Caminando

Santiago – Renca, 31 Luglio 2006

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Condividiamo con voi la nuova lettera di p. Mosè.

p. Mosè ha camminato con il GIM in Italia per sette anni:

 

 

  

 

Sessantaquattresima

 

“Queste vostre case non conoscano l'angoscia della disoccupazione e dell'indigenza! Ma siano oggi e sempre case di operosi lavoratori che guadaganno col loro sudore il pane santificato di ogni giorno!”

(G. La Pira , Le cittá sono vive, La Scuola 2005)

 

Il sole cade perpendicolare sul terreno color deserto. È mezzogiorno. Colori vivaci sbucano dalla montagna di detriti accumulata ai margini della “nuova cittá”. L'enorme massa occulta la vista dalle baracche accumulate che saranno smantellate tra qualche mese, quando le nuove case sfoggeranno con 170 bandiere cilene per dichiarare la sovranitá del popolo cileno. I colori si avvicinano, sono madri con loro figli vestiti a festa, perchè oggi è festa: la prima pietra delle nuove case. La fatica, il sacrificio, il risparmio per costruire le nuove case causano l'emozione di molti. É il sogno che diventa allegria, lo sguardo che si bagna con mezze lacrime d'emozione, l'utopia che si concretizza grazie a tante mani, piedi, teste che hanno permesso che il diritto alla casa sia realtá. La celebrazione ha visto la presenza di alcune grandi autoritá del governo, capitani e generali dell'esercito, volontari di “ Un techo para Chile ” e i grande protagonista: la gente con la responsabile della direttiva di quartiere. La frase di Giorgio La Pira è una sintesi di quello che Cecilia , la dirigente, ha condiviso pubblicamente: “ Desideriamo che la comunitá sia responsabile di una Villa capace di creare cultura, accoglienza e rispetto. Per dire no alla droga, all'alcohol e alla violenza abbiamo bisogno di stare vicini e aiutarci perchè tutti possano vivere bene e al servizio ”. La benedizione del gesuita ha consacrato la prima pietra con una forte esplosione di applausi e grida. Avvenimento che cambia la storia, cambia la prospettiva di vivere… e tutto per creare un futuro degno. La pietra angolare di un nuevo quartiere ha un significato provocante: quale sará la pietra angolare che caratterizzerá il cammino comunitario delle nuove 170 famiglie? Che significa lottare e vivere costruendo fedelmente su una pietra angolare? È la pietra senza la quale una struttura non puó né vivere, né funzionare… è la pietra piú importante e se si toglie cade tutto. Questo enorme lavoro popolare di porre le basi della propria identitá è il cammino che le 170 famiglie stanno facendo. Si “ ritirarono ” per riflettere e costruire il loro vademecum comunitario: salute, ecologia, gestione comunitaria, lavoro ed educazione.

Educazione è la parola e la causa che ha paralizzato questo paese per molte settimane. Le scuole medie hanno iniziato una lunga e constante paralisi dell'istituzione educativa per chiedere la riforma della scuola e il rispetto dei diritti minimi (anche economici) con il fine di poter ricevere una buona formazione. È terribile a dirsi, ma la scuola, invece di educare alla relazione, all'assunzione di responsabilitá nei confronti della comunitá, alla gioia della crescita personal-comunitaria, alla gioia della ricerca e della crescita, aiuta solo i “vincenti”. Chi non supera il punteggio stabilito dal governo, non accede all'universitá e per tanto si creano non solo spaccature, ma pure leggi classiste ed escludenti. Che direbbe il nostro caro don Milani a proposito? E i collegi cattolici? Se una mamma con basso reddito e senza marito, presenta un figlio perchè possa avere una buona educazione, molte volte non viene accettata per il semplice fatto di essere considerata convivente o perchè il figlio non é battezzato e per tanto non entra nei criteri burocratici ecclesiastici… è esclusa senza diritto d'appello e di difesa… e se si fosse separata proprio per evitare di essere picchiata tutti i giorni dall'uomo con il quale viveva o per evitare il continuo inganno o la pressione psicologica? È motivo sufficiente per non permettere ai figli di accedere all'educazione basica? Una grande intuizione di don Milani risiedeva nella percezione che “ annunciare all'uomo la salvezza proposta da Gesú Cristo non ha significato se non c'è innnanzitutto una ricostruzione delle condizioni antropologiche, in base alle quali quell'annuncio ha senso. Una veritá accettata da una coscienza inerte non è piú veritá ”.

