A Paolo Ramin*
Chicago, 17
settembre 1977
Caro Paolo, felicitazioni vivissime a te e all’Eugenia. Deve
essere proprio un “bel tosetto”. A quanto ha l’aria di essere una
“bronsa cuerta”[1].
Continua con la terapia del miele nei “casi difficili”. Sono proprio
contento perché Marco senz’altro riempirà un pochino la casa con la sua
presenza. Prego per lui che il Signore lo faccia crescere sano
e robusto. Grazie per la cartolina che mi ricorda un mare di cose lasciate laggiù.
Ho ricevuto la lettera di Don Ruggero: è parroco a Gallio e sembra contento
della sua nuova destinazione. Io sono tornato da Richmond come già saprai. E’
stata un po’ duretta per via di un sacco di cose ma sono contento di essere
stato lì e aver visto la situazione. E’ un’altra faccia di questa grande
America. La povertà era in ogni casa. Sto ricominciando ancora una volta a
riprendere in mano i libri e ho 4 esami da fare per i primi di dicembre; vediamo
un po’ come si mette perché mi sembrano un po’ impegnativi. Più vado avanti e più mi sembra di avere problemi
che voi neanche vi sognate. E’ proprio un’altra vita questa. Ho incontrato
gente di 40 anni che veniva da me a chiedermi cosa deve fare. Sono stato con gli
alcolizzati, con i barboni, con le ragazzine incinte a 13 anni. Tutti che
chiedevano solo di essere ascoltati, capiti e così via. Cambiando discorso, ho saputo della casetta che si
sta facendo sempre più bella, del papà che si è praticamente innamorato della
casetta. Sto a vedere cosa succederà e chi la spunterà 2.
Da casa mi dicono che mi hai spedito dei soldi. Paolo a me non servono ma ti
ringrazio ugualmente. Ho deciso di mandarli giù in Africa al confine tra il
sud-Sudan e l’Uganda. C’è un prete che mi chiede delle coperte per i
rifugiati ugandesi e un po’ di medicinali. Ciao, prega per me e per la gente che incontro nella
mia strada. Lo stesso faccio io, Lele. [1] Brace coperta 2 Il fratello Antonio non condivideva la scelta del padre di costruire la casa di Presso * Lettera parzialmente pubblicata in E.Sorio, pp. 45, 48, 54
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