Sessantaquattresima
“Queste vostre case non conoscano
l'angoscia della disoccupazione e
dell'indigenza! Ma siano oggi e sempre
case di operosi lavoratori che guadaganno
col loro sudore il pane santificato di
ogni giorno!”
(G. La Pira , Le cittá sono vive,
La Scuola 2005)
Il sole cade perpendicolare sul terreno
color deserto. È mezzogiorno. Colori
vivaci sbucano dalla montagna di detriti
accumulata ai margini della “nuova cittá”.
L'enorme massa occulta la vista dalle
baracche accumulate che saranno
smantellate tra qualche mese, quando le
nuove case sfoggeranno con 170 bandiere
cilene per dichiarare la sovranitá del
popolo cileno. I colori si avvicinano,
sono madri con loro figli vestiti a festa,
perchè oggi è festa: la prima pietra delle
nuove case. La fatica, il sacrificio, il
risparmio per costruire le nuove case
causano l'emozione di molti. É il sogno
che diventa allegria, lo sguardo che si
bagna con mezze lacrime d'emozione,
l'utopia che si concretizza grazie a tante
mani, piedi, teste che hanno permesso che
il diritto alla casa sia realtá. La
celebrazione ha visto la presenza di
alcune grandi autoritá del governo,
capitani e generali dell'esercito,
volontari di “ Un techo para Chile
” e i grande protagonista: la
gente con la responsabile della
direttiva di quartiere. La frase di
Giorgio La Pira è una
sintesi di quello che Cecilia
, la dirigente, ha condiviso
pubblicamente: “ Desideriamo che la
comunitá sia responsabile di una Villa
capace di creare cultura, accoglienza e
rispetto. Per dire no alla droga, all'alcohol
e alla violenza abbiamo bisogno di stare
vicini e aiutarci perchè tutti possano
vivere bene e al servizio ”. La
benedizione del gesuita ha consacrato la
prima pietra con una forte esplosione di
applausi e grida. Avvenimento che cambia
la storia, cambia la prospettiva di
vivere… e tutto per creare un futuro
degno. La pietra angolare di un nuevo
quartiere ha un significato provocante:
quale sará la pietra angolare che
caratterizzerá il cammino comunitario
delle nuove 170 famiglie? Che significa
lottare e vivere costruendo fedelmente su
una pietra angolare? È la pietra senza la
quale una struttura non puó né vivere, né
funzionare… è la pietra piú importante e
se si toglie cade tutto. Questo enorme
lavoro popolare di porre le basi della
propria identitá è il cammino che le 170
famiglie stanno facendo. Si “
ritirarono ” per riflettere e
costruire il loro vademecum
comunitario: salute, ecologia, gestione
comunitaria, lavoro ed educazione.
Educazione è la parola e la causa che ha
paralizzato questo paese per molte
settimane. Le scuole medie hanno iniziato
una lunga e constante paralisi
dell'istituzione educativa per chiedere la
riforma della scuola e il rispetto dei
diritti minimi (anche economici) con il
fine di poter ricevere una buona
formazione. È terribile a dirsi, ma la
scuola, invece di educare alla relazione,
all'assunzione di responsabilitá nei
confronti della comunitá, alla gioia della
crescita personal-comunitaria, alla gioia
della ricerca e della crescita, aiuta solo
i “vincenti”. Chi non supera il punteggio
stabilito dal governo, non accede all'universitá
e per tanto si creano non solo spaccature,
ma pure leggi classiste ed escludenti. Che
direbbe il nostro caro don Milani
a proposito? E i collegi
cattolici? Se una mamma con basso reddito
e senza marito, presenta un figlio perchè
possa avere una buona educazione, molte
volte non viene accettata per il semplice
fatto di essere considerata convivente o
perchè il figlio non é battezzato e per
tanto non entra nei criteri burocratici
ecclesiastici… è esclusa senza diritto
d'appello e di difesa… e se si fosse
separata proprio per evitare di essere
picchiata tutti i giorni dall'uomo con il
quale viveva o per evitare il continuo
inganno o la pressione psicologica? È
motivo sufficiente per non permettere ai
figli di accedere all'educazione basica?
Una grande intuizione di don
Milani risiedeva nella percezione
che “ annunciare all'uomo la salvezza
proposta da Gesú Cristo non ha significato
se non c'è innnanzitutto una ricostruzione
delle condizioni antropologiche, in base
alle quali quell'annuncio ha senso. Una
veritá accettata da una coscienza inerte
non è piú veritá ”.
É per questo che sono iniziati i corsi di
alfabetizzazione organizzati dalla
parrocchia per ricevere il diploma dal
ministero dell'educazione. É bello vedere
Juan che accompagna sua
madre Luisa a studiare.