É per questo che sono iniziati i corsi di alfabetizzazione organizzati dalla parrocchia per ricevere il diploma dal ministero dell'educazione. É bello vedere Juan che accompagna sua madre Luisa a studiare. L'accompagna fino alla porta, le lascia dei biscotti per la pausa e l'abbraccia dicendole che le vuole bene ed è orgoglioso di lei. Ripasserá dopo 4 ore, quando concluderá la lezione per riaccompagnarla a casa e accoglierla con una “once” (merenda-cena) teneramente preparata. O come non accettare l'abbraccio della nonnina María che emozionata si prolunga con un abbraccione bagnato d'emozione per dire: “ Mi sento viva e contenta. Un dono senza limiti e per sempre. Che bello sapere che posso sempre migliorare ”. Piccoli segni di speranza e di vita, il minimo che la Chiesa possa offrire oggi in un contesto globale che a livello economico sta creando canyon di separazioni.

Nella stessa giornata ho condiviso la gioia di una delle direttive comunali che ha chiesto una celebrazione in memoria di Carlos , dirigente popolare molto stimato. Mi han colpito due frasi del coordinatore della serata: “ Carlos era sempre disponibile, di giorno e di notte per chi avesse bisogno di un aiuto per legalizzare la propria situazione o avesse semplicemnte voglia di parlare ” e “ Carlos, dedicava una notte alla settimana al servizio delle persone che dormivano per strada. Non era solamente un dirigente, ma un cittadino che si ocupaba del bene comune della gente ”. Non ci sono parole di fronte a tutto questo. Che succederebbe se i nostri policiti si organizzassero a dedicare una notte al servizio dei barboni delle nostre strade? Capirebbero che c'è un legame tra politica e societá, tra uomo-legge-diritto e dedicherebbero non solo le loro risorse di tempo, ma anche il loro potere legislativo alla grande revisione dello stato sociale . Quanto ci mancano persone che si facciano prossime indipendentemente del carico che hanno.

É la sfida de las “ Colonias Urbanas ”, un programma che vuole partire dal coinvolgimento dei ragazzi che vivono al margine. Una proposta, un'alternativa che merita attenzione visto che attraverso il teatro, lo sport e altre inziative, Loreto , la responsabile, riesce a smuovere como 400 ragazzi. Nel territorio parrocchiale manca spazio vitale e fisico per poter permettere che la vita continui e cresca.

 

 

Sessantacinquesima

 

“Quando un popolo è indifferente, allora sorgono le dittature e l'umanitá diventa un gregge solo, appena una turba senza volto; allora il bene è uguale al male, il sacro al profano; e l'amore unicamente piacere, un male il sacrificio, un peso la libertá e la ricerca”

(D.M.Turoldo)

 

Vispo, con gli occhi super aperti, Gerardo mi guarda fisso. “ Accetterebbe di darmi da fare del lavoro comunitario gratuito? Ho una pena da scontare e il fiscale sta cercando un'istituzione religiosa che mi accolga ”. Stupenda provvidenza. Per un mese Gerado si è dato da fare ad abbellire gli spazi delle comunitá. Un mese di lavoro gratis per “ riscattare ” la sua persona dal dito accusatore: “a-sociale, inutile, ecc…”. Cosa saranno 30 giorni della vita dedicati agli altri? Solo l'inizio. Un inizio che puó cambiare la vita. Parlando con alcune donne dell' aiuto fraterno , stavamo constatando che sono molte le famiglie della nostra parrocchia che hanno un familiare in carcere. Sono un'urgenza non indifferete visto che han bisogno di tutto. Anche qui le carceri stanno scoppiando e molte volte le donne sono coloro che devono assumersi il dono della bilocazione per poter andare in carcere a visitare i mariti, lavorare, trovare qualcuno che abbia cura dei piccoli... insomma, è un doppio calvario che richiede un'attenzione nostra e in modo non solo urgente, ma anche prioritario. Speriamo che sia un piccolo segno dei tempi che possa facilitare la vicinanza alle situazioni piú abbandonate.

