Le Suore di Cairo e specialmente Sr. Amalia, non sanno neanche una parola di arabo, e rimasero stupefatte nel vedere che la Casella e la Benamati intendono tutto. Lo stesso dicasi delle Suore dell'Africa Centrale, ove, con molto dispiacere degli indigeni negozianti, non hanno scuola. Però sono stimate assai le nostre Suore dagli indigeni.

Sabato scorso fui ricevuto splendidamente dal Khedive d'Egitto, che mi si mostrò favorevole in tutto. Egli mi assicurò

che avrebbe fatto all'Hoccomdar, o Governatore Generale del Sudan, una speciale commendatizia per me e per la missione. Il Sudan Egiziano, secondo la Geografia stampata ora, e che s'insegna dai Fratelli delle Scuole Cristiane, è 5 volte più vasto di tutta la Francia, perché la Francia abbraccia (secondo detta Opera: Cours spécial de Geographie pour l'enseignement primaire Supérieur des Ecoles de France) circa 500,000 Kilometri quadrati, e l'Egitto e le sue dipendenze ne abbraccia 2,500,000 Km. quadr. Vegga dunque l'importanza di tal commendatizia.

Mi disse che ordinerà per telegrafo al Governatore Generale di spedire un vapore da Chartum a Berber, per prendermi.

Ordinò al Ministero delle Finanze di Cairo Riaz Pascià e Blum Pascià (che venne a farmi visita) che il mio denaro possa essere depositato dall'I. R. Console Austro-Ungarico nel tesoro Egiziano, e che mi sia pagato a Chartum dalla Mudiria. Ciò era necessario, per evitare i dolori e imbrogli sofferti da me, colle cambiali dei barabba di negozianti del Sudan. Inoltre mi disse di scrivergli quando bramo, che egli sa ed è convinto che io sono promotore della civiltà africana. Gradì assai il mio Quadro Storico delle Scoperte Africane. Tutti poi i Pascià, Ministri dell'Interno etc. della Guerra m'hanno ricevuto con entusiasmo.

Noi partiremo ai 30 corr.te da Suez. Siamo in sedici; e D. Pimazzoni (che è un angelo, e che disse non sentirsi in caso di far le scuole a Beirut etc.) verrà meco, a Berber gli darò la veste e la tonsura, e messolo sotto D. Losi e D. Luigi pegli studi, spero in pochi anni di avere un prete di primo ordine.

Sono ancora indeciso su D. Rosignoli. Non vi sono mancanze gravi, D. Giulianelli istruito da D. Pennacchi, lo trattò forse con troppo rigore; egli insiste per venire in Sudan, e promette... ma vedremo. IL P. Gesuita de Villeneuve dice che il più gran difetto del mio Ist.o di Cairo è la mancanza di carità degli individui: ed io gli aggiunsi la mancanza di umiltà. Egli dice che il perno della perfe­zione cristiana è diligite alterutum: questa porta l'amore dell'opere etc. Egli non ha tanta stima né di Giulianelli, né di Rolleri, perché dice che sono pii, ma egoisti. Mi consigliò di tenere alta la mia auto­rità, come base essenziale di tutto. Perciò lo pregai a scrivermi alcuni punti sul modo che io debbo tenere per ben condurmi vis à vis de' miei sudditi, e lo farà. Dio è molto buono.

A parlar poi schietto e la pura verità ecco il mio giudizio su questi Gesuiti. Il P. Villeneuve è dottissimo, e un uomo eminentemente in­teriore, ma un po' stravagantello. Ma noi sapremo usufruttuare del molto di buono che ha, e dell'amore e zelo che ha per me e per l'Opera nostra. Il Superiore di Cairo è più prudente e più sodo, ma più timido nell'operare del P. Villeneuve: quindi è bene che le Regole sottomesse a questi, sieno rivedute anche da quello. V'è poi un padre Gesuita tedesco, che è una perla.

Appena riceve denaro dall'Eterna Roma (questo povero Visitatore apostolico pei Copti a cui fu promesso una somma da Propaganda decisa in Congregazione fino dal 15 ottobre, non l'ha ancora ricevuta) cioè da Mons. Seg.rio di Propaganda, la mandi subito a D. Giulianelli secondo le istruzioni che le ho date coll'ultima mia. Avrei molte altre cose, ma devo andar fuori di casa, e la posta parte. Quanto ai mezzi pecuniari in Verona, non ci pensi nulla, Beppo sarà là ad aiutarla nel bisogno. Tanti ossequi all'E.mo Card. al P. Vignola alle Stimmate ed agli Istituti, ai quali tutti auguro di cuore felici feste e buon Capodanno, e preghi e faccia pregare sempre per l'infimo servorum

 

Aff.mo nel Sig.re

C Daniele Comboni

Vescovo e Vic. Ap.lico

 

Un piccolo conto ho da pagare a Roma al sarto Giomini (che  lavorò anche pel Cardinale) che le manderà un mio biglietto.