L'accompagna fino alla porta, le lascia
dei biscotti per la pausa e l'abbraccia
dicendole che le vuole bene ed è
orgoglioso di lei. Ripasserá dopo 4 ore,
quando concluderá la lezione per
riaccompagnarla a casa e accoglierla con
una “once” (merenda-cena)
teneramente preparata. O come non
accettare l'abbraccio della nonnina
María che emozionata si
prolunga con un abbraccione bagnato
d'emozione per dire: “ Mi sento viva e
contenta. Un dono senza limiti e per
sempre. Che bello sapere che posso sempre
migliorare ”. Piccoli segni di
speranza e di vita, il minimo che la
Chiesa possa offrire oggi in un contesto
globale che a livello economico sta
creando canyon di separazioni.
Nella stessa giornata ho condiviso la
gioia di una delle direttive comunali che
ha chiesto una celebrazione in memoria di
Carlos , dirigente
popolare molto stimato. Mi han colpito due
frasi del coordinatore della serata: “
Carlos era sempre disponibile, di giorno e
di notte per chi avesse bisogno di un
aiuto per legalizzare la propria
situazione o avesse semplicemnte voglia di
parlare ” e “ Carlos, dedicava
una notte alla settimana al servizio delle
persone che dormivano per strada. Non era
solamente un dirigente, ma un cittadino
che si ocupaba del bene comune della gente
”. Non ci sono parole di fronte a
tutto questo. Che succederebbe se i nostri
policiti si organizzassero a dedicare una
notte al servizio dei barboni delle nostre
strade? Capirebbero che c'è un legame tra
politica e societá, tra uomo-legge-diritto
e dedicherebbero non solo le loro risorse
di tempo, ma anche il loro potere
legislativo alla grande revisione dello
stato sociale . Quanto ci mancano
persone che si facciano prossime
indipendentemente del carico che hanno.
É la sfida de las “ Colonias Urbanas
”, un programma che vuole partire dal
coinvolgimento dei ragazzi che vivono al
margine. Una proposta, un'alternativa che
merita attenzione visto che attraverso il
teatro, lo sport e altre inziative,
Loreto , la responsabile,
riesce a smuovere como 400 ragazzi. Nel
territorio parrocchiale manca spazio
vitale e fisico per poter permettere che
la vita continui e cresca.
Sessantacinquesima
“Quando un popolo è indifferente,
allora sorgono le dittature e l'umanitá
diventa un gregge solo, appena una turba
senza volto; allora il bene è uguale al
male, il sacro al profano; e l'amore
unicamente piacere, un male il sacrificio,
un peso la libertá e la ricerca”
(D.M.Turoldo)
Vispo, con gli occhi super aperti,
Gerardo mi guarda fisso. “
Accetterebbe di darmi da fare del lavoro
comunitario gratuito? Ho una pena da
scontare e il fiscale sta cercando
un'istituzione religiosa che mi accolga
”. Stupenda provvidenza. Per un mese
Gerado si è dato da fare ad abbellire gli
spazi delle comunitá. Un mese di lavoro
gratis per “ riscattare ” la sua
persona dal dito accusatore: “a-sociale,
inutile, ecc…”. Cosa saranno 30 giorni
della vita dedicati agli altri? Solo
l'inizio. Un inizio che puó cambiare la
vita. Parlando con alcune donne dell'
aiuto fraterno , stavamo constatando
che sono molte le famiglie della nostra
parrocchia che hanno un familiare in
carcere. Sono un'urgenza non indifferete
visto che han bisogno di tutto. Anche qui
le carceri stanno scoppiando e molte volte
le donne sono coloro che devono assumersi
il dono della bilocazione per poter andare
in carcere a visitare i mariti, lavorare,
trovare qualcuno che abbia cura dei
piccoli... insomma, è un doppio calvario
che richiede un'attenzione nostra e in
modo non solo urgente, ma anche
prioritario. Speriamo che sia un piccolo
segno dei tempi che possa facilitare la
vicinanza alle situazioni piú abbandonate.
In una zona quasi residenziale di Santiago
c'è la piccola Vegas .
Sembra di entrare in un mercato stile
arabo… come i sobborghi di Granada.
Sapori, odori, profumi caratterizzano i
cambi di vicoletto che è delimitato dai
negozi di vendita. È una super
concentrazione di persone che, come
formiche, si dedicano al commercio… vivono
di questo lavoro. I “ ristoranti
” sono un'insieme di tavoli nelle zone
centrali dei punti vendita, e se ti
avvicini un po' troppo, come se ci fosse
un limite prefissato e determinato, ti
trovi giovani che ti invitano a servirti
ad un tavolo piuttosto che ad un altro.