In una zona quasi residenziale di Santiago c'è la piccola Vegas . Sembra di entrare in un mercato stile arabo… come i sobborghi di Granada. Sapori, odori, profumi caratterizzano i cambi di vicoletto che è delimitato dai negozi di vendita. È una super concentrazione di persone che, come formiche, si dedicano al commercio… vivono di questo lavoro. I “ ristoranti ” sono un'insieme di tavoli nelle zone centrali dei punti vendita, e se ti avvicini un po' troppo, come se ci fosse un limite prefissato e determinato, ti trovi giovani che ti invitano a servirti ad un tavolo piuttosto che ad un altro. Voci, musica, colombi che volano, piatti caldi che si alternano ogni 2 minuti, scaricatori, rifornitori, vecchie signore appesantite dalle borse della spesa, ragazzi in cerca di un lavoretto per pagarsi un piatto di minestra calda… e fuori, tra i rifiuti vegetali e no, vecchietti e meno vecchi sdraiati con la mano penzolante chiedendo caritá. È in questo posto che alcune volte mi rifugio a mangiare con gli amici della Pastorale Sociale della Vicaria. Il cibo ha un sapore diverso e la vita scorre tra la stanchezza di quelle centinaia di persone che vivono ogni giorno facendo la stessa cosa. Ma chissá quanti di loro saranno impegnati in altre attivitá comunitarie cristiane e noi sacerdoti? Che facciamo in realtá con il nostro popolo? Vorrei condividere con voi la presentazione del nº 5 di Presbyteri intitolato “ Urge ridisegnare la figura del prete ”.

“Se parrocchia missionaria non è uno slogan publicitario, ma un serio programma pastorale voluto dai nostri vescovi, deve nascere una nuova figura di prete. Il prete che ordinariamente viene preparato puó risultare esperto in teologia, competente di riti, manager della ‘azienda parrocchia', magari animatore di oratorio. ‘Missionario' peró non appare. Allo scopo, serve ricuperare come caratteristica ineludibile del ‘nuovo'prete quella di formatore: di coscienze cristiane, di laici maturi nella fede e in umanitá. Del resto, anche l'attuale carenza di vocazioni ecclesiastiche deve portare il prete all'essenziale del suo ministero; le mille incombenze assunte dalla sua generositá per rispondere ai bisogni concreti della sua gente potrebbero essere lasciate alla responsabilitá dei laici, appunto “formati”. Riserverebbe per sé la funzione di ‘profeta', di annunciatore della Parola a figli di Dio, chiamati dal loro stesso battesimo a costruire qui ed ora il ‘Regno'. Anche i segni dei tempi urgono perchè egli diventi via al Cristo ed alla umanitá dell'uomo. Una umanitá cosciente, aperta, slargata alle dimensioni del mondo, responsabile. La cultura corrente forma uomini omogenei al sistema, egocentrici e cinici, chiusi nel loro ‘particolare'. Abbiamo assoluto bisogno di uomini nuovi per il ‘Regno': formati al gusto della veritá, alla responsabilitá sociale e politica, alla voglia di conoscere e di impegnarsi. Uomini cioé con una passione per l'uomo e per il Cristo. Per quel Cristo in cui “apparve l'umanitá” vera. Per questo urge ridisegnare la figura del prete!”.

Ringrazio l'autore per questa bellisima introduzione che permette di inziare un nuovo cammino di vita piú integrale e attento al pulsare della storia.

 

Sessantaseiesima

 

“Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista nella natura. VIvi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l'uomo. Senti la tristezza del ramo che si secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo”

(Nazim Hikmet)

Benjamín . Sguardo semi triste, quasi perso. Postura corretta e attenta. Il sorriso gli costa, ma gli si illuminano gli occhi quando inicia a parlare. E racconta di sé del desiderio di recuperare il bene comune attraverso la buona preparazione politica degli amministratori. Una mattina, quasi per sbaglio, apro il giornale e trovo il suo nome tra i 100 giovani leader cileni. È da anni che sta lottanto insieme a molti altri giovani per il diritto alla casa. Se le nuove 170 case si costruiranno, è grazie a lui; se nascerá un centro comunitario gestito dalla comunitá, è grazie alla sua capacitá di ridare al popolo ció che è del popolo. Benjamín è poco piú giovane di me e come lavoro ha in mano un'azienda d'avangaurdia. Siamo in continuo dialogo perchè il territorio parrocchiale dove viviamo ha bisogno di gente cosí: capace e semplice per riuscire a far da ponte tra le istituzioni e il vero bisogno della gente. Nel semplice pranzo condiviso siamo scesi al concreto e ci siamo dati un tempo oportuno per iniziare a creare RETE. La magica parole che si sente in molti spazi, ma come ben sapete, difficile da mettere in piedi se manca un obiettivo comune. La rete quanto piú è semplice e fluida, raggiunge il suo scopo. Poche parole, buoni incontri e una gran conoscenza della realtá. È il primo passo che desideriamo fare insieme e per questo ogni ultimo martedí di ogni mese si convocano le varie associazioni, istituzioni e persone che sono direttamente impegnati in questa zona.

Tra esse c'è anche la direttrice di un collegio cattolico. Elba , storia infinita di esperienza educativa come professoressa e allo stesso tempo energica donna che sa conquistare il terreno. Determinata e attenta ai dettagli. Il collegio El Bosque è ai suoi inizi. Per il momento vi sono 180 ragazzi e per il prossimo anno si pensa di arrivare a 500. L'educazione è una grande sfida che porta in sé la resurrezione di un popolo e per realizarla, bisogna avere persone capaci e dedicate. L'équipe dei professori è giovane e con molta esperienza. Con tre catechiste dei bambini della catechesi familiare abbiamo iniziato ad animare le mezze giornate di pastorale. Pomeriggi intensi e che finiscono troppo rapidamente. Con dinamiche e lavoro di gruppo si cerca di recuperare il senso della creazione, del bello e della pace. Come costruire la pace con proposte e dialogo; come riuscire a parlare di pane e di Dio, di lavoro e di gioia, di impegno e festa. Molti dei ragazzini portano nei loro comportamenti il riflesso dei loro genitori: rabbia soffocata, iperattivismo, silenzi emozionali, incomprensione, poca capacitá di concentrazione. Ci troviamo con ció che c'è fuori. E`convinzione della direttrice che bisogna lavorare sulle nuove generazioni ormai e il nuovo futuro parte da una nuona educazione integrale ai piccoli. Dentro del collegio è prevista la costruzione di una chiesetta che possa essere luogo di incontro e preghiera con Dio e con la comunitá. Molti sono i progetti e allo stesso tempo l'agenda si riempie di vite e di passi dolci che illuminano un nuovo modo di essere presenti: costruire il processo delle relazioni... piccolo segreto che una cara amica ha coltivato nel mio cuore .

Giorni intensi che vedono l'inizio dei corsi di formazioni professionali. Cosí cerchiamo di “ costruire in comunitá ”: laboratori di taglio e confezione, pronto soccorso, parruccchiere, installazione elettrica e un gruppo di donne che sta preparando lavori in gesso per l'autofinanziamento. Piccoli segni di speranza che vedono come sempre le donne come partecipanti principali. Tutto questo è possibile per l'enorme solidarietá arrivata in questi mesi: tutto per permettere semplicemente che la gente possa riunirsi e iniziare a prenderse a cuore la propria persona, recuperare quel poco di tempo che resta durante la giornata per crescere e imparare cose nuove. È bello vedere questo movimento giornaliero di persone che desiderose di apprendere formano il nuevo popolo. È lo stesso sentimento che accompagna lo sguardo quando vede i nostri adulti imparare a leggere e a scrivere. Non vi sono parole, c'è solo da esserci per sentirsi parte di un respiro piú grande… quel respiro che porta all'autonomia, al sapore di libertá, al passo della creativitá costruttiva. Che bello!