Voci, musica, colombi che volano, piatti
caldi che si alternano ogni 2 minuti,
scaricatori, rifornitori, vecchie signore
appesantite dalle borse della spesa,
ragazzi in cerca di un lavoretto per
pagarsi un piatto di minestra calda… e
fuori, tra i rifiuti vegetali e no,
vecchietti e meno vecchi sdraiati con la
mano penzolante chiedendo caritá. È in
questo posto che alcune volte mi
rifugio a mangiare con gli amici
della Pastorale Sociale
della Vicaria. Il cibo ha un sapore
diverso e la vita scorre tra la stanchezza
di quelle centinaia di persone che vivono
ogni giorno facendo la stessa cosa. Ma
chissá quanti di loro saranno impegnati in
altre attivitá comunitarie cristiane e noi
sacerdoti? Che facciamo in realtá con il
nostro popolo? Vorrei condividere con voi
la presentazione del nº 5 di
Presbyteri intitolato “ Urge
ridisegnare la figura del prete ”.
“Se parrocchia missionaria non è uno
slogan publicitario, ma un serio programma
pastorale voluto dai nostri vescovi, deve
nascere una nuova figura di prete. Il
prete che ordinariamente viene preparato
puó risultare esperto in teologia,
competente di riti, manager della ‘azienda
parrocchia', magari animatore di oratorio.
‘Missionario' peró non appare. Allo scopo,
serve ricuperare come caratteristica
ineludibile del ‘nuovo'prete quella di
formatore: di coscienze cristiane, di
laici maturi nella fede e in umanitá. Del
resto, anche l'attuale carenza di
vocazioni ecclesiastiche deve portare il
prete all'essenziale del suo ministero; le
mille incombenze assunte dalla sua
generositá per rispondere ai bisogni
concreti della sua gente potrebbero essere
lasciate alla responsabilitá dei laici,
appunto “formati”. Riserverebbe per sé la
funzione di ‘profeta', di annunciatore
della Parola a figli di Dio, chiamati dal
loro stesso battesimo a costruire qui ed
ora il ‘Regno'. Anche i segni dei tempi
urgono perchè egli diventi via al Cristo
ed alla umanitá dell'uomo. Una umanitá
cosciente, aperta, slargata alle
dimensioni del mondo, responsabile. La
cultura corrente forma uomini omogenei al
sistema, egocentrici e cinici, chiusi nel
loro ‘particolare'. Abbiamo assoluto
bisogno di uomini nuovi per il ‘Regno':
formati al gusto della veritá, alla
responsabilitá sociale e politica, alla
voglia di conoscere e di impegnarsi.
Uomini cioé con una passione per l'uomo e
per il Cristo. Per quel Cristo in cui
“apparve l'umanitá” vera. Per questo urge
ridisegnare la figura del prete!”.
Ringrazio l'autore per questa bellisima
introduzione che permette di inziare un
nuovo cammino di vita piú integrale e
attento al pulsare della storia.
Sessantaseiesima
“Non vivere su questa terra come un
estraneo o come un turista nella natura.
VIvi in questo mondo come nella casa di
tuo padre: credi al grano, alla terra, al
mare, ma prima di tutto credi all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma
prima di tutto ama l'uomo. Senti la
tristezza del ramo che si secca,
dell'astro che si spegne, dell'animale
ferito che rantola, ma prima di tutto
senti la tristezza e il dolore dell'uomo”
(Nazim Hikmet)
Benjamín . Sguardo semi
triste, quasi perso. Postura corretta e
attenta. Il sorriso gli costa, ma gli si
illuminano gli occhi quando inicia a
parlare. E racconta di sé del desiderio di
recuperare il bene comune attraverso la
buona preparazione politica degli
amministratori. Una mattina, quasi per
sbaglio, apro il giornale e trovo il suo
nome tra i 100 giovani leader cileni. È da
anni che sta lottanto insieme a molti
altri giovani per il diritto alla casa. Se
le nuove 170 case si costruiranno, è
grazie a lui; se nascerá un centro
comunitario gestito dalla comunitá, è
grazie alla sua capacitá di ridare al
popolo ció che è del popolo. Benjamín è
poco piú giovane di me e come lavoro ha in
mano un'azienda d'avangaurdia. Siamo in
continuo dialogo perchè il territorio
parrocchiale dove viviamo ha bisogno di
gente cosí: capace e semplice per riuscire
a far da ponte tra le istituzioni e il
vero bisogno della gente. Nel semplice
pranzo condiviso siamo scesi al concreto e
ci siamo dati un tempo oportuno per
iniziare a creare RETE. La magica parole
che si sente in molti spazi, ma come ben
sapete, difficile da mettere in piedi se
manca un obiettivo comune. La rete quanto
piú è semplice e fluida, raggiunge il suo
scopo. Poche parole, buoni incontri e una
gran conoscenza della realtá. È il primo
passo che desideriamo fare insieme e per
questo ogni ultimo martedí di ogni mese si
convocano le varie associazioni,
istituzioni e persone che sono
direttamente impegnati in questa zona.