Sono quei passi che ci spingono tutti i sabati, con Susana , Ema e María , a condividere la merenda con una quarantina di ragazzi che vivono in baracche conficcate ai fianchi della collina situata ai “ margini territoriali ” della parrocchia. È un tempo gratuito per i piú vulnerabili. Il contesto in cui vivono è fuori da ogni descrizione e quando piove le strade si trasformano in argilla fangosa e scivolosa. È un gran mistero questa vita: cerchi di darti da fare, cerchi di dare l'opportunitá, cerchi… e alla fine che ci resta? Lo parlavamo mentre ritornavamo a casa: come è difficile accettare che delle madri non si preoccupino dei loro figli; che difficile vivere da sopravissuti… in questa lotta giornaliera tra vivere e sopravvivere, la libertá di voler rialzarci non è di tutti… che gran dono la libertá di poter scegliere di non rimanere a terra e desiderare di rialzarsi con l'aiuto di una mano… che gran potere ha il coinvolgimento delle vite che scelgono di dare una sterzata alla propria vita… e che gran dono poter rivedere dopo anni due grande amici come Giuseppe e Gaetano . Lasciarono Rio per condividere tre giorni con me: “ Siamo venuti a trovarti, siamo venuti a vedere dove i tuoi cari superiori ti hanno mandato ”. Con questa affermazione e con un forte-stretto-tenero abbraccio ci siamo ritrovati dopo molto tempo... anche se in realtá sembrava che da poco ci fossimo lasciati. É il potere della vera amicizia e della grande possibilita di ritrovare il cuore della vita. Ci sarebbe da scrivere molto su di loro… ma basta guardarli. Preti lavoratori, che hanno cercato nella loro vita di andare al ritmo della normalitá e delle famiglie. Una sfida molto attuale. Se volete conoscere chi sono, dove lavorano e cosa fanno, è sufficiente che entriate in www.macondo.it . Abbiamo parlato di tutto e di piú, ma sopratutto condiviso l'amicizia e la fiducia… valori che non sempre sono cosí gratuiti neppure dentro delle nostre care congregazioni. Grazie Gaetano perchè hai rallegrato la nostra gente con i tuoi “mottetti” emiliani: sguardo mite e profundo di chi sa che ogni momento è un'occasione per crescere nella differenza e nella complementarietá; grazie a te Giuseppe, vecchio amico dall'accoglienza evangelica e profundamente umana… hai aperto il processo della mia vita e ora il cammino è un processo complementare.

 

Sessantasettesima

 

“Matti sono quelli che facendo sempre lo stesso e le stesse cose, pretendono ottenere risultati diversi”.

•  Einstein)

 

Dai vari gruppi di catechesi familiare che ogni settimana si incontrano per preparsi e preparare il proprio figlio a ricevere i sacramenti, visitai il gruppo di Angélica e Cristina . Entrando si respira una serenitá che accoglie e in realtá si constata come i genitori stanno condividendo le tante inquietudini (non solo religiose) che si trovano ad affrontare quotidianamente. È bello sentire lo Spirito che agisce, che apre le menti e fa fiorire nuove prospettive. Finalmente si giunse alla domanda centrale: “come poter continuare a costruire insieme? Che posibilitá abbiamo di mantenerci in comunione una volta terminate le catechesi specifiche?”. Semplicemente mettendosi insieme! Questa è la risposta. Quando c'è voglia di condividere il Vangelo, farsi prossimo come Gesú ci ha insegnato e amare la comunitá a cui appartengo, inmediatamente si capisce e si constata che ogni proposta di continuitá, di crescita e di condivisione richiede semplicemente la voglia di capire come realizzarlo e con chi… bienvenida sea , quindi ogni proposta positiva e costruttiva, anche perchè urge uscire dal classico modo di pensare di delegare le iniziative solo al sacerdote. È vero quello che scrive Renato Tamanini in “ Nel vuoto, i gemiti dello Spirito ”: “ il forte investimento sulle attivitá ‘normali' della vita pastorale porta a dimenticare che esiste un universo ampio ed eterogeneo di persone che non vengono in contatto con la Chiesa e che vivono la propria storia con sensibilitá e accenti che sembrano non trovare rispondenza nella proposta cristiana. Si sta creando una specie di fosfato, che si allarga continuamente e che separa gli uni dagli altri nel linguaggio, negli obiettivi, negli stili di vita, nei modelli culturali; da una parte la Chiesa con le sue veritá e le sue stabitá, dall'altra un numero sempre maggiore di giovani e adulti. Quando la Chiesa guarda verso l'altra sponda viene presa da un senso di sfiducia e di amarezza, oppure si lascia in sonore recriminazioni; quando, dall'altra parte del fosfato, si guarda alal Chiesa, la si considera un ‘instituzione inutile e superata o una realtá della quale si puó avere bisogno solo in qualche sporadica occasione ”.

Una buona sintesi che ritrovo anche nelle parole di Magaly che l'anno scorso perdette un bambino a causa di un aborto naturale. Sembra che il dolore, come la sofferenza o la perdita di un essere amato, tenga il potere di aprire riflessioni nuove nella nostra vita. Si aprono in realtá nuovi spazi che “urlano” nuovi ministri e nuovi ministeri. Sapremo accompagnare la rilettura del dolore e dell'abbandono? Come riattivare nelle nostre realtá nuove Comunitá Cristiane di Base capaci di riappropriarsi dello Spirito umano-evangelico che il tempo ci sta togliendo? Si stanno aprendo sfide nuove che richiedono nuovi gesti e sacramenti… e piú semplici saranno, piú saranno vicine allo stile di Nostro Signore che “ passó facendo il bene …” e lo fece proprio bene!

E tra la ricerca del Bene e nuovi cammini, la vita si prese al nostra cara Marta María . In una giornata di freddo autunnale cileno, il telefono anticipa il caffé e annuncia che doña María è deceduta. Volto sereno, da anni paralizzata su una sedia a rotelle; abbandonata dai figli come si abbandona qualcosa che non serve. Ogni giorno mi chiamava per condividere la gioia della giornata passata. Voce soave, tenera, con due occhi che ad ogni sorriso si facevano piú piccoli. Le piaghe della schiena ormai non erano la sua preoccupazione… c'era solo da aspettare e adattare quelle sue “quattro ossa” (come le piaceva autodefinirsi) al volere di Dio. Cosí una mattina, il telefono anticipó il caffé, ma non era lei… lei era giá partita, senza despedirse , perchè non ne aveva bisogno…

Mentre don Ivan , uomo sulla quarantina, mi fece cercare proprio perchè aveva bisogno di riconciliarsi con se stesso e con Dio. Lo visitai una domenica sera in casa sua. Solo e ormai consumato dall'epatite che lo obbliga a trascinarsi lentamente a causa di quei 5kg di liquido che è condannato a portarse. Mi apre la porta e con un sorriso si mette a piangere. É una storia che viene da lontano, le lancette del cucú a pendolo ruotano piú veloci del solito… é come entrare in un tempo diverso per entrare nel cuore di Dio e mentre piange, chiede l'unzione degli infermi per essere accompagnato nel suo dolore. Prima di andarsene a vivere con sua sorella, visto che ormai da solo non poteva piú far nulla, ci teneva a rivermi… e pure io ci tenevo. Passai il giorno dopo all'ora da lui convenuta… ma se ne andó prima del previsto e con urgenza all'ospedale… anche lui senza despedirse … anche lui perché ormai è con Lui.

 

Sessantottesima

 

« La fragilitá della nostra religiositá, penso stia proprio nel fatto che non risponde alle esigenze imposte dalla storia: i cosidetti segni dei tempi sono trascurati » (G. Stoppiglia)

 

Un pomeriggio di incontro nella fraternitá. Con questo titolo abbiamo iniziato a lavorare con i ragazzi del Collegio El Bosque que da qualche mese ha inziato il suo lavoro nel nostro settore. Il primo grande passo è recuperare l'esperienza della bellezza e dello stupore. In un contesto come il nostro dove l'aggressivitá di sfoga sui piccoli, è una grande sfida recuperare l'umanitá e la capacitá di dialogo dei bambini. Ti obbligano a spiegare parola per parola, come se tutto fosse nuovo… ed è proprio cosí. Abbiamo concluso il primo semestre con una liturgia della parola e dei segni. Si è trattato di spiegare i simboli fondamentali che fanno parte della nostra ricerca di Gesú: accoglienza, perdono, Parola di Dio, pane, canto, acqua, luce… insomma tutto quello di cui abbiamo bisogno per gli iniziati.

L'infanzia spirituale caratterizzava la signora Patty . Se ritornate a uno dei primi CAMINANDO parlavo di lei: una delle prime catechiste cui compito principale era toccare la campana, mantenere sempre pulita la capella e salutare le persone che venivano per la celebrazione dell'eucarestia. È passato un anno dalla sua morte e ci siamo ritrovati come comunitá per recordarla. É stata una celebrazione intensa e molto popolare: al momento dell'omelia, si sono intercalate preghiere e testimonianze sulla vita e opere gratuite della “ piccola Patty ”. Incurvata dagli anni, fedele testimone del vangelo dei poveri, ha marcato la storia degli anonimi, secondo la logica delle beatitudini. A chi non piacerebbe morire cosí? Ricordati non per quello che si è fatto, ma per l'amore condiviso e la partecipazione attiva per il bene del proprio paese. Silenziosamente se n'è andata, silenziosamente i frutti son germogliati. Benedetto sia tu, Padre della vita.