Tra esse c'è anche la direttrice di un
collegio cattolico. Elba
, storia infinita di esperienza educativa
come professoressa e allo stesso tempo
energica donna che sa conquistare il
terreno. Determinata e attenta ai
dettagli. Il collegio El Bosque
è ai suoi inizi. Per il momento
vi sono 180 ragazzi e per il prossimo anno
si pensa di arrivare a 500. L'educazione è
una grande sfida che porta in sé la
resurrezione di un popolo e per realizarla,
bisogna avere persone capaci e dedicate.
L'équipe dei professori è giovane e con
molta esperienza. Con tre catechiste dei
bambini della catechesi familiare abbiamo
iniziato ad animare le mezze giornate di
pastorale. Pomeriggi intensi e che
finiscono troppo rapidamente. Con
dinamiche e lavoro di gruppo si cerca di
recuperare il senso della creazione, del
bello e della pace. Come costruire la pace
con proposte e dialogo; come riuscire a
parlare di pane e di Dio, di lavoro e di
gioia, di impegno e festa. Molti dei
ragazzini portano nei loro comportamenti
il riflesso dei loro genitori: rabbia
soffocata, iperattivismo, silenzi
emozionali, incomprensione, poca capacitá
di concentrazione. Ci troviamo con ció che
c'è fuori. E`convinzione della direttrice
che bisogna lavorare sulle nuove
generazioni ormai e il nuovo futuro parte
da una nuona educazione integrale ai
piccoli. Dentro del collegio è prevista la
costruzione di una chiesetta che possa
essere luogo di incontro e preghiera con
Dio e con la comunitá. Molti sono i
progetti e allo stesso tempo l'agenda si
riempie di vite e di passi dolci che
illuminano un nuovo modo di essere
presenti: costruire il processo delle
relazioni... piccolo segreto che
una cara amica ha coltivato nel mio cuore
.
Giorni intensi che vedono l'inizio dei
corsi di formazioni professionali. Cosí
cerchiamo di “ costruire in comunitá
”: laboratori di taglio e confezione,
pronto soccorso, parruccchiere,
installazione elettrica e un gruppo di
donne che sta preparando lavori in gesso
per l'autofinanziamento. Piccoli segni di
speranza che vedono come sempre le donne
come partecipanti principali. Tutto questo
è possibile per l'enorme solidarietá
arrivata in questi mesi: tutto per
permettere semplicemente che la gente
possa riunirsi e iniziare a prenderse a
cuore la propria persona, recuperare quel
poco di tempo che resta durante la
giornata per crescere e imparare cose
nuove. È bello vedere questo movimento
giornaliero di persone che desiderose di
apprendere formano il nuevo popolo. È lo
stesso sentimento che accompagna lo
sguardo quando vede i nostri adulti
imparare a leggere e a scrivere. Non vi
sono parole, c'è solo da esserci
per sentirsi parte di un respiro piú
grande… quel respiro che porta
all'autonomia, al sapore di libertá, al
passo della creativitá costruttiva. Che
bello!
Sono quei passi che ci spingono tutti i
sabati, con Susana ,
Ema e María
, a condividere la merenda con
una quarantina di ragazzi che vivono in
baracche conficcate ai fianchi della
collina situata ai “ margini
territoriali ” della parrocchia. È un
tempo gratuito per i piú vulnerabili. Il
contesto in cui vivono è fuori da ogni
descrizione e quando piove le strade si
trasformano in argilla fangosa e
scivolosa. È un gran mistero questa vita:
cerchi di darti da fare, cerchi di dare l'opportunitá,
cerchi… e alla fine che ci resta? Lo
parlavamo mentre ritornavamo a casa: come
è difficile accettare che delle madri non
si preoccupino dei loro figli; che
difficile vivere da sopravissuti… in
questa lotta giornaliera tra vivere e
sopravvivere, la libertá di voler
rialzarci non è di tutti… che gran dono la
libertá di poter scegliere di non rimanere
a terra e desiderare di rialzarsi con
l'aiuto di una mano… che gran potere ha il
coinvolgimento delle vite che scelgono di
dare una sterzata alla propria vita… e che
gran dono poter rivedere dopo anni due
grande amici come Giuseppe
e Gaetano .