Tempo di ricordi, tempo invernale che, come ogni anno, causa seri problema alla maggior parte della nostra gente. La pioggia intensa di questi giorni non ha permesso a molte persone poter lavorare “nel mercato popolare” e quindi manca cibo. Il clima freddo impasta i muri penetrando nelle ossa con un potere immobilizzatore… i notri anziani non resistono. In pochi giorni la morte si è portata via parecchie persone. La solidarietá si è fatta avanti: coperte, celofan per proteggere alcune casupole, carbone per scaldarsi, alimenti in abbondanza e vicinanza. In due settimane piú di 90 persone sono state aiutate dalle nostre mani dell'aiuto fraterno e orientazione sociale. Il Signore ci manda persone per provare la nostra disponibilitá e capacitá di vivere e chiedere provvidenza. Alcune parrocchie ricche si sono fatte vive e hanno inziato a mandare parecchi alimenti: sembra di ritornare a quel bellisimo testo degli Atti in cui la comunitá di Gerusalemme invia la colletta alle comunitá povere.

Capacitá di saper leggere i segni dei tempi e di inizare i cambi storici ”. Con queste parole il cardinale ci ha visitato in una riunione dei sacerdote della zona. È stato molto chiaro e lucido: “ se non sappiamo leggere questo tempo, se chiudiamo la Chiesa di Gesú alla pratica sacramentale senza preoccuparci che ciasuno di noi faccia un'esperienza di un Gesú vivo, non possiamo definirci discepoli di Gesú ”. In realtá si sente il peso dell'ingoffamento del processo pastorale. Si cercano rimedi di pastorale unitaria, idee classiche in procesi nuovi, parole clericale in un contesto evangelico, paradigma di giustificazione personale al posto di proposte aperte alle vere necesita della gente.

Son tutte sfide nuove che leggo anche dalle lunghe confessione realizzate durante il ritiro di conversione . Si tratta di un movimento che invita persone a riprendere o a rifare il proprio cammino di conversine con un ritiro di comprensione, preghiera e vita comune. Piccoli passi per intuire dove va la nostra gente. Ci si fa ascoltatori di storie tanto assurde, che neppure ad invertarle uscirebbero cosí bene (o a dir la veritá cosí male). C'è ancora molto da fare, ma sopratutto iniziare proposte di formazione permanente ecclesiali capaci di far innamorare le persone per un cammino di bene. Che il Signore illumini le notre mente e i nostri cuori per permettere il rinascere delle comunitá cristiane di base .

 

Sessantanovesima

 

“Le tue mani aiutino il volo, giammai si permettano di prendere il posto alle ali”. (H. Câmara)

 

Durante le vacanze invernali la parrocchia ha voluto offrire dei corsi di formazione e di conoscenza. Tempo dedicato alla Parola di Dio (un corso la Bibbia e le sette protestante, uno di introduzione generale alla Bibbia e un taller sull'Antico e Nuevo testamento per i nuovi ministri straordinari dell'eucaristia); per i giovani due settimane di programamzione e pianificazione giovanile… c'è una sete di possibilitá, di conoscenza e di crescita che ogni occasione di incontro attorno alla Parola è subito ben accettata. In tutto il movimento creato, i giovani sono stati i grandi protagonisti e partecipanti: c'è un interesse latente che significa anche richiesta dei nostri giovani. Che il Signore ci doni la capacitá di leggere i segni dei tempi con gli occhi dei nostri giovani per costruire cosí una presenza generazionale costruttiva. Grazie alla solidarietá della Provincia Italiana dei Missionari Comboniani possiamo contare con Bibbie per tutti. Le richieste sono arrivate in massa e in questi ultimi mesi piú di 300 Bibbie sono state consegnate ai nuclei familiari per la crescita e la conoscenza del Signore. Convivido con voi un commento di A . Heschel : “ Nulla puó sostituire la fede, non c'è alternativa alla rivelazione; non esiste un surrogato dell'impegno. Da tempo la religione è in declino, non perchè sia stata rifiutata, ma perchè è diventata irrilevante, ottusa, oppressiva, insipida. Quando la fede è totalmente rimpiazzata dal credo, il culto della disciplina, l'amore dall'abitudine; quando la crisi di oggi è ignorata a motivo dello splendore del passato; quando la fede diventa cimelio piuttosto che fondamento vivo; quando la religione parla solo in nome dell'autoritá anziché con la voce della compassione, il suo messaggio diventa insignificante ”.