Lasciarono Rio per condividere
tre giorni con me: “ Siamo venuti a
trovarti, siamo venuti a vedere dove i
tuoi cari superiori ti hanno mandato
”. Con questa affermazione e con un
forte-stretto-tenero abbraccio ci siamo
ritrovati dopo molto tempo... anche se in
realtá sembrava che da poco ci fossimo
lasciati. É il potere della vera amicizia
e della grande possibilita di ritrovare il
cuore della vita. Ci sarebbe da scrivere
molto su di loro… ma basta guardarli.
Preti lavoratori, che hanno cercato nella
loro vita di andare al ritmo della
normalitá e delle famiglie. Una sfida
molto attuale. Se volete conoscere chi
sono, dove lavorano e cosa fanno, è
sufficiente che entriate in
www.macondo.it . Abbiamo parlato di
tutto e di piú, ma sopratutto condiviso
l'amicizia e la fiducia… valori che non
sempre sono cosí gratuiti neppure dentro
delle nostre care congregazioni. Grazie
Gaetano perchè hai rallegrato la nostra
gente con i tuoi “mottetti” emiliani:
sguardo mite e profundo di chi sa che ogni
momento è un'occasione per crescere nella
differenza e nella complementarietá;
grazie a te Giuseppe, vecchio amico
dall'accoglienza evangelica e
profundamente umana… hai aperto il
processo della mia vita e ora il cammino è
un processo complementare.
Sessantasettesima
“Matti sono quelli che facendo sempre
lo stesso e le stesse cose, pretendono
ottenere risultati diversi”.
• Einstein)
Dai vari gruppi di catechesi familiare che
ogni settimana si incontrano per preparsi
e preparare il proprio figlio a ricevere i
sacramenti, visitai il gruppo di
Angélica e Cristina
. Entrando si respira una
serenitá che accoglie e in realtá si
constata come i genitori stanno
condividendo le tante inquietudini (non
solo religiose) che si trovano ad
affrontare quotidianamente. È bello
sentire lo Spirito che agisce, che apre le
menti e fa fiorire nuove prospettive.
Finalmente si giunse alla domanda
centrale: “come poter continuare a
costruire insieme? Che posibilitá abbiamo
di mantenerci in comunione una volta
terminate le catechesi specifiche?”.
Semplicemente mettendosi insieme! Questa è
la risposta. Quando c'è voglia di
condividere il Vangelo, farsi prossimo
come Gesú ci ha insegnato e amare la
comunitá a cui appartengo, inmediatamente
si capisce e si constata che ogni proposta
di continuitá, di crescita e di
condivisione richiede semplicemente la
voglia di capire come realizzarlo e con
chi… bienvenida sea , quindi ogni
proposta positiva e costruttiva, anche
perchè urge uscire dal classico modo di
pensare di delegare le iniziative solo al
sacerdote. È vero quello che scrive
Renato Tamanini in “
Nel vuoto, i gemiti dello Spirito ”:
“ il forte investimento sulle attivitá
‘normali' della vita pastorale porta a
dimenticare che esiste un universo ampio
ed eterogeneo di persone che non vengono
in contatto con la Chiesa e che vivono la
propria storia con sensibilitá e accenti
che sembrano non trovare rispondenza nella
proposta cristiana. Si sta creando una
specie di fosfato, che si allarga
continuamente e che separa gli uni dagli
altri nel linguaggio, negli obiettivi,
negli stili di vita, nei modelli
culturali; da una parte la Chiesa con le
sue veritá e le sue stabitá, dall'altra un
numero sempre maggiore di giovani e
adulti. Quando la Chiesa guarda verso
l'altra sponda viene presa da un senso di
sfiducia e di amarezza, oppure si lascia
in sonore recriminazioni; quando,
dall'altra parte del fosfato, si guarda
alal Chiesa, la si considera un
‘instituzione inutile e superata o una
realtá della quale si puó avere bisogno
solo in qualche sporadica occasione
”.
Una buona sintesi che ritrovo anche nelle
parole di Magaly che
l'anno scorso perdette un bambino a causa
di un aborto naturale. Sembra che il
dolore, come la sofferenza o la perdita di
un essere amato, tenga il potere di aprire
riflessioni nuove nella nostra vita. Si
aprono in realtá nuovi spazi che “urlano”
nuovi ministri e nuovi ministeri. Sapremo
accompagnare la rilettura del dolore e
dell'abbandono? Come riattivare nelle
nostre realtá nuove Comunitá
Cristiane di Base capaci di
riappropriarsi dello Spirito
umano-evangelico che il tempo ci sta
togliendo? Si stanno aprendo sfide nuove
che richiedono nuovi gesti e sacramenti… e
piú semplici saranno, piú saranno vicine
allo stile di Nostro Signore
che “ passó facendo il bene
…” e lo fece proprio bene!
E tra la ricerca del Bene e nuovi cammini,
la vita si prese al nostra cara
Marta María . In una giornata di
freddo autunnale cileno, il telefono
anticipa il caffé e annuncia che doña
María è deceduta. Volto sereno, da anni
paralizzata su una sedia a rotelle;
abbandonata dai figli come si abbandona
qualcosa che non serve. Ogni giorno mi
chiamava per condividere la gioia della
giornata passata. Voce soave, tenera, con
due occhi che ad ogni sorriso si facevano
piú piccoli. Le piaghe della schiena ormai
non erano la sua preoccupazione… c'era
solo da aspettare e adattare quelle sue
“quattro ossa” (come le piaceva
autodefinirsi) al volere di Dio. Cosí una
mattina, il telefono anticipó il caffé, ma
non era lei… lei era giá partita, senza
despedirse , perchè non ne aveva
bisogno…
Mentre don Ivan , uomo
sulla quarantina, mi fece cercare proprio
perchè aveva bisogno di riconciliarsi con
se stesso e con Dio. Lo visitai una
domenica sera in casa sua. Solo e ormai
consumato dall'epatite che lo obbliga a
trascinarsi lentamente a causa di quei 5kg
di liquido che è condannato a portarse. Mi
apre la porta e con un sorriso si mette a
piangere. É una storia che viene da
lontano, le lancette del cucú a pendolo
ruotano piú veloci del solito… é come
entrare in un tempo diverso per entrare
nel cuore di Dio e mentre piange, chiede
l'unzione degli infermi per essere
accompagnato nel suo dolore. Prima di
andarsene a vivere con sua sorella, visto
che ormai da solo non poteva piú far
nulla, ci teneva a rivermi… e pure io ci
tenevo. Passai il giorno dopo all'ora da
lui convenuta… ma se ne andó prima del
previsto e con urgenza all'ospedale… anche
lui senza despedirse … anche lui
perché ormai è con Lui.
Sessantottesima
« La fragilitá della nostra
religiositá, penso stia proprio nel fatto
che non risponde alle esigenze imposte
dalla storia: i cosidetti segni dei tempi
sono trascurati » (G.
Stoppiglia)
Un pomeriggio di incontro nella fraternitá.
Con questo titolo abbiamo iniziato a
lavorare con i ragazzi del Collegio
El Bosque que da qualche
mese ha inziato il suo lavoro nel nostro
settore. Il primo grande passo è
recuperare l'esperienza della bellezza e
dello stupore. In un contesto come il
nostro dove l'aggressivitá di sfoga sui
piccoli, è una grande sfida recuperare l'umanitá
e la capacitá di dialogo dei bambini. Ti
obbligano a spiegare parola per parola,
come se tutto fosse nuovo… ed è proprio
cosí. Abbiamo concluso il primo semestre
con una liturgia della parola e dei segni.
Si è trattato di spiegare i simboli
fondamentali che fanno parte della nostra
ricerca di Gesú: accoglienza, perdono,
Parola di Dio, pane, canto, acqua, luce…
insomma tutto quello di cui abbiamo
bisogno per gli iniziati.
L'infanzia spirituale caratterizzava la
signora Patty . Se
ritornate a uno dei primi CAMINANDO
parlavo di lei: una delle prime
catechiste cui compito principale era
toccare la campana, mantenere sempre
pulita la capella e salutare le persone
che venivano per la celebrazione dell'eucarestia.
È passato un anno dalla sua morte e ci
siamo ritrovati come comunitá per
recordarla. É stata una celebrazione
intensa e molto popolare: al momento
dell'omelia, si sono intercalate preghiere
e testimonianze sulla vita e opere
gratuite della “ piccola Patty ”.
Incurvata dagli anni, fedele testimone del
vangelo dei poveri, ha marcato la storia
degli anonimi, secondo la logica delle
beatitudini. A chi non piacerebbe morire
cosí? Ricordati non per quello che si è
fatto, ma per l'amore condiviso e la
partecipazione attiva per il bene del
proprio paese. Silenziosamente se n'è
andata, silenziosamente i frutti son
germogliati. Benedetto sia tu, Padre della
vita.