 

Settantesima

 

“Ci si perde a ragion veduta, nel senso che, a perdercisi, c'è tutto da guadagnare. È allora che il cammino vi conduce alla festa e vi introduce in mondi che, se foste stati certi del percorso, non anvreste mai conosciuto. Ma non si è mai certi del proprio cammino. E perchè poi si dovrebbe esserlo ? »  ( E. De la Héronnière , La ballata dei pellegrini, Selleri)

 

« Se non sai mollare gli ormeggi al crepuscolo e gettare le ancore in acque sconosciute, se non impari a sentire familiri tutti i venti, anche quelli piú selvaggi che fanno tremare gli infissi della finestra e scoperchiano i vecchi cammini, non hai alcuna idea della vita »

(Ferruccio Masini)

 

É da qualche mese che Ilaria Arcara sta bazzicando per queste strade di periferia. Sta terminando la sua tesi sulla pace e la riconciliazione. Federico , di Pianoro, l'ha raggiunta e in questo mese, oltre a regalarsi un viaggio di riposo e vacanza, si son resi disponibili per quei piccoli-grandi servizi alla comunitá. É importante che la parroquia dia spazi di apertura e di incontro di cultura. Dopo alcuni mesi di partecipazione al G.I.M. di Bologna ora cercano di discernere cosa vuole il Signore dalla loro vita. Riunioni, contatti, studi, corsi, persone… un mondo intenso di possibilitá che ha permesso di sentirse parte di questa comunitá cristiana. I miei migliori auguri ai due sapendo che piú ci si apre alla sfida della vita in comune, piú i segni dei tempi illuminano il cammino… e non si è piú soli.

Le serate feddre sono coperte da caldi caffé. È abitudine, terminate certe riunioni, ritrovarsi nella casa di Patty e Héctor per condividere la vita e guardare oltre. Si condividono i sogni, si vedono le prioritá e ci si sente famiglia in cammino. Ho presentato don Héctor per il ministero del diaconato permanente… e cosí facciamo tre… manca uno e le quattro comunitá saranno segno di donazione. Segni dei tempi che ci incontrano attorno ad un caffé caldo e all'amicizia, che superano i progetti di potere e di competenze, di responsabilitá pianificate e doveri da compiere. É bello vedere la responsabilitá CAMINANDO: la preoccupazione per difendere i piú vulnerabili della nostra parrocchia (anziani, bambini, adulti senza lavoro) e vedere come i carisma nascono dall'interesse di crescere insieme. Che bei segni che ci sta donando il Dio della vita e nell'ultimo consiglio parrocchiale abbiamo inserito, finalmente, la responsabile della coordinazione delle Comunitá Cristiane di Base… Quando utilizziamo questo termine, Molti “pastoralisti” dicono che le CCB o CEB sono morte giá da tempo. É interessante notare che queste osservazioni provengono principalmente da teologi o intellettuali del ‘nord' che studiano a tavolino analisi e testi e che forse han vissuto qualche mese in un contesto periferico con il filtro puramente intellettuale. A costoro dico che le CEB sono piú vive che mai perchè grazie a Dio non possono essere catalogate e neppure sistematizzate come se fossero una ricetta. Quello di cui sí c'è bisogno è il contenuto condiviso e le responsabilitá assunte dalla CEB. Fa paura pensare che un gruppo di persone si riunisca per leggere la Parola di Dio settimanalmente e cercar di leggere la propria vita e condividerla insieme ad altri? Non fa piú paura se tutto si ferma alle quattro mura (come le nostre celebrazioni eucaristiche… non son fonte di inquietudine positiva se tutto si ferma nelle quattro mura gotiche), ma quando i sentimenti, l'interesse, la passione, i sogni e il WE CARE esce, si trasforma in coperte, in alimento, in pane, in visita agli ammalati, in ricerca del diritto dei lavoratori, in informazione per migliorare la qualitá della vita… allora c'è qualcosa che si sta muovendo… e un canto latinoamericano dice: “ è il mio popolo che sta risorgendo, è il mio popolo che si è incontrato con Dio, e la Vita germoglia, e la vita trasforma in passi di pace l'amore incontrato ”.

Buon CAMINO a tutti e a ciascuno il suo... l'importante è essere persona in processo, in cammino e sopratutto non indifferente alla storia. Che Dio ci accompagni.

p. Mosè Mora

 

 

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