Tempo di ricordi, tempo invernale che,
come ogni anno, causa seri problema alla
maggior parte della nostra gente. La
pioggia intensa di questi
giorni non ha permesso a molte persone
poter lavorare “nel mercato popolare” e
quindi manca cibo. Il clima freddo impasta
i muri penetrando nelle ossa con un potere
immobilizzatore… i notri anziani non
resistono. In pochi giorni la morte si è
portata via parecchie persone. La
solidarietá si è fatta avanti: coperte,
celofan per proteggere alcune casupole,
carbone per scaldarsi, alimenti in
abbondanza e vicinanza. In due settimane
piú di 90 persone sono state aiutate dalle
nostre mani dell'aiuto fraterno e
orientazione sociale. Il Signore ci manda
persone per provare la nostra
disponibilitá e capacitá di vivere e
chiedere provvidenza. Alcune parrocchie
ricche si sono fatte vive e hanno inziato
a mandare parecchi alimenti: sembra di
ritornare a quel bellisimo testo degli
Atti in cui la comunitá
di Gerusalemme invia la colletta alle
comunitá povere.
“ Capacitá di saper leggere i segni
dei tempi e di inizare i cambi storici
”. Con queste parole il
cardinale ci ha visitato in una
riunione dei sacerdote della zona. È stato
molto chiaro e lucido: “ se non
sappiamo leggere questo tempo, se
chiudiamo la Chiesa di Gesú alla pratica
sacramentale senza preoccuparci che
ciasuno di noi faccia un'esperienza di un
Gesú vivo, non possiamo definirci
discepoli di Gesú ”. In realtá si
sente il peso dell'ingoffamento del
processo pastorale. Si cercano rimedi di
pastorale unitaria, idee classiche in
procesi nuovi, parole clericale in un
contesto evangelico, paradigma di
giustificazione personale al posto di
proposte aperte alle vere necesita della
gente.
Son tutte sfide nuove che leggo anche
dalle lunghe confessione realizzate
durante il ritiro di conversione
. Si tratta di un movimento che
invita persone a riprendere o a rifare il
proprio cammino di conversine con un
ritiro di comprensione, preghiera e vita
comune. Piccoli passi per intuire dove va
la nostra gente. Ci si fa ascoltatori di
storie tanto assurde, che neppure ad
invertarle uscirebbero cosí bene (o a dir
la veritá cosí male). C'è ancora molto da
fare, ma sopratutto iniziare proposte di
formazione permanente ecclesiali capaci di
far innamorare le persone per un cammino
di bene. Che il Signore illumini le notre
mente e i nostri cuori per permettere il
rinascere delle comunitá cristiane
di base .
Sessantanovesima
“Le tue mani aiutino il volo, giammai
si permettano di prendere il posto alle
ali”. (H. Câmara)
Durante le vacanze invernali la parrocchia
ha voluto offrire dei corsi di formazione
e di conoscenza. Tempo dedicato alla
Parola di Dio (un corso
la Bibbia e le sette protestante, uno di
introduzione generale alla Bibbia e un
taller sull'Antico e Nuevo testamento
per i nuovi ministri straordinari
dell'eucaristia); per i giovani due
settimane di programamzione e
pianificazione giovanile… c'è una sete di
possibilitá, di conoscenza e di crescita
che ogni occasione di incontro attorno
alla Parola è subito ben accettata. In
tutto il movimento creato, i giovani sono
stati i grandi protagonisti e
partecipanti: c'è un interesse latente che
significa anche richiesta dei nostri
giovani. Che il Signore ci doni la
capacitá di leggere i segni dei tempi con
gli occhi dei nostri giovani per costruire
cosí una presenza generazionale
costruttiva. Grazie alla solidarietá della
Provincia Italiana dei
Missionari Comboniani possiamo contare con
Bibbie per tutti. Le richieste sono
arrivate in massa e in questi ultimi mesi
piú di 300 Bibbie sono state consegnate ai
nuclei familiari per la crescita e la
conoscenza del Signore. Convivido con voi
un commento di A .
Heschel : “ Nulla puó
sostituire la fede, non c'è alternativa
alla rivelazione; non esiste un surrogato
dell'impegno. Da tempo la religione è in
declino, non perchè sia stata rifiutata,
ma perchè è diventata irrilevante, ottusa,
oppressiva, insipida. Quando la fede è
totalmente rimpiazzata dal credo, il culto
della disciplina, l'amore dall'abitudine;
quando la crisi di oggi è ignorata a
motivo dello splendore del passato; quando
la fede diventa cimelio piuttosto che
fondamento vivo; quando la religione parla
solo in nome dell'autoritá anziché con la
voce della compassione, il suo messaggio
diventa insignificante ”.
Settantesima
“Ci si perde a ragion veduta, nel
senso che, a perdercisi, c'è tutto da
guadagnare. È allora che il cammino vi
conduce alla festa e vi introduce in mondi
che, se foste stati certi del percorso,
non anvreste mai conosciuto. Ma non si è
mai certi del proprio cammino. E perchè
poi si dovrebbe esserlo ? » (
E. De la Héronnière ,
La ballata dei pellegrini,
Selleri)
« Se non sai mollare gli ormeggi al
crepuscolo e gettare le ancore in acque
sconosciute, se non impari a sentire
familiri tutti i venti, anche quelli piú
selvaggi che fanno tremare gli infissi
della finestra e scoperchiano i vecchi
cammini, non hai alcuna idea della vita »
(Ferruccio Masini)
É da qualche mese che Ilaria
Arcara sta bazzicando per queste
strade di periferia. Sta terminando la sua
tesi sulla pace e la riconciliazione.
Federico , di Pianoro,
l'ha raggiunta e in questo mese, oltre a
regalarsi un viaggio di riposo e vacanza,
si son resi disponibili per quei
piccoli-grandi servizi alla comunitá. É
importante che la parroquia dia spazi di
apertura e di incontro di cultura. Dopo
alcuni mesi di partecipazione al G.I.M. di
Bologna ora cercano di discernere cosa
vuole il Signore dalla loro vita.
Riunioni, contatti, studi, corsi, persone…
un mondo intenso di possibilitá che ha
permesso di sentirse parte di questa
comunitá cristiana. I miei migliori auguri
ai due sapendo che piú ci si apre alla
sfida della vita in comune, piú i segni
dei tempi illuminano il cammino… e non si
è piú soli.
Le serate feddre sono coperte da
caldi caffé. È abitudine, terminate certe
riunioni, ritrovarsi nella casa di
Patty e Héctor
per condividere la vita e guardare oltre.
Si condividono i sogni, si vedono le
prioritá e ci si sente famiglia in
cammino. Ho presentato don Héctor
per il ministero del diaconato permanente…
e cosí facciamo tre… manca uno e le
quattro comunitá saranno segno di
donazione. Segni dei tempi che ci
incontrano attorno ad un caffé caldo e
all'amicizia, che superano i progetti di
potere e di competenze, di responsabilitá
pianificate e doveri da compiere. É bello
vedere la responsabilitá CAMINANDO: la
preoccupazione per difendere i piú
vulnerabili della nostra parrocchia
(anziani, bambini, adulti senza lavoro) e
vedere come i carisma nascono
dall'interesse di crescere insieme. Che
bei segni che ci sta donando il Dio della
vita e nell'ultimo consiglio parrocchiale
abbiamo inserito, finalmente, la
responsabile della coordinazione delle
Comunitá Cristiane di Base… Quando
utilizziamo questo termine, Molti
“pastoralisti” dicono che le CCB o CEB
sono morte giá da tempo. É interessante
notare che queste osservazioni provengono
principalmente da teologi o intellettuali
del ‘nord' che studiano a tavolino analisi
e testi e che forse han vissuto qualche
mese in un contesto periferico con il
filtro puramente intellettuale. A costoro
dico che le CEB sono piú vive che mai
perchè grazie a Dio non possono essere
catalogate e neppure sistematizzate come
se fossero una ricetta. Quello di cui sí
c'è bisogno è il contenuto condiviso e le
responsabilitá assunte dalla CEB. Fa paura
pensare che un gruppo di persone si
riunisca per leggere la Parola di Dio
settimanalmente e cercar di leggere la
propria vita e condividerla insieme ad
altri? Non fa piú paura se tutto si ferma
alle quattro mura (come le nostre
celebrazioni eucaristiche… non son fonte
di inquietudine positiva se tutto si ferma
nelle quattro mura gotiche), ma quando i
sentimenti, l'interesse, la passione, i
sogni e il WE CARE esce, si trasforma in
coperte, in alimento, in pane, in visita
agli ammalati, in ricerca del diritto dei
lavoratori, in informazione per migliorare
la qualitá della vita… allora c'è qualcosa
che si sta muovendo… e un canto
latinoamericano dice: “ è il mio
popolo che sta risorgendo, è il mio popolo
che si è incontrato con Dio, e la Vita
germoglia, e la vita trasforma in passi di
pace l'amore incontrato ”.
Buon CAMINO a tutti e a ciascuno il suo...
l'importante è essere persona in processo,
in cammino e sopratutto non indifferente
alla storia. Che Dio ci accompagni.
p. Mosè Mora
Misioneros Combonianos –
Pasaje Agrigento 7418 - casilla
25010 c.25 – SANTIAGO – Chile -
TEL. e FAX 0056 – 2 –
6421360